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Polonia Oggi: Złoty sempre più debole rispetto all’euro

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La valuta polacca continua a subire le perdite rispetto alle monete straniere, soprattutto l’euro. Secondo il quotidiano Puls Biznesu, lo złoty è oggetto di pressioni internazionali dovute alla guerra dei dazi in corso tra USA, Cina e UE. La situazione induce gli investitori a puntare su valute più sicure, come lo yen giapponese, e questo danneggia le valute e le borse dei paesi emergenti. A ciò si aggiunga che il fiorino ungherese e la corona ceca hanno perso circa l’8% del loro valore nel corso degli ultimi 8 mesi e questo ha un impatto sullo złoty. Ieri mattina il cambio euro/złoty oscillava intorno a 4,3460, il più alto dal marzo 2017. Secondo gli analisti di Puls Biznesu è improbabile che venga superata la soglia di 4,40, salvo imprevisti.

Fonte: pb.pl

Polonia Oggi: 4 milioni di ettari danneggiati dalla siccità

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In una conferenza stampa svoltasi la scorsa settimana, il premier Mateusz Morawiecki ha annunciato aiuti per gli agricoltori danneggiati dalla grande siccità. Alla presenza del nuovo ministro dell’agricoltura Jan Krzysztof Ardanowski, Morawiecki ha rivelato che bisogna agire subito intraprendendo azioni concrete, fra le quali l’ammortamento dei contributi per il KRUS (Cassa di Assicurazione Agricola Sociale) e l’introduzione della possibilità di ottenere prestiti a tassi contenuti per rinnovare le coltivazioni. “Sicuramente non diremo ai coltivatori che dovevano pensare a un’assicurazione agricola”, ha ribadito il premier, riferendosi a una famigerata dichiarazione fatta dall’ex premier Cimoszewicz nel 1997, quando il Sud della Polonia era stato devastato da un’alluvione. Come risulta dai dati raccolti da 660 stazioni meteorologiche, 4 dei 14 milioni di ettari di terra coltivabile nel paese sono stati segnati dalla mancanza di pioggia.

Polonia Oggi: Traffico di armi online dalla Polonia all’Italia

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La Polizia italiana ha condotto un’operazione contro il traffico di armi online nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Enna. Sono state fatte decine di perquisizioni in diverse località della penisola. 78 persone sono accusate di acquisto di armi per corrispondenza e detenzione illegale di armi comuni da sparo e armi clandestine. Tra il 2016 e 2017 gli indagati hanno acquistato online da un sito polacco armi ad aria compressa con potenza superiore ai limiti consentiti dalla legge italiana. L’autorità giudiziaria polacca ha fornito alla magistratura italiana 81 fatture di acquisto di armi che hanno permesso agli investigatori di identificare gli acquirenti.

Fonte: pap.pl

“Finché c’è prosecco c’è speranza”, il giallo con le bollicine dal 6 luglio nelle sale cinematografiche polacche

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Dopo il grande successo durante l’ultima rassegna del nuovo cinema italiano CinemaItaliaOggi, “Finché c’è prosecco c’è speranza” di Antonio Padovan entra nelle sale cinematografiche polacche. Dal 6 luglio, grazie alla distribuzione di Aurora Films, potremo fuggire tra le colline dolci di Conegliano e Valdobbiadene dove si coltiva l’uva dedicata solo alla produzione del prosecco, il vino che sta conquistando sempre più ammiratori anche in Polonia.

Tra il tono leggero del racconto, l’ironia delle battute e l’incantevole bellezza e delicatezza delle immagini con una grande attenzione ai dettagli, pian piano ci cattura la storia di Desiderio Ancilotto, proprietario di un vasto terreno dedicato alle vigne il cui modo di lavorare la terra, senza pesticidi e facendo “riposare” parte del terreno, è considerato da altri una pessima strategia d’affari. Ancillotto si suicida, però è comunque al centro delle indagini quando iniziano ad essere uccise persone legate al cementificio che lui riteneva inquinasse la zona. A investigare sul caso c’è l’ispettore Stucky (Giuseppe Battiston) che con il suo goffo ma simpatico modo di fare, cerca di conquistare la gente chiusa del posto per arrivare alla verità.

Come nasce l’idea del film?

Antonio Padovan: “Nasce soprattutto dalla nostalgia della mia terra dopo aver vissuto dodici anni a New York. Sai, quando vai via da un posto e poi ci torni apprezzi di più la bellezza e a volte anche la bruttezza della città nativa. Chi ci abita si abitua un po’ a queste cose. Io invece tornando una o due settimane all’anno notavo di più la bellezza dei dettagli di un palazzo o della piazza dove sono cresciuto. Quindi ho la doppia anima dell’abitante e del turista a casa mia. E sempre di più mi è venuta voglia di farne un film perché non ci sono molte pellicole che raccontano questa terra a parte il capolavoro “Signore e Signori” di Pietro Germi. Tra l’altro nel film volevo fare l’omaggio a quel film girando la scena con i piccioni in piazza. Purtroppo uno dei sindaci ha fatto sterminare tutti i piccioni a Treviso perciò ho dovuto portare 24 piccioni per girare quella scena. Sono stati pochi ma insomma un richiamo al grande film sono riuscito a farlo.”

Da dove arriva l’ispirazione per la sceneggiatura?

“Una volta ho letto un libro che mi ha suggerito mia sorella. La storia mi è piaciuta, soprattutto due cose: il fatto che fosse un giallo che come storia su un grande schermo si vende sempre bene e che il protagonista è mezzo persiano mezzo italiano. Poi il caso ha voluto che, sempre a Treviso, ci fosse un incontro con l’autore, Fulvio Ervas. Gli ho detto, “Guarda, non ho soldi né produttore ma mi piacerebbe fare un film basato sul tuo libro” e lui mi ha detto subito di sì e abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura.”

Come si convince un attore così richiesto come Giuseppe Battiston a recitare in una produzione indipendente?

È stato un colpo di fortuna! Lui mi è sempre piaciuto come attore quindi, anche se sapevo che sarebbe stato difficile, ho deciso di mandargli la sceneggiatura. Ho fatto bene perché poi Battiston stesso mi ha confessato che da sempre sognava di interpretare il ruolo dell’investigatore in un film poliziesco. Aveva già avuto la promessa di un ruolo simile in un progetto di Carlo Mazzacurati ma visto che il regista è mancato, il film non è mai stato realizzato. Quindi quel suo sogno l’ho realizzato io.”

È la tua prima esperienza da regista?

“Questa è la mia opera prima. Da 5-6 anni faccio le pubblicità, ho fatto qualche corto di cui alcuni hanno fatto il giro dei festival, uno è andato perfino a Cannes e questo mi ha dato un po’ di visibilità.”

Hai altri progetti in cantiere?

“Sì, insomma non è ancora ufficiale ma da ottobre dovrei cominciare un nuovo film. Dovrebbe essere sempre con Battiston, girato in Italia ma non in Veneto. Purtroppo il Veneto è un problema perché non ha la film commission. Il mio film, senza polemiche, è l’unico film italiano che ha avuto un po’ di successo ed è uscito senza nessun finanziamento pubblico perché parla un po’ dell’inquinamento, tema che per alcuni può essere scomodo.”

The Great Sicilian Escape

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The Great Sicilian Escape è il nome del progetto di Daga Szolc, un’appassionata del sole siciliano e della corsa; un connubio il cui frutto sarà il primo tentativo di stabilire un nuovo record polacco: il giro più veloce intorno alla Sicilia, lungo il perimetro dell’isola. La sostenitrice dell’ONG Stowarzyszenie Amazonki intende concludere la corsa in meno di 30 giorni percorrendo soprattutto le spiagge ed i litorali siciliani (circa 1300 km). È un’impresa che nessuno ha mai fatto prima. La “maratona” inizierà il primo giorno di ottobre 2018 ed alcuni dei profitti provenienti dagli sponsor saranno dedicati all’associazione Amazonki per la prevenzione e la cura del cancro al seno. Dagmara è costantemente sotto la guida professionale dell’allenatore e fisioterapista di Fit Adept – Paweł Janiak. La redazione ed i lettori della Gazzetta Italia incrociano le dita per Daga e per le temperature moderate ad ottobre!

Nel numero di giugno-luglio di Gazzetta Italia, attualmente in vendita, potete leggere un’intervista con l’ideatrice di questo interessantissimo progetto.

Sul sito www.greatsicilianescape.pl potete trovare tutte le informazioni aggiornate sul progetto, i nomi degli sponsor e dei partner, nonché il link alla pagine Facebook e al blog dell’autrice.

 

Polonia Oggi: “Italian Jewellery in Warsaw” a cura dell’ICE

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Si è aperta stamattina a Varsavia la due giorni di workshop sulla gioielleria organizzata dall’ICE. Un evento che offre al settore italiano della gioielleria l’occasione di incrociare operatori provenienti da tanti paesi dell’Europa Orientale, oltre naturalmente ai buyer polacchi. “In Italia spesso non si ha la percezione della forza economica e del grande potenziale di sviluppo della Polonia”, ha dichiarato l’Ambasciatore Alessandro De Pedys intervenendo all’incontro con le 34 aziende italiane che espongono i loro prodotti a Varsavia. De Pedys ha quindi ricordato l’importanza dell’interscambio tra i due paesi: “la Polonia è l’ottavo mercato di export per l’Italia, un paese che sulla nostra bilancia commerciale conta più di Turchia, Giappone e Russia.” Il direttore dell’ICE Antonino Mafodda ha poi approfondito il tema della gioielleria: “La domanda di gioielli in Polonia riguarda soprattutto articoli in argento e ambra, materiali di cui il Paese vanta grande disponibilità e una lunga tradizione in termini di lavorazione. Gran parte della produzione polacca viene esportata e la domanda interna di gioielli è sempre più interessata ai prodotti di importazione e in particolare ai prodotti Made in Italy che sono ritenuti di alta gamma, soprattutto per quanto riguarda le catene d’oro e d’argento. I consumatori polacchi preferiscono nettamente il negozio di gioielleria (85%) e la bottega orafa artigianale (18%). L’e-commerce mostra forti dinamiche di sviluppo, anche se il suo utilizzo riguarda ancora prevalentemente la promozione dei prodotti. Il consumo dei coralli e cammei è invece ancora limitato. Da segnalare che il sistema distributivo polacco è concentrato in alcune grandi aziende leader che veicolano oltre il 30% delle vendite al dettaglio.” Al workshop di Varsavia sono presenti 34 aziende provenienti da tutta Italia e oltre 60 operatori del settore arrivati da 15 paesi limitrofi: Albania, Armenia, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania, Russia, Serbia e Ucraina.

 

 

Opiemme: ‘The constant Learner’. Remanufacture e Aringa. Un tributo a Władysław Strzemiński

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(Testo curatoriale a cura di Claudio Cravero: ‘The constant Learner’, fonte:  http://opiemme.com/public/remanufacture-tribute-to-wladyslaw-strzeminski-lodz-4-cultures-festival-poland)

Nel recente lavoro di Opiemme per il Festival delle 4 culture di Lodz, l’intervento pittorico non si concentra su una sola un’immagine, ma ricopre in modo esteso diverse superfici di un edificio scolastico. Dai muri ai marciapiedi e tutt’intorno, ogni passante è come letteralmente circondato da testi e motivi realizzati con pittura spray e sagome riprodotte utilizzando una serie di stencil. Ovunque uno posi il proprio sguardo, i pattern geometrici sembrano unire il suolo al cielo. Inoltre, nel momento in cui l’occhio si concentra sulla texture successiva, ogni cosa attorno ruota come immersi in un diorama nel quale la storia viene raccontata senza interruzione.

Il lavoro di Opiemme è il Tributo a Wladyslaw Strzemiński, avanguardista polacco, pittore astratto e tipografo, che nel 1930 disegnò un font tipografico che ancora oggi porta il suo nome. Per la maggior parte costituito da linee curve, il carattere adottato nell’intervento di Opiemme nasce in un particolar momento della storia polacca. Wladyslaw Strzemiński, infatti, crea questo font con la precisa intenzione di trasferire attraverso una forma di scrittura l’idea di futuro, di dinamismo e di progresso modernista che il paese andava perseguendo in quegli anni. Opiemme usa questo tipo di lettering come punto privilegiato per indagare il realismo socialista e la sua applicazione – nonché traduzione – in determinate forme architettoniche. Si tratta di quelle architetture tipiche degli edifici pubblici che, ancora oggi, rappresentano la quintessenza stilistica del retaggio polacco, e questo senza alcun tipo di corrispondenza culturale rispetto alle diverse comunità che storicamente hanno forgiato la nazione.

La stessa tecnica è anche utilizzata da Opiemme in “Herring/Aringa”, un calligramma-murale realizzato in un parco nelle vicinanze dell’edificio scolastico. In quello che informalmente è chiamato “Parco dell’aringa”, una silhouette nera a forma di pesce richiama il mercato del pesce che si teneva esattamente nella stessa area fino alla Seconda Guerra Mondiale, ma esso è anche comunemente conosciuto come il ghetto ebraico di Baluty, il secondo più grande in Europa.

In questa direzione, il lavoro di Opiemme in un certo senso disorienta. L’effetto allucinatorio è quasi certamente dettato dalla non-associazione delle lettere. Nel loro flusso ininterrotto, infatti, esse non riconducono ad alcun significato intellegibile.

Inoltre, siccome l’intervento ricopre la facciata della scuola elementare, Opiemme vuole sottilmente evocare il potere dell’insegnamento che permea il nostro costante bisogno di scoperta e apprendimento. Durante gli otto giorni di pittura dal vivo, che nel lavoro di Opiemme assume la forma di una performance pittorica pubblica, l’artista ricorda inoltre la recente scomparsa del padre. Tra i diversi pensieri, Opiemme intende esprimere gratitudine per l’apprendistato seguito all’età di 16 anni. Infatti, inviato dal padre a collaborare con un decoratore d’interni, Opiemme è grato al suo maestro per quel rigore professionale impartitogli e tuttora presente.

I testi e i segni di Opiemme ci ricordano come l’insegnamento e l’apprendimento rappresentino un costante processo di auto-costruzione del sé, piuttosto che un’arida serie di abilità da padroneggiare.
In questo senso, nel lavoro di Lodz appare ancora più evidente come non vi siano barriere culturali quando si tratta di apprendere. L’apprendimento è come una forza. Essa corrisponde alla nostra propensione umana che ci consente di connetterci agli altri e imparare. Questa forza è ovunque e in ogni tempo. Perché, in fondo, le persone non se vanno mai veramente.

 

Riscruttura-conversazione
Quest’opera realizzata sui muri di una vecchia scuola di Lodz, nel quartiere Baluty, all’epoca il ghetto ebraico sotto l’occupazione tedesca, è come una conversazione con le forme dell’edificio, con la sua struttura e texture.

E’ una “riscrittura” di un’architettura costruttivista.

Le parole di un’archietto di Barcellona, amico di Opiemme, riescono a cogliere meglio l’essenzialità di quest’intervento: “un lavoro sul ritmo compositivo di quest’architettura.” 

Calligramma

Il murales può essere definito un grande calligramma o meglio, siccome non contiene alcuna poesia o parola/messaggio, un lavoro tipografico, composto con I caratteri di Strzemiński (un artista avanguardista polacco, che lavorò e visse a Lodz, e fondatore dell’unism). Anche il logo della città di Lodz, è ottenuto con il font di  Strzemiński.

Ogni elemento dell’opera si compone di lettere, usate in maniera decorativa per divenire segno, e perdersi nell’estetica, confondere le differenze stesse che ogni carattere porta con se.
Questa soluzione è stata scelta e progettata con particolare rifereminto ai temi del “Festival delle 4 Culture di Lodz” (ebraica, tedesca, russa e polacca) che erano: l’”avanguardia”, e l’”alfabeto del dialogo”.

Comunità di Bałuty

La comunità locale ha avuto una parte attiva nei murales. Fanciulli, insegnanti e genitori della scuola elementare e superiori hanno partecipato ai workshop, improntati a una comprensione interculturale, e organizzati dal team di Urban Forms.

I partecipanti erano invitati ad esperimere l’idea del dialogo interculturale, attraverso la scelta di “parole del dialogo” che sono diventati uno stencil creato da Opiemme con gli studenti della scuola superiori e dipinti da questi sul marciapiede.

L’Aringa

Dipinto sul retro dell’edificio scolastico, è un riferimento alle radici e alla storia del quartiere.
Durante la Seconda Guerra Mondiale una parte di questo quartiere era il ghetto ebraico, il secondo per dimensioni durante l’occupazione nazista.

Il calligramma (anche se sarebbe più opportuno chiamarlo “letterforms” – calligramma è una “poesia realizzata anche mediante una studiata disposizione tipografica di versi”) si può definir tale perchè le scaglie dell’aringa sono create da una ripetizione di stencil del font di Strzemiński, e la poesia che contengono è quella risultante dall’armonia della sua estetica.

GAZZETTA ITALIA 69 (giugno-luglio 2018)

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Gazzetta Italia 69 ha i colori pastello che richiamano l’abito svolazzante di una splendida Kasia Smutniak che passeggia sulla spiaggia del Lido di Venezia. Dentro Smutniak si racconta mentre papà Zenon la ricorda come bambina indipendente e seria. Nella nuova Gazzetta ampio spazio al cinema con una presentazione dei tanti film italiani oggi in distribuzione in Polonia. Per i viaggi raccontiamo Reggio Emilia, Milano e la bellissima Via Francigena. Per la cucina oltre a ricette, rubrica sul vino, i consigli salutisti di Tiziana Cremesini e un piccolo report sul concorso culinario svoltosi alla scuola alberghiera di Danzica, trovate una lunga intervista a Flavia Borawska, chef del ristorante Chianti, che ci narra come interpretare le tradizioni culinarie della sua famiglia italo-polacca. E poi come sempre tanta cultura, storia, arte, motori e gli articoli dedicati alla lingua tra cui l’approfondimento sulla nuova classe bilingue italo-polacca Pro Futuro a Varsavia.

I capolavori di Marcello Bacciarelli al Castello Reale di Varsavia

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Nel 200° anniversario della morte di Marcello Bacciarelli, pittore di corte del re Stanislao Augusto Poniatowski, il Castello Reale di Varsavia espone ben 44 opere del pittore italiano, che visse a lungo in Polonia. Un’esposizione (dal 9 giugno al 9 settembre) che ripercorre cronologicamente la sua vita artistica e che presenta alcuni quadri per la prima volta in Polonia. Per molti sarà quindi l’occasione per ammirare, tra gli altri, il meraviglioso ritratto di Francesco di Sales Potocki, fino a poco tempo fa considerato perduto, proveniente dalla collezione Paris di Isabella d’Ornano, e poi due bei ritratti di Lord e Lady di Stormont della collezione dei Conti di Mansfield Scone Palace, un’ottima versione del ritratto di re Stanislao Augusto da una collezione privata a Parigi.

Marcello Bacciarelli nel panorama della cultura polacca è senza dubbio una delle figure iconiche dell’illuminismo italiano che visseo la maggior parte della sua vita e della carriera artistica in Polonia. Autore di numerose opere che ancora abbelliscono case e residenze reali Bacciarelli è considerato un precursore della scuola nazionale di pittura polacca.