Le emozioni nostre alleate

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“Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente.
Queste due modalità della conoscenza,
così fondamentalmente diverse,
interagiscono per costruire la nostra vita mentale.”
(Daniel Goleman)

Dott.ssa Virginia Patrizi

Le emozioni accompagnano diversi momenti della nostra esistenza. A volte però vengono vissute come difficili, negative, complicate da affrontare e da gestire. La vita ci pone davanti a prove,  imprevisti spesso complessi che hanno necessariamente un impatto a livello emotivo. Riconoscere le emozioni e saperle governare permette di gestire al meglio la propria vita. In psicologia, le emozioni sono generalmente definite come uno stato complesso che si traduce in cambiamenti fisici e psicologici che influenzano il pensiero e il comportamento (L. Mecacci 2001). Sono il segnale che si è verificato un cambiamento, nel mondo interno o esterno, percepito soggettivamente come saliente. Le emozioni sono un costrutto multicomponenziale. È possibile infatti rintracciare la componente cognitiva  da parte dell’individuo circa l’antecedente emotigeno, la componente fisiologica dell’organismo (ad esempio, variazione della frequenza cardiaca, sudorazione, pallore, etc.), le espressioni verbali (il lessico emotivo) e non verbali (postura, espressioni facciali, gesti, etc.), la tendenza all’azione ed infine il comportamento vero e proprio, finalizzato a mantenere o modificare il rapporto tra individuo e ambiente in un dato momento (Scherer1984).

Perché proviamo emozioni e perché è così importante saperle decifrare? Le emozioni non devono essere confuse con i “sentimenti” e gli “stati d’animo”. Le emozioni sono caratterizzate da reazioni affettive intense, con insorgenza acuta e di breve durata determinate da uno stimolo interno o esterno. Mentre i sentimenti e gli stati d’animo presentano un’insorgenza meno acuta e tendono ad essere più durevoli nel tempo (Gordon 1985).

Inoltre le emozioni possono essere distinte in: emozioni primarie ed emozioni secondarie (Silvian Tomkins 1962, 1970).
Le emozioni primarie sono emozioni innate e sono presenti in ogni popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali. Le emozioni secondarie, invece, originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo, con l’interazione sociale  (Legrenzi, 1994). Non solo, la loro percezione e manifestazione è largamente influenzata dalla Cultura di riferimento.

Quali sono quindi le emozioni primarie o universali?
Secondo Ekman e Izard possono essere classificate come segue:

  1. rabbia, generata dalla frustrazione, può manifestarsi attraverso l’aggressività;
  2. paura, risposta innata ad un pericolo che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;
  3. tristezza, si manifesta a seguito di una perdita o da un scopo non raggiunto;
  4. gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti i propri desideri;
  5. sorpresa, origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;
  6. disprezzo, mancanza di stima e/o rifiuto verso persone o cose;
  7. disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.

Tra le emozioni complesse è possibile considerare: allegria, invidia, vergogna, ansia, noia, rassegnazione, gelosia, speranza, perdono, offesa, nostalgia, rimorso, delusione, sollievo  (Ekman 2008; Izard 1991).

Spesso, quando ci si riferisce alle emozioni, si tende a distinguere tra emozioni positive ed emozioni negative. Questa visione è di per sè fuorviante perché induce a pensare che esistano emozioni “giuste” ed emozioni “sbagliate”. Tale convinzione innesca un meccanismo di repressione che porta ad inibire le emozioni considerate negative. È importante invece considerare che le emozioni possono essere adeguate ad una situazione specifica o possono non esserlo, possono essere piacevoli o spiacevoli ma non sono sbagliate o negative.

Ma cosa succede quando reprimiamo le emozioni?

Secondo Freud “Le emozioni represse non muoiono mai. Sono sepolte vive e prima o poi usciranno nel peggiore dei modi.”

La mente e il corpo costituiscono un’unità, non è quindi insolito che le emozioni represse finiscano per manifestarsi attraverso problemi psicosomatici.
Uno studio condotto presso l’Università di Aalto ha rivelato come la rabbia repressa, ad esempio, è associata al doppio del rischio di subire un infarto. È inoltre noto che lo stress innesca la produzione di cortisolo, un ormone che genera processi infiammatori che risultano dannosi per le cellule del nostro corpo e che possono quindi innescare gravi malattie.

Le persone che hanno la tendenza a reprimere le loro emozioni reagiscono con una maggiore eccitazione fisiologica alle situazioni difficili rispetto alle persone che soffrono di ansia, come infatti emerso in uno studio classico condotto presso la Stanford University.

Dunque, quali sono le funzioni delle emozioni?

Le emozioni hanno un ruolo fondamentale a livello evolutivo e sono indispensabili per la sopravvivenza fisica e psicologica: servono a proteggerci, a riconoscere i pericoli e a difenderci da essi. Sono degli importanti indicatori, ci segnalano come stiamo e se stiamo raggiungendo gli obiettivi che ci siamo prefissati. Ci indicano se siamo soddisfatti o se abbiamo bisogno di un cambiamento nella nostra vita.
Tutte le emozioni sono quindi utili ed indispensabili. Senza paura per esempio non ci fermeremmo al semaforo rosso, senza la tristezza non riusciremmo ad elaborare i lutti e le perdite della nostra vita, ecc.

Quando però viviamo un’emozione troppo intensamente o quando non riusciamo a riconoscerla e decifrarla, corriamo il rischio che questa si rivolti contro di noi. Fattori culturali inoltre possono incidere sulla nostra capacità di riconoscere ed esprimere le emozioni.
Capita di sentir dire per esempio ai bambini di non piangere o di non arrabbiarsi. Questo modo di agire fa sì che alcune persone in età adulta non siano in grado di gestire i loro stati emotivi e quindi tendano a reprimerli.
Dire invece come ci sentiamo o come gli altri ci fanno sentire, senza timori, ci permette di sviluppare relazioni interpersonali più mature e autentiche, aiutandoci a stabilire dei limiti sani e necessari per il nostro benessere. Si tratta quindi di dire le cose nel modo giusto, ma anche di farlo al momento giusto.
Non c’è una regola prestabilita che definisca cosa determini o meno una corretta espressione emotiva. Tuttavia, esiste un principio guida, quello di esprimere le emozioni quando sentiamo il desiderio di farlo, quando si ha la sensazione che ne va del proprio benessere.
Saper esprimere le proprie emozioni al momento giusto, in maniera chiara e senza ferire gli altri è la chiave per raggiungere il proprio benessere psico-fisico.
Rendere le emozioni nostre alleate migliora la consapevolezza di sé, orienta le proprie scelte e migliora le relazioni interpersonali.

www.virginiapatrizi.com                                                                                                Dott.ssa Virginia Patrizi

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Fonte dell’immagine: https://www.consorziofarsiprossimo.org/