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La procedura di recupero del credito in Polonia

In questo articolo siamo ad indicare alcune fondamentali nozioni di diritto polacco, per la parte relativa al c.d. recupero del credito commerciale.

Si ricorda che per ulteriori approfondimenti, il nostro Studio resta a completa disposizione.

In Polonia il sistema di recupero del credito dal punto di vista giudiziale, ovvero seguendo le norme di un proprio giudizio di cognizione al fine di ottenere un c.d. “titolo esecutivo” è regolato principalmente dalle norme del codice di procedura civile polacco “kodeks postępowania cywilnego”.

Nella pratica, la fase di recupero del credito, come nella maggior parte degli ordinamenti giuridici di diritto civile Europeo (Europa Continentale), si suddivide in tre fasi principali:

FASE STRAGIUDIZIALE, FASE GIUDIZIALE, FASE ESECUTIVA.

A. FASE STRAGIUDIZIALE

È la fase prodromica a quella giudiziale, dove si instaura un vero e proprio procedimento cognitivo di fronte all’organo giudiziario polacco adito.

In questa fase il creditore, forte di un titolo di natura commerciale (es. fattura di vendita o per servizi prestati), si limita a comunicare al proprio debitore (a mezzo telefonate, lettere di ingiunzione di pagamento, messe in mora, etc.) l’esistenza di un credito da riscuotere, indicandone l’importo, il titolo (fatture commerciali o altro documento commerciale, negozio giuridico sottostante, etc.) nonché un termine indicativo riconosciuto al debitore per il pagamento della somma indicata. Solitamente in questo tipo di comunicazioni il creditore prospetta al debitore l’azione legale, intimandogli di adempiere alle proprie obbligazioni e ricordandogli che in caso di mancato adempimento al debitore verranno ascritte altresì le spese legali e processuali, oltreché corrispondere gli interessi di mora e di legge, in caso di procedimento cognitivo e successiva esecuzione.

Nel caso in cui il debitore non adempia alle proprie obbligazioni, il creditore può avvalersi di tutela giurisdizionale agendo di fronte al tribunale competente.

N.B. – per giurisprudenza consolidata, per evitare la prescrizione (in polacco “przedawnienia”) dei crediti esigibili, parte creditrice dovrà avviare un vero e proprio procedimento di mediazione (“postępowanie ugodowe”) – in caso contrario, l’invio di semplici lettere di messa in mora non bloccherà il decorso della prescrizione, che in Polonia è generalmente di 2 anni per i crediti commerciali (fatture).

B. FASE GIUDIZIALE

È la fase nella quale, essendosi rivelata infruttuosa quella precedente (stragiudiziale), il creditore decide di agire di fronte al tribunale competente polacco per vedersi accertati i propri diritti a mezzo emissione di un provvedimento giudiziale che accolga le proprie richieste.

Il creditore assume in questo caso la veste di parte ricorrente (powód) e può agire con ricorso per ingiunzione di fronte al Tribunale competente – solitamente per la competenza si applica il criterio della territorialità (ovvero, il ricorrente deposita il ricorso presso il tribunale competente per la sede / domicilio del convenuto debitore).

Di regola in Polonia vi sono due tipi principali di ricorso per ingiunzione, ovvero:

1) postępowanie upominawcze – cioè ricorso per ingiunzione secondo rito ordinario

2) postępowanie nakazowe – ovvero ricorso per ingiunzione con rito speciale

3) postępowanie “uproszczone” – sulla base di formulari standard d’ufficio – per cause del valore non superiori a 20.000 złotych (ca. 5.000 Eur).

Nel primo caso, il ricorso comporta il versamento di un contributo da parte del ricorrente creditore pari di regola al 5% del valore della domanda, per un massimo in ogni caso di 100.000 zlotych (ca. 25.000 Eur) di contributo unificato da versare direttamente nelle casse del tribunale adito, a mezzo bonifico bancario (copia dell’avvenuto versamento è da allegarsi in comunicazione come allegato al ricorso). Nel caso in cui il creditore versi in cattive condizioni finanziarie, vi è la possibilità di ricorrere per essere liberati dall’obbligo del versamento di tale contributo.

Nel secondo caso, il ricorrente versa un contributo che è pari ad 1/4 del 5% del valore della domanda. Questo secondo tipo di ricorso può essere avviato in specifici casi, delineati agli art. 485 ss. c.p.c. – ovvero in casi dove il credito certo, liquido, esigibile è anche supportato da evidenze tali per cui è altamente probabile la fondatezza delle pretese di parte ricorrente (es. il credito è certificato da documenti ufficiali tipo rogito notarile; oppure il creditore possiede una dichiarazione unilaterale di riconoscimento del debito da parte del debitore, firmato di proprio pugno, etc.).

In entrambi i casi, il Tribunale emette un decreto ingiuntivo, impugnabile pena passaggio in giudicato nel termine perentorio di 14 giorni dalla notifica a parte debitrice.

In caso di mancata impugnazione, il decreto diventa titolo esecutivo finale, da munire successivamente con formula esecutiva; altrimenti, in caso di impugnazione si instaura un giudizio ordinario vero e proprio (con tanto di udienze, richieste di ammissione di prove documentali e testimoniali, etc.), al termine del quale il tribunale, in caso di accoglimento delle richieste di parte attrice, emette una sentenza, condannando parte convenuta al pagamento delle somme ascritte, con l’accollo altresì (di regola) delle spese legali e processuali previste per legge.

N.B. – è importante notare che di regola parte debitrice in sede di opposizione a decreto ingiuntivo (come anche parte ricorrente in sede di ricorso per ingiunzione) dovranno offrire in comunicazione al Tribunale adito tutte quante le prove documentali, testimoniale etc. in loro possesso, pena la preclusione probatoria (art.493 c.p.c.). Ciò al fine di rendere più celeri i processi ed i tempi della giustizia in generale.

Si ricorda che a seguito di emissione della sentenza di primo grado, il debitore avrà 14 giorni di tempo dalla notifica per ricorrere in appello.

Una volta ottenuto titolo esecutivo, parte creditrice dovrà richiedere al Tribunale adito il rilascio della c.d. “formula esecutiva” al titolo esecutivo, cosa che completa il titolo stesso e dà la possibilità al creditore di agire successivamente per esecuzione.

C. FASE ESECUTIVA

Il titolo esecutivo munito di formula esecutiva dovrà essere inviato dal creditore al c.d. “Komornik”, l’ufficiale giudiziario polacco che non è un dipendente pubblico né tantomeno assume in Polonia funzioni di ausiliario del giudice – trattasi invece di un vero e proprio professionista, incaricato con pubbliche funzioni, il cui compenso deriva dai pagamenti per le proprie attività di ricerca del patrimonio del debitore nonché da quanto riesce a recuperare dal debitore stesso (art. 49 “legge sugli ufficiali giudiziari”).

A seguito di deposito presso la Cancelleria del Komornik adito della richiesta di avvio di procedimento esecutivo, il creditore potrà altresì incaricarlo (se vorrà – altrimenti potrà indicare direttamente lui qualora li conosca, i beni del debitore da aggredire) di utilizzare i propri poteri, riconosciutigli per legge, di ricerca del patrimonio del debitore (a quel punto il Komornik per legge ha pieni poteri di ricercare c/c bancari ascritti al debitore, mobili, immobili etc.).

Generalmente i Komornik polacchi sono molto “efficaci” nella loro ricerca, ed hanno poteri di immediato pignoramento di beni mobili e di c/c bancari. Tutte le somme recuperate dal Komornik sono versate poi da questi direttamente al creditore, meno la parte a lui spettante per legge come compenso.

In generale la procedura di recupero del credito in Polonia è, rispetto ai Paesi della “vecchia Europa”, molto spedita e celere.

Ricordiamo che quanto sopra rappresenta un’analisi generalissima del funzionamento del recupero del credito in Polonia – per conoscere nel dettaglio tutti gli aspetti procedurali e pratici, non esitate a contattarci.

angelo.ferretti@ferretti-bebenek.pl; cell: +48 797840798

giovanni.ferretti@ferretti-bebenek.pl; cell: +48 518734028

biuro@ferretti-bebenek.pl

Polonia Oggi: L’associazione Gallo Rosso cerca di attrarre turisti polacchi in Sud Tirolo

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Un’associazione di aziende agrituristiche del Sud Tirolo ha preparato un programma speciale per attrarre nella regione un maggior numero di turisti polacchi. Il turismo costituisce l’11% del PIL del Sud Tirolo e i polacchi rientrano tra le otto nazionalità che visitano più spesso questa parte d’Italia. Inoltre, secondo un’indagine fatta a livello locale, tendono a rimanere nella zona per una settimana o più, diventando clienti privilegiati. Il programma dell’associazione Gallo Rosso è focalizzato sul periodo invernale e primaverile, quando gli agricoltori ancora non lavorano nei frutteti e hanno tempo per occuparsi degli ospiti. Un’indagine sulle preferenze dei visitatori del Sud Tirolo ha dimostrato che il 61% dei turisti viene qui per cercare la calma e il 49% per approfittare dello slow winter, ovvero apprezzare l’inverno senza fretta e senza pressione. La regione è chiaramente apprezzata anche per i suoi paesaggi naturali e per le opportunità di sci. L’associazione Gallo Rosso è attenta alle esigenze dei turisti provenienti dalla Polonia e infatti la sua pagina web ha una versione in lingua polacca. L’appartenenza all’associazione è anche importante per gli agricoltori, che pagano un contributo annuale che oscilla da 310 a 510 euro. Grazie a questo sostegno, i membri ottengono assistenza legale per i permessi sulla vendita dei prodotti, hanno a disposizione informazioni aggiornate e in alcuni casi possono ricevere anche aiuti finanziari.

Fonte: rp.pl

Questo invece il sito dell’associazione Gallo Rosso: https://www.roterhahn.pl/pl/

 

Polonia Oggi: La FIFA assegna alla Polonia i Mondiali under-20 del 2019

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Nel vertice di qualche giorno fa, tenutosi a Bogotà in Colombia, la FIFA ha ufficialmente designato la Polonia come paese ospitante dei Mondiali di calcio under-20 del 2019. Per far fronte al requisito minimo richiesto dalla FIFA, la federazione polacca ha già annunciato sei sedi della manifestazione che si svolgerà l’anno prossimo a giugno. Le partite si giocheranno allo Stadio Zagłębie di Lubin, all’Arena Lublin, allo Stadio municipale di Tychy, allo Stadio municipale di Gdynia, al complesso sportivo Zawisz di Zdzisław Krzyszkowiak a Bydgoszcz e allo Stadio Widzew di Łódź. Il presidente della federazione, Zbigniew Boniek, ha detto che vorrebbe raddoppiare il numero delle sedi ospitanti per giocare le partite negli stadi vicino alle città principali. Al torneo parteciperanno 24 squadre e sarà l’Inghilterra a difendere il titolo.

Fonte: sportowefakty.wp.pl

Polonia Oggi: Merkel in visita a Varsavia incontra Morawiecki e Duda

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La Cancelliera tedesca Angela Merkel è stata ieri in visita a Varsavia. Nel corso della conferenza stampa congiunta, il Primo Ministro Mateusz Morawiecki ha fatto i complimenti a Merkel per la sua riconferma. “Riteniamo che una stretta cooperazione tra Polonia e Germania sia necessaria per garantire un’ottima cooperazione in Europa, sia nel contesto di una nuova agenda post-Brexit, sia per sviluppare un nuovo quadro finanziario e per portare avanti una politica digitale comune insieme a una politica di sicurezza e industriale”, ha detto Morawiecki. Il Premier ha aggiunto che la Polonia è pronta a realizzare una partnership polacco-tedesca sia a livello bilaterale, che europeo e internazionale. Dal suo canto, Merkel ha detto che vuole “coltivare buone relazioni di vicinato” con la Polonia. I paesi sono invece divisi su alcune questioni, come il progetto per il gasdotto Nord Stream 2 o le richieste di riparazioni per la seconda guerra mondiale presentate la scorsa estate da Varsavia. Dopo l’incontro bilaterale con Morawiecki, la Cancelliera tedesca ha incontrato il Presidente Duda, il quale ha voluto sottolineare che la visita di Merkel dimostra che presta molto attenzione al rapporto con la Polonia.

Fonte: pap.pl

Rapporto OCSE sulla Polonia: bene la crescita, ma servono altri investimenti

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L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato lunedì 18 marzo il suo ultimo rapporto sullo stato dell’economia in Polonia. I punti principali sostenuti nella relazione sono i seguenti: la crescita dell’economia e il mercato del lavoro sono forti, ma sono necessari maggiori investimenti nell’università e nella ricerca e dovrebbe migliorare l’impegno del mondo degli affari nella formazione professionale. Inoltre, una maggiore occupazione per le donne e per la popolazione senior contribuirebbe a combattere il declino demografico e gli investimenti nelle infrastrutture e nell’innovazione richiederebbero una riforma fiscale e della spesa.

Sul piano dei numeri, il rapporto dell’OCSE evidenzia il miglioramento degli standard di vita grazie al progressivo aumento del reddito pro capite e certifica anche la riduzione della povertà infantile sulla scia dei sussidi a favore delle famiglie con il programma 500+ implementato dall’attuale governo. Altri fattori positivi riguardano l’espansione dell’attività economica, con livelli di crescita del PIL superiori al 4%, l’abbassamento del tasso di disoccupazione sotto la soglia del 5% e un’inflazione vicina all’obiettivo della Banca Nazionale. Le sfide riguardano invece il settore della ricerca, dove la Polonia vanta una media ancora inferiore a quella dei paesi OCSE, e forti preoccupazioni concernono anche il livello demografico, che da qui al 2060 prevede una drastica riduzione delle persone in età lavorativa.

Per mantenere la stabilità macroeconomica e una crescita sostenibile, l’OCSE suggerisce al governo di Varsavia di avviare maggiori investimenti nelle infrastrutture, nello sviluppo delle competenze e nella sanità, mentre una riforma fiscale aiuterebbe la Polonia a finanziare le proprie spese. Inoltre, andrebbero rafforzare le tasse legate all’ambiente e dovrebbero essere limitate le esenzioni e l’uso di rate IVA ridotte. Secondo l’OCSE, anche la tassa sul reddito personale andrebbe resa più progressiva. Un altro punto importante sottolineato dall’organizzazione internazionale è la necessità di un chiaro e forte sviluppo di politiche che facciano fronte al cambiamento climatico, allineando la Polonia agli standard europei e agli obiettivi internazionali, al fine di ridurre l’incertezza per gli investimenti innovativi nella green economy.

Rispetto alla condizione lavorativa delle donne, l’età di pensionamento al momento sembra destinata a rimanere bassa (60 anni), che però presuppone rischi di povertà in età avanzata. L’inclusione delle donne nel mercato del lavoro rimane una sfida notevole, soprattutto per coloro che hanno figli a carico. Da questo punto di vista, un maggiore accesso ai servizi di assistenza per l’infanzia potrebbe aiutare la condizione femminile. Miglioramenti sono necessari anche nell’ambito delle politiche migratorie: l’OCSE ritiene debbano essere fatti dei passi per garantire una maggiore integrazione per i cittadini stranieri in linea con le richieste del mercato del lavoro, mantenendo anche la protezione dei loro diritti e l’accesso all’istruzione e alla formazione per loro e per i loro figli.

La cooperazione tra il mondo industriale e il settore della ricerca è ancora limitata: non bastano solo investimenti, va aumentato anche il numero di ricercatori, che al momento è insufficiente e ben al di sotto della media OCSE. Le aziende dovrebbero essere incentivate a fornire corsi di formazione professionale che facilitino l’apprendimento di nuove competenze per gli adulti. Anche nel settore finanziario sono auspicabili dei cambiamenti, sia nel mercato dei capitali che nel business di ricerca e sviluppo. Un segnale positivo è determinato dall’aumento dei finanziamenti per le start-up. Le procedure di bancarotta si mantengono piuttosto lunghe e l’OCSE sostiene che la trasparenza del settore pubblico dovrebbe essere migliorata.

In definitiva, il rapporto dell’OCSE sottolinea i cambiamenti in positivo dell’economia polacca e si aspetta che il governo approfitti di questa congiuntura favorevole per introdurre ulteriori riforme che facciano fronte alle sfide dei prossimi anni e permettano alla Polonia di consolidare la sua posizione sul mercato globale.

Janusz Roguski, “La mia Italia”

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Architetto di professione, acquerellista e viaggiatore di passione, Janusz Roguski è l’autore di oltre 300 acquerelli che raccontano l’architettura italiana. Uno di questi lo possiamo apprezzare sulla copertina di questo numero di Gazzetta Italia.

“Nella vita privata era soprattutto molto simpatico, originale e sensibile. Era appassionato della vita, molto esigente con sé stesso e con la sua famiglia. Alle persone che aveva intorno trasmetteva la sua passione e dedizione verso l’arte”, così lo ricorda la figlia, Joanna, italianista e proprietaria della piccola casa editrice Pointa. Una casa editrice che è come un filo conduttore che unisce il passato con il presente perché fu il sogno nel cassetto mai realizzato del nonno Henryk Roguski, un libraio nella Varsavia prima della guerra. La concretizzazione di un sogno ha permesso di realizzarne un altro, quello di pubblicare il volume “La mia Italia” con gli acquerelli di suo padre Janusz Roguski, libro che ha regalato al padre in occasione del suo ottantesimo compleanno. Grazie a questa pubblicazione si possono apprezzare tanti dettagli dell’architettura italiana, dipinti con delicatezza e precisione meticolosa. Forse per qualcuno possono essere l’ispirazione per scoprire questi paesaggi colti dalla mano dell’architetto.

Roguski adorava viaggiare, con la moglie Nina hanno visitato mezzo mondo ma era l’Italia il luogo dove più amava tornare. Durante gli studi alla facoltà di architettura del Politecnico di Varsavia, non era possibile visitare i luoghi amati, li guardavano solo sulle pagine dei manuali. Ma appena aprirono i confini i Roguscy iniziarono subito le loro esplorazioni. Con la tenda e in condizioni modeste viaggiavano per ammirare la bellezza dell’architettura e della storia dell’arte. Tutti e due hanno sempre sottolineato che vedere dal vivo le opere che prima avevano ammirato solo attraverso le foto dei libri è stata un’emozione molto forte. Quando erano nei loro sessant’anni decisero di studiare l’italiano. Fecero le valigie e partirono per Roma dove per tre mesi studiarono la lingua all’Università per stranieri. Tutti i giorni percorrevano a piedi i cinque chilometri che dividevano la casa dall’Università per apprezzare appieno la bellezza della Città Eterna.

La passione per l’arte e l’architettura italiana pian piano stimolarono il desiderio di rappresentarle su un foglio di carta. Le prime lezioni di disegno Janusz Roguski le fece al Politecnico ma a dipingere gli acquerelli cominciò solo nel 2004, facendosi immediatamente assorbire da questo nuovo hobby. “Dipingeva di solito seduto su un muretto o su uno scalino oppure, dopo i primi schizzi, nel suo studio di casa. Durante il lavoro spariva in un’altra dimensione, probabilmente lì dove sentiva il profumo delle pietre calde e dei secoli della storia passata”, ricorda Joanna. Dipingendo prestava attenzione ai minimi dettagli, la possibilità di poter mostrare le perle dell’architettura italiana dal suo punto di vista lo rendeva semplicemente felice. Come dice l’autore stesso nella prefazione dell’album “La mia Italia”: “Le piccole città italiane incantano con la loro bellezza ed armonia ed io cerco di trasmettere queste emozioni nei miei acquerelli.”

Ha dipinto solo in Italia, nessun altro paese ha destato in lui il desiderio di una simile espressione artistica. In tutto ha creato oltre 300 opere, alcune a marzo del 2009 sono state presentate in mostra all’Istituto Italiano di Cultura a Varsavia. Per Roguski l’approvazione da parte degli ospiti è stata una forte emozione anche perché non aveva mai pensato di presentare al pubblico i suoi lavori.

La tragica ironia della sorte fece sì che la sua così amata Italia, che era diventata parte della sua vita, fu anche il motivo di una grande sofferenza. Nel 2013 durante il viaggio annuale a sciare nelle Dolomiti, Roguski ebbe un grave incidente che lo paralizzò completamente dal collo in giù. L’incidente gli impedì di dipingere e cambiò completamente la sua vita, che fino ad allora era piena di energie e passioni. Nonostante tutto, il suo amore per la cultura, l’arte e l’architettura dell’Italia non era mai cambiato e sempre con una grande gioia ritornava con lo sguardo alle miniature italiane immortalate con il suo pennello. Si è spento nel novembre del 2016.

Negli ultimi anni una volta, durante le lunghe chiacchierate tra padre e figlia, Roguski le disse di voler lasciare una traccia di sè ed essere ricordato. Grazie alla dedizione assoluta di Joanna, il suo sogno si sta avverando.

Lezione d’Europa dell’Ambasciatore d’Italia in Polonia

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Il 12 e il 13 marzo l’Ambasciatore italiano in Polonia, Alessandro de Pedys, è stato ospite della città di Cracovia. Durante la sua visita nella città, l’Ambasciatore ha partecipato a un evento organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia intitolato “Notte italiana – Siena e la via Francigena”. Per l’occasione è stata presentata la collana editoriale di Luca Betti, cui è seguita una degustazione dei prodotti e piatti tipici locali preparati da uno chef proveniente dalla città del Palio. La stessa sera è stata inaugurata anche la mostra della pittrice italiana Liliana Malta, centrata sul tema della mitologia.

Martedì 13 L’Ambasciatore De Pedys ha tenuto una conferenza presso l’Università Pedagogica di Cracovia dal titolo “Italia, Polonia, Europa”, rivolta agli studenti dei Dipartimenti di Italianistica e Scienze Politiche. Nel ruolo di moderatore si è cimentato il professor Stefan Bielański, politologo e direttore del Centro Studi “Mediterraneum” presso l’Università di Cracovia.

Nonostante il titolo della conferenza fosse “Italia, Polonia, Europa”, l’Ambasciatore ha precisato che il suo intervento si sarebbe concentrato sull’Europa “perché il nostro futuro lo decideremo come europei più che come italiani o polacchi”. Ha ricordato che quasi un anno fa, il 25 marzo 2017, è stato celebrato il 60° anniversario dei Trattati di Roma con i quali i paesi fondatori “voltarono le spalle alla storia d’Europa e decisero di costituire in Europa un ordine nuovo e diverso, basato su valori condivisi, sulla creazione di un mercato unico e su principi di collaborazione e buon vicinato. Questi paesi diedero inizio a un processo che finora non si è fermato, ma che negli ultimi dieci o quindici anni purtroppo “ha un po’ smarrito la strada. Funziona meno bene di prima, perché l’Europa si è data degli obiettivi troppo ambiziosi che ha difficoltà a raggiungere”.

Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea, uno degli stati membri – il Regno Unito – sta per lasciarla e più o meno su tutto il continente si diffondono movimenti euroscettici e antieuropei e si respira un clima di insoddisfazione nei confronti delle istituzioni e dei leader europei. “I cittadini europei sono arrabbiati, ma più che altro hanno paura. Hanno paura per i loro posti di lavoro, per il loro sistema di welfare, per la loro sicurezza e per la loro identità culturale, soprattutto a fronte di una crisi economica che è durata a lungo, di flussi migratori incontrollati, di guerre ai nostri confini e di una minaccia costante portata dal terrorismo”, ha continuato l’Ambasciatore. “A fronte di questi fenomeni, si sentono impotenti, vulnerabili e indifesi, percepiscono la mancanza di protezione che il modello europeo gli aveva garantito per quasi 50 anni. E le elezioni italiane, svoltesi appena una settimana fa, ne danno una valida conferma, perché l’Italia è stata sempre uno dei paesi più filoeuropei e questa volta oltre il 50% degli elettori italiani ha votato per dei partiti che non sono euroscettici, ma sicuramente sono molto critici riguardo i modi in cui l’Europa funziona. Tale situazione è il risultato di due elementi: da un lato le politiche europee sbagliate e inadeguate e dall’altro la scarsa consapevolezza da parte delle classi dirigenti europee, quindi l’assenza di reazione ai mutamenti politici, economici e sociali in atto.

Uno dei casi eccellenti di queste dinamiche è il trattato di Schengen che, abolendo le frontiere interne tra i paesi membri, non ha previsto il rafforzamento di quelle esterne. “Purtroppo l’Europa non è stata in grado di affrontare unita le sfide della modernità e della contemporaneità. Invece di sostenersi, gli stati membri molto spesso si sono accusati e danneggiati a vicenda. È proprio la mancanza di solidarietà che rende la situazione ancora più difficile, perché la forza sta nell’unità. Queste fratture hanno riaperto le vecchie ferite che alimentano le narrative nazionaliste ricorrendo ai pregiudizi culturali e i movimenti antieuropei e populisti approfittano della paura e della tentazione di cercare la protezione dentro i confini nazionali. Però non offrono una soluzione, non risolvono i problemi, indicano semplicemente i colpevoli, ovvero indicano il bersaglio verso cui convogliare la rabbia e il malcontento. E quindi è indispensabile proporre una contro-narrativa a favore di un’Europa più forte e più coesa che possa offrire sicurezza. Bisogna riacquistare la fiducia dei cittadini europei rafforzando, e non indebolendo, l’Europa. Bisogna anche ricordarsi perché stiamo insieme e dare un significato alla parola solidarietà che purtroppo negli ultimi anni si è vista poco, perché i cittadini europei hanno ultimamente perso il senso di appartenenza. Se non si vuole essere europeisti per principio, bisogna essere europeisti per necessità”.

La lezione ha suscitato una vivida e interessantissima discussione da parte del pubblico. Sono intervenuti professori e studenti provenienti da vari paesi, che hanno condiviso le proprie opinioni ed esperienze.

Alla fine abbiamo chiesto all’Ambasciatore una sua riflessione sul clima verso gli stranieri in Polonia, soprattutto in relazione a quanto accaduto recentemente a Diego Audero, guida italiana ad Auschwitz, minacciato con scritte spiacevoli sulla porta di casa: “È un caso molto sgradevole, perché in qualche modo mette in discussione i principi che sono fondanti dell’Unione Europea: la libertà di circolazione, di stabilirsi ovunque. Purtroppo abbiamo avuto altri casi di questo tipo sia nei confronti di italiani come italiani, sia perché scambiati per mediorientali e arabi. Questo testimonia un clima che preoccupa. Il principio che va ribadito con forza è il fatto che siamo tutti cittadini europei e nessuno si dovrebbe sentire straniero. Tutto il dibattito alimentato dalla stampa sul problema migratorio ha un po’ gonfiato certi fenomeni che sono in aumento, non solo in Polonia ma dovunque. Si tratta di distinguere tra la minaccia reale e la minaccia percepita. Nel caso della Polonia si tratta della minaccia percepita perché parlare di invasione, di minaccia alla identità culturale polacca, quando in Polonia i migranti veri e propri non ci sono, ha poco senso. Ma del resto abbiamo visto un altro caso, ovvero Brexit, dove tutto si è giocato sulla minaccia percepita e non reale. Ripeto che nel caso dei cittadini europei va riaffermato con forza il principio che non sono stranieri nell’Unione Europea, ma sono a casa loro in qualunque stato europeo si trovino”.

 

La foto dell’articolo proviene dalla pagina Facebook dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia.

La straordinaria poetessa Wisława Szymborska

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Avevo una vita davvero felice, ma c’erano anche molte morti e parecchi dubbi. Comunque io non parlo mai di questioni personali e non vorrei che altri ne parlassero (…) A. Bikont, J. Szczęsna, “Pamiątkowe rupiecie, przyjaciele i sny Wisławy Szymborskiej” (1997)

 

Wisława Szymborska, nata nel 1923 a Prowent (Grudziądz), premio Nobel per la letteratura nel 1996, è stata probabilmente la più grande poetessa polacca. Szymborska è stata una straordinaria intellettuale, che ha lavorato anche come editorialista e critico letterario. Ha legato tutta la sua vita a Cracovia, dove è morta nel 2012.

Subito dopo la seconda guerra mondiale ha iniziato a studiare filologia polacca presso l’Università Jagellonica di Cracovia, che ha però abbandonato poco dopo per concentrarsi sulla sociologia. I suoi primi esiti poetici sono legati al rapporto con le autorità comuniste e al cosiddetto realismo sociale. In seguito Szymborska ha rinnegato quel periodo, sostenendo che il suo “vero” debutto letterario fosse avvenuto con la pubblicazione nel 1957 del volume “Wołanie do Yeti” (Appello allo Yeti).

Nonostante abbracci quasi sette decenni, il patrimonio poetico di Szymborska non è ampio, ma è stilisticamente molto omogeneo. La poetessa è considerata l’ideatrice di alcune nuove forme poetiche, tutte umoristiche nella loro espressione. Szymborska scriveva poco e questa moderazione le ha permesso di trovare tempo ed energia per elaborare i singoli pezzi in maniera raffinata, quasi scolpendone la forma. I risultati sono straordinari, perché dalla sua penna sono derivati piccoli capolavori letterari.

Szymborska ha affrontato importanti questioni filosofiche: ha analizzato la natura umana e la solitudine dell’uomo nell’universo, servendosi di un linguaggio semplice, che scioglie e smonta con ironia espressioni fraseologiche consolidate e frasi fatte comuni. La sua originalità artistica è combinata con la semplicità del linguaggio: si è servita di un vocabolario comune, non troppo sofisticato. Una caratteristica della sua poesia è l’uso innovativo della fraseologia popolare, che ha reso difficile la traduzione delle sue opere in altre lingue. Esempi di queste raccolte sono i volumi “Sto pociech” (Uno spasso) e “Wszelki wypadek” (Ogni caso). Attraverso il metodo dei cosiddetti “specchi doppi”, la poetessa ha cercato di mostrare la realtà nella sua molteplicità. Le sue poesie riflettono la complessità del mondo e il fatto che la nostra vita sia allo stesso tempo tragica e divertente, sublime e ordinaria. Ecco perché le opere di Szymborska sono perverse, stizzose, spesso basate sul principio del contrasto, su una giustapposizione di valori contraddittori.

La sua poesia è certamente intellettuale, ricca di motivi culturali e di riferimenti alla storia. Anche se di natura riflessiva, di solito non mostra emozioni ed è inutile cercarvi confessioni o memorie personali. Szymborska non ha una missione moralizzatrice: l’apparente ordinarietà del mondo è il più grande mistero che la incuriosisce. Dalle poesie emerge la convinzione che la nostra conoscenza sia principalmente – e paradossalmente – basata sulla realizzazione della nostra ignoranza, sul desiderio e l’impossibilità di accogliere e capire i paradossi dell’esistenza.

Nella vita di tutti i giorni non amava parlare di letteratura e raccontare i segreti della sua maestria poetica, perché partiva dal presupposto che ogni autore dovrebbe comunicare solo tramite le sue opere. Il senso dell’umorismo che emana dai testi di Szymborska la accompagnava ogni giorno. Il suo spirito giocoso si manifestava in piccole cose: l’autrice era conosciuta per gli scherzi che faceva, che volevano deridere la realtà in maniera intelligentemente kitsch. Agli amici regalava pagine di collage spiritosi con estratti delle proprie opere.

L’ambiente più vicino ricorda Wisława Szymborska come una persona modesta che apprezzava molto la pace. Non sopportava feste, celebrazioni e onorificenze. Quando le è arrivato l’annuncio della vittoria del Premio Nobel per la letteratura e ha dovuto concedere in un solo mese più interviste che in tutta la sua vita, l’autrice l’ha definita “la tragedia di Stoccolma”. Era una donna piena di sorprese: adorava il famoso pugile polacco Andrzej Gołota, fumava come una turca (scriveva solo con una sigaretta in mano!) e andava pazza per le alette impanate della catena di fast food KFC. La stimava tantissimo anche il celebre regista americano Woody Allen. Questi diceva che Szymborska era in grado di catturare gli attimi più commoventi e tutta la tristezza della vita, rimanendo al tempo stesso ottimista.

Le tradizioni pasquali in Polonia

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La Polonia è un paese particolarmente legato alle tradizioni e le festività pasquali sono vissute con particolare devozione ogni anno da quasi tutta la popolazione polacca. Come da tradizione cristiano-cattolica, le celebrazioni della Settimana Santa iniziano con la domenica delle palme (in polacco, niedziela palmowa). Per l’occasione le palme vengono colorate e spesso decorate con nastri e piume. In alcune città polacche vengono anche organizzati dei concorsi per la palma pasquale più bella. È un evento pieno di colori, cui vale la pena di partecipare per ammirare palme di enorme dimensioni (alcune sono alte persino 30 metri!) decorate in modo fantasioso.

Quando arriva il momento della tre giorni pasquale, il Venerdì Santo è particolarmente sentito, perché in gran parte del paese si “rivive” la commemorazione della passione di Cristo attraverso il cammino della Via Crucis. Senza dubbio, una delle celebrazioni più intime si svolge a Kalwaria Zebrzydowska, comune rurale della Polonia meridionale dove si trova il secondo santuario più conosciuto del paese dopo quello di Jasna Góra a Częstochowa. Il sabato diventa invece l’occasione per preparare la cosiddetta święconka, un cestino decorato che contiene al suo interno diversi prodotti tipici, quali il pane, le uova, la salsiccia, il sale e i famosi “agnelli di zucchero”. Il cestino viene benedetto durante la celebrazione eucaristica della Messa.

Non va dimenticata nemmeno la tradizione del pisanki, che consiste nella decorazione a mano delle uova pasquali. Esistono diverse tecniche di decorazione, come per esempio quella di dipingere le uova con vernici acriliche oppure con tinte naturali (caffè, zafferano, barbabietole) stendendo la cera calda. Altrimenti si possono usare anche i pennarelli o lo smalto. Una delle tecniche più complicate e raffinate si ottiene grattando il guscio delle uova con un ago, con l’obiettivo di formare motivi decorativi diversi. I pisanki sono preparati dai bambini a casa o a scuola, durante le lezioni di arte, nei giorni precedenti le feste. In alcune regioni della Polonia, le uova sono scambiate tra i familiari appena prima di iniziare il pasto pasquale.

Veniamo ora al cibo: il pasto più importante è la colazione che si consuma la mattina di Pasqua. Questa tradizione è molto sentita in Polonia, anche dalle famiglie meno credenti. Per la colazione le famiglie si riuniscono nelle proprie case, dove mangiano i prodotti benedetti del cestino święconka e altri piatti tipici della tradizione culinaria polacca. Tra questi, vanno per la maggiore le zuppe barszcz biały (una zuppa di barbabietola) e lo żurek, una zuppa vecchia di generazioni, che è composta da farina di segale, legumi e patate, ed è servita con l’aggiunta di salsiccia di maiale e uova. Tra i dolci regna la mazurek, ovvero una torta preparata in forme diverse, di solito a strati, che è farcita di crema o marmellata ed è abbondantemente decorata. L’altra opzione molto in voga è la babka, un dolce lievitato ricoperto di glassa o cioccolato e decorato con mandorle o frutta secca.

Al termine della colazione, arriva il momento della Messa di Pasqua. Il Lunedì, conosciuto in Polonia come il giorno di Śmigus-Dyngus, è l’occasione per le visite tra amici e spesso i bambini si danno da fare in simpatiche guerre dei gavettoni. Il gioco deriva da una tradizione del passato, quando nelle campagne polacche i giovani bagnavano le ragazze con un secchio d’acqua come simbolo di buon auspicio. Oltretutto, nel periodo pasquale le piazze di molte città polacche si riempiono di bancarelle: i mercatini rappresentano un’ottima opportunità per conoscere meglio i prodotti tipici del paese e ammirare delle decorazioni colorate bellissime.

Polonia Oggi: Manifestazioni per la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale

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Sabato si sono svolte nelle maggiori città polacche (Varsavia, Cracovia, Danzica, Stettino e Poznań) manifestazioni contro il razzismo e la discriminazione in Polonia. L’ispirazione per scendere in strada deriva dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, ricorrenza che cade il 21 marzo e che è stata istituita nel 1966 dalle Nazioni Unite. Per celebrare questa giornata, mercoledì si terranno manifestazioni contro il razzismo in molte città europee, come Barcellona, Berlino, Vienna e Londra. Il raduno di Varsavia di sabato ha raccolto circa 500 persone. I manifestanti si sono presentati con bandiere e striscioni e hanno intonato cori come “basta con il razzismo e il fascismo” o “la Polonia bianca solo d’inverno”. Le persone riunite hanno affermato che la Polonia dovrebbe essere un paese privo d’odio nei confronti delle persone con un diverso colore della pelle e con un diverso orientamento sessuale. A Poznań ha partecipato anche l’imam della comunità islamica, Youssef Chadid, il quale ha ribadito che occorre imparare a saper vivere insieme, senza odio e discriminazione.

Fonte: pap.pl