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Polonia Oggi: Cracovia, Katowice e Poznań tra le città europee in testa per sviluppo tecnologico

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il rapporto CBRE “EMEA Tech Cities” classifica i maggiori cluster tecnologici in Europa, Medio Oriente e Africa. Cracovia, Katowice e Poznań hanno conquistato rispettivamente il terzo, sesto e ottavo posto nella categoria “Growth Clusters”, ovvero tra le città con il maggiore potenziale di crescita nel settore tecnologico. Il rapporto CBRE ha preso in considerazione due tipi di imprese: da un lato le società tradizionali, ossia fornitori di software, servizi IT, servizi di telecomunicazione e apparecchiature informatiche; dall’altro i fornitori di servizi internet, aziende di e-commerce, di pubblicità e marketing, giochi, sicurezza informatica e informatica finanziaria. A Cracovia nell’arco degli ultimi 10 anni c’è stato un aumento del 66% dell’occupazione nel settore tecnologico (64% a Poznań). Il mercato è dominato da grandi organizzazioni che molto spesso impiegano persone giovani, con meno di 10 anni di esperienza professionale. L’alta posizione in classifica di Katowice è forse la più curiosa, ma è la conferma dei punti di forza della città: l’accesso a personale qualificato, un’eccellente posizione e un’ampia rete di supporto. Sul podio della classifica per la categoria “Growth Clusters” si trovano Derby/Nottingham, Firenze e Cracovia, seguite da Leeds, Vigo, Katowice, Porto, Poznań, Augusta e Vilnius.

portalsamorzadowy.pl

Il battesimo della Polonia

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Le origini della Polonia sono circondate da un velo di mistero. Sappiamo che la nazione trae origine dalla tribù slava dei Polani, che abitava le terre comprese tra il mar Baltico, i Carpazi, il fiume Oder e il Bug tra IX e X secolo. L’Anonimo Gallo, primo cronachista della storia polacca, menziona Piast, Siemowit, Lestek e Siemomysł tra i primi capi di questa tribù, ma sono figure leggendarie più che storiche. Il primo sovrano ad avere una contingenza storica è Mieszko I, le cui iniziative segnano la direzione che la storia e la cultura polacche seguiranno per i successivi 1000 anni.

Mieszko stringe un’alleanza matrimoniale con la Boemia sposando la principessa Dobrava e nel 966 si converte al cristianesimo. La sua decisione fu probabilmente dettata dalle circostanze. Preoccupato dalla possibilità che l’evangelizzazione del suo popolo avvenisse ad opera di missionari tedeschi, inglobando così la Polonia nella sfera d’influenza del regno di Germania, Mieszko preferì una conversione spontanea, che gli consentiva di mantenere la propria autonomia. In un atto noto come Dagome Iudex sottopose persino il paese alla tutela diretta del vescovo di Roma, per sottolineare che la conversione avveniva senza intermediazioni. Poiché la Polonia prese il battesimo da Roma, e non da Costantinopoli come sarebbe avvenuto pochi anni dopo nelle terre degli Slavi orientali, la nazione divenne parte della christianitas occidentale e il latino venne introdotto nel paese.

Nel 997, durante un tentativo di evangelizzazione delle tribù baltiche pagane, Adalberto, ex vescovo di Praga, venne martirizzato. Il figlio di Mieszko, Boleslao, ottenne la restituzione delle spoglie di Adalberto e le fece seppellire nella capitale Gniezno. Due anni dopo Adalberto fu canonizzato e nell’anno Mille persino l’imperatore Ottone III si recò in visita alla sua tomba. Un cronachista coevo così narra il ricevimento dell’imperatore da parte di Boleslao: “[Ottone] rimosse il suo diadema imperiale e lo pose sulla testa di Boleslao in segno di amicizia, e gli diede i chiodi della Vera Croce e la lancia di san Maurizio, in cambio dei quali Boleslao gli donò una reliquia di sant’Adalberto.” Fu probabilmente anche con l’assenso di Ottone III che l’anno successivo Gniezno divenne sede arcivescovile, consentendo alla Polonia di nominare propri vescovi, un altro tassello nel garantirsi un’autonomia dall’impero. Boleslao è anche il primo sovrano a fregiarsi del titolo di re, che conquista a pochi mesi dalla morte nel 1025.

Non bisogna sottovalutare il ruolo che l’evangelizzazione della Polonia ha avuto sulla sua storia successiva. Il fatto di abbracciare la fede cristiana nella sua veste romana e latina inserisce a tutti gli effetti la Polonia nell’Occidente, giacché la sua evoluzione culturale ha molto più in comune con quella di paesi come l’Italia, che non la Russia. Basta guardare alla storia della sua letteratura, la cui periodizzazione fondamentale non è molto diversa, al di là delle peculiarità nazionali, da quella della letteratura italiana, francese o inglese.

La macchina Enigma andrà in mostra al Museo di Storia Polacca

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L’inaugurazione della mostra permanente al Museo di Storia Polacca all’interno della Cittadella a Varsavia è previsto nel 2021. La macchina originale ENIGMA usata per decifrare i messaggi cifrati tedeschi durante la seconda guerra mondiale sarà l’attrazione della mostra. Il polacco Marian Rejewski ha decifrato il codice alla fine del 1932 aiutato dagli illustri matematici, Jerzy Różycki e Henryk Zygalski. La società tecnologica americana Prescient ha donato i fondi per l’acquisto della macchina. Robert Kostro, il direttore del Museo di Storia Polacca, ha sottolineato come questa donazione è la maggiore che il museo ha ricevuto dall’estero.

dzieje.pl

14^ edizione del Festiwal Skrzyżowania Kultur

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Il 16 settembre al Palazzo della Cultura e della Scienza di Varsavia si aprirà la quattordicesima edizione del Festiwal Skrzyżowania Kultur (Festival incroci di cultura) con artisti di spicco del genere world beat. L’edizione di quest’anno del festival, che durerà sette giorni, è intitolata “Storie di suoni e parole”. Il palco del festival ospiterà artisti dall’Africa, come Mulatto Astake, Orchestra Baobab e Nneka, oltre a artisti provenienti da Irlanda, Slovacchia, Ungheria, Francia e Polonia. Il concerto inaugurale vedrà esibirsi Waldemar Bastos dall’Angola, il cui tema principale della musica sono valori come speranza, riconciliazione e armonia tra le persone, ed il cantautore malese Rokia Traore che combina elementi della musica del suo paese con elementi di rock, blues e soul. Durante il festival, sarà anche possibile ascoltare la musica del carismatico “re” della musica kologo il ghanese King Ayisoba. Il programma del festival includerà anche eventi di accompagnamento, come lo spettacolo in anteprima “Szlakiem Kolberga, Natalia Grosiak & Bronisława Chmielowska”, Żywa Biblioteka (la biblioteca vivente), nonché una serie di incontri e conferenze co-organizzati da “Polityka”, “National Geografic” e Południk Zero. Kuchnia Konfliktu (cucina del conflitto) si occuperà del lato culinario del festival.

pap.pl

Polonia Oggi: 43^ Festival del Cinema Polacco a Gdynia

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Si svolgerà dal 17 al 22 settembre la 43° edizione del Festival del Cinema Polacco di Gdynia, durante la quale saranno proiettate 130 pellicole di cui 50 partecipano a tre concorsi (principale, “Un altro sguardo”, cortometraggi). Il direttore dell’Istituto Polacco d’Arte Cinematografica, Radosław Śmigulski, ha presentato ieri in conferenza stampa il programma dell’evento. Per Śmigulski l’edizione di quest’anno sarà eccezionale per i tanti recenti successi del cinema polacco, dalla vittoria per la miglior regia a Paweł Pawlikowski per “Zimna Wojna” a Cannes a quella dell’Orso d’Argento a Małgorzata Szumowska per “Twarz” al Festival del Cinema di Berlino. Il direttore del festival, Leszek Kopeć, ha dichiarato che ai concorsi partecipano sia celebrati maestri come Zanussi, sia giovani autori. Il concorso “Un altro sguardo” ha cambiato formula e non sarà semplicemente un “ghetto” per pellicole difficili e troppo all’avanguardia. Numerosi anche i cortometraggi: partecipano ben 26 su 90 inizialmente candidati. Tra le proiezioni speciali ci saranno due film usciti recentemente e che raccontano la storia dei piloti polacchi che combatterono per la Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale: “303. Bitwa o Anglię” e “Dywizjon 303”.

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Polonia Oggi: Due atenei polacchi tra i “Masters in Management” del Financial Times

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L’Accademia Leon Koźmiński e la Warsaw School of Economics si sono ritagliate un posto nel Global Masters in Management Ranking 2018, una classifica delle migliori scuole che offrono corsi di management redatta dal Financial Times. L’Accademia Leon Koźmiński si è piazzata al 20º posto, tornando in classifica dopo un anno di assenza. La Warsaw School of Economics ha invece conquistato un più che dignitoso 59° posto, risalendo dalla 68° posizione ottenuta lo scorso anno. In testa si è confermata anche quest’anno l’Università di San Gallo in Svizzera, seguita al secondo posto dall’École des hautes études commerciales di Parigi e al terzo posto dalla London Business School. Al sesto posto anche l’italiana Bocconi. Il ranking completo è consultabile sul sito del Financial Times.

Polonia Oggi: Aumenta il consumo di superalcolici

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L’Ufficio Centrale di Statistica (GUS) riporta che in Polonia il consumo di vodka, liquori e altre bevande ad alta gradazione alcolica è cresciuto fino a 3,3 litri pro capite nel 2017 contro 2,5 nel 2015. Al contempo cala quello di vino e idromele (da 8,6 litri a 6,1 litri). In aumento è anche il consumo di birra, che passa da 80,7 litri annui a 98,5 nello stesso arco temporale. Notizie migliori sono quelle relative al fumo, poiché dal 2005 si registra una riduzione costante; il numero medio pro capite di sigarette fumate nel 2017 è sceso a 1.345. Il GUS informa anche che dal 2015 al 2017 è diminuita la quantità di uova (da 215 a 139), verdura (da 110 kg a 105 kg) e frutta (da 54,1 kg a 53 kg) consumate dai polacchi.

pap.pl

Polonia Oggi: Turisti arabi innamorati di Zakopane

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Non mangiano maiale, non bevono birra e si tengono alla larga dalle cime più alte. Amano i formaggi locali e il clima. I turisti provenienti dalla penisola arabica si sono innamorati di Zakopane e il sentimento pare essere reciproco. Arrivano soprattutto da Oman, Yemen e Arabia Saudita. Zakopane gli viene raccomandata da amici, ma è spesso soltanto una tappa di lunghi viaggi in Europa attraverso Praga, Vienna e Cracovia. I turisti dal Medio e Vicino Oriente sono sempre stati una rarità, ma quest’anno sono eccezionalmente numerosi, complice l’attivazione di un collegamento aereo diretto tra Cracovia e Dubai. Le locali imprese del settore turistico confermano che i loro ospiti arabi sono ben educati, tranquilli, non causano problemi e sono rispettosi delle tradizioni locali. Sono però anche turisti esigenti che segnalano prontamente quello che non funziona. Non sono amanti delle escursioni in alta montagna e prediligono piscine termali e altre attrazioni acquatiche. Se alcuni imprenditori manifestano il desiderio di indirizzare più risorse verso strutture adatte a questo tipo di turisti, altri sono più cauti. Non è chiaro se il loro arrivo dal Medio Oriente sia un fenomeno duraturo o passeggero. Inoltre non tutti sono contenti. Ci sono commercianti che guadagnano e che apprezzano il fatto di essere pagati in euro da turisti che lasciano anche mance. Altri però lamentano il fatto che gli arabi non mangiano maiale, non bevono e comprano soltanto pizza e formaggio perché sono halal.

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Nello stile delle auto italiane la sintesi di un popolo di artisti e inventori

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“Innovazione, coraggio, personalità, queste sono e dovranno essere anche in futuro le caratteristiche delle macchine italiane. Un popolo ricco di idee se vuole vincere non deve essere conservatore.”

Włodzimierz Zientarski, fot. Piotr Suzin

Włodimierz Zientarski, caporedattore della rivista Auto Moto Sport, non ha dubbi: “nella vita vince chi cambia e spesso gli italiani si sono distinti per essere dei precursori anche se forse oggi il gruppo storico automobilistico italiano sembra mostrare più attenzione alla globalizzazione finanziaria che allo sviluppo di nuove soluzioni.”

Zientarski, vincitore nel 1985 del premio giornalistico Wiktor, è un’autentica autorità del settore. Conduttore di programmi incentrati sulle auto sia in tv, Jarmark, Auto Moto Fanklub, 4×4, Auto Świat TV, Pasjonaci, che in radio, dove affianca la figlia Joanna nel programma Odjechani in Antyradio, Zientarski dal 2007 conduce la trasmissione dedicata alla F1 su TV Polsat.

“Il legame dei polacchi con le auto italiane ha radici lontane che risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale. È la Fiat il maggiore simbolo dei motori italiani ma i polacchi conoscono bene e amano anche gli altri storici marchi come Lancia e Alfa Romeo. Negli ultimi anni il gruppo Fiat ha perso qualche posizione sul mercato polacco. Una situazione dovuta un po’ alla crisi mondiale e un po’ ai cambiamenti interni al gruppo. Intendo dire che una volta l’offerta dei marchi italiani era chiara e ben riconoscibile agli occhi dei polacchi, quando si comprava una Fiat, una Lancia o un’Alfa Romeo si sapeva di cosa si trattava. La fusione con Chrysler ha portato un po’ di sconcerto. Poi Marchionne ha deciso di non produrre alcuni modelli come l’Alfa Romeo 159, che secondo me era uno dei migliori del marchio. Ad esempio rispetto alle macchine tedesche di quel segmento l’Alfa 159 si distingueva per bellezza e individualità. Certo dal punto di vista del mercato globale la fusione di Fiat con Chrysler è una cosa normale e giusta. Ma la domanda da porsi è se questa globalizzazione di marchi storici, profondamente radicati ad un territorio e ad una cultura, sarà gradita dal pubblico. Gli italiani che amano con il cuore e con l’occhio apprezzeranno la diluizione dell’italian style con una spruzzata d’american style?”

Cosa significa macchina italiana per un polacco?

Diversa dalle altre. I polacchi sanno riconoscere subito una Fiat o una Alfa Romeo. I disegnatori italiani sono molto coraggiosi nella progettazione delle carrozzerie, e questo piace. Un ottimo esempio è la Fiat Multipla che ho testato personalmente. Quando l’ho vista per la prima volta non mi è piaciuta per niente ma poi ho rapidamente cambiato parere appena ho iniziato ad usarla. La carrozzeria della Multipla è stata disegnata con coraggio, e l’auto gode anche di ottime caratteristiche tecniche (buon motore affidabile) ed ora questo modello è molto ricercato. In Polonia purtroppo ci sono ancora sciocchi stereotipi come il non comprare macchine con la “F” ovvero Fiat, Ford e macchine francesi. È una grande stupidaggine! Basta dare una occhiata a qualsiasi ranking d’affidabilità delle auto per capire che le macchine con la ‘F’ sono spesso migliori delle altre.

fot. copyright Fiat Auto Polska

La Sua opinione sull’automotive italiano?

Ritengo che l’Italia per le auto sia come Parigi per l’abbigliamento. L’Italia indica il trend, la direzione nell’arte di progettare le macchine ed è fondamentale che difenda questo ruolo importantissimo! Nell’ideazione di un auto italiana scorgo la storia artistica del Bel Paese, nelle linee della scocca e negli interni possiamo ritrovare le tracce dell’inquieto e brutale Caravaggio, il genio di Leonardo da Vinci e la bellezza del Rinascimento. Se penso alla Lancia Thesis, alla sua carrozzeria fatta di eleganti linee curve e agli interni raffinati, esclusivi e ricchi, mi viene in mente la maestosità e il lusso della famiglia Borgia. Una macchina che ha avuto qualche problema nell’elettronica ma che esteticamente è divina.

Qual è l’auto simbolo dell’italian style?

Non ce n’è una ma tante, tra queste cito la 600 multipla, la Fiat Coupè disegnata da Chris Bangle, allora al Centro Stile Fiat, e da Pininfarina, e poi naturalmente la Cinquecento.

Italia terra di design automobilistico, meglio Pininfarina o Giugiaro?

Direi invece I.DE.A. (Institute of Development in Automotive Engineering), che realizza splendidi progetti e che, come mi racconta Justyn Norek, è un’azienda che dà molta libertà creativa ai suoi ingegneri. Tra Pininfarina e Giugiaro la scelta è difficilissima, hanno alle spalle tantissime fantastiche carrozzerie.

La macchina del futuro?

fot. Piotr Suzin

Nel mercato vince chi per primo immagina la macchina del domani che secondo me non potrà che essere ibrida, con il valore aggiunto dell’essere ecologica ed affidabile ovvero di avere bisogno del minimo di manutenzione possibile. Con dolore ho sentito Marchionne dichiarare, durante una conferenza a Ginevra, che per il momento il gruppo Fiat non si concentrerà sullo sviluppo della tecnologia per i modelli di auto elettriche e ibride, gli altri grandi marchi mondiali stanno invece puntando molto sulle propulsioni sostenibili. In ogni caso dobbiamo prendere atto che siamo in una stagione di grande transizione. Le belle macchine del passato, anche quello recente, che abbiamo nel nostro immaginario non torneranno più, l’evoluzione porterà ad apprezzare ed usare mezzi totalmente diversi.

Tecnologia che forse ha fatto perdere anche un po’ d’anima alla Formula 1?

Sicuramente ai tempi di Lauda, Hunt e Regazzoni il fattore umano era molto più importante. Per quanto riguarda la Polonia l’interesse era maggiore quando correva Robert Kubica, oggi la F1 si può seguire sulla TV polacca solo grazie al presidente di Polsat Solorz-Żak che, nonostante la scarsa audience, continua ad acquistare i diritti televisivi della F1 perché è un appassionato di motori.

Gniezno, prima capitale della Polonia

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Al centro della regione della Grande Polonia (dal latino Polonia Maior, ossia più antica), circondata dai laghi Jelonek, Winiary e Świętokrzyskie, sorge la leggendaria città di Lech, il capo della tribù dei Polani, dalla quale avrebbero avuto origine i polacchi (non a caso chiamati anche lechiti). Gniezno fu la sede del potere della dinastia medievale dei Piast.

Spesso colpita da guerre e devastata da incendi, Gniezno non ha conservato intatta la memoria della sua storia più antica. Tra i simboli più importanti di questi luoghi ci sono la cattedrale, presso la quale furono incoronati 5 sovrani incluso il primo, Boleslao il Prode, e il Museo delle origini dello Stato polacco. Gniezno è importante anche per la storia della chiesa in Polonia. Fu infatti la prima sede arcivescovile del regno, a partire dall’anno 1000. Dal 1418 (con una breve interruzione tra il 1992 e il 2009) l’arcivescovo della città detiene anche il titolo di primate di Polonia.

La cattedrale ospita le spoglie mortali di sant’Adalberto, patrono del paese. Già vescovo di Praga alla fine del X secolo, Adalberto partì per la Prussia al fine di evangelizzare le tribù locali ma fu ucciso durante la sua missione. La leggenda narra che re Boleslao riscattò il suo corpo a peso d’oro e lo fece seppellire a Gniezno. Nel frattempo Adalberto venne canonizzato. Il primo santo della Polonia non è dunque un santo polacco.

Gniezno è disseminata di edifici di culto, tant’è che alcuni scherzano dicendo che, ovunque si tiri una pietra, si colpirà sempre un prete. Seconda alla cattedrale per importanza è la chiesa di San Giovanni Battista. La città di Gniezno sorge lungo la via dei Piast, un percorso che collega altre località storicamente importanti della regione, da Ostrów Lednicki, a Giecz, a Kruszwica e a Biskupin, la Pompei polacca. Le vestigia della città, risalente all’età del ferro, sono state conservante dalla pece.