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SCENA UNICA: Siamo in un qualsiasi luogo, ai giorni nostri. L’Arcangelo Michele è vestito come uno di noi. Siede accanto ad un tavolo dove sono  poggiati i suoi attributi. Si rivolge ad un pubblico presente, accorso ad ascoltare la sua parola.

MICHELE: (Con tono colloquiale, come conversasse con degli amici) Anche noi Angeli, non crediate, anche noi, sentiamo l’esigenza di comunicare con voi mortali, come fate voi tra di voi; e così anche Cristo, la Vergine, i Santi che spesso si sono manifestati qui sulla Terra. Ma voi direte: “Loro, come noi, ci son nati e vissuti sulla terra! Tu invece, che hai origini celesti, come mai sei qui tra noi?” (Con forza) Io amo apparire! Grazie a Dio, son apparso in passato, appaio e apparirò ancora! Benché non mi sia ribellato al Signore come alcuni, anch’io però, in qualche modo,  sento d’essere un Angelo ribelle. Ribelle alla mia natura, non certo al Signore. Anzi, più che ribelle, in verità, dovrei definirmi irrequieto, curioso, desideroso d’essere tra voi che, in fondo, siete creature di Dio come me. Anche se io son fatto più di spirito che di materia e voi più di materia che di spirito; e poi mi sta a cuore la vostra vita, la vostra sorte. Quindi mi rivelo a chiunque, nella mia vera immagine. Gli altri Angeli, in genere, possono mostrarsi soltanto ai mistici e compaiono nelle sembianze umane: da poveri, da pellegrini, da ospiti, da  messaggeri. La loro presenza spesso è rivelata da canti o musiche di un’altra dimensione o da profumi paradisiaci, e poi scompaiono in un lampo, per cui chi ha la visione li vive come presenze misteriose, anche se poi anch’essi, in qualche modo sono reali; certo, non appartenenti a questo mondo. (Pausa) Per me il corpo è come per voi l’abito! (Pausa)

Il primo luogo dove son apparso, per ben quattro volte, è stato sul Monte Drion; tre volte nel V secolo e una volta ancora nel XVI, nell’antica terra dei Dauni. La prima mia apparizione avvenne nell’anno 490 nel promontorio montagnoso non lontano dalle città di Arpi e di Siponto in Puglia, oggi detto Gargano, nei domìni dei bizantini, popolo successivamente sconfitto dai longobardi, dove prima della venuta di Cristo era stato eretto un tempio pagano dedicato all’indovino Calcante, seguace di Apollo, nonché al medico Podalirio, figlio di Esculapio.

Già l’otto maggio di quell’anno, dall’alto avevo adocchiato quell’area montagnosa, di faglie, dalle mille sorgenti d’acqua cristallina, coperta in parte da boschi abitati da animali vari, ma soprattutto ricca di viti, ulivi e grano sui pendii estesi fin nella piana di Siponto confinante col mare; uno scenario che mi rievocava la Terra Promessa, ricca d’ogni ben di Dio, con tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno per nutrirsi: pane, acqua, vino, olio, carni, pesci, sale; e ottima argilla e fuoco. In quella stagione la montagna, con le sue grandi grotte di calcare bianco, era, a sua volta, bianca di neve. Io mi calai da un cielo di nuvole bianche, vestito di bianco, con i miei tre attributi: le ali anch’esse bianche, la spada e la bilancia lucenti; avvolto da una potente luce bianca. Noi Angeli siamo attratti particolarmente dal colore bianco. Anche i nostri prati in Paradiso sono una infinita distesa di fiori bianchi. In quel momento, lassù, in cima a quel monte era accaduto che un bovaro, di nome Gargano, aveva avuto un problema col suo toro, per cui voleva ucciderlo e stava per scagliargli contro una freccia. Ecco che allora, annunciato da un vento fortissimo, sono prontamente intervenuto in difesa dell’animale che s’andava riparando dentro una grotta, impedendo così che quella freccia lo colpisse. Quindi mi manifestai in sogno al Vescovo di Siponto e gli dissi: “Io sono l’Arcangelo Michele, dalle vostre parti non ci sarà più spargimento di sangue animale”, e gli raccontai il fatto. Il Vescovo, commosso, chiamò a raccolta la popolazione per condurla in processione sul monte. Quando quella folla riuscì a identificare la spelonca e ad entrarvi trovò, con grande stupore, un altare di pietra con una croce di legno già adornato con i paramenti sacri e, sul pavimento di pietra, impressa l’impronta del mio piede. Ero stato io che avevo predisposto ogni cosa con cura. Imprimere la pianta del piede, malgrado la mia imponderabilità, non mi fu particolarmente difficile giacché, in quel punto, in quel tempo, quella roccia bianca era friabile, polverosa, come di gesso.

Due anni più tardi, per la seconda volta, mi manifestai ancora in sogno al Vescovo di Siponto, città allora assediata dagli Eruli. A costui annunciai che l’indomani stesso gli invasori sarebbero fuggiti perché aggrediti da un temporale senza precedenti. Accaduto ciò, il Vescovo per riconoscenza ordinò che sopra quella grotta fosse eretta una chiesa in mio nome. Un anno più tardi, il 29 settembre, tornai sulla Terra e, sempre al cospetto di quel Vescovo, specificai: “Là, dove la roccia s’è aperta il peccato dell’uomo sarà perdonato e ciò che verrà richiesto in preghiera sarà concesso”. Poi aggiunsi: “Ora quella grotta, con sopra la Chiesa, è a me sacra ed io stesso l’ho già consacrata”. Così facendo avevo stabilito che quella fosse universalmente considerata la prima ed unica Basilica Celeste al mondo e da me stesso già benedetta.

Una nuova apparizione sul Gargano la farò nel 1656 per sconfiggere la peste. È qui che compii il mio primo vero miracolo che poi verrà sbandierato dal popolo ai quattro venti! Pensate, ancora oggi lì è riportata su una mia statua l’iscrizione: “Al Principe degli Angeli, vincitore della peste, patrono e custode, monumento di eterna gratitudine”.

Il secondo luogo dove sono apparso è stato sul Monte Aureo nel VI secolo, nei pressi di Napoli, al Vescovo di Stabia che era insieme ad un abate. A costui chiesi di costruire su quel monte un Santuario dedicato a me; ed egli subito obbedì.

Il terzo luogo dove sono comparso è stato a Roma nel VI secolo. Qui coinvolsi un Papa e la mia comparsa avvenne sopra la Mole Adriana nell’atto di inguainare la spada (Fa il gesto). Con quel gesto intesi annunciare anche qui la fine della peste che aveva infestato la città. Ecco che il Papa allora, dopo questo miracolo, decise di cambiare il nome del Mausoleo di Adriano o Mole Adriana in Castel Sant’Angelo.

Il quarto sito dove son apparso è Pavia, nel VII secolo, sul luogo dove sorgeva la Cappella del Palazzo Reale, per rispondere all’invocazione d’un duca longobardo che mi chiedeva di aiutarlo a sconfiggere i Bizantini nella battaglia del 663. La vittoria, per mia intercessione, ci fu.

Il quinto luogo dove mi son manifestato è stato sul Mont-Tombe nell’anno 708, in Francia, nella Normandia, al cospetto del Vescovo di Avranches. A costui apparsi in sogno ben tre volte consecutive chiedendo che mi fosse dedicata una chiesa nella roccia. Il Vescovo per due volte ignorò la mia richiesta, allora alla terza apparizione gli procurai un foro sul cranio, senza ucciderlo, facendo pressione col mio dito incandescente sulla sua fronte. Spaventato egli fece sistemare immediatamente un Oratorio nella grotta dov’io ero apparso e quella montagna da allora fu denominata Mont-Saint-Michel con l’aggiunta di “au-péril-de-la-mer”, dato il fenomeno particolare dell’alta e della bassa marea che si verifica ciclicamente in quella zona.

Il sesto luogo dove infine son apparso è stato sul Monte Pirchiriano nel X secolo, in Val di Susa, in Piemonte, alla presenza d’un Vescovo eremita. Anche in questo caso sollecitai costui ad erigere una chiesa in mio onore e questi però obbedì, anche se fu costretto ad edificarla in legno data la difficoltà di reperire delle pietre in quella zona. Ecco, vedete, nel bene e nel male, questo sono io! (Si mostra girando su se stesso) E il mio nome è Mi-ka-el, cioè “Colui che è come Dio”, oggi l’unico Arcangelo esistente. In origine eravamo due Arcangeli a governare i Cieli, Lucifero ed io.

Gabriele e Raffaele, loro invece erano e sono Angeli, Angeli come tutti gli altri Angeli, anche se i loro nomi significano “Forza di Dio“ l’uno e “Medicina di Dio” l’altro; e anche se il primo ebbe il privilegio dal Signore di contattare sulla terra la Vergine Maria e il secondo lo scrittore Tobia. (Pausa) Vedete? Questi sono alcuni dei miei attributi. (Prende gli oggetti uno ad uno e li mostra) La spada con cui ho cacciato e scaccio ancora dal Paradiso gli Angeli ribelli a Dio, ovvero i Demòni, facendoli precipitare sulla terra, fra di voi. Questa è la stessa spada con cui ho sconfitto l’altro Arcangelo, Lucifero, il “Portatore di luce”, oggi divenuto Satana, il “Principe delle Tenebre”, il Diavolo, “Colui che divide”, Belzebù il “Signore delle Mosche”,… Mefistofele,… Belfagor. Con questa spada insomma ho difeso e difenderò, fino alla notte dei tempi, il Bene dalle costanti insidie del Male. Le ali le uso perché, come messaggero di Dio, devo percorrere spesso lunghe distanze. La bilancia psicostastica infine ha la funzione di doppia lancia, un pò come per Psicopompo o per Mercurio serve a spingere prima e pesare poi le anime da sottoporre al giudizio di Dio dopo la morte, una volta cioè che queste hanno abbandonato i loro corpi. (Lunga pausa) In fondo una fisicità, non certo come la vostra, però l’ho anch’io. Quindi io non son fatto di solo spirito! Nelle mie comparse sulla terra, credo d’aver lasciato segni concreti della mia consistenza. In Italia: un mantello, la roccia con l’impronta del mio corpo laddove mi son seduto, delle mie ali laddove mi son poggiato, l’orma del mio piede sopra la pietra, la stilla che ho fatto sgorgare dalla montagna. In Francia: il foro sul cranio del Vescovo. E poi visioni di luce bianca folgorante, di luce con i colori dell’arcobaleno, il soffio terribile del vento, i terremoti con esplosioni terrificanti. E, a riprova di tutto questo, in tutti quei luoghi restano, dedicati a me, santuari, eremi, chiese rupestri, basiliche, oratori, monasteri. (Pausa) Giovanna d’Arco? Qualcuno mi chiede ancora di lei. Sì, m’invocò mentre stava morendo arsa viva sul rogo. Io in quel momento ero su in Paradiso che stavo governando le Milizie Celesti, ovvero il mio esercito di Angeli Cherubini e Serafini. Ricordo accolsi, in via del tutto eccezionale, le sue invocazioni ed esaudii le sue richieste, senza apparire però al suo cospetto. A tal proposito voglio rinnovare qui un appello: “Non continuate ad invocarmi, come fate spesso, perché io diventi il vostro Angelo Custode! A ciascuno di voi, che vi piaccia o no, è stato assegnato un Angelo perché vi custodisca e vi assista nelle vostre personali piccole e grandi battaglie quotidiane. Allora invocate lui! Se di giorno imparate a vederlo scoprirete ch’egli è lì sempre accanto a voi, confuso nella vostra ombra e di notte, invece, se imparate ad ascoltarlo noterete che è sempre lì, vigile, dentro di voi. Io son stato designato dal Signore ad affrontare altre battaglie, ben più violente e più frequenti, quelle interminabili dell’intera umanità. (Scompare nel buio) – FINE.