
traduzione it: Kacper Czapiewski
Incontriamo Magdalena Trudzik all’Istituto Polacco di Roma per fare il punto sul lavoro di questa importante istituzione.
Cosa significa per voi la “polonità”? Quale volto della cultura polacca cercate di mostrare al pubblico italiano?
Questa domanda va considerata in due aspetti. In primo luogo, come Istituto Polacco, dipendiamo dal Ministero degli Affari Esteri e, di conseguenza, dobbiamo attuare le priorità della politica estera polacca nel campo della diplomazia pubblica e culturale. Al momento, poniamo la maggiore enfasi sui successi contemporanei del nostro Paese. Posso citare, ad esempio, le mostre di Robert Kuśmirowski a Bologna e Torino. Sosteniamo anche la promozione del teatro polacco, basti menzionare Łukasz Twarkowski e il suo spettacolo Rohtko o Marta Górnicka con Matki. Pieśń na czas wojny al Festival teatrale Presente Indicativo – Milano Porta Europa. Non dimentichiamo, però, i legami storici tra Polonia e Italia, che danno vita a importanti iniziative culturali. Ci riferiamo alle relazioni secolari tra i nostri Paesi – dal Rinascimento ai giorni nostri – ad esempio, la storia della battaglia di Montecassino e il contributo dei soldati del II Corpo d’Armata Polacco del generale Władysław Anders alla liberazione dell’Italia.
Nel programma dell’Istituto troviamo Penderecki, Moniuszko e Chopin, ma anche giovani artisti contemporanei. Qual è il filo conduttore di queste proposte?
Cerchiamo qualità eccellente, indipendentemente dal campo artistico. Accanto alla musica classica, proponiamo anche il jazz, che in Italia gode di grande apprezzamento. Ne sono prova la popolarità di istituzioni come la Casa del Jazz a Roma o dei festival jazz italiani, ad esempio a Novara o Ancona. In collaborazione con la Fondazione Musica per Roma, a gennaio abbiamo ospitato Leszek Możdżer e Zohar Fresco. Questa musica trova sempre un pubblico qui.
Cercate anche di raccontare la Polonia attraverso la cultura popolare?
Questo è un tema importante. L’anno scorso, il gruppo Mazowsze si è esibito a Roma (al completo). Il concerto è stato accolto con entusiasmo dal pubblico italiano e dalla comunità polacca locale.
È difficile promuovere la cultura polacca in Italia, un Paese con una storia e un patrimonio artistico così straordinari?
È davvero difficile competere con l’Italia, ma credo che questo non riguardi solo la Polonia, bensì qualsiasi altro Paese che cerchi di promuovere il proprio patrimonio culturale in Italia. Per questo è necessario trovare altre strade. Il campo in cui possiamo competere e offrire un programma di alto livello è proprio la contemporaneità. Questo è ciò che interessa agli italiani. Il già citato Robert Kuśmirowski è stato invitato dal Museo d’Arte Moderna MAMBO di Bologna per organizzare delle mostre nel 2024. Attualmente, la sua mostra è in corso al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. Inoltre, il festival delle arti performative di Santarcangelo è da alcuni anni sotto la direzione di Tomasz Kireńczuk…
Ci sono valori universali su cui ponete particolare attenzione nella promozione della cultura polacca?
La diplomazia pubblica e culturale è uno strumento fondamentale della politica estera di un Paese. Vogliamo mostrare la Polonia come un Paese solidale, creativo e ispiratore. Cerchiamo di presentarla come un luogo moderno, dinamico, con un ricco patrimonio culturale. Spesso riusciamo a incoraggiare gli italiani a viaggiare in Polonia e, una volta visitate Cracovia, Breslavia o Varsavia, la loro percezione del nostro Paese cambia. Si rendono conto che siamo un Paese tecnologicamente avanzato, con città ben collegate e un’architettura moderna. Vogliamo che la nostra attività ispiri gli italiani e che gli eventi culturali li invoglino a scoprire la Polonia di persona, oltre che a interessarsi al nostro cinema e alla nostra letteratura. Attraverso la cultura, cerchiamo di stimolare l’interesse degli studenti italiani per lo studio della lingua polacca. Attualmente in Italia ci sono ben tredici corsi di laurea in polonistica. A novembre scorso, abbiamo organizzato una conferenza dedicata a Jarosław Iwaszkiewicz per mostrare agli italiani che vale la pena studiare il polacco. Sempre più spesso questa conoscenza assume anche un valore economico: chi parla polacco trova spesso buoni posti di lavoro nel nostro Paese.
La Polonia sta diventando un luogo attraente per gli italiani anche per viverci?
Sì, rappresenta un’opportunità di sviluppo professionale. Sempre più spesso, parlando con amici italiani che vivono a Varsavia, scopro che la loro emigrazione in Polonia non è temporanea: dopo alcuni anni trascorsi qui, vedono il nostro Paese come la loro destinazione definitiva, grazie al mercato del lavoro e alla qualità della vita.
Cosa apprezzano gli italiani della nostra cultura?
Le nostre scrittrici premiate con il Nobel – Wisława Szymborska e Olga Tokarczuk – sono sempre molto popolari. Le loro opere, regolarmente ristampate, occupano posti d’onore nelle librerie italiane. Gli italiani apprezzano anche il cinema polacco. Ogni anno, organizziamo il festival del cinema polacco CIAK Polska, in cui presentiamo sia novità che classici, grazie alla collaborazione con la Wytwórnia Filmów Dokumentalnych i Fabularnych. Wajda, Kieślowski, Zanussi, Has… Il cinema polacco del realismo socialista è molto amato in Italia. Anche la cucina polacca è molto apprezzata! La gastronomia è un tema centrale nelle conversazioni italiane. L’anno scorso, in collaborazione con la sede romana dell’Ente Polacco per il Turismo, abbiamo organizzato un evento che ha messo a confronto la cucina della Piccola Polonia con quella toscana. Ha vinto la Polonia! I piatti erano presentati in chiave moderna, con combinazioni di sapori insolite, come un dessert a forma di ghianda di cioccolato, con una mousse ai funghi selvatici all’interno. Un accostamento sorprendente che ha conquistato tutti.
Come vedono gli italiani l’architettura delle città polacche?
Ci sono due aspetti… È vero che, ad esempio a Roma, i ritrovamenti archeologici rallentano la costruzione delle linee della metropolitana, ma… una cosa è passeggiare lentamente per la città in vacanza, un’altra è affrontare la vita quotidiana. Le soluzioni architettoniche moderne in Polonia migliorano la qualità della vita urbana e gli italiani lo apprezzano molto.
Trova che ci siano temi relativi alla cultura polacca difficili da trasmettere?
Probabilmente no. Dopo tutto, veniamo dalla stessa cerchia di cultura latina. L’unica cosa che dobbiamo ancora convincere è che il polacco è bello e non è così difficile… Ci sono tanti prestiti dal latino e dal greco, che tra l’altro viene ancora insegnato nelle scuole italiane.
Quali sono i vostri progetti per quest’anno?
Stiamo preparando una mostra sulla famiglia Sobieski ai Musei Capitolini di Roma e bisogna sottolineare che l’iniziativa è stata proposta da parte italiana. La mostra sarà inaugurata nel corso di questo semestre e si riferisce all’Anno del Giubileo attualmente in corso. La Regina Marysieńka Sobieska è stata a Roma durante il Giubileo del 1700. La mostra sarà accompagnata da una serie di concerti barocchi tra cui opere di Alessandro e Domenico Scarlatti, commissionati da Maria Kazimiera. Il primo si terrà già il 24 maggio nella Chiesa di Santa Cecilia a Trastevere. Si torna così a contatti storici, che vale la pena ricordare perché offrono un ampio spazio per collaborazione.
E per quanto riguarda il contemporaneo?
A marzo la galleria Eastcontemporary di Milano ospiterà una mostra di artisti provenienti dai Paesi dell’Europa centrale, tra cui Dominika Olszowa e Ali Savashevich. Sempre a marzo, vi invitiamo alla galleria MAGTRE di Roma per una mostra di istallazioni di Agata Stępień, incentrata sul tema della terra. La curatrice è Martyna Sobczyk del museo MOCAK di Cracovia. A maggio è prevista l’inaugurazione di una mostra di fotografie di Rafał Milach presso la galleria Interzone di Roma. Ad aprile celebreremo anche l’80° anniversario della liberazione di Bologna da parte dei soldati polacchi del generale Anders. A luglio, abbiamo in programma di essere presenti al festival letterario di Gavoi, in Sardegna, e al festival jazz di Ancona. A fine anno, vogliamo presentare al pubblico italiano lo spettacolo Capitain Who – una semi-opera, una baracconata musicale in cui si combinano generi musicali di epoche diverse: il barocco e l’opera con il folk e il jazz, le canzoni del lavoro marittimo con la musica ispirata all’opera del compositore del XVII secolo Henry Purcell, il suono del violino jazz con la viola da gamba barocca. Il 1° ottobre si inaugura alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma la mostra italo-polacca Radical Pleasures. A novembre, come da tradizione, vi invitiamo al festival cinematografico CIAK Polska. Ecco alcune proposte selezionate per i prossimi mesi… Molte altre attrazioni attendono il pubblico italiano fino alla fine dell’anno. Vi invitiamo a consultare gli eventi sul nostro sito www.instytutpolski.pl/roma e sui social media.