Ambasciata Polonia: Rispettate procedure di sicurezza ad Auschwitz

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Profondo rammarico per l’incidente che ha coinvolto l’equipe di Matrix, Davide Parenzo e Riccardo Pacifici, ma le procedure di sicurezza vanno osservate per tutti: è questo, in sintesi, il messaggio dell’Ambasciata di Polonia a Roma per chiarire quanto accaduto ieri ad Auschwitz. Il gruppo di italiani, rimasto chiuso dentro, ha tentato di uscire da una finestra facendo scattare l’allarme. La polizia criminale polacca li ha fermati e trattenuti per alcune ore, fino a quando non è intervenuta la Farnesina. Nel frattempo, il presidente della Comunità ebraica romana Pacifici ha tenuto informati i suoi follower su Twitter: “Siamo stati sequestrati da un’ora dalla polizia polacca dentro Auschwitz dopo trasmissione di Matrix. Una vergogna”. E ancora: “Il Campo era abbandonato e senza sicurezza. Il reato mio e di David Parenzo è stato quello di provare ad uscire da una finestra”.

Pacifici è tornato sulla vicenda anche oggi: “Noi eravamo lì – ha raccontato in una nota – a commemorare una giornata molto intensa e, dopo aver fatto la diretta con ‘Matrix’, cercavamo di uscire in una situazione di abbandono. Siamo preoccupati perchè il vero problema non è la polizia che ci ha fermati, ma che lì chiunque può entrare, chiunque può colpire in un colabrodo di una struttura dove, nonostante i metal detector e una sicurezza presente durante il giorno, la sera non ci si deve sorprendere che sia successo quello che è successo. Si portarono via la scritta ‘Die arbeit macht frei’ e il fatto che noi siamo potuti uscire perché le finestre erano aperte significa che qualcuno potrebbe entrare e compiere determinate azioni”. “Ad un certo punto – ha continuato Pacifici -, conoscendo David Parenzo, che è stato vittima di recente di uno scherzo di ‘Scherzi a parte’, ero convinto di essere a mia volta vittima di uno scherzo. Per me che ho perso i miei nonni ad Auschwitz stare là era una condizione assurda, imbarazzante. Ad un certo punto ho chiesto ad uno dei poliziotti di lasciarmi libero oppure di arrestarmi perché io lì non ci volevo stare. In un luogo buio, dove c’era il filo spinato, il freddo, la memoria della morte”.

“La Shoah è studiata anche nei nipoti della seconda e terza generazione – ha concluso Pacifici – noi sognamo la notte i tedeschi nazisti anche se non li abbiamo mai visti”. Ad ogni modo, l’Ambasciata di Polonia ha precisato il tutto contestualizzando la vicenda: “Il 27 gennaio ad Auschwitz erano in corso le celebrazioni del 70° anniversario della liberazione del campo alle quali hanno partecipato oltre 50 delegazioni, tra cui numerose guidate da monarchi, capi di stato e di governo. Il carattere particolare di queste celebrazioni ha richiesto l’introduzione di misure di sicurezza drasticamente potenziate”. Di conseguenza, ha sottolineato l’Ambasciata polacca, “qualsiasi comportamento fuori dagli standard delle persone presenti doveva pertanto suscitare allerta nei servizi d’ordine preposti, il cui intervento era dettato esclusivamente dalla volontà di garantire l’ordine e la sicurezza in quel luogo particolare e in quel giorno”.

In questo senso, ha ricordato l’Ambasciata, “i servizi di sicurezza del campo hanno seguito le procedure previste che prevedono, in caso di disordini o distruzione dei beni anche se involontaria, la convocazione delle Forze di Polizia al fine di garantire il necessario chiarimento e un’adeguata documentazione dell’accaduto”. “Esprimiamo il nostro profondo rammarico per quanto occorso – ha concluso la nota -, ma la premura di assicurare un carattere dignitoso alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto unitamente alla particolarità del contesto e della ricorrenza, obbligavano le forze dell’ordine a trattare in maniera non difforme rispetto alle procedure qualsiasi genere di violazione alla dignità di questo luogo e al senso di sicurezza. Riteniamo pertanto che i suddetti chiarimenti pongano fine all’incidente”.  AGV News