Lamborghini 350 GT – C’era un uomo

0
84

traduzione it: Wojciech Wróbel

Ferruccio Elio Arturo Lamborghini aveva solamente 32 anni, quando nel 1948 fondò l’azienda di trattori: Lamborghini Trattori. Poco prima aveva costruito un trattore molto più leggero e piccolo, il ”Carioca”, che era anche molto più economico rispetto alle macchine offerte dalla concorrenza. Lamborghini aveva brevettato una soluzione interessante che ha permesso di avviare il motore con l’uso della benzina e poi passare alla modalità operativa con petrolio greggio che, ovviamente, era molto più economica. I minori costi di produzione furono anche il risultato dell’acquisto di motori dopo il loro uso nell’esercito, fornendo presto alla nuova società numerosi clienti. Negli anni successivi, le seguenti versioni di trattori, cingolati comprese, iniziarono a conquistare i mercati non solo italiani, ma quelli mondiali. All’inizio degli anni 60 del secolo scorso, Ferruccio era già abbastanza ricco da permettersi di guidare le auto di Maranello, che gli piacevano moltissimo e ne possedeva diverse. Ce n’erano anche altre, come due Maserati 3500GT, che acquistò il giorno dopo essere stato sorpassato da questa particolare macchina in autostrada. Tuttavia si lamentava sempre del fatto che tutte queste auto sportive potevano essere migliorate e, soprattutto, andare più veloce. Comunque su una di queste aveva serie obiezioni: si trattava della Ferrari 250GT 2+2 [1962], e più precisamente, sul funzionamento della sua frizione. Vedremo ora una storia che alcuni appassionati di motorizzazione considerano una leggenda metropolitana, altri invece un fatto storico. Quest’ultima versione è confermata da suo figlio Tonino nel libro ”Ferruccio Lamborghini: la storia ufficiale”. Ebbene, durante un incontro con Enzo Ferrari, lo informò che la macchina era fantastica, ma purtroppo tutto il piacere di usarla era rovinato da una frizione difettosa. Ferrari, notoriamente insofferente alle critiche, rispose: ”Caro ingegnere, abbi cura dei suoi trattori e lascia a noi le macchine”. La leggenda vuole che l’orgoglio ferito di Ferruccio fu la molla per fargli fondare il nuovo marchio Automobili Lamborghini. È possibile che questa sia stata la ”scintilla che ha acceso la miccia” di un industriale così esperto, che non aveva paura ad affrontare delle nuove sfide in vari settori [ad esempio la sua azienda Lamborghini Bruciatori produceva caldaie a gas e condizionatori dal 1959], ma a stimolarlo, visto che era un esperto meccanico, fu forse anche il fatto che la frizione del suo trattore aveva le dimensioni che si adattavano perfettamente a questo modello di Ferrari. Tuttavia, funzionava in modo molto più efficiente dell’originale e, particolarmente, era 10 volte più economica. In effetti la possibilità di guadagnare producendo auto sportive è stato per l’intraprendente Lamborghini un incentivo molto maggiore a investire in questo settore rispetto al desiderio di far dispetto a Enzo Ferrari. Le persone intorno a Ferruccio, i dipendenti, le banche… erano molto scettici nei confronti della nuova attività. Anche la sua seconda moglie Anita [la prima, Clelia Monti, morì nel 1947 dando alla luce Tonino] era terrorizzata dall’idea. Ferruccio convinse tutti dichiarando: ”Se costruisco una macchina che soddisferà le mie aspettative, sicuramente soddisferà anche tutti gli altri”. Per calmare Anita, che gestiva il bilancio familiare, ebbe un’idea perversa: finanziò una nuova fabbrica fondata nel 1963 a Sant’Agata Bolognese, abbastanza vicino alla sua città natale, rinunciando a una costosa campagna pubblicitaria per i suoi trattori, che sarebbero apparsi sui cartelloni pubblicitari di tutta Italia. Rischiò un miliardo di lire, sostenendo che le sue macchine sarebbero state una pubblicità molto migliore per i prodotti con il logo Lamborghini. Quanto è stato profetico, basta chiedere oggi agli agricoltori che cosa usano per lavorare nei campi… alcuni risponderanno ”un trattore”, altri invece diranno con orgoglio e sorriso…Lamborghini. Il marchio sui trattori era una scritta semplice e molto leggibile “Lamborghini”, mentre il nuovo marchio di supercar aveva bisogno di qualcosa di unico. Un altro colpo di genio del marketing di Ferruccio, nato sotto il segno zodiacale del Toro e appassionato di corride, imitando un po’ i successi della Ferrari o della Jaguar, anche lui ha scelto per il logo un animale, un toro andaluso: tenace, forte e carico. Lamborghini non era superstizioso, anche se dopo un combattimento nell’arena di solito sopravvive il torero, ma fortunatamente, come dimostra l’ulteriore storia dell’azienda, non questa volta. Nel 1963 Corrado Carpeggiani, braccio destro di Ferruccio, fu incaricato di coinvolgere i migliori specialisti del settore per il nuovo progetto. In soli 6 mesi venne realizzato il prototipo della 350 GTV, per il quale Bizzarrini progettò un motore non tanto sportivo, quanto competitivo. Secondo Ferruccio era un’esagerazione. Si decise di tranquillizzare la potenza e le prestazioni, al che Bizzarrini protestò e abbandonò il progetto. I lavori successivi sulla meccanica sono stati realizzatii da Giampaolo Dallara e Paolo Stanziani. Il prototipo della GTV, carrozzato da Franco Scaglione, fu presentato alla fiera di Torino, dove suscitò grande interesse, ma il modello di produzione, che debuttò pochi mesi dopo a Ginevra come 350 GT, per il quale era responsabile la società Touring, era notevolmente diverso dal suo predecessore. La macchina, per dimensioni e carrozzeria, una coupé 2+2, somigliava ad una Ferrari 250, quella con la famosa ”frizione sfortunata”. Potrebbe essere questo il ”guanto di sfida” lanciato da Lamborghini ai piedi del re di Maranello? Il nuovo marchio viene accolto con entusiasmo e si può solo pensare che se Enzo avesse tenuto conto del consiglio datogli dal costruttore dei trattori due anni prima, forse non avrebbe perso un cliente leale, e negli anni successivi ne avrebbe perso molti. Allora però prevalse l’orgoglio. Pensate a cosa successe a Maranello quando Frank Sinatra, la più brillante star di Hollywood dell’epoca, guidando il nuovo modello di Sant’Agata, l’iconica Miura del 1967, disse: ”Se vuoi essere qualcuno, comprati una Ferrari, ma se sei già una persona così, guida una Lamborghini!”. La Miura [Gazzetta Italia 68 o sul sito Gazzetta Italia] fu la macchina che obbligò tutti i grandi, partendo dalla Benz, passando per Ford, Porsche, Ferrari, ecc.., a fare spazio a Ferruccio ”sull’Olimpo dell’automobilismo”. Quando tutti volevano la Miura, all’improvviso ne interruppe la produzione [762 esemplari], sostenendo che un’opera d’arte non dovrebbe essere troppo comune ma dovrebbe invece essere desiderata. Sorprese ancora nel 1971 con il surreale prototipo Countach LP500, ma il contratto non realizzato per i trattori per la Bolivia ridusse notevolmente anche le finanze di Automobili Lamborghini. Nel 1972/73, frustrato dagli scioperi e dalle perdite subite durante l’implementazione del modello P250 Urraco, decise di vendere l’azienda a imprenditori svizzeri. Poi Ferruccio Lamborghini cambia nuovamente settore tornando alle radici familiari, ovvero l’agricoltura, e fonda vicino a Panicale in Umbria il vigneto ”Tenuta Fiorita”, che è ancora gestito da sua figlia Patrizia, e il loro vino di punta si chiama ”Sangue di Miura”. Ferruccio muore il 20 febbraio 1993 a Perugia, esattamente 30 anni dopo aver creato una delle aziende più note al mondo. Lamborghini ha gestito la sua azienda per soli 11 anni. I modelli che nacquero sotto la sua egida sono: 350GT, 400 GT 2+2, Islero, Espada, Jarama, Urraco, ma soprattutto Miura e l’allora concettuale Countach LP500, furono le fondamenta e la solida base per la leggenda di questa azienda e la sua forza contemporanea. C’era una volta un Uomo!

Tutti gli appassionati di Lamborghini probabilmente vorranno visitare il museo della fabbrica di Sant’Agata Bolognese, attualmente chiamato Mudetec [sic!], cioè Museo delle tecnologie, un’idea strana, lo ammetterete anche voi. Quest’anno celebrano il 60° anniversario della fondazione dell’azienda, esponendo soprattutto gli ultimi modelli, ma nell’ambito di questo testo vi consiglio quello forse meno elegante e sterile, il Museo Ferruccio Lamborghini, gestito da Tonino, situato 25 km a est in località Casette di Funo. Qui si possono ammirare tutte le passioni di Ferruccio, ovvero i trattori, l’originale Carioca, le barche, come ad esempio l’Offshore Fast 45 Diablo, il cui motore vinse 11 volte il campionato del mondo, un prototipo di elicottero e ovviamente le automobili, tra cui la Miura SV rossa di Ferruccio con ciglia come nel prototipo, e questa è solo una dei 12 oggetti unici su scala globale.

Il modello Ricko è con me da oltre 10 anni e non presenta scolorimenti o altri segni del tempo. Forse il suo interno non è fatto su misura, forse le cromature sono troppo lucide, ma i dettagli del motore sono molto soddisfacenti. Recentemente è apparso un modello della società KK Scale, la Lamborghini 400GT, il successore della 350GT. Originariamente l’auto aveva una cilindrata maggiore e prestazioni migliori, ma esternamente non è stato modificato quasi nulla. Dato che è un modello chiuso, preferisco restare con il mio Ricko. 

 

Anni di produzione: 1964 – 66
Esemplari prodotti: 135 esemplari
Motore: V-12 60°
Cilindrata: 3464 cm3
Potenza/RPM: 276 KM / 6500
Velocità massima: 249 km/h
Accelerazione 0-100 km/h (s): 6,4
Numero di cambi: 5
Peso: 1451 Kg
Lunghezza: 4640 mm
Larghezza: 1730 mm
Altezza 1220 mm
Interasse: 2548 mm