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Home Blog Page 297

THE PARKER – IL PARCHEGGIATORE ABUSIVO

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Un nuovo corto d’azione prodotto da Fanpage insieme a The Jackal, cosa succede quando un automobilista incontra il suo più acerrimo nemico, il parcheggiatore abusivo?

Una co-produzione Fanpage / The Jackal.
Il seguito di The Washer.

La mia Roma segreta

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Si dice che per visitare Roma non basti una vita. E non si può non essere d’accordo se si pensa che la Città Eterna di oggi è il risultato di almeno 30 secoli di storia. Un succedersi ininterrotto di fondazioni, rifacimenti, parziali distruzioni e riadattamenti, ristrutturazioni, modificazioni e riconversioni, in un continuo mescolarsi e sovrapporsi di uno strato sull’altro durato 3000 anni!  E tutto questo in barba a ogni idea di piano regolatore. Anzi, forse proprio grazie a questa assenza di regole (ma non diciamolo a voce alta!) che presiedessero al suo sviluppo urbanistico per la maggior parte della sua storia, la Roma di oggi deve molto del fascino che emana a ogni angolo, di quell’atmosfera irripetibile, di quel senso di abbacinante sorpresa che s’impossessa del visitatore colmandolo di una stupefazione che molti hanno giurato essere equiparabile alla cosiddetta “sindrome di Stendhal”.

Per tutto questo ritengo sia impossibile consigliare come e cosa visitare della città anche a chi metta piede nell’Urbe per la prima volta, figuriamoci voler pretendere di suggerire un percorso a chi Roma la conosca già, più o meno bene. Troppi i filoni tematici che si dipanano, intrecciandosi e compenetrandosi, troppe le epoche e gli stili che si susseguono, troppe le anime che convivono una accanto all’altra, per poter sperare di riuscire a sintetizzarla efficacemente in una manciata di monumenti. Certo, volendo si può. I giapponesi, che visitano dieci capitali europee in dieci giorni, pare riescano a fare il tour di Roma in mezza giornata.

Io stesso, quando nel 2004 curai per il Touring Club Italiano una guida tascabile di Roma, nelle due pagine introduttive al capitolo delle visite, per precise esigenze editoriali, dovetti esibirmi nel difficile esercizio sadomasochistico di segnalare al turista frettoloso i 10 monumenti più importanti, quelli cosiddetti “da non perdere”. Scelsi allora (in ordine alfabetico): Castel S. Angelo, Campidoglio, Colosseo, Foro Romano, Pantheon, Piazza Navona, Fontana di Trevi, Trinità dei Monti, Vaticano e Villa Borghese.

[cml_media_alt id='113327']OLYMPUS DIGITAL CAMERA[/cml_media_alt]Spero di non doverlo fare mai più: mi sanguina ancora il cuore solo a pensarci. E non perché questi non siano i 10 monumenti ‘oggettivamente’ più importanti di Roma, fossi costretto, probabilmente ripeterei la stessa scelta, mettendo solo, al posto di Villa Borghese, l’Auditorium Parco della Musica. Non dovendo rispettare gli angusti confini di una gabbia editoriale, ma potendo dare liberamente dritte a chi visiti Roma (non importa se per la prima o l’ennesima volta; tanto ai 10 monumenti da non perdere elencati sopra prima o poi ci si va a sbattere comunque, non c’è bisogno neanche di consigliarli!) consiglierei un percorso ‘sfizioso’, del tutto eterodosso, solo in apparenza marginale, ma che invece a mio parere consegnano al visitatore curioso buone chiavi per comprendere più a fondo la città. Scommettiamo?

Case romane del Celio: sotto la basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, una ventina di ambienti restituiscono antichi spazi abitati a lungo e affrescati con pitture databili fra il III secolo d.C. e l’età medievale. Entrando, si prova quasi la stessa stupefatta emozione dei personaggi del film di Federico Fellini “Roma” quando accedono ai saloni romani affrescati scoperti dalla talpa meccanica che scava il tunnel per la metropolitana. Ricordate? Usciti dalle case romane, risalite il suggestivo Clivio di Scauro  per esplorare il Celio. Su questo lato ancora verdissimo come era nell’800, con vigneti e frutteti oggi in parte inglobati nel parco di Villa Celimontana, e costellato di chiese che conservano preziose testimonianze paleocristiane e bizantine: S. Maria in Dominica, S. Stefano Rotondo e, poco lontano dal Colosseo, la chiesa di S. Clemente, che racconta le stratificazioni storiche che hanno interessato la città (una chiesa duecentesca con facciata barocca sorta su una basilica paleocristiana a sua volta eretta su costruzioni romane)…

[cml_media_alt id='113328']roma (12)[/cml_media_alt]Chiesa dei Ss. Quattro Coronati: sempre sul Celio, dietro un aspetto esteriore di arcigna fortezza si cela uno scrigno colmo di tesori, fra cui una splendida pavimentazione medievale, un ciclo di affreschi duecenteschi che raccontano la leggenda di Costantino e un chiostro fra i più belli di Roma. Un angolo rimasto intatto come in un acquerello di Ettore Roesler Franz, con il Colosseo che, oggi come allora, fa capolino giù in fondo alla discesa.

Cripta Balbi: in via delle Botteghe Oscure 31 uno straordinario allestimento museale, sezione del Museo Nazionale Romano, illustra con grande efficacia il mutare dello spazio urbano sullo stesso sito nel corso di 15 secoli, dall’epoca di Augusto al Cinquecento.

Aventino: un’autentica oasi di pace fra i chiostri e i giardini delle chiese di S. Sabina, S. Alessio e S. Anselmo. Bella la veduta che si apre sulle anse del Tevere dal giardino degli aranci dietro la chiesa di S. Sabina, da dove una strada incastonata fra alti muri di orti scende ripida verso il fiume in direzione del Foro Boario e dell’Isola Tiberina.

Testaccio: in questo quartiere, sfondo dei film di Ferzan Ozpetek, si può respirare ancora l’anima popolare romana, ormai perduta a Trastevere e Campo de’ Fiori invasi e snaturati dai turisti. Sempre qui, intorno al celebre Mattatoio, attivo fino a pochi anni fa, si è sviluppata, e continua a essere servita nelle sue trattorie, la cucina romana più autentica, che come è noto fa uso di frattaglie e tagli di carne poco nobili (pajata, coda alla vaccinara).

Piazza Mattei: nel cuore dell’ex ghetto ebraico, nei cui ristoranti si possono ancora degustare i superbi “carciofi alla giudìa”, si apre una quieta piazzetta segreta con un paio di bei locali dove trascorrere le dolci sere estive romane sorseggiando vino dei Castelli cullati dallo scrosciare della deliziosa fontana delle Tartarughe.

Giardini di Villa Aldobrandini: in fondo a via Nazionale, svoltate a sinistra in via Mazzarino, salite le scalette che si aprono nell’alto muraglione e vi ritroverete in un sorprendente giardino pensile che domina la chiesa dei Ss. Domenico e Sisto, la Torre delle Milizie e i Mercati Traianei, con una vista che si arriva fino all’Altare della Patria.

San Luigi dei Francesi: non lontano da Piazza Navona, dietro forme poco appariscenti si celano tre fra le più belle tele di un grande protagonista del barocco romano: Caravaggio.

Quattro Fontane: nei pressi del Quadrivio delle Quattro Fontane si trovano alcune chiese che più di tutte riassumono l’essenza del barocco romano maturo. In via XX Settembre, la chiesa di S. Maria della Vittoria, ospita una delle opere-simbolo di questo stile: il gruppo scultoreo di “S. Teresa trafitta dall’amore di Dio” di Gian Lorenzo Bernini. E, poco più giù, in via del Quirinale, uno accanto all’altro, i gioielli dei due più grandi architetti rivali di questa straordinaria stagione artistica romana: S. Carlo alle Quattro Fontane di Francesco Borromini, e S. Andrea al Quirinale di Bernini. Entrambe di piccole dimensioni, costrinsero gli architetti a dare il meglio di sé per sfruttare l’esiguo spazio con artifici illusionistici e sapienti giochi di volumi concavi e convessi.

Gianicolo: vale la pena inerpicarsi sul colle alle spalle di Trastevere per abbracciare con uno sguardo il più vasto e maestoso panorama di Roma, immortalato da miliardi di foto e decine di film: tutta la Città Eterna ai vostri piedi come in un plastico.

Tifosi arrestati in Polonia

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“Il fatto che in Italia la squallida violenza che puntualmente si registra per via di cose banali quanto può esserlo una partita di calcio venga considerata solo un problema delle Forze dell’Ordine, lasciate sole a subire le conseguenze di fatti per i quali invece l’intera comunità dovrebbe insorgere con la massima severità, non legittima a inveire istericamente contro un Paese dove, piuttosto, l’ordine e la sicurezza sono considerate una cosa seria da trattarsi con il polso fermo che essi richiedono. Crediamo fermamente che le nostre Istituzioni debbano battersi e far sentire forte la propria voce all’estero sì, ma in ben altri casi, come può esserlo quello dei Marò bloccati in India, o come certamente è il caso di un pluriassassino come Cesare Battisti, libero e felice in Brasile mentre l’Italia ha avuto un peso pari a zero nell’andamento della sua vicenda. Ma vedere i nostri vertici di Governo che si mobilitano per i tifosi arrestati in Polonia come se si trattasse di innocenti che rischiano un’ingiusta tortura per aver invece compiuto gesta eroiche ci lascia ben più che perplessi. La Polonia ha le sue leggi e le sue procedure, esse faranno il proprio corso e chi ha delle responsabilità ne risponderà adeguatamente. E’ tutto molto semplice e non si capisce perché allarmare l’intero Stato. Se proprio i nostri Numeri Uno al Governo hanno tempo da dedicare a vicende personali ed a familiari di italiani che hanno bisogno di essere ascoltati, allora dovrebbero certamente sedersi a fare quattro chiacchiere con le vittime di violenze e abusi di ogni genere, con i loro cari, e con tutte le famiglie orfane di fedeli Servitori dello Stato morti, magari, proprio per colpa di una idiota partita di calcio. Facciano due chiacchiere con la famiglia di Filippo Raciti, piuttosto, e poi trovino il coraggio di ‘attivarsi’ in difesa di chi è sospettato di aver voluto praticare la violenza nella sua veste di tifoso”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia interviene così in merito alla vicenda dei 22 tifosi laziali arrestati dopo gli incidenti del pre-partita tra Legia Varsavia e Lazio di giovedì scorso. Una vicenda che ha visto scendere in campo il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, e persino lo stesso Premier, Enrico Letta, per seguire da vicino le sorti dei tifosi italiani e per sollecitare il loro rimpatrio. Anche i familiari dei supporter hanno avuto modo di essere ascoltati, raccomandandosi al Governo. “Se per qualche motivo – insiste Maccari – ci fosse ragione di temere la normativa o le procedure che si seguono a Varsavia per far rispettare la legge, allora il Governo dovrebbe dirlo apertamente. Altrimenti, insistiamo: sarebbe meglio occuparsi d’altro invece che dare a tutti, italiani e polacchi, l’idea concreta e reale che chi pratica la violenza, in patria o all’estero, viene assistito e coccolato, e che se si è italiani si può fare casino ad ogni partita di calcio. Proprio come, in effetti, è”.

Fonte Ufficio Stampa Sindacato polizia

I migliori singoli 2013

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La classifica dei migliori singoli 2013, secondo Luca D’Ambrosio, musicletter.it

 

1. Bill Callahan “Small Plane”

2. Anna Calvi – Sing To Me

3. Billy Bragg – No One Knows Nothing Anymore

4. The National – Graceless

5. Yo La Tengo – “I’ll be Around”

6. Ghostpoet – Meltdown

7. Jacco Gardner – Clear The Air

8. Jonathan Wilson “Dear Friend”

9. Kurt Vile – “Wakin on a Pretty Day”

10. Jim James – State Of The Art (A.E.I.O.U.)

 

 

Auguri da Chuck Norris – VIDEO

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Un simpatico video realizzato dai ragazzi di Delov Digital, che ci augurano buon Natale e buon anno con Chuck Norris che fa la spaccata tra due aerei in volo e tenendo in equilibrio sulla testa undici paracadutisti che impersonano l’albero di Natale.
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Evento natalizio Camera di Commercio a Varsavia

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Grande successo dell’evento natalizio organizzato dalla Camera di Commercio e dell’Industria Italiana In Polonia per i soci e i numerosi ospiti. Nelle sale del Ristorante San Lorenzo a Varsavia il presidente Piero Cannas ha accolto oltre 70 persone, tra cui ben 50 aziende rappresentate, per uno scambio di auguri e alcune riflessioni sugli esiti economici del 2013. Ospite d’onore S.E. Riccardo Guariglia, Ambasciatore d’Italia in Polonia che ha salutato i presenti ricordando “l’importanza e la necessità della coesione degli italiani in Polonia per poter promuovere al meglio il Sistema Italia” e ribadendo la sua volontà di appoggiare sempre iniziative come queste che contribuiscono ad unire la comunità italiana. Ha portato il suo saluto anche il Dr. Giuseppe Federico, direttore ICE Varsavia. Durante l’evento erano presenti diversi giornalisti italiani e polacchi, tra cui la troupe del programma “Est Ovest” di RAI TRE con il giornalista Antonio Caiazza della sede RAI di Trieste che ha intervistato molti dei presenti tra cui l’Ambasciatore Guariglia, Giorgio Provvidenza della Salini-Impregilo Polska, il presidente Piero Cannas e il Vice Presidente Cristiano Pinzauti.

Il coworking nel quartiere più trendy di Varsavia

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Barbara So?kowicz è il presidente di EU Coworking, uno spazio a Varsavia adibito all’originale idea del coworking, in uno dei luoghi più di tendenza d’Europa: il quartiere Praga, come intitolava l’Espresso qualche settimana fa.

Come funziona il coworking?

“Il coworking è un’ottima opportunità di locazione a basso costo di uffici per le imprese o professionisti. Negli ultimi tempi”, spiega Barbara So?kowicz “molti nuovi imprenditori si sono avvicinati a quest’idea spinti dalla necessità di trovare soluzioni innovative per non dover sostenere costi eccessivi. Una semplice formula: costi minori e più sinergie. Piccole entità che lavorano fianco a fianco, con la possibilità di creare gruppi di lavoro sfruttando le singole competenze dei coworkers.”

Quali sono i vantaggi di lavorare in un coworking ?

“Negli ultimi anni molti spazi di coworking si sono specializzati in specifiche aree di competenza, come per esempio dedicati alla moda con studi fotografici in condivisione tra i coworkers. Altri spazi si presentano come “incubatori di imprenditorialità’’e quindi in base al progetto offrono assistenza per le pratiche burocratiche, amministrative e legali. Nel nostro caso abbiamo scelto di offrire le personali esperienze dei soci fondatori : promozione, marketing, consulenza strategica, general management e fondi europei. Successivamente, pensiamo alla possibilità di mettere in contatto le piccole aziende più innovative con dei “business angels’.

Stiamo pensando anche a un kindergarten per i bambini dei clienti. Attualmente i servizi vengono offerti a moduli (p.e. settimanali o mensili), così da poter offrire il minimo investimento con il massimo risultato: cerchiamo di risolvere i problemi dei piccoli imprenditori. In uno spazio di coworking è possibile avere una costante disponibilità delle informazioni, gestire i propri costi con spazi modulari e spazi in comune con gli altri coworkers. Anche grandi aziende che hanno la produzione fuori Varsavia chiedono di poter accedere al coworking per contenere i costi degli uffici commerciali o di rappresentanza; è anche la soluzione ideale per aziende straniere che iniziano la loro attività in Polonia.

I vantaggi del coworking sono così riassumibili:

–         modularità  nel tempo e dello spazio

–         investimento iniziale molto più basso

–         sviluppo di sinergie con altri imprenditori e professionisti

–         disponibilità di servizi di consulenza a condizioni favorevoli già contrattate

https://www.facebook.com/EuCoworking

www.eu-coworking.com.pl

La politica bella

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Emanuela Medoro

Giovane negli anni sessanta, ho vissuto male, anzi ho subìto impotente il periodo dagli anni novanta fino ai tempi recenti, dominati dall’idea dell’arricchimento facile, della corruzione, della compravendita di parlamentari, dell’evasione fiscale contro lo stato rapinoso, della scissione dell’Italia fra nord ricco ed efficiente e sud povero e malavitoso, della chiusura di fabbriche, licenziamenti, aumento della disoccupazione, tagli all’istruzione ed alla sanità. Sono stati gli anni   di quelli che badano al sodo (di chi?), di quelli che con arrogante sicurezza si dichiarano apolitici al contempo facendo un cieco tifo per il vincente capo supremo, modello di vita e di pensiero perché ricco, anzi ricchissimo, padrone dell’informazione e dei media.

Che bellezza veder stravincere la difficile competizione per la guida di un partito di governo da un figlio della nostra generazione, capace di sostenere che la politica è bella e di rovesciare i luoghi comuni del periodo brutto della politica dell’antipolitica. Per Matteo Renzi la politica non è frasi sprezzanti per chi la pensa diversamente. Niente vaffa days, meglio welcome days. I giorni del benvenuto, a chicchessia, qualunque sia la provenienza politica, senza steccati nella definizione del suo pubblico. Eccellente comunicatore, sicuro di sé, padrone di una lingua italiana ricchissima e ben articolata, di una intonazione piacevole ad orecchie del nord e del sud, capace di gestire la propria immagine con una buona dose di scaltrezza. Welcome, Matteo.

Un figlio della Toscana, leader in politica da ragazzo, vuole diventare un leader dell’Italia. Mi sta bene, soprattutto perché non ha un patrimonio personale stellare da spendere nell’arena della battaglia politica in nome dell’antipolitica del ghe pensi mi. I soldi che spende arrivano a piccole dosi, da tanti simpatizzanti. Bisogna stare attenti a come si spendono, altrimenti non arrivano più.

Da vecchia insegnante a riposo, nell’ascoltare il suo comizio di investitura alla carica di segretario del PD, ho notato con piacere il passo dedicato all’istruzione, alla necessità di valorizzare la funzione docente e di restituirgli la dignità ed il decoro perduti. Istruzione e ricerca investimenti per il futuro. Fosse vero…

Avrà filo da torcere, il loquace e coraggioso Matteo. Le diverse anime del partito si faranno sentire, lo tireranno da un lato e dall’altro.  C’è da augurarsi solo che venga sostenuto con saggezza da tutti, all’interno del partito, affinché vinca le prossime elezioni politiche, e non prevalga la ondata di protesta dei grillini insieme a quella del partito del signore delle cene eleganti, del bunga bunga, evasore fiscale, glorioso santo martire delle toghe rosse.

La Traviata del 7 dicembre alla Scala di Milano

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Emanuela Medoro

Unisco qualche piccola osservazione personale, da semplice spettatrice senza alcuna pretesa, al coro di articoli generalmente favorevoli, ma non privi di qualche critica, apparsi sul web subito dopo la fine dello spettacolo.

Ho visto l’opera al cinema, sul grande schermo. Mi aspettavo che gli operatori della televisione avrebbero   proiettato lo spettacolo dal punto di vista di uno spettatore di platea, oppure dei palchi centrali del teatro. Immaginavo di vedere l’intero palcoscenico, la scena ed i cantanti, con qualche colpo d’occhio sull’orchestra.  Non così, per cui mi ha fatto una impressione non sempre gradevole l’ indugiare insistente sui primi piani dei volti e dei corpi dei cantanti e degli arredi di scena.  Certi particolari meglio non vederli.

La infelice storia d’amore di Violetta Valery ed Alfredo Germont   esiste ancora oggi nella mente di tutti, in tutto il mondo, perché Giuseppe Verdi ha creato per loro una musica magica ed immortale, coinvolgente, che tocca i sentimenti profondi, estrania dalla realtà immediata ed apre le porte   del sogno. Splendida l’orchestra diretta da Daniele Gatti, applauditissimi i cantanti, la protagonista tedesca   Diana Dumrau, il tenore polacco Piotr  Beczala ed il baritono serbo Zeljco Lucic. Parecchi buuuu, invece, quando è apparso il regista, insieme agli applausi durati a lungo. Mi è dispiaciuto stare in un cinema e non poter manifestare il mio sentito apprezzamento per l’orchestra ed i cantanti insieme al pubblico del teatro alla Scala che applaudiva in piedi.

Cerco di spiegare i buu per la regia. Ha suscitato perplessità l’eccessivo realismo della regia di Dimitri Tcherniakov. Francamente un Alfredo Germont con la giacca con gli spacchetti laterali e senza cravatta è piaciuto poco, ancora meno Violetta, nella seconda parte una casalinga con un vestitino marrone col colletto di pizzo. Inoltre è apparso strano vederli in una grossa cucina tradizionale piena di pentole, Alfredo chino su un tavolo ad affettare zucchine e tagliare un bel mazzo di sedano mentre canta un’aria piena di pathos. Ancora, mi ha suscitato un secco no vederlo chino sullo stesso tavolo mentre ammassa la pasta e versa la farina sull’impasto. Bastano dei piccoli ma significativi particolari negli arredi di scena per comunicare il calore del focolare domestico. Stessa perplessità per quella cantante del coro mascherata con piume da Sioux, fuori luogo. Forse non ho capito bene di che cosa si trattava, forse ancora, tutto questo è di secondaria rilevanza.

Conta la musica di Giuseppe Verdi. Eterna, un immortale patrimonio dell’umanità che l’Italia ha dato al mondo. Dobbiamo esserne orgogliosi.

 

Vertice bilaterale Italia-Polonia 5 dicembre 2013

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VIDEO – Conferenza stampa di Enrico Letta a Varsavia durante il Vertice bilaterale Italia-Polonia si parla di:  industria, EXPO2015, difesa e tifosi laziali incarcerati a Varsavia dal giorno della partita Lazio-Legia.