Una spedizione polacca cerca la vetta del K2 in inverno

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Una delle cose che sicuramente unisce polacchi e italiani è la passione per l’arrampicata in alta montagna, nello specifico per l’alpinismo e l’alpinismo himalayano. Sportivi di entrambi i paesi hanno scritto pagine indimenticabili della storia di questa disciplina. Tra i più noti ci sono Reinhold Messner, Walter Bonatti, Simone Moro, Jerzy Kukuczka, Krzysztof Wielecki, Wanda Rutkiewicz.

Questo mondo è stato recentemente al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica in Polonia e all’estero per due motivi: da un lato, la tragica vicenda sul Nanga Parbat (la nona montagna più alta sulla Terra) che ha coinvolto la francese Elizabeth Revol e il polacco Tomasz Mackiewicz; dall’altro, la spedizione polacca che vuole conquistare la vetta del K2 (la seconda montagna più alta della Terra dopo l’Everest) nel periodo invernale, un’impresa che nessuno al mondo è riuscito a realizzare finora.

Gli alpinisti Revol e Mackiewicz hanno raggiunto la cima del Nanga Parbat il 25 gennaio, ma si sono trovati in difficoltà nel corso della discesa. In particolare, Mackiewicz aveva dato segni di problemi fisici già nei giorni precedenti e, oltretutto, è stato colto da cecità. I soccorsi che si sono svolti tra il 27 e il 28 gennaio sono stati seguiti in Polonia con grande trepidazione. Quattro scalatori polacchi che fanno parte della spedizione sul K2 – Jarosław Botor, Piotr Tomala, Denis Urubko e Adam Bielecki – hanno deciso di abbandonare temporaneamente la loro base per soccorrere i due alpinisti in crisi. I soccorritori hanno raggiunto in elicottero il Nanga Parbat a quota 4900 metri e lì si sono divisi i compiti. Botor, il medico, e Tomala sono rimasti per preparare la base, mentre Urubko e Bielecki hanno iniziato una scalata lunga sette ore per raggiungere i due alpinisti in difficoltà. Un’impresa pazzesca.

A 6100 metri per fortuna hanno intercettato l’alpinista francese, le cui pessime condizioni fisiche hanno costretto Denis Urubko e Adam Bielecki a intraprendere la discesa per raggiungere i due colleghi alla base e fornire le necessarie cure alla Revol. Nel frattempo si è verificato un drastico peggioramento del tempo atmosferico, che ha impedito ai due di risalire per recuperare l’amico. Tomas Mackiewicz, che si trovava a 7200 metri sul Nanga Parbat, purtroppo è rimasto sulla “sua” montagna, dove nel 1970 perse la vita anche Günther Messner, fratello di Reinhold. Mackiewicz ha tentato sette volte di raggiungere la vetta del Nanga Parbat (8126 metri) in inverno: questa volta ci è riuscito, ma gli è costato la vita.

Elizabeth Revol è già rientrata in Francia, è attualmente in ospedale dove è in via di guargione, anche se rischia l’amputazione di alcune dita della mano. Gli alpinisti polacchi che stanno partecipando alla spedizione per raggiungere il K2 sono tornati alla loro base, ad eccezione di Jarek Tomala, che è rientrato in Polonia per motivi familiari. La squadra sta lottando per conquistare l’ultimo ottomila, la cui vetta sin qui non è mai stata raggiunta in inverno. I ragazzi hanno tempo fino al 20 marzo per completare la missione. Presto si saprà l’esito della spedizione, con la speranza che non ci siano altre vittime. Incrociamo le dita.

 

Fot. Screen/Instagram Adam Bielecki