Il balcone italiano

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Per scoprire quanto sia importante il balcone per gli italiani, ho condotto un sondaggio tra 30 giovani del Bel Paese di entrambi i sessi, di età compresa tra 20 e 30 anni. Ho fatto a loro la seguente domanda: avresti mai comprato un appartamento senza balcone (risposte: Sì / No)?; nonché ho chiesto di darmi una una breve spiegazione della loro scelta. Circa l’80% degli intervistati ha risposto di “No” e il restante 20% ha risposto “Sì”. Chi ha risposto NO alla domanda, come motivo della sua scelta indicava la funzionalità di questo posto. Il balcone serve come spazio per appendere il bucato, tenere i contenitori per la segregazione dei rifiuti o svolge il ruolo di posto dove andarsi a fumare una sigaretta. Molti dei giovani intervistati hanno pure detto che, quando si vive in un palazzo o in un condominio, spesso il balcone sostituisce il giardino: vi è possibile coltivare delle piante e respirare aria fresca. Per tre degli intervistati, uscire sul balcone era un modo metaforico per fuggire o estraniarsi dalle faccende della casa. Inoltre, i giovani italiani considerano le porte dei balconi estremamente importanti, visto che esse fanno entrare più luce in casa e inoltre rendono possibile cambiare l’aria nelle camere più efficacemente, grazie a ciò l’appartamento non è claustrofobico, angusto e soffocante. È interessante notare che quasi tutte le persone che hanno risposto “Sì” alla prima domanda, subito dopo hanno chiarito: “Rinuncerei al balcone a condizione che la casa abbia un giardino o una terrazza”. Solo due persone hanno spiegato che, quando si acquista un appartamento, ci sono altre cose più importanti da considerare. Un risultato del genere conferma quanto il balcone sia radicato nella cultura degli italiani. Il balcone è parte integrante di ogni casa. È un’estensione dell’appartamento e della vita che vi si svolge, un invito a visitare e interagire con i membri della famiglia senza entrare nella stanza. Tali conversazioni informali dal balcone si integrano perfettamente con il carattere aperto degli abitanti del sud dell’Europa e contribuiscono a costruire delle relazioni sociali. Vale la pena notare, tuttavia, che il balcone, grazie alla sua posizione “al di sopra”, può anche simboleggiare l’amore, il seguire i propri sogni, il potere, la presenza di Dio e, infine, può essere una metafora della vita.

La storia del balcone lungo la penisola italiana risale ai tempi degli etruschi che erano dei grandi amanti dei balconi e, di conseguenza, questo amore passò anche ai romani. A Pompei ed Ercolano si conservarono degli edifici simili a logge o a terrazze costruite su colonne. Gli affreschi della Villa Publio Fannio Sinistrone di Boscoreale (40 – 30 aC) presentano una costruzione che può essere definita un balcone: esce oltre la facciata dell’edificio, non viene supportata da nessun’altra costruzione e ha una balaustra. Invece sullo sfondo si vede una loggia, il che potrebbe suggerire che per i romani tali soluzioni architettoniche non fossero delle cosiddette mosche bianche. Tuttavia, dopo la caduta dell’Impero, il balcone nell’architettura, nell’arte e nella letteratura della penisola italiana scomparve per diversi secoli. 

A cavallo tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo, il balcone apparve di nuovo come un motivo nell’arte. Sullo sfondo dell’affresco di Giotto di Bondone “Omaggio dell’uomo semplice” (1295 – 1299), si vedono degli edifici che esistevano ad Assisi in quei tempi. Sulla sinistra possiamo notare il palazzo comunale e nel mezzo la chiesa Santa Maria sopra Minerva. Tuttavia quella che risulta davvero interessante è la costruzione più sporgente sulla destra: si tratta di un edificio ordinario, probabilmente residenziale, il quale però ha due logge supportate da colonne. Anche sul fondo di altre opere di questo artista italiano, possiamo notare costruzioni simili ai balconi. Probabilmente Giotto si ispirò all’architettura circostante. Nella letteratura di quei tempi, il balcone viene menzionato nella  “Divina Commedia” di Dante Alighieri (1300). Nel canto IX (Purgatorio) nei versetti 1 – 3, leggiamo “La concubina di Titone antico già s’imbiancava al balco d’orïente, fuor de le braccia del suo dolce amico;”. Questa descrizione interessante suggerisce che dal balcone si possono intravedere gli innamorati a letto: l’intimità sfugge involontariamente fuori dalle pareti di casa. Vale anche la pena notare che in nessuna edizione polacca troveremo “il balcone d’oriente” tradotto letteralmente. In Polonia i balconi non erano così importanti come in Italia fin dall’antichità. Per molti polacchi, i balconi non sono necessari, spesso vengono usati come uno spazio aggiuntivo, una seconda cantina. La mancanza di un radicamento culturale porta anche al fatto che i traduttori della Divina Commedia dovevano usare delle altre espressioni più comprensibili per i lettori del loro paese. Per questo motivo, vengono usate le espressioni “bordo est” o “orlo dell’est”. Semplicemente i lettori polacchi probabilmente non avrebbero compreso l’intimità e la descrizione poetica in cui il balcone fu presentato. 

Tuttavia il balcone non deve aspettare a lungo per diventare un protagonista a pieno titolo. Nella quinta giornata del “Decameron” di Boccaccio (1353), Filostrato racconta la novella dell’usignolo. Gli innamorati Ricciardo e Caterina cercano di passare il tempo insieme senza la supervisione dei genitori della ragazza. Finalmente al giovane Ricciardo viene in mente l’idea che Caterina possa dormire sul balcone dal lato del giardino. Con l’avvicinarsi del mese di giugno, la ragazza inizia a lamentarsi del caldo e dell’afa, grazie a ciò il secondo giorno riesce a far mettere il suo letto sul balcone. Di notte Ricciardo si unisce a lei e da allora in poi tutta l’azione della novella si svolgerà sul balcone. Vale la pena notare come il balcone venga percepito dai diversi protagonisti. Per Ricciardo e Caterina il balcone è un posto sicuro dove non devono preoccuparsi della propria reputazione, motivo per cui senza esitare lo usano per i loro obiettivi. Tuttavia, per il signor Lizio e la signora Giacomina, il balcone è un luogo pubblico. All’inizio il padre di Caterina non vuole lasciare che sua figlia dorma fuori, considerandolo un capriccio. Si potrebbe dire che gli innamorati presentano una nuova generazione che sta andando verso il Rinascimento, mentre i genitori della ragazza sono rappresentanti di una generazione medievale puritana. È interessante notare che la pratica del dormire sul balcone a causa del caldo non è scomparsa: ancor oggi nei mesi estivi si possono vedere italiani che decidono di passare le notti sul balcone.

Fino ad oggi l’arte non ha rinunciato all’uso del motivo del balcone, il che può servire a rappresentare le relazioni interpersonali. Uscendo sul balcone la completa privacy viene lasciata dietro le spalle nella stanza e il luogo si trasforma in un posto semi-privato. Questo è stato notato, tra gli altri, dal grande attore, regista e sceneggiatore italiano del XX secolo, Eduardo De Filippo e utilizzato nella sua opera “Questi fantasmi!” (1945). L’atto II della commedia inizia con una conversazione sul balcone tra due vicini. Pasquale prepara un caffè pomeridiano, descrivendo accuratamente il più grande piacere per gli italiani: “[…]Io, per esempio, a tutto rinunzierei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone[…]”. Il protagonista rivela poi al professore Santanna il segreto per fare il miglior caffè. De Filippo nella sua opera mostra perfettamente come un balcone diventi una vera e propria parte di casa: invece di bere il caffè in salotto o in cucina, Pasquale preferisce prendere una sedia e sedersi fuori. Nell’adattamento televisivo dell’opera del 1962, dietro le spalle del protagonista si può anche intravedere il resto dell’appartamento, invitando così lo spettatore di entrarci. Un elemento importante di questa commedia è anche il fatto che gli spettatori non vedono il professore Santanna e non sentono nemmeno una sola parola da lui pronunciata. Nonostante questo, Pasquale parla con il suo interlocutore, invisibile per gli spettatori, e risponde alle domande inudibili. Agli spettatori potrebbe sembrare che il protagonista stia parlando con loro. Il dialogo stesso avrebbe un aspetto completamente diverso se fosse condotto nel salotto: sarebbe stato necessario un precedente invito, che avrebbe reso quell’incontro più ufficiale. La conversazione sul balcone è decisamente più spontanea, meno formale. Rafforzando le relazioni sociali in tal modo, non solo gli interlocutori possono aprirsi uno all’altro, ma anche la casa stessa sembra aperta per gli ospiti che possono venire da fuori. 

Certo il balcone è anche un simbolo d’amore e il più famoso è quello di Verona. Proprio in questa città nacque il più grande amore letterario di tutti i tempi tra Romeo e Giulietta. Ma questo non è l’unico amore che nacque sotto il balcone. Nel sud Italia c’è una tradizione in cui il giovane ragazzo va sotto il balcone della sua amata e canta per lei una serenata. Nei tempi in cui alla ragazza non era permesso di uscire da sola, questa era una delle poche occasioni di vedere la propria fidanzata: la ragazza rimane ufficialmente a casa ma andando sul balcone “usciva fuori” dal controllo dei genitori. Si potrebbe pensare che in tempi di libertà morale, Internet e telefoni cellulari questa usanza sia scomparsa. Tuttavia, i giovani mantengono viva la vecchia tradizione. Tre giorni prima del matrimonio, il fidanzato si reca sotto il balcone della sua donna, per cantarle una serenata. Il futuro sposo viene accompagnato dagli amici e dai residenti locali che guardano tutto dal … balcone delle proprie case. Non molto tempo fa, il canale YouTube “CasaSurace”, molto popolare fra gli italiani, ha pubblicato il film “Il matrimonio al sud”, in cui in modo scherzoso vengono presentate delle varie usanze legate all’evento. Nel video è stata anche mostrata una serenata, ed un cantante ingaggiato che canta in uno stile tradizionale: “La sposa sul balcone / aspetta il guaglione […]”. Così il motivo del balcone e della fidanzata appare sia nella musica antica che in quella moderna.

Il balcone è anche un simbolo di dominio e potere. Fin dal Rinascimento, i balconi decorati di vari disegni e realizzati in vari stili, furono costruiti sopra gli ingressi principali dei palazzi. Costruiti su colonne riccamente decorate e mensole, diventarono rapidamente una vera opera d’arte. Non erano solo funzionali ma anche rappresentativi; sottolineavano la ricchezza e la posizione del proprietario. Tali balconi dominavano sul resto della strada e venivano spesso usati dai governanti. Già nel XIX secolo, Giuseppe Garibaldi usava il balcone per parlare alla gente locale delle singole città. L’atto più importante della proclamazione dell’Unità d’Italia fu annunciato da Garibaldi dal balcone del palazzo Doria d’Angri in Piazza del 7 settembre a Napoli nel 1861. Attualmente, questo posto è conosciuto come il “balcone di Garibaldi”. Anche negli anni successivi il balcone fu usato per scopi simili da Benito Mussolini. Mentre Adolf Hitler uscì nelle piazze, Mussolini uscì sul balcone e parlò ai radunati. Quello più famoso è il balcone del palazzo Venezia a Roma, dove il dittatore il 10 giugno 1940 annunciò la dichiarazione di guerra da parte dell’Italia trascinando il paese nella seconda guerra mondiale.

Tuttavia il balcone non avrebbe avuto tutto questo significato e non potrebbe con sé tutti questi simboli, se non avesse un ruolo importante nella vita quotidiana degli italiani. Il balcone serve a mostrare come si svolge la vita in casa, è un biglietto da visita della famiglia che ci vive. Molte persone lucidano il pavimento fuori, come di solito viene fatto nel soggiorno. Ogni giorno, un italiano trascorre almeno 5 minuti sul balcone, guardando i passanti sulla strada o la vita che si svolge dietro le porte aperte dei balconi degli altri appartamenti. In estate, il balcone si trasforma in una sala da pranzo. È lì dove gli ospiti vengono invitati, dove si organizzano le riunioni di famiglia e gli incontri con gli amici, ma anche un luogo dove si riposa, o, nel caso dei bambini dove frea i compiti. Recentemente anche la coltivazione delle piante sul balcone è diventata più diffusa, molte persone fanno crescere in grandi vasi le spezie o verdure. Non stupisce quindi il fatto che in Italia siano stati costruiti i primi grattacieli residenziali dotati di ampi balconi in cui potessero crescere degli alberi. Tale progetto è stato ideato da Boeri Studio e realizzato negli anni 2009 – 2014. Attualmente, in un quartiere moderno di Milano, vicino a Piazza GaeAulenti, ci sono due edifici verdi noti come il Bosco Verticale. Questo progetto, come esempio di architettura innovativa, ha vinto molti premi importanti nelle competizioni internazionali. La parte più importante della struttura del Bosco Verticale è il balcone. Gli alberi non crescono negli spazi chiusi, grazie a ciò fanno contemporaneamente parte della città e degli appartamenti. Possiamo immaginare che l’idea di costruire un simile edificio sia nata nella mente degli architetti osservando le usanze italiche di vita quotidiana sul balcone.