Bergoglio: luci e ombre del nuovo Pontefice.

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Il 13 marzo 2013, al secondo giorno di conclave, è stato eletto al soglio pontificio il cardinale e arcivescovo cattolico argentino Jose Mario Bergoglio, che ha scelto il nome di Francesco.

Nato in una famiglia di origini italiane, specificamente piemontesi, dopo essersi laureato in chimica all’Università di Buenos Aires (cui seguiranno anche la laurea in filosofia prima e quella in teologia poi), sceglie il sacerdozio entrando nel seminario di Villa Devoto  e cominciando nel 1958 il noviziato nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel 1969, viene nominato Vescovo titolare di Auca e Ausiliare di Buenos Aires nel maggio 1992 da Giovanni Paolo II, che lo eleverà anche al ruolo di cardinale nel concistoro ordinario del 2001.

Sembra esserci grande affinità teologica e spirituale tra Giovanni Paolo II e Francesco: nel cuore di entrambi il sigillo mariano; entrambi, fino all’elezione al soglio di Pietro, erano lontanissimi dai circuiti di governo e di potere della Curia romana; entrambi, fino alla fumata bianca, erano vescovi residenziali, a capo di due importanti diocesi cardinalizie del mondo: Cracovia e Buenos Aires.

Bergoglio è Il primo papa latinoamericano, il primo a prendere il nome di Francesco, ma anche il primo tra i gesuiti ad essere eletto papa. Anche se considerato da alcuni un progressista, in Argentina ha sempre sostenuto posizioni conservatrici, che lo hanno portato allo scontro aperto contro il governo di Cristina Kirchner, opponendosi alle nozze gay e alla libera distribuzione di contraccettivi; infatti sembra aver sempre mantenuto posizioni di destra nella gestione del potere a Buenos Aires.

La sua è una figura controversa in cui luci e ombre si mescolano, generando pareri contrastanti che portano a considerarlo ora un sostenitore della dittatura militare (1976-83), ora un oppositore del lusso e degli sprechi e un trascinatore di folle. I dubbi su di lui sono stati sollevati dal giornalista argentino Horacio Verbitsky, autore del celebre libro “Il volo” in cui per la prima volta si svela l’esistenza del piano sistematico di soppressione degli oppositori al regime attraverso i voli della morte (30mila vittime secondo le Madri di plaza de Mayo, ottomila secondo altre fonti). Verbitsky ha ricostruito le responsabilità e le omertà della chiesa in Argentina durante la dittatura. Secondo quell’inchiesta Bergoglio (in quanto Superiore provinciale della Compagnia di Gesù) un mese prima del golpe del 24 marzo 1976, avrebbe chiesto ai due sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, che lavoravano nelle baraccopoli di Buenos Aires, di abbandonare quel lavoro, ma loro si rifiutarono. Verbitsky prosegue affermando che Bergoglio, dopo averli cacciati dalla Compagnia di Gesù, fece pressione sull’allora arcivescovo di Buenos Aires perché impedisse loro di dir messa: togliere ai due sacerdoti protezione e ancora più punirli come disobbedienti, equivaleva a farli considerare potenziali sovversivi, poichè bastava essere impegnati in un lavoro considerato “di sinistra” nelle baraccopoli, per finire nelle liste nere dei militari. In realtà non ci sono mai state prove, né indizi della sua vicinanza alla dittatura, sono accuse che Bergoglio ha sempre respinto come “vecchie calunnie”. E a prova di ciò, nell’anno santo del 2000 fu proprio lui a far “indossare” all’intera Chiesa argentina le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Allo stesso tempo Bergoglio rappresenta una figura di riferimento nella Chiesa sudamericana, che ha improntato la sua immagine su uno stile di vita umile, infatti utilizza sempre i mezzi pubblici per spostarsi; da quando è arcivescovo di Buenos Aires ha scelto di vivere in un piccolo e modesto appartamento al posto di quello lussuoso adiacente alla cattedrale e inoltre, quando fu ordinato cardinale nel 2001, obbligò i suoi compatrioti, che avevano organizzato raccolte fondi per presenziare alla cerimonia di Roma, a restare in Argentina e a donare i soldi ai poveri. È sempre stato restio ad accettare ruoli curiali e secondo alcune ricostruzioni nel conclave del 2005, si mostrò così atterrito dall’idea del peso che gli sarebbe caduto addosso da convincere i suoi sostenitori a non votarlo. Secondo altri, invece, in quell’occasione i cardinali avevano fatto blocco sull’argentino nel tentativo di impedire che si raggiungesse la maggioranza minima per l’elezione, così da comportare la ricerca di candidati diversi: resta il fatto che risultò il secondo più votato dopo lo stesso Benedetto XVI.

È bastato che il papa neoeletto si affacciasse al balcone, per far dimenticare le ombre del suo passato; è bastato il suo sorriso rotondo, che un po’ ricorda Giovanni XXIII, per accendere gli entusiasmi; a completare il quadro la scelta del nome Francesco che rimanda alla natura, alla povertà e al dialogo con gli umili. Umano, gentile, anticasta e rivoluzionario, ecco come appare ai più papa Francesco.