Cresce il divario tra ricchi e poveri

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Nel 2018 il reddito reale pro capite ha raggiunto 31.080 złoty (7.228 €) e questo denaro viene speso principalmente per l’acquisto di alimentari, per coprire le spese di affitti, servizi, bollette energetiche, contributi previdenziali e assicurativi, ma anche vacanze, costi di trasporto e altri consumi. Non è una cifra di cui la Polonia possa andare fiera; il reddito relativo pro capite in Europa è grosso modo pari al doppio e solo l’area metropolitana di Varsavia si avvicina alla media europea. Una ricerca effettuata da Gfk, che analizza i livelli di reddito non a livello dei voivodati ma di quello delle amministrazioni locali di secondo livello, ossia i distretti (powiaty), rivela che il potere d’acquisto degli abitanti della capitale è pari all’87% in più della media nazionale. Nei distretti locali più poveri scende fino al 60% della medesima media. Osservando la mappa della ricchezza della Polonia si nota come la Vistola segni la linea di confine tra le aree più ricche a ovest e quelle più povere a est. E’ un divario che il Paese si porta appresso da molto tempo, senza la necessità di scomodare l’epoca delle spartizioni o la seconda guerra mondiale. Tuttavia, secondo il sociologo Piotr Maliski, i dati non ci mostrano tanto l’esistenza di due distinte Polonie, quanto la distanza del Paese dal resto dell’Europa. “Essenzialmente in ogni Nazione le capitali sono più ricche, ma possiamo ritenere ricca Varsavia se non raggiunge nemmeno la media europea? Questo dimostra piuttosto quanto abbiamo tutti da fare. E’ vero che le sproporzioni aumentano ma ciò avviene su una quota di base decisamente bassa”, dice Maliski.

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