Il vino tra moda e cultura

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1979
Tomasz Prange-Barczynski

Di certo non aveva tutti i torti Hemingway quando durante le sue esperienze italiane diceva che “Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà al mondo”. Chiedere un bicchiere di vino è una scelta che impone conoscenza, così come trovare un’ampia offerta di bottiglie è segno di una città aperta verso il mondo. A Varsavia, ma possiamo dire generalmente in Polonia, il consumo di vino è in lenta ma costante crescita. Ogni anno il valore del mercato aumenta mediamente del 4%. Un trend interessante sia perchè riguarda un prodotto tipico del famoso made in Italy, sia perchè simboleggia l’evoluzione dei gusti in corso in un paese tradizionalmente legato ad altri tipi di alcolici. Per fare il punto sulla situazione ne parliamo con un guru del settore: Tomasz Prange-Barczynski, caporedattore della rivista “Magazyn Wino”, il bimestrale che da dieci anni racconta l’evolversi della cultura del vino in Polonia, paese che per luogo comune associamo a birra e vodka.

“Chiariamoci subito” spiega Tomasz Prange-Barczynski “riguardo al vino in Polonia dobbiamo parlare di due realtà diverse. Da una parte ci sono infatti le grandi città come Varsavia, Cracovia, Poznań o Breslavia, dove il vino è sempre più popolare e ricercato. Soprattutto a Varsavia e Cracovia vengono aperti continuamente nuovi wine bar, in cui ottimi vini vengono venduti a bicchiere. Per capire la portata del fenomeno basta pensare che nel noto wine bar di Robert Mielżyński di sera è difficile trovare un tavolo se non si prenota. Parallelamente c’è però il grande mondo della provincia polacca dove bere vino è una rarità e si consuma invece soprattutto birra e vodka.”

Vuol dire che bere vino in Polonia è trendy? Una sorta di status symbol di cosmopolitismo?

“In genere la massa di giovani preferisce la birra. Il vino è trendy nella fascia d’età tra i 30 e i 50 anni perché bere vino in Polonia è spesso legato alla sensazione di prestigio, alla posizione sociale. Le persone che bevono vino sono generalmente quelle che hanno istruzione migliore, leggono di più e, soprattutto, viaggiano!”

Dalla tua posizione privilegiata di caporedattore di “Magazyn Wino” come vedi la penetrazione del vino italiano in Polonia?

“Nei dieci anni di “Magazyn Wino” statisticamente la maggioranza degli articoli pubblicati ha riguardato il vino italiano che è molto gradito dai polacchi. I miei connazionali spesso programmano un viaggio nelle più note regioni produttrici di vino italiane. Mi capita raramente di sentire che qualcuno vuole passere le vacanze in Borgogna o a Bordeaux, località importanti per i vini francesi, mentre ogni anno ho amici vicini e lontani che mi chiedono per esempio quali vigne visitare in Toscana. Va poi detto che nel corso degli ultimi 10-15 anni gli italiani hanno svolto un lavoro enorme per crescere sul mercato polacco. Consorzi, associazioni private, istituzioni regionali e nazionali hanno organizzato in Polonia numerosi eventi enologici, conferenze, degustazioni ecc.. Inoltre importatori e giornalisti polacchi del settore partecipano spesso ad eventi promozionali organizzati in Italia. Nonostante tutto però il polacco medio beve ancor oggi più spesso il vino americano “Carlo Rossi” o i vini bulgari.”

La diffusione della cultura del vino dipende anche dalla possibilità di trovare buoni prodotti.

“Nei negozi specializzati si trovano facilmente i vini di quasi tutti i migliori produttori italiani. Non c’è regione italiana, da Aosta a Pantelleria, che non sia presente in Polonia con qualche vino. Ovviamente non si può pretendere un’ampia scelta nel negozio sotto casa, ma nelle buone vinerie o anche su internet si trovano tanti ottimi vini italiani. L’aumento di interesse verso i vini italiani è comunque ben visibile alla fiera veronese Vinitaly, che per tanti importatori polacchi è ormai diventata uno degli eventi più importanti dell’anno.”

Che vini piacciono ai polacchi?

“Non voglio generalizzare. Ci sono dei polacchi che ordinano sempre “bianco semisecco”. Nei supermercati e nei discount ci sono tanti vini industriali prodotti specialmente per il mercato polacco con alto zucchero residuo perchè il tenore elevato di acidi del tannico brunello potrebbe essere scioccante per tanti miei connazionali. Ma la gente impara velocemente e sempre più spesso la clientela dei negozi specializzati è costituita da persone che sanno cosa vogliono comprare e bere.”

Si conoscono Prosecco e Spritz?

“Ai polacchi cominciano a piacere i vini spumanti ma ancora adesso non si apre una bottiglia di vino con le bollicine se non è associata ad un evento speciale. Molti polacchi però sono ormai di casa sulle montagne del nord Italia, per andare a sciare, dove Prosecco e Spritz furoreggiano e quando tornano a casa cominciano a ricercarli. Per esempio sono stato sorpreso trovando nei vari forum su internet tanta gente chiedersi dove si può comprare l’Aperol in Polonia.”

Parlaci del vino polacco che da qualche anno è arrivato sul mercato.

“Quelli migliori accessibili nel mercato provengono dalle vigne Jaworek, Pałac Mierzęcin, Adoria, dalla vigna di Płochoccy e da un paio d’altre. Purtroppo i vini polacchi sono cari, una bottiglia costa mediamente 50 złoty, fatto determinato dalla piccola scala di produzione. È chiaro che 50 zloty è un prezzo fuori mercato tanto che se facciamo una degustazione al buio offrendo vino polacco e italiano, di medesimo prezzo, la maggioranza dei consumatori sceglierà probabilmente quello italiano. Comunque in Polonia ci sono dei vini molto buoni, dal carattere irripetibile, tipici del clima freddo, e molto buoni che si cominciano a trovare in qualche buon albergo e ristorante. Noi di “Magazyn Wino” da otto anni appoggiamo la Konwent Winiarzy Polskich (Associazione dei Vignaioli Polacchi) che collabora con il Polski Instytut Winorośli i Wina (Istituto Polacco del Vino e della Vite). Ogni anno l’associazione crea un forum di discussione per scambiare esperienze tra vignaioli-hobbisti e professionisti. Ma va sottolineato che le vigne polacche occupano solo una superficie di circa mille ettari e la media di una vigna singola è di 0,5 ettari. Il maggior numero delle vigne si trovano nel voivodato di Lubusz, in Bassa Slesia, Piccola Polonia e nei Precarpazi. Una regione molto interessante e ben organizzata è Małopolski Przełom Wisły, vicino a Kazimierz Dolny.”

Quali viti vengono coltivate?

“C’è un grande dibattito sul tema. Alcuni sostengono che bisogna coltivare le viti della specie Vitis vinifera, quelle che ben conosciamo delle etichette del Pinot noir o Riesling. Altri preferiscono gli ibridi, incroci tra specie diverse, che a dire la verità non danno vini nobili, ma sono più resistenti al difficile clima polacco. Una parte delle viti viene importata ma in Polonia esiste anche la scuola di coltivazione di Roman Myśliwiec nei Precarpazi.”

Si può studiare enologia in Polonia?

“All’Università Jagellonica di Cracovia, nella facoltà di farmacia è stata aperta la cattedra di enologia. Gli studi prevedono 175 ore e accanto alla teoria comprendono la pratica nella vigna dell’Università a Łazy, vicino a Bochnia. È una vigna che produce alcuni tra i più interessanti vini polacchi.”

Com’è nato il tuo amore per il vino?

“È legato alla passione per i viaggi. Immagina che per i primi 20 anni della tua vita sei chiuso in un paese da cui puoi partire al massimo per la Germania Orientale o per la Cecoslovacchia. Poi improvvisamente quel mondo si aprì e i miei primi viaggi furono in Austria, Italia, Francia e Spagna, paesi in cui il vino è cultura quotidiana. In seguito scoprii che il vino ha mille gusti diversi, che ogni regione ha le sue caratteristiche uniche. E così cominciai a vagare tra vigneti e produttori imparando che dietro ogni bottiglia si trova una persona. Il processo di vinificazione mi ha affascinato e ho cominciato a scriverne.”

Il tuo vino preferito?

“Domanda difficile cui non mi piace rispondere. Ma se devo scelgo il Riesling. Adoro i vini italiani, in particolare: Brunello, Barolo, Amarone, ma la cosa che più mi affascina è scoprire vini poco conosciuti. Per esempio se sei in Piemonte di solito bevi Nebbiolo, Barbera o Dolcetto, ma è bello scoprire che ci sono degli appassionati intenti a produrre vini di specie dimenticate come Nascetta o Pelaverga.”