Leggo, vivo meglio: consigli di lettura per estate

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Libreria "Acqua Alta" a Venezia

Napoli, la Sardegna, la Sicilia, ricordi di viaggio, avventure tra Venezia e Varsavia, la Felicità da cercare a Polignano a Mare, ma poi anche gialli, storie familiari e amicizie in montagna! 

Le vacanze sono il momento ideale per staccarsi dall’invadente quotidianità virtuale che ci assedia tra e-mail, videocall, social network, whatsapp, e ritrovare uno spazio nostro di sogno e riflessione tuffandoci in arricchenti letture. Insieme ad alcune case editrici con cui collaboriamo, vi consigliamo qualche titolo che sarà il perfetto passatempo durante le vostre vacanze estive. In questo spaccato di generi e stili diversi, tutti troveranno qualcosa per sé.

 

Casa editrice Sonia Draga

Sandrone Dazieri, “Il male che gli uomini fanno”

“Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto insieme alle loro ossa.” Questa citazione tratta da “Giulio Cesare” di Shakespeare (atto III, scena II) è il motto e l’ispirazione per il titolo del romanzo di Dazieri.

Trent’anni fa Itala Caruso, poliziotta a capo di un giro di corruzione, viene incaricata di trovare le prove per mandare in carcere l’uomo accusato di essere il Persico, assassino che ha rapito e strangolato tre adolescenti. Itala non può rifiutare, ma sa che sta facendo la scelta sbagliata. Dopo qualche anno il Persico colpisce di nuovo, rapisce Amala Cavalcante e la imprigiona nel sotterraneo di un edificio. Amala capisce che non uscirà viva da lì, a meno che non trovi il modo di fuggire. Francesca Cavalcante è la zia di Amala ed è un avvocato. Trent’anni prima ha difeso senza successo l’uomo accusato di essere il Persico. Lei sa che il suo cliente era innocente, e che il vero assassino è ancora in giro. E che forse è stato lui a rapire sua nipote. Gershom Peretz, detto Gerry, dichiara di essere un turista israeliano, ma è arrivato subito dopo il rapimento di Amala e sembra disposto a tutto pur di ritrovarla. Anche a uccidere.

Silvia Avallone, “Cuore nero”

Un romanzo commovente sui cuori pieni di oscurità, sul potere della rabbia e sulla difficoltà di perdonare se stessi

L’unica strada che porta a Sassai, un piccolo insediamento in mezzo alle montagne, è un sentiero ripido e tortuoso che attraversa un bosco di faggi. È qui che un giorno appare Emilia, con i capelli rossi e ricci, una trentenne magra e robusta che indossa una tuta da ginnastica viola e una giacca verde brillante.

Il suo arrivo viene osservato da Bruno dalla casa vicina, come un’intrusione. È una donna dall’accento straniero, con tante borse e valigie: cosa ci fa in un posto così isolato dal resto del mondo?

Quando finalmente si incontrano, ognuno con il proprio bagaglio di solitudine, negli occhi di Emilia – “privi di luce, come due stelle spente” – Bruno vede un abisso simile al suo. Entrambi hanno vissuto il male: lui come vittima, lei come carnefice, per il quale ha pagato con molti anni di carcere, ma senza la possibilità di redimere le proprie azioni.

Sassaia è il loro nascondiglio: l’unico modo per sfuggire a un futuro in cui nessuno dei due crede più. Ma il futuro arriva nonostante tutto ed è governato dalle sue leggi. Colpevoli o meno, vittime o carnefici, il tempo passa e ci mostra ciò che siamo veramente: infinitamente fragili e fatalmente umani.

Una storia penetrante che commuove e diverte, che si muove tra condanna e salvezza e che dimostra che tutti, indipendentemente dalle loro azioni, meritano comprensione e perdono.

Paolo Giordano, “Tasmania”

Una storia commovente sulle crisi, grandi e piccole, su un luogo sicuro dove rifugiarsi e sulle difficoltà che dobbiamo affrontare.

Paolo sente che la sua vita sta andando a rotoli. Sua moglie, Lorenza, decide di rinunciare a cercare una gravidanza, mentre lui non smette di sognare un figlio suo: essere padre del figlio di Lorenza non gli basta. La coppia si allontana sempre di più. Paolo si immerge nel suo lavoro e intraprende un viaggio alla ricerca del senso perduto.

Come giornalista, racconta da Parigi la conferenza sul clima dopo gli attacchi terroristici che hanno sconvolto il mondo. Vuole anche scrivere ossessivamente un libro sulla bomba atomica e sulle conseguenze del suo uso. Seguendo i suoi sogni, viaggia attraverso l’Europa e infine finisce in Giappone. Lungo la strada incontra diverse persone, ognuna delle quali cerca di trovare il proprio rifugio sicuro in cui sopravvivere alle crisi che verranno: riscaldamento globale, pandemie, guerre e governi autoritari.

Tasmania è un romanzo sul futuro che vogliamo e temiamo, e sul presente che si sta creando sotto i nostri occhi. L’ansia e la sorpresa di perdere il controllo sono sentimenti insiti nel nostro tempo, e pochi sanno raccontarlo con la stessa bellezza di Paolo Giordano.

Giulia Caminito, “L’acqua del lago non è mai dolce”

Un bel romanzo sulle difficoltà della crescita, sui problemi che dobbiamo affrontare in ogni fase della vita e sui rapporti familiari non sempre positivi

Gaia affronta con coraggio un mondo che sembra non avere nulla di buono da offrirle. Vive ad Anguillara, vicino a Roma: qui trova amore e amicizia, qui sente il peso delle aspettative, delle bugie, delle delusioni e della solitudine. Con il passare del tempo, desidera disperatamente diventare una persona diversa da sua madre, Antonia, una donna orgogliosa e testarda che cerca morbosamente di controllare il marito disabile e i quattro figli. Ma è possibile tagliare il nodo che ci lega ai nostri genitori? O ci sono momenti in cui, senza rendercene conto, ci comportiamo esattamente come loro?

L’acqua del lago non è mai dolce racconta la storia di un difficile viaggio verso l’età adulta. Della forza di una donna che ha il coraggio di seguire i propri sogni e della necessità di sfidare tutti, a volte anche le persone più vicine.

Paolo Cognetti, “Le otto montagne”

Le montagne non sono solo neve, precipizi, cime, torrenti, laghi e pascoli. Le montagne sono uno stile di vita. Un susseguirsi di passi, silenzio, tempo e giusta misura. 

Pietro è un ragazzo di città, un solitario un po’ lunatico. Sua madre lavora in un consultorio familiare in periferia, suo padre è un chimico che ogni sera torna dal lavoro pieno di rabbia. Pur essendo diversi, sono uniti da una passione comune: la montagna. È lì che si sono incontrati e innamorati, e hanno stretto un legame così forte che nemmeno una tragedia familiare è riuscita a separarli.

Quando scoprono Grana, un piccolo villaggio in una valle ai piedi del massiccio del Monte Rosa, sentono di aver trovato il loro posto sulla terra. È lì che Pietro trascorre d’ora in poi tutte le sue vacanze estive e incontra Bruno, un coetaneo con i capelli della tonalità della corda di canapa e il collo bruciato dal sole, che invece di riposare deve pascolare le mucche.

Durante questi mesi estivi, Pietro inizia a fare escursioni in montagna con il padre, scopre i segreti della valle e degli edifici abbandonati, conquista sentieri ripidi. È allora che nasce l’amicizia con Bruno che, sebbene spesso a distanza, durerà a lungo.

Casa editrice Austeria

Jarosław Iwaszkiewicz, “Viaggi in Italia”

Se devo credere alle voci delle guide e dei bedeker, sono stato a Roma circa trenta volte, in Italia senza Roma sei volte e in Sicilia tredici volte. Questi viaggi si sono estesi per più di mezzo secolo. Mi è stato suggerito di scrivere qualcosa di simile al Voyage en Italie di Taine o alle Lettere dall’Italia di Kremer, ma sarebbe difficile per me concentrare in un insieme ragionevole impressioni disperse in un tale arco di anni e ricevute in condizioni così diverse. Tanto più che non è mia intenzione unificare queste impressioni mettendo un rivestimento filosofico sotto il mio lavoro, come ha fatto Taine, o la mia ambizione di illustrare la storia dell’arte europea, come ha fatto Kremer, abbellendo la sua argomentazione con la filosofia di Hegel. Né vorrei trasmettere un’opera su un “viaggio in Italia” sotto forma di immagini separate, sparse come perline, non infilate insieme e già tinte di una visione troppo personale dei luoghi e delle vicende italiane, come ha fatto la signora Kaschnitz con grande fascino ed erudizione.

Già dalle poche parole che ho scritto finora, sono un po’ in apprensione, in primo luogo per il numero dei miei predecessori che, nel corso di molti secoli, hanno scritto i loro “viaggi in Italia”, ognuno a modo suo; e in secondo luogo per le difficoltà che incontrerò nel cercare di cementare in qualche modo questa moltitudine di esperienze, distese in tanti anni. La cosa più difficile sarà dare la quintessenza di un Paese e di un costume che, immutabile in linea di principio, ha in fondo sperimentato molto nel corso di più di mezzo secolo e ha accolto queste esperienze, forse non cambiando la sua natura, ma aggiungendo una grande varietà ai dettagli della vita quotidiana, oltre che al contenuto essenziale della sua esistenza.

Estratto dalla prefazione intitolata Al lettore di Jarosław Iwaszkiewicz

Jarosław Iwaszkiewicz, “Il libro sulla Sicilia”

“Ho letto Il libro sulla Sicilia di Jarosław Iwaszkiewicz due volte in una volta […]. Ho cercato di seguire i singoli fili. Fin dall’inizio ne appaiono tre principali. Considerazioni estetiche. Accanto ad esse, un filo di riflessioni storiche, sociali e politiche e, infine, un filo di reminiscenze personali. Qual è il filo conduttore più importante? Quale domina? Naturalmente, mi rendo conto che la formulazione stessa di queste domande non è molto felice. Dopotutto, questi fili si intrecciano grazie all’arte scrittoria di Iwaszkiewicz in un bellissimo disegno e, come in un elaborato arazzo, non possono essere separati, poiché sono elementi di un insieme armonioso e inseparabile, eppure, se penso a questo libro ora, mi sembra che il filo più importante in esso sia la corrente dei ricordi personali dello scrittore. È per questo che Viaggi siciliani è diventato una lettura così appassionata, perché ci permette di capire meglio la sua opera. […]

Henryk Krzeczkowski,

Estratto di una recensione su “Express Wieczorny”, 1957, n. 3

Natalia Ginzburg, “Tutti i nostri ieri”

«Scritto nel 1952, Tutti i nostri ieri è il pendant romanzesco di Lessico famigliare… Chi scruta e registra è una ragazza un po’ al margine, che si tiene come fuori dal gioco, che pare finga non saperne nulla ma che poi è l’anima, affettuosa e feroce, di tutto il nodo di sentimenti che intorno si svolge. Solo che qui la voce è fissata in una specie d’immaturità attonita e sorda, e in un’unica cadenza, quasi un canto monodico, percorre tutto il libro… Il piacere di Natalia è inventare storie familiari che portino in sé quello snodarsi di sentimenti e legami e caratteri e simpatie e antipatie e rancori e amori, che hanno le storie delle vere famiglie, e quel tanto di sempre prevedibile e quel tanto di sempre casuale, e quel tanto di comune aria di famiglia e quel tanto d’imprevedibilità individuale nel venir su dei figlioli, una generazione dopo l’altra».

Italo Calvino

Sebastiano Giorgi, “Corte Polacca. Un veneziano a Varsavia”

Dopo il successo ottenuto nella versione italiana, pubblicata nel luglio del 2023, dalla casa editrice Austeria, il racconto “Corte Polacca” – divertente avventura tra Venezia e Varsavia – di cui è autore Sebastiano Giorgi, è uscito nel maggio del 2025 in polacco, sempre con Austeria e con traduzione di Magdalena Wrana. La traduzione del libro, presentata durante la scorsa edizione della Fiera Internazionale del Libro di Varsavia, è stata possibile grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Italiano. Sul sito di Austeria il libro è disponibile sia in polacco che in italiano.

Proponiamo qui un breve estratto dell’introduzione scritta da Jacek Palasinski e della postfazione di Jarek Mikolajewski. Buona lettura!

Condivido l’amore dell’autore per Varsavia e Venezia, il destino di entrambe le città mi sta a cuore, e con il mio lavoro cerco di avvicinarle, convinto che possiamo imparare l’uno dall’altro, per unire le culture inesauribili di queste metropoli, di cui noi polacchi conosciamo troppo poco i legami. Ma dopo aver letto il libro, ne sapremo molto di più.

Jacek Pałasiński

Sebastiano Giorgi vive a Varsavia, dove ha portato con sé Venezia, dove vive lui, la sua memoria, la natura e la cultura. Quindi abbiamo Varsavia, abbiamo Venezia e abbiamo i personaggi: Agata, di cui sappiamo tutto quello che c’è da sapere, cioè niente, a parte il fatto che è il contenuto della vita e l’oggetto di ammirazione quotidiano di Sebastiano. Abbiamo un amico italiano che è venuto a recitare in un film su Bernardo Bellotto, detto Canaletto. Abbiamo Casanova, che non solo si inserisce perfettamente nella struttura mozartiana della storia, ma è stato anche a Varsavia, e quindi non c’è motivo per cui non debba essere presente nel libro. Abbiamo il mondo veneziano, tratto dalla biblioteca dei ricordi dell’autore, con le delizie, le curiosità, i souvenir, i problemi (come le restrizioni della città all’accesso dei turisti, verso le quali – le restrizioni, non i turisti – Sebastiano ha un atteggiamento chiaro e radicale). Infine, abbiamo Varsavia, con particolare riferimento al Parco Łazienki, che è l’ambientazione del film realizzato sullo sfondo della storia.

Jarek Mikołajewski

Link alla recensione di Małgorzata Ślarzyńska: https://www.gazzettaitalia.pl/corte-polacca-sebastiano-giorgi/

Joanna Olkiewicz, “La Sicilia tra la storia e la leggenda”

Il libro di Joanna Olkiewicz sulla Sicilia inizia come dovrebbe: con il mito, con lo scontro tra Zeus e Tifone, e finisce in modo meno poetico con osservazioni sulla povertà, l’arretratezza, la politica. Ma la cosa più importante è sempre la storia. Perché è impossibile capire la Sicilia senza conoscere la sua storia, che in genere è confusa. Ci vuole un grande talento per semplificare ciò che è complesso senza perdere i dettagli o generalizzare. Olkiewicz vede la Sicilia in un caleidoscopio di storia e leggenda. Di tanto in tanto cambia il punto di vista, a volte zoomando su qualcosa, altre volte guardandola da lontano. Mescola campi, paesaggi, equipara il sublime a ciò che è vicino alla vita. Non dimentica le persone che hanno fatto la storia dell’isola, sia quelle registrate negli annali, quelle in prima linea, sia quelle che scompaiono nel buio della storia. La Sicilia di Olkiewicz è un’arena di lotta tra potenti forze della storia, nazioni e religioni, e allo stesso tempo un palcoscenico intimo attraverso il quale, come in un teatro, sfila una galleria di personaggi-attori, dalle fisionomie particolari. Ci sono greci, romani, arabi, ebrei, normanni, andegavi e aragonesi, ci sono borbonici, italiani contemporanei e americani. Ci sono re, soldati, cospiratori, strambi e sottili amanti dell’arte. Ci sono cronache storiche e romanzi contemporanei, c’è l’architettura e il cinema, e accanto ad essi, o meglio sotto di essi, le risorse naturali che cambiano l’aspetto dell’isola. Ci sono mare e montagne, ci sono città e villaggi. Olkiewicz appartiene a un ristretto gruppo di grandi divulgatori, amanti dell’Italia, che scrivono con competenza e amore. Ripete ciò che andrebbe ripetuto, e ci incoraggia a cercare le nostre tracce, a tracciare un percorso privato tra ciò che già esiste nella storia, nella letteratura e nell’arte. Perché solo così si può conoscere e capire l’isola di cui Sciascia ha scritto che è “misteriosa, spietata, vendicativa e bellissima”.

Marek Zagańczyk

Joanna Olkiewicz, “Racconti di italiani e polacchi”

Rigogliosi, ramificati in tutti i settori della vita, i contatti reciprocamente vantaggiosi tra polacchi e italiani esistono da secoli, dagli albori della storia. L’estesissimo legame polacco-italiano è difficile da cogliere nella sua interezza: è un tema-fiume, rapido e ampio, in cui emergono sempre nuove correnti, alcune delle quali ci trascinano nelle loro profondità e altre ci sfiorano appena. […] Dalla grande quantità di materiale, l’autore ha cercato di estrarre ciò che è più importante e allo stesso tempo di delineare l’intera questione: quali doni storici di inestimabile valore si sono dati i polacchi e gli italiani, e come la loro storia si è intrecciata.

Wydawnictwo Czarne

Jeff Biggers, “Sardegna. Viaggio nel tempo”

“Sardegna. Viaggio nel tempo” di Jeff Biggers non è una guida ma piuttosto quello che i sardi chiamano s’arrogliu ovvero un incontro conviviale tra amici. Come ammette l’autore: “voglio che la gente viaggi e faccia vacanze in Sardegna, ma voglio che sia un viaggio profondo. Invito i lettori a sedersi con me la sera, bere un bicchiere di vino, mangiare e raccontare le loro storie. È questa idea del libro”. 

Jeff Biggers, storico e scrittore americano, è arrivato in Sardegna nel 2017 per passare un anno sabbatico. Una iniziale voglia di pausa e riposo si è trasformata in un sorprendente viaggio alla scoperta della storia e della cultura sarda. “Ho partecipato ai loro eventi, sono stato con loro, alle loro feste. Ho fatto delle amicizie e loro mi portavano i loro libri per farmi conoscere gli scrittori locali. È stato più che altro un tour di ascolto. E poi è diventato un tour di lettura. E credo che sia così che si inizi a entrare nelle altre culture, mettendo da parte le proprie visioni. La parte più importante di questo libro è stata la scritta durante il Covid. Quando sono rimasto 18 mesi senza lavoro mi sono chiuso a leggere i miei 300 libri che avevo portato dalla Sardegna e ho capito che voglio essere il messaggero di questi scrittori per mostrare questo incredibile tesoro di letteratura. Il mio libro è un’introduzione agli scrittori e agli storici sardi.”

Gregor von Rezzori, “Tracce sulla neve”

Una storia piena di nostalgia sul declino della Mitteleuropa. Un ritratto elegiaco del tempo e dei luoghi nella mano del maestro austriaco del modernismo

“I bei momenti del passato possono essere portati dentro di noi come un gioiello nascosto o trascinati dietro di noi come una palla di ferro sulla catena di un galeotto”, scrive Rezzori, riportando alla luce immagini di un passato lontano e coinvolgendo noi lettori in questo flusso temporale e restituendo ciò che sembrava irrimediabilmente perduto.

Rievocando il momento storico del crollo dell’Impero austro-ungarico in Tracce sulla neve, von Rezzori scrive della disintegrazione del suo mondo privato, della disintegrazione della sua famiglia, della sua vita nomade tra le case della madre e del padre in Bucovina, la casa dei nonni a Vienna e le scuole e i collegi. Crea ritratti delle persone care che hanno influenzato la sua vita: una madre con tendenze nervose, un padre che travolge tutti con la sua brutale vitalità, una sorella prematuramente scomparsa, una tata “selvaggia” di nome Cassandra e un’istitutrice dai capelli bianchi con cui ha mantenuto un’amicizia fino alla fine della sua vita. 

Rezzori non sembra credere nella possibilità di scrivere un racconto autobiografico cronologico, fedele alla verità e al tempo. Sceglie un metodo che si muove tra finzione e realtà, e il loro gioco diventa parte delle sue riflessioni.

Vincenzo Latronico, “Le perfezioni”

Finalista all’International Booker Prize

Lavorare nell’industria creativa, senza un lavoro a tempo pieno o seduti in ufficio. Appartamento berlinese luminoso, arredato alla moda e pieno di piante. Esperimenti culinari, discussioni politiche, avventure con le droghe e serate che finiscono in tarda mattinata. Una vita eccitante e perfetta, meticolosamente raccontata sui social media: chi non vorrebbe essere Anna e Tom?

Tuttavia, fuori dalla vista di amici e follower, l’insoddisfazione cresce. La vita di tutti i giorni, codificata dalle riviste di lifestyle e replicata all’infinito sui feed di Facebook e Instagram, comincia ad essere opprimente. Il lavoro annoia e frustra, il gruppo di amici si disintegra, l’impegno politico inizia e finisce online. I personaggi, intrappolati nelle loro idee di perfezione di vita, vogliono trovare qualcosa di vero. Ma esiste ancora qualcosa del genere?

Il libro di Vincenzo Latronico è una prosa amara sui sogni e le delusioni di una generazione di trentenni contemporanei. Una parabola sull’autenticità, sempre più difficile da trovare.

Piotr Kępiński, “Napoli dolce come il sale”

Chiunque sia stato a Napoli sa che è impossibile restarne indifferenti. L’odore della pizza e la puzza di spazzatura. La bellezza dell’architettura e la bruttezza dei palazzi sporchi. La dolcezza delle arance mature e la salinità del Mar Tirreno. Per secoli, Napoli ha affascinato gli studiosi, ispirato gli artisti e attirato i viaggiatori. E sebbene ne conosciamo il volto letterario o cinematografico, non sappiamo ancora bene perché sia sinonimo di stancante disordine per alcuni e di incantevole degrado italiano per altri.

Piotr Kępiński ci accompagna in un viaggio letterario e ci fa conoscere gli angoli del mondo napoletano. Insieme all’autore, leggiamo libri sulla città e seguiamo i titoli dei giornali. Beviamo limoncello e brodo di polpo, esploriamo le periferie e le moderne stazioni della metropolitana, ammiriamo la street art e guardiamo i film con Totò. Camminiamo con il Vesuvio in testa e la selva di cunicoli sotto i piedi.

Napoli dolce come il sale è un tentativo di ridefinire Napoli, andando oltre i soliti schemi fissati dai classici e dalla cultura pop. Una storia vivace, densa e brillante su un luogo che si ama o si odia. Perché c’è forse un’altra città al mondo, che, come scrisse Goethe, dopo averla vista, ci invita a morire?

Wydawnictwo Znak

Maciej A. Brzozowski, „Boskie. Włoszki, które uwiodły świat”

Passionali e amorevoli. Spietate, viziose, vanitose. Le donne italiane piacciono. Possono essere pericolose. Matilde – la donna più potente dell’Europa medievale – è combattuta tra fede e fedeltà per tutta la vita. Olimpia governa lo Stato della Chiesa, il Papa e i re la ascoltano, le folle la ammirano e la odiano. Grazie alla sua perseveranza e alla sua coerenza, Jadwiga si fa strada dal villaggio vicino a Kielce fino ai salotti italiani, e da lì è a un passo dalla fama internazionale. Virginia getta il suo ritratto nel camino, perché non sopporta di competere con l’immagine fissata sulla tela. Christine cerca la realizzazione nell’amore. Lo trova nella politica, capace di contenere il suo ego gonfiato. Carla vive come una principessa di una fiaba franco-italiana. La stampa attende i suoi inciampi con il fiato sospeso. Monica, una bella ragazza di una piccola città umbra, nei film interpreta sante, regine, la moglie di un faraone, uno scienziato, una spia, una femminuccia – convertita e temporanea, una diva dell’opera, una strega e se stessa. In qualsiasi parte del mondo si dica “attrice italiana”, la risposta sarà lei. Chiara sta costruendo un impero online che nessun altro influencer può eguagliare. Ha tanti fan quanti ne hanno la Svizzera, il Portogallo e la Svezia messi insieme. È bella e potente, e per questo non sorprende che “Forbes” l’abbia nominata persona dell’anno. La nuova edizione del primo libro sulle donne italiane in cui non troverete Sophia Loren. Però Monica Bellucci c’è! 

Il 2 luglio la casa editrice Znak pubblicherà la seconda parte della collana, questa volta dedicata agli uomini, “Rajskie ptaki. Włosi, którzy podbili świat “.

Wydawnictwo Wielka Litera

Katarzyna Kalicińska, Radosław Figura, „Felicità”

Il titolo del romanzo di Katarzyna Kalicińska e Radosław Figura è un po’ ingannevole. “Felicità” (Wielka Litera 2024) fa venire subito in mente la canzone di successo di Albano e Romina, che viene spogliata del suo magnifico splendore non appena iniziamo a imparare l’italiano e a capire il senso (o meglio il nonsenso) delle parole. La seconda cosa che uno pensa quando legge il titolo del libro è che sarà una storia sdolcinata con sullo sfondo il sud d’Italia. Una storia sugli amori sfrenati, buon cibo e sul banalissimo dolce far niente. In questo caso, il nostro scetticismo iniziale di trovarci di fronte all’ennesimo cliché andrà in fumo dopo la lettura dei primi capitoli. Stiamo infatti leggendo storie di vita, ma di una vita verosimile in cui protagonisti devono affrontare avversità, a volte al di là delle loro possibilità. Zośka, la protagonista del libro, deve affrontare il tradimento, la perdita del marito e la rottura del rapporto con la figlia adolescente Oliwia. Il ritmo dinamico della trama, i dialoghi vicini alla vita quotidiana di ognuno di noi, fanno sì che ci si immerga completamente nella storia. Le protagoniste sono due ragazze comuni con cui ci identifichiamo facilmente, e i loro problemi probabilmente ricordano spesso i nostri, e questo ci invoglia alla lettura per sapere cosa hanno fatto loro in quelle situazioni. “Felicità” è un romanzo scritto dal punto di vista della madre della storia, ma esiste anche un secondo libro, “Primo amore” di Kamila Kisiała, che racconta la stessa storia attraverso gli occhi della figlia. Si tratta di un metodo interessante che offre grandi possibilità nel previsto adattamento televisivo di entrambi i romanzi.

“Felicità” è un libro sulla ricerca del senso e della gioia in un momento in cui la vita sembra andare in pezzi. La felicità è solo un barlume, una nanoparticella che appare e scompare. Il trucco è saperla notare, anche nella vita reale.