ODE A IGA E JANNIK

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Jannik Sinner e Iga Świątek (Foto: pagina Fb Wimbledon)

Nel weekend del 12 e 13 luglio 2025, la polacca Iga Świątek sabato, l’italiano Jannik Sinner domenica, hanno ricalcato ulteriormente il proprio nome (già comunque ben inciso) negli annali del tennis, conquistando Wimbledon. Sono passati ormai alcuni giorni, ma per gli appassionati o simpatizzanti la gioia è ancora più o meno grande, per i “neutrali” o i disinteressati poco è cambiato, senza però nuocere in alcun modo a nessuno (e non è un dettaglio…), mentre per la fetta restante dello schieramento, beh,  forse sarebbe meglio soprassedere. 

Non dedicherò molto spazio all’avverso in questo breve pezzo, prefigurato come un sincero  ringraziamento a due Campioni che stanno portando in alto i colori delle nostre amate bandiere, italiana e polacca, (f)issandole sempre più ad una altezza vertiginosa, motivo di vanto e di orgoglio, nel firmamento dello sport mondiale. 

Parlo da appassionato di sport, certo, ma prima ancora da persona dotata di etica e morale, con dei sani valori che ho avuto la fortuna, e anche la testa, di aver potuto e voluto coltivare. 

Come preannunciato, sarò celere sul lato brutto, scomodo, per cercare di offrire poi una visione su uno scenario più utile e vantaggioso. L’era moderna è purtroppo accompagnata da veleni, invidia, disinformazione, ed altri elementi inopportuni che vanno a minare qualsivoglia terreno, scavando malvagiamente ed arrecando un danno. Lo sport non fa ovviamente eccezione. A questi livelli, poi, men che meno. I nostri due Campioni, Iga e Jannik, oltre che accomunati dall’essere Campioni (per la terza volta, in lettera capitale) e dall’anno di nascita del 2001, hanno subito un tartassamento, mediatico e non solo, in tempi recenti, per ragioni note. Detto che esiste una giustizia “extra campo”, che si è espressa in loro favore (rebus sic stantibus, fine, leggibile sia in italiano sia all’anglofona, ma nell’accezione di “bene” e non di “multa”, che ironia), quella “in campo” se la sono fatta da soli, spazzando via a racchettate, sportivamente parlando, polemiche (in parte) e avversari (in toto). Per coerenza e correttezza giornalistica e non solo, circa l’ultima affermazione, non si può quantomeno giusto menzionare il bacio che la fortuna ha dato al nostro Jannik agli ottavi di finale.

Qualcuno potrebbe magari pensare di lasciar stare per una volta l’assidua ricerca ad ogni costo ed in ogni dove della polemica, e fare invece uno sforzo in più per una visione più costruttiva. Magari bisogna fare un passettino in più, certo, rispetto a una più semplice e sbrigativa critica gratuita, a quale pro poi mi chiedo, ma si sa, le cose intelligenti richiedono uno sforzo in più, seppur anche minimo. 

Vivere nell’era di grandi campioni dello sport (il discorso qui è logicamente legato allo sport, e si potrebbe estendere a molte altre sfere), della nazione a cui si appartiene o a cui ci si sente legati, è una fortuna immensa. La vittoria non è solo del campione, ma in un certo senso di tutti, e molto meno retoricamente di quanto si possa pensare.

A parte il già detto logico prestigio, è il movimento tutto, per l’appunto, a trarre un beneficio incredibile. Si parla troppo poco di quanto la figura di Jannik Sinner stia ispirando e spingendo moltissimi giovani atleti in Italia ad intraprendere la via del tennis, una nuova generazione di sportivi, che magari non vinceranno Wimbledon un giorno, ma avranno conquistato un passatempo salutare, conosceranno nuovi amici, forgeranno momenti indimenticabili, raggiungeranno i propri obiettivi, o quant’altro. Nel pratico, dati alla mano, si registrano a tutti gli effetti aumenti nelle iscrizioni ai circoli di tennis. Ed anche in Polonia, immaginate un bambino o una bambina che vede alla tv le gesta di Iga Świątek, se ne innamora sportivamente, e desidera in cuor suo provare quello stesso gioco. Il nuovo/la nuova piccolo/a tennista con gli occhi lucidi, con in mano la sua prima racchetta comprata dai genitori o dai nonni, è un po’ come quel bambino o bambina con i suoi primi scarpini da calcio, pattini da hockey , bicicletta o qualsivoglia strumento o equipaggiamento, all’inizio di un percorso di vita, non solo di uno sport. Un percorso che non si sa dove condurrà, ma è un’ottima partenza, e quel che conta è il viaggio, con i mille fattori che poi interverranno a scriverne il futuro. E se non si sa dunque dove porti questa avventura, si sa però con certezza, dove, come e perché è iniziata. E non è per forza solo un inizio, perché a chi come me ha dovuto abbandonare il tennis anni fa, potrebbe venire facilmente voglia di tornare a fare qualche scambio, qualche allenamento, qualche piccolo torneo. Anche (o soprattutto) grazie a loro e ad altri campioni. O perché no, addirittura iniziare in età adulta, un pensiero che per molti mai sarebbe forse altrimenti passato per la testa. Non c’è una regola, non c’è un’ età. C’è lo sport, c’è la passione. 

E certo, sebbene io sia nato in un’Italia di metà anni ’90 inoltrati, in un periodo calcisticamente d’oro, nulla mi ha vietato da piccino di avere come idolo assoluto il genio brasiliano Ronaldinho, o per restare in tema tennis, di farmi regalare la mia prima racchetta non dello stesso modello di Federer, non di Nadal, ma dello stravagante talentuoso francese Monfils. Non c’è differenza tra bambino, bambina, Italia, Polonia. Con i mezzi odierni, poi, è ancora tutto più agevole. Chiaro è che avere “in casa” un Sinner o una Świątek amplifica solamente questa fortuna, e se si è intelligenti abbastanza da capirlo, con una visione più di insieme, si può facilmente comprendere come appunto i  giovamenti siano molteplici, per molte ed altre persone. Magari, col tempo, con sempre più trofei, sarà davvero impossibile per chiunque non apprezzare e voler bene a due persone di questo calibro.   

Ode a Iga e Jannik. Dziękuję Iga. DUMA POLSKI. Grazie Jannik. ORGOGLIO ITALIANO. Un esempio per piccoli e adulti, in Italia, in Polonia, in tutto il mondo. Ad maiora.