Gattai il regista che discende da un re polacco

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Danilo Gattai è un regista e attore romano discendente di un’amante del re polacco Stanislao Augusto Poniatowski. La vita dipende da un caso. Siamo nati per caso, scriviamo per caso, per caso ci innamoriamo e creiamo le famiglie. Tutta la nostra vita è subordinata da un “caso inconcepibile”, come direbbe, con la sua sublime ironia, la nobel polacca Szymborska, un’esperta della sorpresa data dalla coincidenza, quindi… della vita umana.

L’anno scorso lavorando sulla traduzione polacca di un dramma di due autori romani, Marco Di Bartolomei e Emiliano Crialesi, “Dalla Parte del lupo”, non potevo certo prevedere che qualche mese dopo, durante il suo debutto sul palcoscenico del Teatro Nuovo Colosseo (ad inizio dell’ottobre 2011) avrei stretto la mano, per fargli le congratulazioni per quella splendida postmoderna interpretazione di un testo molto difficile, al direttore artistico in persona Danilo Gattai, discendente di un’attrice italiana che fu amante del re polacco Stanislao Augusto Poniatowski! E per chi ha studiato a scuola il ruolo del Teatro Stanislaviano nell’illuminismo polacco (la prima scena fissa polacca, Teatro Nazionale e Boguslawski, internazionale scambio di testi con Francia e Italia, collaborazione delle menti più grandi dell’epoca come Ignacy Krasicki, Franciszek Karpi?ski, Franciszek Zab?ocki, Franciszek Dionizy Knia?nin, Adam Kazimierz Czartoryski!) un incontro del genere fa impressione, in particolare su una filologa posseduta dallo spettro del passato culturale dell’Europa. Dopo 300 anni la storia dell’illuminismo italo-polacco ritorna, si fa viva, chiude il cerchio come direbbe Nietzsche. Per caso.

Per la seconda volta, spero non l’ultima, esattamente un anno dopo incontro Danilo Gattai nell’antico Caffé Greco, via Condotti, Roma. Anche questo non è senza significato, è un gesto simbolico, doppiamente storico (là re Stanislao, qui bardo Mickiewicz). Il simbolo nelle mani di un artista diventa uno strumento potente, esprime tutto quello che il linguaggio comune non sa descrivere. Nel nostro caso, sottolinea l’atmosfera, ci riporta, volens nolens, tra i fumi del passato teatrale italo-polacco.

Danilo, che piacere rivederti! (esclamo!) È passato un anno dal debutto teatrale del dramma ”Dalla Parte del Lupo” a Roma. Cosa hai fatto nel frattempo? “Ora sono concentrato sull’altro me stesso, non il regista, ma l’artista figurativo, che disegna, dipinge e esprime l’indicibile attraverso l’immagine fissa, attraverso la forma e il colore,” racconta Gattai. Tornando al testo di Marco Di Bartolomei e Emiliano Crialesi e alla tua regia dell’anno scorso volevo solo dirti che sei stato “fenomenale”! Durante il lavoro di traduzione mi rendevo ovviamente conto delle potenziali difficoltà quali un regista potrebbe incontrare mettendo in scena una storia del genere (potere, sesso, frode) ma tu ce l’hai fatta in modo eccezionale! Hai risolto il rebus dello spazio e dei monologhi oscuri molto complicato. Non menzionando delle scene violenti e forti. Hai risolto tutto con… i cubi… “I cubi sono un prestito della mia infanzia. Da bambino un anziano e grosso falegname, che sembrava un orco buono, mi regalava gli scarti del suo lavoro: proprio dei pezzetti cubici di legno profumatissimo. Io con quelli costruivo il mio mondo. Ma nello spettacolo erano il simbolo della vita che disfa e costruisce, allestisce e annienta, genera e distrugge ed ecco perché venivano mossi dagli attori, o messi uno sugli altri a formare muri, sedute e poi distrutti a lasciare solo lo spazio.” Come descriveresti il tuo cast, la tua collaborazione con Vanni Corbellini e Giovanni Scifoni, i due protagonisti di primo piano? “Vanni: elegante e bello, Giovanni: animale da palco. E poi tutti gli altri: Giorgia Fanari: fresca e gioviale, Elisa Panfili: sanguigna e profonda, Carla Di Pardo: lucida e sottile, Danilo Zuliani: appassionato e intenso, Davide Cortese: pieno di sprint e amore.” Ecco, parlando degli attori e dell’arte dell’interpretazione… sei il discendente di Caterina Gattai, un’ottima attrice e cantante italiana venuta a Varsavia nel 700, amante del re polacco Stanislao Poniatowski e moglie di Carlo Tomatis, capocomico veneziano. È tutto vero? Confermi?

“Sì. La mia trisavola mi protegge sempre…L’aspetto più affascinante e romantico della sua vicenda è che da vera stella del teatro La Pergola di Firenze seguì la sua passione amorosa verso Poniatowski, che la portò in Polonia. L’amore per il teatro e per un uomo furono le spinte della sua esistenza. Essere attrice nel ‘700 non era facile per una donna. Bella e temeraria la zietta. Mi ritrovo in questo fare avventuroso.” Come sei venuto a conoscenza di questo fatto? L’hai scoperto da solo oppure l’immagine di Caterina, come quella dipinta da Bacciarelli, [quadro attualmente esposto al Museo Lazienki Krolewskie fino al 28 aprile 2013 all’interno della mostra: “Bacciarelli e gli altri. La collezione reale dei quadri di re Stanisalo Augusto”] è stato sempre presente nella memoria collettiva della tua famiglia?

“Già mio padre mi parlava di questa storia, finché alcuni anni fa ho incontrato lo studioso Alberto Macchi, con il quale ho fatto anche uno spettacolo. Consulente di alcuni musei italiani ed esperto di documenti teatrali antichi, Macchi in un suo saggio sulla pittrice Irene Parenti citava proprio la storia della coeva Caterina Gattai. Quando mi conobbe ebbe una gran sorpresa e mi raccontò alcuni particolari su Caterina che ignoravo.” Sei mai stato a Varsavia? “Bè dopo questa intervista aspetto un invito dalle istituzioni! Scherzo!” Intanto ti invito io a nome della nostra capitale, devi venire il prima possibile, non solo per vedere la mostra di Bacciarelli ma anche il bellissimo parco reale Lazienki, i suoi pavoni, il Palazzo sull’acqua in stile neoclassico e soprattutto il teatro, quel teatro su un isolotto, progettato da un altro genio italiano, Domenico Merlini, dove la Sig. ra Gattai-Tomasi si esibiva davanti al re. “Sai dove ci troviamo in questo momento?”, ribatte Gattai. Via Condotti è una delle mete che amo di più, ma soprattutto la mattina, quando in giro c’è poca gente e Roma sembra tutta mia. E il caffè Greco ne è la perla, rispondo io. “Sì… è il posto dove per l’ennesima volta la cultura polacca incontra quella italiana. Pensa, questo posto, come la storia tra Caterina e Poniatowski nasce nel 700! È il più famoso caffè letterario di Roma frequentato dagli artisti internazionali, come il grande poeta polacco Mickiewicz (insieme ad altri poeti polacchi dell’Ottocento), e poi ancora D’Annunzio, Leopardi, Shopenauer, Wagner fino al grande pittore Guttuso che lo ritrae in uno dei suoi più celebri dipinti.  Con chi prenderesti il caffè e perché?

“Leopardi mi ha fatto amare la vita. Nel dialogo della Moda e della Morte dice che la prima è sorella della seconda… Parla di dolore e quindi ci fa aggrappare alle cose belle, brevi e intense. Guttuso, del quale ho visto la mostra proprio di recente al Vittoriano, è denso di energia. Quindi prenderei il caffè della mattina col primo e quello di dopo pranzo col secondo!” Torniamo al presente anzi al futuro, quali sono i tuoi programmi per il 2013? “Ma cara, il futuro è ora! Il programma è cambiare sempre i programmi, perché solo nel movimento c’è vita e ricerca.”