Il Governo polacco mette a rischio l’indipendenza della Corte Suprema

0
1519

Lo scorso martedì 3 luglio la Polonia ha approvato una legge che limita notevolmente l’indipendenza della Corte Suprema rispetto al potere esecutivo. Si tratta dell’ennesima iniziativa legislativa che l’attuale Governo di destra, in carica dal 2015, ha intrapreso nonostante le critiche da parte delle istituzioni europee e sebbene metta a rischio il principio di separazione dei poteri. La Commissione Europea ha già detto di avere avviato una procedura di infrazione contro la Polonia, ma nel frattempo la riforma è entrata in vigore.

La nuova normativa abbassa retroattivamente l’età pensionabile dei giudici della Corte Suprema da 70 a 65 anni, mettendo a riposo 27 giudici su 74. L’intenzione dell’esecutivo, almeno a parole, è quella di licenziare la “casta” dei giudici, incapace e legata alla vecchia classe dirigente comunista. La riforma non si ferma tuttavia qui. I membri della Corte salgono a 120 e le nuove nomine saranno decise dal Governo, che si troverà dunque a controllare ben due terzi dell’organo.

I 27 giudici ultrasessantacinquenni potevano chiedere una proroga del mandato al capo dello Stato, il quale la può concedere a sua discrezione. Undici di loro si sono tuttavia rifiutati e tra di loro c’è anche il Primo Presidente della Corte, Małgorzata Gersdorf. Forte di quanto stabilito nella costituzione polacca, Gersdorf ritiene che il suo mandato debba proseguire fino al 2020 e che il Governo non abbia diritto di rimuoverla. Nel tentativo di mettere il bastone fra le ruote al Presidente Duda, Gersdorf è andata brevemente in ferie, nominando come suo supplente il giudice Józef Iwulski. Il Governo sottolinea invece che Iwulski ha sostituito Gersdorf sulla base di quanto stabilito dalla nuova legge.

Più di recente il Senato polacco ha approvato un emendamento per rendere più spedita l’elezione di un nuovo Presidente della Corte Suprema. Sessanta senatori hanno votato a favore, trenta hanno votato contro e un senatore si è astenuto. Alle proteste dell’opposizione dopo il voto si sono unite quelle di un migliaio di manifestanti fuori dall’aula. Il disegno di legge è già stato votato dal Sejm e deve ora essere firmato dal Presidente della Repubblica, Andrzej Duda.