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Mafodda: si chiude un 2017 di grande successo commerciale tra Italia e Polonia

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Antonino Mafodda, direttore dell’ufficio ICE-Italian Trade Agency di Varsavia, fa il punto sui rapporti commerciali tra Italia e Polonia a partire dai dati sull’interscambio.

“Anche nel 2017 l’interscambio Italia-Polonia si è mantenuto a livelli molto alti, per un valore (nei primi dieci mesi dell’anno) di 17 miliardi di euro, di cui 8,6 miliardi di nostre esportazioni e 8,3 miliardi di importazioni dalla Polonia. Sulla base di questo andamento non è difficile pronosticare un interscambio, per l’intero anno, di circa 20 miliardi di euro. Ciò vuol dire che sicuramente la Polonia confermerà la sua posizione di 8° partner commerciale dell’Italia su scala mondiale. L’Italia si conferma il 4° fornitore della Polonia, dopo Germania, Cina e Russia ed il 5° cliente, alle spalle di Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca e Francia. L’interscambio è caratterizzato nei due sensi dalla netta prevalenza di beni capitali, grazie al grande numero di aziende italiane esistenti in Polonia ed operanti principalmente nel settore automotive, meccanico e chimico. Le principali voci delle nostre esportazioni sono quelle relative a macchinari e apparecchiature, articoli metallici, autoveicoli, chimica-farmaceutica, abbigliamento ed agroalimentare. Nei primi 10 mesi del 2017 sono cresciute le nostre esportazioni relative a chimica, farmaceutica, metallurgia, articoli di gomma e plastica. Verso l’Italia la Polonia esporta prevalentemente autoveicoli, macchinari e apparecchiature, agroalimentare (carni, latte, produzioni casearie) e elettrotecnica”.

Quali sono le prospettive dell’economia polacca?

“L’economia “reale” continua a crescere sulla base dell’interesse degli investitori stranieri, dei consumi interni, oltre che per il traino del settore delle costruzioni infrastrutturali, prevalentemente finanziate da fondi UE, di cui la Polonia è il principale destinatario. In relazione a tali fattori la crescita del PIL è stata rivista più volte al rialzo da tutte le Agenzie di rating e dal FMI che la valuta oltre il 4%, caso unico nei paesi UE. La disoccupazione è inferiore al 6% su scala nazionale, ma tutti sappiamo che nelle principali aree industrializzate le aziende faticano a trovare manodopera ed i salari stanno crescendo piuttosto rapidamente. Anche sul fronte dell’equilibrio dei conti interni i vari provvedimenti presi a favore delle famiglie (cosiddetto 500+) o “in itinere” (abbassamento dell’età pensionabile) non dovrebbero avere un impatto importante sull’equilibrio macroeconomico, almeno finché la crescita continuerà a questi ritmi. Il reddito medio (14.000 euro) continua a crescere e si avvicina gradualmente a quello medio dei paesi UE. In altre parole, fino ad oggi, alcune prese di posizione governative (soprattutto il continuo attrito con la Ue su diversi “dossier”) non hanno inficiato il positivo quadro macroeconomico del Paese, che mostra anche una crescita verso i mercati internazionali, come dimostrano i supporti governativi all’internazionalizzazione delle imprese polacche”.

Com’è la percezione del “Made in Italy”?

“Ho prima citato i dati relativi all’interscambio che fanno capire l’intreccio esistente fra le economie italiana e polacca testimoniato dalla presenza di tante aziende italiane radicate in Polonia: Fiat/FCA, Brembo, Mapei, Ferrero, Marcegaglia e tanti altri nomi si possono citare, oltre ad un fitto tessuto di medie imprese, venute sulla scia di grandi clienti e che hanno saputo cogliere le tante opportunità offerte dall’economia polacca, che non ha conosciuto recessioni dal momento dell’entrata nella Unione Europea nel 2004. L’Italia è un partner ed un investitore storico ma sarebbe un errore non esplorare anche altre tipologie di intervento e nuove modalità di interazione fra aziende, soprattutto giovani ed orientate verso settori “nuovi” quali la protezione ambientale, la biotecnologia, le varie applicazioni dell’ICT. È quello che abbiamo fatto noi, come Ufficio ICE, organizzando a metà novembre un seminario sulla possibilità di interazione fra “start-up” italiane e polacche, così come l’Ambasciata d’Italia ha organizzato, ad inizio dicembre, un evento sulla cooperazione tra i due paesi nel settore farmaceutico e delle “scienze della vita”. La Polonia è un mercato “maturo”, stabilizzato nei settori di base dell’economia, del quale vanno studiate analiticamente le tendenze sociali e quelli sui consumi, dove il successo va cercato nelle “nicchie’ di mercato, accompagnato da investimenti e ricerca. Da questo punto di vista l’attrazione che continua ad esercitare la cultura italiana, intesa nel senso più lato del termine, che comprende anche abitudini e stili di vita, è molto positivo perché è qui che possono allargarsi anche gli spazi commerciali dei nostri beni di consumo, primi fra tutti i prodotti agroalimentari, la moda ed il design. Nel corso dell’anno abbiamo svolto diverse iniziative a favore dei vini e dell’agroalimentare, sia a Varsavia, che a Cracovia oltre a far visitare aziende e zone di produzione a 95 operatori polacchi, nel corso delle varie missioni di incoming che la Sede Centrale dell’ICE ha organizzato in Italia per far apprezzare anche aree meno conosciute del nostro paese, quali quelle del Sud Italia. Da questo punto di vista va segnalato che i prodotti del Sud stanno andando benissimo in Polonia. Basta pensare al successo di una varietà di vino pugliese, il Primitivo, per citare il caso più clamoroso, oltre alla richiesta di prodotti dolciari e da forno tipici del Meridione. Nel 2018 continueremo con queste iniziative ed il primo appuntamento sarà quello della “Borsa Vini italiani” in programma il prossimo 8 febbraio a Varsavia. Abbiamo anche in programma iniziative nel Design e proseguiremo il progetto per creare sinergia e collaborazione fra “Start up” italiane e polacche. Colgo l’occasione per ringraziare Gazzetta Italia (rivista bilingue italiano-polacco distribuita in tutta la Polonia, n.d.r.) che è stata testimone delle iniziative da noi organizzate e colgo l’occasione per inviare i migliori Auguri per le prossime Festività ai suoi lettori e a quelli di Panorama Polonia”.

Contatti:

Agenzia ICE -Ufficio di Varsavia

ul. Marszałkowska 72
00-545 Warszawa
Tel: +48 22 6280243
varsavia@ice.it

 

 

 

La nuova normativa in materia agroalimentare, un’eccellente opportunità per le imprese italiane

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In un’epoca densa di innovazioni scientifiche e tecnologiche, le ultime tendenze del mercato sono attente all’origine e alla qualità dei prodotti e non viene verificata soltanto la lista degli ingredienti (tra cui il famoso codice “E” indicativo degli additivi alimentari), ma anche la provenienza. È ovvio che alcuni paesi risultano più attraenti rispetto ad altri.

La Polonia negli ultimi anni è diventata un paese molto apprezzato a livello internazionale e, sovente, il marchio Polonia è riconosciuto come sinonimo di qualità e di sapori ricchi di tradizione. Si pensi, tra gli altri, alle bevande alcoliche, alla carne, ai latticini ma anche alla frutta, verdura e dolci polacchi.

Il riconoscimento dei prodotti di origine polacca desta sempre maggiore interesse non solamente per i produttori polacchi, ma anche per gli operatori stranieri indipendentemente dal loro volume di affari. La tendenza mondiale in materia di alimentazione, consistente nel prestare sempre più attenzione all’origine del prodotto, è un incentivo per gli imprenditori polacchi e stranieri per creare partnership e collaborazioni.

La modifica della normativa polacca relativamente all’etichettatura dei prodotti agricoli ed alimentari può senza dubbio dare un impulso a nuove opportunità. Già a partire dal 1° gennaio 2017 è entrata in vigore la riforma sulla Qualità commerciale dei Prodotti di Origine agricola e alimentari, la quale ha introdotto delle novità relative alle modalità e ai criteri di etichettatura degli alimenti nonché la dicitura “Prodotto polacco”.

Prima della predetta riforma, l’origine del prodotto era vincolata dal luogo della sua produzione o dall’ultima modifica rilevante realizzata durante il processo di produzione (si veda il Regolamento UE 952/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio) e l’obbligo di inserire l’informazione relativa all’origine era prevista in casi particolari. Ai sensi del Regolamento UE 1169/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio, era obbligatorio indicare nell’etichetta solamente il luogo di origine nel caso in cui la sua omissione avrebbe potuto indurre il consumatore in errore relativamente all’origine e alla provenienza del prodotto.

Quindi, con la riforma predetta, dovrà essere indicata l’origine degli ingredienti utilizzati per il prodotto, il che costituisce un elemento molto importante per i consumatori.

Nell’ambito della suddetta riforma, l’etichettatura dei prodotti non trasformati di origine agricola e alimentare può essere corredata dalla dicitura “Prodotto polacco” nel caso in cui la produzione, la coltivazione, l’allevamento, la caccia o la pesca hanno avuto luogo nel territorio della Repubblica di Polonia.

Riguardo alla carne, la riforma ha previsto una disciplina più dettagliata: in questo caso è fondamentale definire il luogo di nascita dell’animale assieme all’indicazione che l’allevamento e la macellazione sono stati posti in essere in Polonia. Di contro, nel caso di prodotti trasformati di origine agricola e alimentare, si potrà apporre la dicitura “Prodotto polacco” nel caso in cui non solo la produzione sia avvenuta in Polonia, ma anche tutti gli ingredienti abbiano come origine la Polonia.

Unica eccezione è data nel caso di componenti importati che non possono essere sostituiti e che costituiscano massimo il 25% del peso totale del prodotto (ad eccezione dell’acqua), in questa fattispecie il prodotto avrà la dicitura “Prodotto polacco”.

A seguito della novella legislativa, l’indicazione di origine polacca dei componenti del prodotto potrà essere considerata anche uno strumento di marketing ed essere utile alle imprese italiane del settore. Anche nel caso di commercializzazione del prodotto polacco in Italia, tale dicitura “Prodotto polacco” costituirà un fattore di forte differenziazione e sarà sinonimo, oltre che di convenienza economica, anche di qualità.

 

Contatto:

Alfio Mancani

Avvocato – Italian Desk

M: +48 504 230 461

E: Alfio.Mancani@dzp.pl

“Loving Vincent” vince l’EFA come miglior film d’animazione europeo

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Il cinema polacco si è tolto alcune soddisfazioni in occasione degli European Film Awards, corrispettivo europeo degli Oscar, che sono stati consegnati il 9 dicembre a Berlino. Ben tre statuette sono state riportate a casa: Anna Zamecka ha vinto il premio per il miglior documentario europeo con “Komunia”, Katarzyna Lewińska si è aggiudicata il riconoscimento nella sezione costumi per il film “Pokot” di Agnieszka Holland, ma la menzione d’onore spetta a “Loving Vincent” di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, che si è imposto come miglior film d’animazione europeo 2017. Il film è frutto di una co-produzione polacco-inglese, che in 95 minuti racconta la storia della misteriosa morte del grande pittore olandese Vincent Van Gogh.

“Loving Vincent” non è un film d’animazione qualsiasi, perché per la prima volta nella storia del cinema è stato girato con attori veri che solo in fase di post-produzione sono stati “trasformati” in dipinti su tela. Per ottenere questo straordinario risultato, è stato necessario il lavoro di oltre 100 artisti, che hanno rielaborato più di mille dipinti, riproducendo lo stile di Van Gogh.

La tecnica utilizzata è sorprendente e, dopo i primi minuti di spaesamento, è bello ritrovarsi immersi nei colori e nelle pennellate che associamo al maestro olandese vissuto tra il 1853 e il 1890. A farla da padrone è il giallo dei campi di grano, ma non mancano il blu, il verde e il nero dei corvi che compaiono nel celeberrimo “Campo di grano con volo di corvi”, realizzato nel 1890 non molto prima di morire a Auvers-Sur-Oise. Pure i personaggi raffigurati nel film sono stati creati sulla base degli innumerevoli dipinti che ci ha lasciato Vincent Van Gogh.

A colpire lo spettatore non è solo l’esplosione di colori, ma anche l’accattivante storia che viene narrata. L’intera vicenda è ambientata in Francia poco dopo la morte di Van Gogh, quando il giovane Armand Roulin inizia una ricerca sull’ultimo periodo di vita del pittore olandese per rintracciare le cause e gli avvenimenti che ne hanno preceduto il suicidio.

Al momento della consegna del premio EFA, Dorota Kobiela ha ringraziato l’Academy e ha dichiarato: “Sono stata molto fortunata a incontrare persone che hanno creduto in questo progetto e lo hanno reso possibile, mettendo insieme questa pazza visione con un senso di sicurezza”. Hugh Welchman, co-autore di “Loving Vincent” e marito di Kobiela, ha voluto ricordare lo spirito europeo di Van Gogh, che “è nato in Olanda, ma ha vissuto e lavorato in Inghilterra, Belgio e Francia come un vero cittadino europeo”. Il film è già candidato nella sezione animazione per i Golden Globe del 2018, ma la speranza dei produttori è ottenere la nomination per arrivare sul red carpet la favolosa notte degli Oscar.

La Polonia sulla crisi dei migranti: sì a un aiuto economico, no all’accoglienza

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Giovedì 14 dicembre i Primi Ministri del Gruppo di Visegrád (un’alleanza che raggruppa Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Ungheria) hanno incontrato il Premier italiano Paolo Gentiloni e il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker prima del vertice UE di Bruxelles. I temi dell’incontro sono stati la politica europea sull’immigrazione e sull’asilo e i contributi al Fondo fiduciario per l’Africa.

Durante la riunione, il Primo Ministro polacco Mateusz Morawiecki, l’ungherese Viktor Orban, lo slovacco Robert Fico e il ceco Andrej Babis hanno annunciato la loro disponibilità a trasferire 35 milioni di euro per sostenere l’Italia in progetti volti a fermare l’immigrazione illegale dalla Libia. Ciascun paese membro – inclusa la Polonia – donerà circa 9 milioni di euro. ”Vogliamo dimostrare la nostra solidarietà all’Italia. Confermo che io e i primi ministri degli altri paesi membri del V4 (Gruppo di Visegrád, n.d.r.) siamo persino disposti a fornire finanziamenti all’Italia, se necessario. Per ora offriamo 35 milioni di euro”, ha dichiarato ai giornalisti il Capo di governo slovacco Robert Fico. Il pacchetto di finanziamenti è destinato a progetti di formazione, alla fornitura di attrezzature per la guardia costiera e apparecchiature di controllo delle frontiere libiche, compresi i confini meridionali del paese.

L’iniziativa è stata accolta con una certa soddisfazione dal Presidente della Commissione europea Juncker, che ha affermato: “Questa è la prova che anche i paesi del V4 sanno essere solidali con l’Italia e gli altri paesi”. Dal suo canto, il Primo Ministro italiano Paolo Gentiloni ha ringraziato il Gruppo di Visegrád per il sostegno finanziario nell’affrontare l’ondata migratoria, ma ha ribadito che per il governo italiano la questione delle quote obbligatorie stabilite dall’Europa per la ricollocazione dei migranti rimane ancora attuale. Gentiloni ha riconosciuto il gesto “come un fatto positivo, da apprezzare”, ma ha aggiunto: “Per noi i muri e le chiusure sono sbagliate, e le quote obbligatorie sono il minimo sindacale per l’Unione europea. Questi Paesi hanno un’opinione molto lontana. Ma è significativo che questa differenza che resta (…) non abbia impedito un’iniziativa politica che ritengo rilevante e di cui ringrazio”.

Finora Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria non hanno contribuito al sistema di ripartizione dei migranti stabilito nel 2015 a Dublino per aiutare Italia e Grecia a ricollocare i rifugiati sbarcati sulle coste del Mediterraneo. Per questo motivo, la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione, entrata nella sua seconda fase, che minaccia di deferire i tre paesi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Sulla vicenda il governo di Varsavia ha trovato un alleato inaspettato nel Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che recentemente ha suggerito di abbandonare il meccanismo delle quote, perché ritenuto “inefficace e divisivo”.

La mossa del Gruppo di Visegrád di finanziare il progetto italiano in Libia sembra confermare la volontà dei quattro paesi di prendere una posizione autonoma e diversa rispetto alle politiche dell’Unione Europea sul tema delle migrazioni. Alle accuse sulla mancata accoglienza di rifugiati, la Polonia risponde che sta assorbendo l’ondata migratoria proveniente dall’Ucraina.

La foto proviene dal seguente sito web: http://www.governo.it/media/il-presidente-gentiloni-bruxelles/8654

Jarek Mikołajewski: vi racconto il mio inguaribile amore per l’Italia

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Qui di seguito l’intervista a Jarek Mikołajewski, poeta, scrittore, traduttore, ma anche autore di libri per bambini, saggista e giornalisti. Nato a Varsavia nel 1960, dal 1983 al 1998 è stato docente della cattedra di Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Varsavia e dal 2006 al 2012 è stato direttore dell’Istituto Polacco di cultura a Roma. Ha tradotto dall’italiano al polacco opere di Dante, Petrarca, Leopardi, Montale, Ungaretti, Luzi, Pavese, Pasolini, Levi e altri ancora. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in Italia, quali la Stella della Solidarietà Italiana, il Premio Nazionale per la Traduzione, il Premio della Città di Roma e il Premio Flaiano. L’intervista è stata pubblicata sul numero 64 di Gazzetta Italia (agosto/settembre 2017).

Cominciamo dalle radici, come nasce la tua passione per l’Italia?

È difficile decifrarlo, sono nato nel 1960 e ricordo che alla TV si parlava molto di Andreotti, Fellini, De Sica ma brandelli d’italianità arrivano in ogni generazione. Più interessanti erano i racconti di mio padre che durante la seconda guerra mondiale era in un campo di lavoro, dove ha incontrato un gruppo di napoletani, prigionieri di guerra anche loro, le più simpatiche e allegre persone che lui abbia mai conosciuto. Un altro stimolo verso l’Italia è stato il libro Mestiere di vivere di Cesare Pavese dove ho ritrovato me stesso, i miei pensieri, la mia melanconia giovanile, e soprattutto la questione della morte e del passar del tempo. Vi ho trovato anche temi nuovi come combattere contro i pensieri suicidi oppure l’amore ossessivo. Mi è piaciuto molto Pavese e ho pensato: Ecco una persona a cui posso dedicarmi! L’altra persona a cui mi ispiravo era il critico letterario Zbigniew Bieńkowski che nella sua recensione La costola di Eva definì Pavese lo scrittore più intelligente che lui avesse mai letto. Quell’affermazione mi ha confermato la bontà della mia scelta. In seguito ho saputo che nel liceo Batory avevano formato una classe con l’italiano, la prima del genere in Polonia e lì ho continuato la mia formazione. Ho conosciuto professori meravigliosi che mi hanno dato dei consigli, mi hanno incoraggiato a tradurre e mi hanno aiutato nei primi contatti con gli italiani.

Hai cominciato a tradurre già al liceo?

Negli anni del liceo ho cominciato a scrivere poesie ma non vale la pena di parlarne. Ho cominciato a tradurre all’università. Sono capitato in una buona annata, con me c’erano Filip Łobodziński, Jarek Gugała, Andrzej Sosnkowski e tutti traducevamo. Solo che l’abbiamo fatto in modo non convenzionale perché durante la Legge Marziale era problematico pubblicare le proprie opere. Ho sempre voluto scrivere ma tutti quanti avevamo deciso di non collaborare con il sistema e quindi si traduceva di nascosto. Le mie traduzioni erano ispirate a due persone: Silvano De Fanti, secondo me il maggiore traduttore della letteratura polacca in italiano, e Halina Kralowa, ottima traduttrice della lingua italiana in polacco. I loro corsi consistevano proprio nella traduzione, cambiava solo la lingua verso la quale si traduceva. Mi ricordo una dedica in una delle traduzioni di De Fanti: “A Jarek Mikołajewski questi versi di stampa freschi mentre tutti proni e chini aspettiamo Pasolini”. All’epoca stavo lavorando proprio alla traduzione di Pasolini ma non sono riuscito a mettere d’accordo Marx con Gesù Cristo e ho dovuto aspettare fino al 1998 per farla uscire.

I primi viaggi in Italia?

Alla fine del liceo il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Romolo Cenia, ci ha consegnato le borse di studio per un corso di lingua a Siena perché abbiamo vinto un concorso. I miei genitori mi hanno comprato un biglietto a fascia chilometrica e sono partito nel mio primo viaggio all’estero, avevo diciotto anni. Il viaggio è stato infinito. Quando sono finalmente arrivato stavo per svenire. Mi ricordo che mi hanno assegnato 5 dollari di valuta estera ed era tutto per un mese di soggiorno. Dovevo ricevere una borsa di studio ma dopo ho saputo che in realtà erano i soldi per pagare la quota d’iscrizione al corso e il collegio al centro della città. Prima della partenza mia madre mi ha comprato un grande pezzo di salsiccia secca, ne mangiavo una grossa fetta ogni giorno e questo era il mio piatto. Appena arrivato ero talmente confuso che volevo prendere un taxi, il posteggio era vuoto ma c’era una cabina telefonica con un telefono che suonava. Ho risposto prenotando un taxi alla stazione, dall’altra parte ho sentito una voce femminile: Ma no, sono io che sto chiamando per ordinare un taxi a casa mia! Quell’anno per la prima volta sono andato a Roma con un gruppo di studentesse di medicina di Cracovia. Era il periodo tempestoso dell’attentato a Aldo Moro, della morte di Paolo VI e del brevissimo pontificato di Giovanni Paolo I. Ho cercato di leggere i testi di Sciascia su Aldo Moro ma non capivo ancora tanto di quella realtà.

Le amicizie italiane di quel periodo?

All’inizio degli anni Ottanta per l’arrivo in Polonia di un gruppo d’italiani fui chiamato da un’agenzia di viaggi che mi propose di fare da guida e interprete. Mi assicurarono che sarei stato affiancato da una coppia di guide professioniste che parlavano italiano. Poco dopo scoprimmo che si trattava di una coppia di cambiavalute in nero che, una volta cambiati i soldi, sparì. Rimasi solo con 90 persone venute in Polonia per uno scambio culturale, tutti in qualche modo interessati al comunismo. Andammo a Słupsk dove fummo ospitati in una scuola gastronomica. Mi ricordo che la loro più grande delusione era dover mangiare ogni giorno la pasta stracotta con le fragole. Dopo un po’ di tempo non ce la facevano più. Siamo diventati tutti amici. All’epoca Słupsk era una città molto strana. Era il periodo in cui iniziavano gli scioperi nei cantieri navali di Danzica e a Słupsk c’era una scuola militare con i reparti pronti ad intervenire in caso di bisogno. In quel momento parte di quei giovani italiani perse l’ammirazione verso il comunismo perché si resero conto d’improvviso quale era la realtà. Di quel soggiorno polacco apprezzarono soprattutto il Parco Nazionale di Wolin e le dune di Łeba. Un giorno furono invitati a mangiare il pollo arrosto e non dimenticherò mai lo scoppio degli applausi all’arrivo del piatto. Alla fine della gita fecero tra loro una colletta che mi permise di andare a trovarli già la stessa estate, in agosto. Visitai Terni, Narnia e Amelia, ospite di tutti, conobbi la vita italiana autentica da dentro e scoprii quell’Umbria che ora descrivo nel mio ultimo libro Terremoto.

Come valuti la tua esperienza all’Istituto polacco di cultura di Roma?

È stato Bolesław Michałek, il grande critico cinematografico, a convincermi di partecipare al concorso. Ho provato tre volte, solo nel marzo del 2006 sono riuscito a vincere. Abbiamo organizzato tanti eventi belli e significativi. Durante quegli anni l’istituto di Roma era considerato il migliore tra gli istituti polacchi all’estero. Abbiamo organizzato gli incontri con poeti, scrittori, registi, attori e insieme a loro abbiamo diffuso la cultura polacca in luoghi come l’Accademia Santa Cecilia a Roma, il Palazzo Ducale a Venezia, l’Hotel Tre Donzelle a Siena e tanti altri. Ryszard Kapuściński è venuto subito all’inizio del mio soggiorno (e poi tante volte ancora) all’inaugurazione della Biblioteca Europea di Roma. È stato un incontro di valore durante il quale abbiamo ascoltato parole importanti. Tre volte abbiamo ospitato Wisława Szymborska. Mi ricordo che durante un viaggio verso Bologna mi chiamò Umberto Eco chiedendo di poter leggere la sua poesia preferita durante l’intervento della poetessa all’Università. Quando siamo entrati in Aula Magna, Eco era davanti a tutti noi, ha guardato la folla di gente, si è girato e ha detto: porca puttana! È stato forse il più grande incontro poetico nella storia dell’Università. Se qualcuno mi chiede che cosa mi è rimasto degli incontri italiani con Szymborska rispondo: le sue domande tipo perché non ci sono fiori azzurri in Sicilia? perché ci sono tanti monumenti di Garibaldi e non c’è neanche uno di quelli che posavano i mosaici? Potrei continuare a lungo perché erano tante. Il più bel ricordo del soggiorno romano sono proprio gli incontri con le persone e i rapporti che sono rimasti fino ad oggi. Mi sembra sia stato un periodo d’oro dell’istituto.

L’anima polacca e quella italiana, quanto si assomigliano?

L’Italia è così grande che non possiamo generalizzare. Ultimamente sono stato a Milano e, dopo Roma, è stato davvero uno shock, non pensavo che la differenza fosse così visibile.  Stimo gli italiani per una cosa, e lo descrivo chiaramente nel mio ultimo libro Terremoto, loro sanno reagire alla situazione in cui si trova oggi il nostro continente, lo dico in modo apolitico, gli italiani stanno salvando l’Europa e tra l’altro anche noi. I polacchi non sono in grado di fare compromessi. Ho suggerito, ad esempio, di non disprezzare e offendere le persone, il dialogo è stato aperto ma senza arrivare a nessuna conclusione. Gli italiani sono d’accordo su una questione, possiamo perfino essere xenofobi, razzisti, e i profughi possono farci arrabbiare ma salviamo chi affoga, salviamo chi sta per morire. È bello perché alla fine non ci vuole tanto per essere buoni. Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, mi diceva spesso che loro non sono bravi nell’organizzazione, nelle procedure ma sanno come salvare gli altri. Hanno trovato un punto di umanità sotto il quale non scendono e non vogliono scendere, e questo conta ed è molto importante. Noi non siamo capaci di farlo, se qualcuno ci chiede aiuto troviamo mille scuse per non darglielo. Invece, se qualcuno chiede aiuto l’unica cosa che non si dovrebbe fare è contestare quel bisogno. Ogni tanto capita un momento nero nella storia, anche noi ce l’abbiamo avuto, adesso è capitato a qualcun altro. Sono molto a favore della solidarietà umana perché tutti percepiamo il dolore nello stesso modo. Gli italiani sentono la responsabilità e l’hanno sempre sentita, riflettono e fanno i riferimenti alla cultura antica. Ho sentito dire da un vigile del fuoco mentre stava salvando la gente: alla fine tutti siamo i figli di Antigone. Anche noi torniamo alle fonti antiche, alla Bibbia, leggiamo la letteratura ma non sono per noi un autentico punto di riferimento, non arriviamo al senso di quello che leggiamo e non lo applichiamo nella vita. Sbrighiamo alla meno peggio le letture scolastiche senza nessuna riflessione. In Italia ogni settore è caratterizzato dalla professionalità e dall’orgoglio del mestiere che si esercita, qualsiasi mestiere sia. Secondo me gli italiani stanno facendo progressi, sono fedeli ai principi dell’umanità, purtroppo non percepisco tra noi polacchi la stessa tensione evolutiva e la volontà di fare qualcosa per gli altri. Amiamo tanto Ulisse ma che cosa faremmo se lo trovassimo su un gommone? Saremmo affascinati allo stesso modo? Gli italiani l’avrebbero almeno salvato.

È il motivo per cui ne scrivi nei tuoi ultimi libri?

Spesso si tende a scrivere solo di cose positive, abbiamo una rivelazione e cerchiamo di presentarla agli altri. Io parlo invece di quello che mi disturba e non mi piace. Quello che succede adesso in Polonia non entra per niente nella mia poetica. Siamo in un vuoto culturale, ne sono sicuro. Abbiamo perso tutto ciò che abbiamo cercato di coltivare per anni, abbiamo smesso di comprendere gli altri. Mi chiedo se abbiamo ancora un’identità? Non sto parlando dell’identità cristiana o mediterranea, sto dicendo che noi non ce l’abbiamo per niente. Secondo me sarebbe meglio affermarlo così almeno smettiamo di essere ridicoli. C’è stato il momento in cui la Polonia si vantava dei suoi successi, anche quando ero ancora all’istituto abbiamo cercato di convincere la stampa italiana di scrivere del nostro sviluppo economico, che siamo la tigre dell’Europa. Adesso tante grandi e note persone mi fanno le domande tipo: Se state così bene e avete guadagnato così tanto perché adesso non volete condividerlo? Non ci sentiamo per niente parte della comunità.

I polacchi sono ancora affascinati dell’Italia e della cultura italiana?

Purtroppo siamo troppo superficiali e in realtà ne sappiamo poco. Spesso parliamo di Chianti, della Toscana, di cappuccino e di cornetto. È piuttosto il fascino del consumismo italiano. Mi ricordo quando con Roberto Innocenti abbiamo presentato la mia traduzione di Pinocchio con le sue immagini. Lui ha mostrato la Toscana povera e tutti hanno chiesto perché ha disegnato la regione in modo talmente povero se è così bella. Roberto ha risposto: perché ci sono nato e so come è davvero. Siamo entusiasti dei grandi personaggi italiani o del calcio, ma è questo il fascino per l’Italia? Dappertutto troviamo tracce d’italianità ma non ci accorgiamo delle difficoltà quotidiane della vita italiana. Abbiamo tante affinità nella storia ad esempio la necessità di costruzione di un paese coerente, lotte per la libertà, emigrazione. Eccovi un concreto esempio di solidarietà italiana successo quando, nel 1986, sono andato a fare un corso su Dante all’Università di Napoli. Appena arrivato sono salito sull’autobus che andava all’università e ho dimenticato il biglietto. Ho visto il controllore avvicinarsi. Dall’altra parte si avvicina un altro uomo simile a Wacek Mielczarek, uno dei personaggi oscuri di una novella di Iwaszkiewicz. Ero terrorizzato perché ho sentito tante storie sulla città. Non sapevo cosa fare e davvero ho pensato d’essere in pericolo. Ad un certo punto quell’uomo mi chiede: Sei straniero, vero? Non hai il biglietto? Prendi il mio, io so scappare. Bisogna rattoppare i buchi e aiutare dove i problemi sono più grossi senza guardare se il problema è mio o dell’altro. Per questo ammiro gli italiani. Posso dire che la mia passione per l’Italia è una malattia incurabile, punto e basta.

foto: Michał Moryl

Cracovia e la magia dei presepi

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La meta turistica per eccellenza in Polonia è senz’altro Cracovia: a confermarlo sono i numeri registrati dall’Organizzazione Turistica della Małopolska, secondo la quale quest’anno 12,9 milioni di persone hanno visitato la città. A questo risultato contribuisce la crescita di turisti stranieri, di cui l’11% proviene dall’Italia.

Oltre agli interessanti monumenti storici che ha da offrire il capoluogo del voivodato della Piccola Polonia, nel periodo natalizio c’è una ragione in più che invoglia le persone a visitare la città. Ogni anno a dicembre si svolge il concorso dei presepi, che sono presentati in pieno centro nel Rynek Główny, la piazza del mercato, nei pressi della statua di Adam Mickiewicz, il grande poeta e scrittore polacco vissuto nell’Ottocento. Il celebre concorso è arrivato quest’anno alla sua 75^ edizione, che è stata inaugurata il 7 dicembre con la partecipazione di adulti e bambini, che hanno ideato e poi preparato 171 presepi. Le scene della natività fanno parte della tradizione di Cracovia sin dal XIX secolo: inizialmente il presepe consisteva in un teatrino di marionette portatile, con annessa musichetta e testi scritti. Col passar del tempo le marionette sono state sostituite da burattini meccanici di gesso, che potevano compiere movimenti autonomamente.

In questo periodo dell’anno è difficile immaginare Cracovia senza i suoi presepi colorati e illuminati, che raffigurano la città con immagini della Sacra Famiglia, angeli e pastori, che si affiancano ad altri personaggi tradizionali e popolari. Le scene sono ambientate in una luccicante lamina metallica che richiama alcuni degli edifici più emblematici di Cracovia. I luoghi ricorrenti sono il castello di Wawel, il Sukiennice (il mercato dei tessuti), il Barbacane, le mura della città con la Porta di San Floriano, le torri della Basilica di Santa Maria, del Municipio e della Cattedrale di Wawel. Oltre alle classiche figure, i presepi di Cracovia ospitano anche scene con personaggi storici e leggendari. In alcuni si collocano figure in costumi popolari tradizionali e persino personaggi famosi, come Papa Giovanni Paolo II o l’ex leader di Solidarność e Presidente della Polonia Lech Wałęsa.

Il primo concorso si è svolto nel 1937 e, con l’esclusione di una pausa durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, la tradizione si è mantenuta fino ai giorni nostri e continua ad essere motivo di attrazione per la città. L’esposizione di presepi inizia sempre il primo giovedì di dicembre con il suono della campana della Chiesa di Santa Maria a mezzogiorno: quello è il segnale per portare le proprie composizioni dinanzi alla giuria nel Museo di Storia di Cracovia nel Palazzo Krzysztofory. L’atmosfera festosa non si ferma nemmeno quando viene decretato il vincitore e i presepi continuano ad allietare la vista dei visitatori durante tutto il periodo natalizio. Quest’anno l’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 31 gennaio.

Foto: Pawel Krawczyk/krakow.pl

Polonia Oggi: Cifra record per un dipinto di Wyspiański

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La “Maternità” (1904) di Stanisław Wyspiański è stata venduta per 4,366 milioni di zloty, battendo così il record registrato il giugno scorso dalla tela “L’uccisione di Wapowski” di Jan Matejko, venduta a 3,7 milioni di złoty. Il quadro di Wyspiański ritrae la moglie del pittore, Teodora Teofila Pytko, con in braccio uno dei loro tre figlioletti: “Opere di Wyspiański di questo calibro sono di una rarità straordinaria. Nello specifico, questa Maternità rappresenta una delle più importanti interpretazioni pittoriche del tema dell’infanzia nell’arte europea”, ha spiegato Julius Windorbski, direttore della Casa d’Asta. La tela è apparsa per la prima volta all’asta nel 2007, quando è stata venduta per 620.000 złoty. Ciò significa che negli ultimi 10 anni il valore dell’opera è aumentato di quasi sei volte, a conferma anche dell’enorme potenziale di investimento dell’intero mercato dell’arte. Grazie alla vendita di altri opere, tra cui anche dipinti di Tadeusz Makowski e Jan Matejko, il fatturato dell’asta è stato di oltre 14 milioni di zloty.

Fonte: money.pl

Polonia Oggi: John Deere continua a investire in Polonia

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John Deere, leader americano della produzione di macchinari agricoli, rafforza la sua presenza in Polonia con l’inaugurazione del Centro per i Servizi Commerciali (Centrum Obsług Biznesowych), dal quale saranno gestite le filiali in tutta Europa. L’istituto polifunzionale è situato a Poznań e offrirà posti di lavoro a 120 dipendenti specializzati. Le candidature potranno essere presentate anche nel 2018 e, come ha spiegato Mirosław Leszczyński, presidente del cda della John Deere Polska, i compiti nella nuova struttura riguarderanno vari settori, dalla finanza alla contabilità, dalla logistica alle risorse umane. I fattori più rilevanti che hanno portato aziende straniere come la John Deere a scegliere di investire in Polonia sono la disponibilità di spazi moderni per gli uffici, l’economia diversificata, i vantaggi dei servizi di comunicazione, i collegamenti ferroviari con i paesi occidentali, la qualità del trasporto pubblico, la cooperazione con le autorità locali, con le università e con personale altamente qualificato. La sede polacca del Centro per i Servizi Commerciali è stata aperta ieri e rappresenta il secondo grande investimento della società americana nel voivodato della Wielkopolska. Il primo è stata la creazione di un centro di formazione e di una filiale di vendite a Tarnów Podgórne, vicino a Poznań.

Fonte: centrumprasowe.pap.pl

GAZZETTA ITALIA 66 (dicembre 2017-gennaio 2018)

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Gazzetta Italia 66! Nuova grafica di copertina e più pagine nell’ultimo numero dell’unica rivista integralmente bilingue polacco-italiano. Moltissimi i temi trattati con articoli di viaggio – dedicati a Milano, Basilicata, Dolomiti e Tuscia viterbese – cucina, lingua, storia, moda. Tra le interviste segnaliamo quelle a all’ambasciatore italiano in Polonia, all’allenatore di pallavolo femminile Alessandro Chiappini, attuale trainer del Trefl Proxima Kraków, e a Folco Terzani, figlio del grande giornalista-scrittore Tiziano Terzani, uno degli autori italiani più amati in Polonia. E poi ancora Gazzetta vi farà scoprire chi sono e cosa fanno gli italiani che vivono a Wrocław, e quali sono le squadre di calcio italiane che vantano club ufficiali di tifosi in Polonia. Insomma se volete scoprire qualcosa di più sulle intense relazioni italo-polacche cercate Gazzetta Italia negli Empik e nei punti Relay inMedio! Il fantastico acquerello di copertina è del pittore polacco Janusz Roguski.

Le tradizioni natalizie in Polonia

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In Polonia il momento più solenne delle feste natalizie è rappresentato dalla cena della vigilia, che secondo la tradizione viene consumata dopo che è stata vista la prima stella in cielo. La giornata del 24 dicembre è dedicata alla decorazione dell’albero di Natale, anche se molte famiglie ormai sbrigano questa faccenda nelle settimane precedenti. I regali sotto l’albero sono aperti dopo la cena. Oltre alle palle e alle varie decorazioni, sull’abete sono appesi anche biscotti fatti in casa e caramelle.

Quando arriva il momento di sedersi a tavola, in alcune case polacche viene lasciato un posto vuoto, allo scopo di onorare la vecchia tradizione di preparare un pasto per un ospite inaspettato, specificamente una persona bisognosa che può venire a bussare alla porta. La tradizione cattolica è ancora molto presente in Polonia e, infatti, la cena viene inaugurata con la lettura di un brano della Bibbia sulla nascita di Cristo. In seguito i commensali si scambiano gli auguri e condividono anche un pezzettino di ostia, conosciuta in polacco come “opłatek”. Secondo le consuetudini, il pasto si dovrebbe comporre di 12 diverse pietanze, il cui numero vuole simboleggiare i dodici apostoli.

I piatti che non possono mai mancare durante la cena della vigilia sono il “barszcz czerwony z uszkami” (una zuppa di barbabietola con tanto di tortellini fatti in casa ripieni di funghi), la “zupa grzybowa” (zuppa di funghi porcini), la “kapusta z grochem” (crauti serviti con piselli) e la carpa, che in Polonia è il tradizionale pesce natalizio che viene preparato sulla base di ricette diverse. Ovviamente ci sono sempre i “pierogi” – un tipico piatto polacco – che sono simili ai ravioli e possono essere ripieni in diversi modi: i più popolari sono quelli con crauti e funghi oppure quelli con patate, cipolla e formaggio fresco. Da bere di solito viene preparato il “kompot z suszu”, una bevanda dolce a base di frutta secca e spezie. In alcune parti della Polonia per il dolce viene servita la “kutia”, cioè un pasto di grano cotto con semi di papavero, frutta secca e miele. Ovviamente è chiaro che le scelte gastronomiche cambiano a seconda delle regioni e a seconda delle abitudini di ciascuna famiglia.

Una parte immancabile della serata è costituita dai canti di Natale, che hanno inizio dopo la cena. Terminato il pasto, a mezzanotte le famiglie si recano in chiesa, dove viene celebrata la messa di Natale, chiamata anche “pasterska”, la messa dei pastori. Questo è il momento per commemorare la nascita di Cristo e le preghiere dei pastori che si sono recati a Betlemme per il grande evento.

Il 25 e il 26 dicembre sono spesso giorni di riposo, ma anche di incontri con i familiari con cui non è stato possibile riunirsi e festeggiare insieme la vigilia di Natale. Nei giorni che precedono Capodanno può capitare di incontrare per strada i cosiddetti “kolędnicy”, ovvero persone di età diverse che si raggruppano per andare di casa in casa a cantare le canzoni di Natale. In certi casi, partecipano anche bambini che si travestono da personaggi biblici, ma anche da angeli e diavoli. La tradizione polacca vuole che si dia loro l’opportunità di esibirsi e al termine dei canti è usanza offrire una piccola somma di denaro oppure un dolce natalizio.

Finite le celebrazioni per il Natale, cresce l’attesa per la sera di Capodanno. Come in tutti gli altri paesi del mondo, i polacchi tendono a passarlo in compagnia di amici alle feste o assistendo ai concerti che si svolgono nelle piazze principali delle città del paese. Al 31 dicembre sono però legate anche delle superstizioni tipiche: il giorno di San Silvestro è sconsigliato pulire casa perché si rischia di spazzare via la felicità e si suggerisce anche di saldare tutti i debiti entro la fine dell’anno, perché molti polacchi temono che iniziare il nuovo calendario con dei debiti possa portare problemi finanziari tutto l’anno.