Fermarsi un momento e porsi una domanda

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Diana Golec

Per i cristiani è arrivato ancora una volta il periodo della Quaresima che precede la Pasqua. La sequenza di questi periodi non è certamente casuale: bisogna infatti giungere alla purificazione dello spirito per poter giungere al trionfo della risurrezione, anche se a volte può succedere di perdere di vista questo obiettivo! Essere così immersi negli impegni della quotidianità ci fa entrare nel periodo quaresimale in modo frettoloso e quindi spesso senza la dovuta attenzione. Gravati da innumerevoli attività che ci impongono l’imperativo “devo farlo” o “devo finirlo in tempo”, fissiamo dei propositi quaresimali poco ponderati, mirati in un certo senso più a metterci in pace la coscienza che a uno sviluppo della nostra spiritualità. Questi propositi sono spesso superficiali e superati, non sono congruenti alla fase attuale del cammino spirituale in cui ci troviamo, a volte sono echi della nostra infanzia. Ed è proprio in una simile situazione che si rende necessario fare dei cambiamenti.

Tutti noi sappiamo che una macchina molto veloce diventa pericolosa senza dei freni adeguati, e lo stesso accade con la nostra vita che procede freneticamente e che, se sprovvista di momenti di riflessione, rischia di farci perdere il controllo su di essa. E’ per questo motivo che la liturgia della Chiesa invita a vivere 40 giorni di preparazione alla Pasqua. È necessario quindi fermarsi e porsi una domanda: cosa di buono dovrà germogliare e crescere in noi durante questo periodo?

Non vi è alcun dubbio che l’astenersi dal mangiare dolci o dal bere alcolici durante la Quaresima contribuisca a formare un carattere forte, supportando la capacità di autocontrollo; ma siamo certi che sia proprio quello che vuole Gesù, che nel Vangelo invita al digiuno, all’elemosina e alla preghiera? Non sarebbe forse meglio fare una profonda introspezione, ammettendo le nostre debolezze e riflettendo sui misteri della fede in questo periodo così speciale?

Questo non è un compito facile. Inizialmente può nascere in noi il pensiero secondo cui ci sono già state molte prove volte a migliorare tutto ciò in cui la nostra anima è debole, prove che però non hanno avuto apparentemente alcun effetto. Si tratta di una tentazione che va sconfitta, stando attenti a non caderci nuovamente quando la realtà grigia e frettolosa limiterà i nostri momenti di riflessione sulla realizzazione dei nostri progetti spirituali. Può sopraggiungere quindi la voglia di scoraggiarsi e trovare conforto nel mondo delle fugaci superficialità. Dio desidera invece da parte nostra uno sforzo per raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati all’inizio del periodo quaresimale. Per Lui è importante sapere che i suoi figli provano a migliorarsi, non che ci riescano, perché sa che per loro arriverà il momento dell’elevazione dello spirito.

A tal proposito, è molto interessante la trama del racconto “Il leone, la strega e l’armadio” di C.S. Lewis, che ci mostra lo sforzo dei quattro fratelli Pevensie per ristabilire l’armonia e la pace nel regno di Narnia. I bambini si trovano ad affrontare il tradimento di uno di loro, ma devono anche battere una strega, così potente e astuta che nemmeno gli sforzi dei personaggi sono sufficienti a sconfiggerla. Riescono finalmente a vincere con l’aiuto del leone Aslan che decide di sacrificare la propria vita per redimere la colpa del traditore. L’animale muore ma con l’arrivo dell’alba avviene un miracolo, visto che l’animale, attraverso un’antica magia, torna in vita e alla fine sconfigge la strega.

La morte e la vita sono divise da un’enorme voragine che per essere superata dall’uomo necessita di un pesach (che in ebraico significa “passaggio”), lo stesso seguito da Gesù, che ne è diventato emblematicamente il ponte: questo è il vero significato della risurrezione! È stato il sacrificio di Dio che ha sacrificato se stesso per vincere il peccato e la morte e, nel contempo, ha dato un senso agli sforzi degli uomini nel loro cammino verso il bene.

La forza dell’amore di Dio dà speranza a tutti e, anche se spesso non è possibile vederne gli effetti nella nostra lotta contro il male, bisogna aver fede perché alla fine il nostro impegno sarà premiato in maniera similie a quella dei protagonisti del racconto “Narnia”. Riceveremo in premio l’accesso ad una terra eterna e bellissima.