Dalla terra polacca in Italia

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Gentili Signori,

Questa storia e successa veramente anche se a volte puo sembrare poco probabile. E successa nel villaggio Nowosiółki, situato a 38 km da Vilnius (attualmente in Lituania) nella direzione verso Oszmiany, neanche un chilometro dalla strada principale.

Ho sentito parlare di questa storia quando ero bambino. Solo oggi ho capito perche la mia famiglia ne parlava in segreto. Dopo la morte dei miei genitori e dei piu stretti membri della famiglia, guardando i documenti ho trovato gli appunti e le informazioni di cui mi serviro di seguito. In primavera 1943 Antoni, fratello di mio nonno Jan, ha visto nel suo campo vicino al fiume nei cespugli una persona strana, che tirava con la fionda agli ucelli. Antoni ha subito capito che quell’uomo aveva bisogno dell’aiuto. Lo sapeva perche lui stesso ha vissuto la prima guerra mondiale. Dopo un breve contatto con l’uomo sconosciuto e giunto alla conclusione che era un soldato italiano a cui durante le operazioni militari sul fronte e stata tagliata la ritirata alla sua unita e cosi si e trovato dalle parti delle truppe russe.

Le case ed i fabbricati rurali lontani dal villaggio Nowosiółki erano un buon rifugio per l’italiano ma fino ad un certo punto. I russi spesso facevano controlli nel villaggio e nelle sue vicinanze. Mio zio Antoni e mio nonno Jan dovevano subito prendere la decisione dove nascondere l’italiano. Il posto piu sicuro era una fossa nella terra dove si tenevano le patate. L’italiano dormiva sulla paglia, gli abbiamo dato una pelliccia di montone, dei cuscini, le lenzuola, una biancheria fresca ed il tabacco da fumo perche potesse farsi le sigarette. Gli abbiamo anche dato una candela e dei fiammiferi perche in questa fossa c’era un’oscurita enorme. Non aveva piu ne fame, ne freddo e poteva santirsi sicuro. Non avevamo nessun libro in italiano purche potesse passare il tempo leggendo, allora mio nonno ha deciso di regalare all’italiano un libro di preghiere perche, come diceva mio nonno, “Dio capisce ogni lingua”.

Di tanto in tanto di notte portavamo l’italiano a casa. Tante volte mio nonno rischiava la vita quando lo controllavano i soldati russi. Ogni giorno un’altra persona della famiglia gli portava da mangiare per non suscitare sospetti. L’italiano ci considerava amici fedeli e cercava di parlare di se stesso. Lo faceva con i gesti o disegnando quello che voleva dirci. Lui aveva una famiglia in Italia che abitava al mare. Aveva un fratello e con se aveva una fotografia di una donna con capelli lunghi con la testa appoggiata sulle mani messe insieme. Un giorno ha fatto il disegno dal quale risultava che li dove si trovava la fossa fara un monumento. E cosi viveva in questa fossa fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra la colpa e stata perdonata a tutti e l’italiano poteva tornare a casa, in Italia. Zio Antoni ha accompagnato l’italiano alla stazione ferroviaria a Oszmiany, gli abbiamo dato da mangiare per il viaggio. E partito.

Dopo un certo tempo abbiamo vissuto una sorpresa. Il postino ci ha portato una lettera dall’Italia. Per noi era un segno che il nostro italiano e tornato alla famiglia in Italia. Ma chi poteva tradurre questa lettera? Il prete conosceva solo il latino, l’italiano non capiva un cavolo. Le emozioni sono passate. Qualcuno “servizievole” ha denunciato che nascondevamo l’italiano. I russi hanno portato lontano in Russia una parte della mia famiglia. Noi per fortuna siamo stati risparmiati perche mio padre era sul fronte e ha vissuto un pesante percorso di guerra. I russi erano molto arrabbiati che eravamo stati piu furbi di loro. Quando e stato firmato il patto di Jałta i polacchi di Vilnius potevano tornare in Polonia. I russi rendevano difficile il nostro ritorno in Paese, dove finalmente siamo riusciti a ritornare nell’anno 1959. Zio Antoni e nonno Jan non hanno ricevuto il permesso di ritorno in Polonia. Sono rimasti a Nowosiółki fino alla fine delle loro vite. Questa e stata la vendetta dei russi perche abbiamo aiutato un italiano.

Gentili signori, mi sento in dovere nei confronti dei miei parenti stretti di sapere come si sono svolte le vicende della vita del nostro caro italiano. Speriamo che i nostri sforzi non siano stati vani.

Pensiamo che quando la famiglia dell’italiano sentira parlare di questa storia ci fara sapere come erano le vicende della sua vita.

Vi ringrazio in anticipo e vi saluto.

Con stima,

Zygmunt Sawicki.

PS: Salvando una sola vita salviamo il mondo.