JERZY GNATOWSKI “Il caffè, nel mio caso, è un’energizer non solo lavorativo ma anche quotidiano. Da quando ho assaggiato il macchiato in una tazzina piccola al Cafè Paszkowski, in Piazza della Repubblica a Firenze, me lo preparo sempre così”.

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Famoso artista di Varsavia, fotografo, grafico, specialista di mass media racconta del suo lavoro, viaggi e un progetto onirico “Dream reality” appeso tra l’Italia, il Brasile e il resto del mondo.

Jerzy, nel materiale registrato per FlashFashion.pl hai detto che durante uno shooting professionale importante sono il make up, la luce e… il caffè. Potresti sviluppare questo pensiero, in che consiste il lavoro di un fotografo?

“Durante i vari shooting è importante collaborare, tutto lo staff dovrebbe aiutare e non disturbare. Ovviamente il fotografo deve sapere cosa vuole, che effetto vuole ottenere, che tipo di foto. Una buona ‘atmosphere’ incoraggia e il caffè nel mio caso, è un’energizer non solo lavorativo ma anche quotidiano. Da quando ho assaggiato  il macchiato in una tazzina piccola al Cafè Paszkowski in Piazza della Repubblica a Firenze, lo preparo sempre così”.

Fotografi la moda, le star, segui le compagnie internazionali delle famose marche polacche (Inglot), documenti degli eventi sociali come l’ultimo Festival di Varsavia Degli Incroci Culturali. Invece io vorrei ricordare che il tuo percorso fotografico è stato influenzato da una collaborazione con un fotoreporter di Time Magazine, Anthony Suau. Come e quando l’hai incontrato? Cosa ti ha insegnato quest’esperienza?

“L’ho incontrato per caso e sono diventato il suo assistente ‘tutto fare’ lavorando su un suo progetto sull’Europa dell’Est dopo la caduta del muro di Berlino intitolato ‘Beyond the fall’. Suau era il fotografo di Time Magazine. Ogni giorno facevamo almeno 1000km in macchina passando per le strade a volte non segnate sulle mappe. Suau era un tipico fotoreporter di vecchia generazione, quasi come un personaggio di un film. Aveva sempre con sè 2 macchine fotografiche Leica, 4 lenti, usava solo un rullino, bianco-nero 400 triX Kodak. Doveva sempre stare in mezzo alla situazione, stare dentro. Era fotografo di guerra, riceveva tanti premi come il Pulitzer Price e il World Press Photo. Il nostro incontro, oltre ai dettagli tecnici, mi ha fatto capire che anche le foto dei reporter possono essere composte, in un senso dirette, e che il nostro lavoro, l’energia che spendiamo, poi alla fine ritorna”.

Seguendo il tema delle influenze, il tuo “io” è stato formato anche dal Brasile. Quel paese ti ha ispirato a realizzare un progetto ‘Dream Reality’ [La realtà sognante]. Raccontaci qualcosa sul Brasile e il progetto.

“Questo è un progetto tipo un film creato dalle foto, un album con una parte multimediale, un racconto dove il sogno si aggiunge alla realtà, tutto con la partecipazione delle grandi star della vita culturale polacca. Il Brazile è un modello di varietà del mondo. Un paese ricco di colori, persone, vita, paesaggi e con un’architettura interessante. Là vorrei realizzare una parte del mio progetto”.

La tua agenzia Masaporta si occupa soprattutto di pubblicità. I poster che decorano tutta la città Varsavia è il vostro lavoro. Chi promuovete adesso?

“Realizziamo delle campagne outdoor e spot pubblicitari. Ultimamente abbiamo lavorato su una festa di capodanno con la partecipazione di Aleksandra Kurzak, una cantante rivelazione, si esibisce soprattutto all’estero sulle più grandi scene liriche del mondo”.

Sono passati tanti anni da quando ci siamo incontrati l’ultima volta a Roma… Che impressione ha fatto su di te la Città Eterna? Quando ritorni in Italia?

“Ho fame di Roma, è così vasta, spazialmente complessa. L’Italia è magica. Spero di ritornarci più presto possibile, alla fine il Bel Paese è un posto rilevante nello scenario di ‘Dream Reality…”.