Mussolini – uno spietato opportunista

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Immagine tratta dalla serie "M. Il figlio del secolo".

Immaginatevi un uomo robusto, sensuale, che agisce guidato dalle emozioni ma nello stesso tempo è impulsivo e pronto a sacrificare ogni sua convinzione per ottenere il successo. Un uomo altruista e generoso, intelligente e attento che, inoltre, riesce a capire bene altre persone. Le donne lo adorano. È coraggioso e molto ambizioso e, in più, è un oratore nato. Si potrebbe pensare (ahimè!) che abbia le doti di un uomo ideale se non fosse per il fatto che, oltre ad essere convinto della sua superiorità, adora il potere, dominare e non accetta ruoli di secondo piano. Usa le donne piuttosto che amarle. Inoltre solo lui sa (o almeno così pensa) qual è il piano ideale per salvare l’Italia e cerca di realizzarlo a tutti i costi attraverso l’intimidazione e la repressione. È Benito Amilcare Andrea Mussolini. Figlio del fabbro Alessandro Mussolini e dell’insegnante Rosa Maltoni.

I nomi gli furono dati dal padre, socialista, per rendere omaggio alla memoria di Benito Juárez, leader rivoluzionario ed ex presidente del Messico, di Amilcare Cipriani, patriota e socialista italiano e di Andrea Costa di Imola, leader del socialismo italiano. Che ironia del destino!

Mussolini iniziò come giornalista e figura di spicco del Partito Socialista Italiano. Dal 1912 fu molto apprezzato per il suo lavoro e impegno come direttore del giornale di partito “Avanti!”. All’epoca fu anche un forte oppositore dell’intervento armato e dell’uso della forza. Nel 1914 cambiò radicalmente la visione e si dichiarò a favore dell’entrata in guerra. A causa di un conflitto con le linee politiche del partito, si dimise dall’incarico all’”Avanti!” e fondò il suo giornale “Il Popolo d’Italia” con una linea politica conforme alle sue nuove convinzioni. I Fasci italiani di combattimento, da lui creati nel 1919, inizialmente era solo un’organizzazione politica senza aspirazioni a partecipare alle elezioni o a entrare in Parlamento. Tuttavia, Mussolini cambiò presto idea (come gli sarebbe successo molte altre volte) e nel 1921 i Fasci furono trasformati in Partito Nazionale Fascista. Entrarono in parlamento solo dopo la seconda prova, dopo la cosiddetta “marcia su Roma” (1922), proponendo un programma politico nazionalista e radicale. Nel corso di tutta la sua carriera politica, Mussolini si adattò alla situazione e le sue decisioni dipendevano sempre da ciò che voleva ottenere in quel momento. Quando prese il timone del governo, nel 1922, aveva 39 anni ed era il più giovane primo ministro nella storia dell’Italia e del mondo. All’epoca aveva un’esperienza quasi nulla in politica, la sua guida nel grande mondo e il suo mentore intellettuale era l’amante Margherita Sarfatti, più grande di lui, ricca e colta donna veneziana di origine ebraica, collezionista e critica d’arte.

Immagine tratta dalla serie “M. Il figlio del secolo”.

Nel suo romanzo M. Figlio del secolo (vincitore del Premio Strega 2019, edizione polacca Sonia Draga, 2020), Antonio Scurati presenta Mussolini in modo del tutto inedito. Come demagogo, dittatore e fascista, ma anche come maschilista sessuomane, grande opportunista, a volte non del tutto sicuro delle sue decisioni. L’autore definisce il suo libro un romanzo documentario, perché vi presenta solo fatti della storia e della politica italiana. L’intero libro è suddiviso in anni che segnano l’ascesa al potere di Mussolini dal 1919 (la fondazione dei Fasci di Combattimento) al 1925 (l’assassinio del leader del Partito Socialista Unitario Giacomo Matteotti e il famoso discorso di Mussolini al parlamento italiano). Tutto è descritto al presente e, anche se conosciamo la storia, a volte leggendo ci piace pensare che le cose possano andare diversamente. Inoltre, l’ambientazione nel presente ci rende consapevoli del fatto che questi eventi potrebbero benissimo succedere anche oggi (o forse stanno già succedendo?). È importante anche il fatto che nello scrivere Scurati non giudica, non prende posizione, ma presenta i fatti in modo asciutto e molto accurato. Arricchisce la sua storia concludendo ogni sezione con estratti di articoli di giornali dell’epoca e corrispondenza tra i personaggi che incontriamo nelle pagine del libro.

Antonio Scurati alla conferenza stampa all’81a Mostra del Cinema di Venezia.

Ci si potrebbe chiedere: perché scrivere un libro su un personaggio che tutti conoscono bene, perché raccontare ancora una volta la storia che conosciamo dai manuali? L’autore stesso ammette che, guardando una delle puntate dei cinegiornali dell’Istituto Luce, si è reso conto che nessuno aveva mai scritto un romanzo su Mussolini e sul fascismo, che c’era una sorta di paura di raccontare la dittatura e i suoi meccanismi dall’interno, dalla prospettiva dei personaggi stessi e senza un filtro ideologico. Essendo un grande fan della serie Il trono di spade, ha pensato che gli sarebbe piaciuto scrivere un romanzo sulla presa del potere da parte dei fascisti nello stesso stile, attenendosi però il più possibile ai fatti storici. Che cos’era il fascismo per i suoi membri, chi erano, chi era Benito Mussolini? Queste sono le domande a cui Scurati ha cercato di rispondere, decostruendo l’immagine monumentale dei personaggi storici e dando loro una dimensione più umana. Chi, ad esempio, sapeva che a Mussolini puzzavano i piedi? È un problema tipicamente maschile, quindi forse non sorprende, ma è stata menzionata da molti dei suoi collaboratori che hanno avuto l’opportunità di essere nella stessa stanza con lui quando il duce si toglieva le scarpe e appoggiava con nonchalance i piedi sul tavolo. Di queste curiosità e chicche il libro è pieno. L’intento principale dell’autore era proprio quello di restituire a Mussolini la sua dimensione umana, di non farne né una caricatura né un demone, ma di mostrarlo come un uomo di straordinarie capacità e un politico efficace che tuttavia alla fine ha portato l’Italia alla rovina. È in una valutazione così oggettiva, secondo l’autore, che risiede la maturità della coscienza civile di un Paese. “Bisogna saper guardare indietro, guardare dentro la propria storia e rendersi conto che il fascismo ha plasmato antropologicamente gli italiani. Leggendo questo libro, ci rendiamo conto che siamo più simili a Mussolini e ai fascisti di quanto vorremmo. Dobbiamo accettarlo, affrontarlo, imparare dal passato e condannare con forza questa fetta di storia”, afferma Scurati. L’obiettivo del libro e dell’omonima serie televisiva, presentata quest’anno in anteprima mondiale all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è quello di smuovere le coscienze dei lettori e degli spettatori e di farli sentire disgustati dal fascismo. Sia l’autore del romanzo che il regista Joe Wright (“Orgoglio e pregiudizio” 2005, “Espiazione” 2007, “L’ora più buia” 2017), così come gli attori, sentivano che stavano compiendo una sorta di missione storica nel raccontare questi eventi. Il punto di forza della serie è la fenomenale recitazione degli attori. Luca Marinelli, uno degli attori italiani più acclamati, è strepitoso nel ruolo di Mussolini. Inizialmente ha avuto grandi dubbi nell’accettare il ruolo, perché è un antifascista incallito, ma ha capito che interpretando questo personaggio si assumeva la responsabilità di raccontare la storia del fascismo come monito. Nel prepararsi al ruolo, ha dovuto sospendere ogni giudizio sul suo personaggio. Non pensava a Mussolini come a un demone o a un pazzo, come veniva descritto, ma come a un criminale perché aveva scelto di commettere crimini terribili.

Un altro innegabile punto di forza del film è il tempo e il ritmo della narrazione che gli autori hanno ottenuto grazie a un ottimo montaggio e alla musica, composta da Tom Rowlands dei Chemical Brothers. Interessante inoltre il fatto che Mussolini si rivolga direttamente alla macchina da presa e spieghi i motivi delle sue decisioni direttamente allo spettatore. Di solito queste soluzioni non mi convincono, ma in questo caso entrare nella testa di un uomo posseduto dalla brama di potere aiuta a comprendere meglio le sue azioni. Tutto questo insieme ha dato un’eccellente rappresentazione del dinamismo, della paura e della massima fedeltà all’epoca. Inizialmente Scurati non era del tutto convinto di questo stile di narrazione cinematografica. Aveva immaginato un adattamento cinematografico della prima parte della sua tetralogia (i titoli delle parti successive sono M. l’uomo della provvidenza, M. Gli ultimi giorni d’Europa, M. l’ora del destino, Giunti Editore) con un tono più tradizionale e documentaristico, motivo per cui ci sono state lunghe discussioni con regista e produttore che fortunatamente sono andate a buon fine.  

Quando si legge M. Figlio del secolo, è bene ricordare che la storia deve essere sempre contestualizzata, non può essere giudicata dalla prospettiva dei tempi in cui viviamo. All’epoca, l’Italia era in totale rovina e in crisi economica. La gente aveva bisogno di uscire dalla povertà, voleva una crescita economica e una vita migliore. Mussolini si impegnò a soddisfare queste aspettative e, una volta conquistata la fiducia e il sostegno delle persone, cercò di ottenere di più, ricorrendo a misure radicali per raggiungere i suoi obiettivi. Conviene ricordarselo perché, come ci dice Luca Marinelli dallo schermo nei panni del duce, “la democrazia è bellissima, ti dà un sacco di libertà, anche quella di distruggerla”.

 

La traduzione polacca dell’ultimo volume della tetralogia su Mussolini sarà pubblicata dalla casa editrice Sonia Draga nell’autunno 2025.