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San Casimiro, principe polacco

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San Casimiro è il santo del giorno 4 marzo: figlio del re di Polonia e di Lituania, preferì una vita ascetica alle glorie della corona.

Nome: san Casimiro di Cracovia, della nobile famiglia dinastica dei Jagelloni

Data della ricorrenza: 4 marzo

Periodo: 1458 -1484

Patronato: Polonia, Lituania

Iconografia: corona, giglio, pergamena

4 marzo: santo del giorno è san Casimiro, principe polacco, patrono di Polonia e Lituania, noto anche come san Casimiro di Cracovia, dalla sua città natale.

San Casimiro, infatti, nacque a Cracovia, in Polonia, il 3 ottobre 1458 e morì Hrodna, oggi in Bielorussia, ad appena ventisei anni, il 4 marzo 1484. A tal proposito, san Giovanni Paolo II ebbe a commentare: «La vita terrena di Casimiro fu breve: 26 anni. Al tempo stesso si può dire con le parole della Scrittura che questa vita di poca durata è “giunta in breve alla perfezione”»

Figlio del re di Polonia e di Lituania, reggente di Polonia, alla gloria del regno temporale preferì l’umiltà e la castità perfetta nel servizio di Dio e nella diaconia dei poveri.

Il Martirologio romano così ricorda questo santo: «San Casimiro, figlio del re di Polonia, che, principe, rifulse per lo zelo nella fede, la castità, la penitenza, la generosità verso i poveri e la devozione verso l’Eucaristia e la beata Vergine Maria e ancora giovane, consunto dalla tisi, nella città di Grodno presso Vilnius in Lituania si addormentò nella grazia del Signore».

Nella Lettera Apostolica Sescentesima Anniversaria per il VI centenario del “battesimo” della Lituania, papa Giovanni Paolo II così scriveva di san Casimiro:

Discendente della gloriosa stirpe degli Jagelloni, il principe Casimiro fu singolarmente adorno di virtù e raggiunse in breve tempo la perfezione. A distanza di meno di un secolo, egli fu il frutto maturo del «battesimo» del suo popolo. Fu sepolto a Vilnius, nel cuore della nazione, che da cinque secoli ne venera con immutata devozione le reliquie e, significativamente, presso la sua tomba avranno culmine le celebrazioni giubilari. Luminoso esempio di purezza e di carità, di umiltà e di servizio ai fratelli, Casimiro nulla antepose all’amore di Cristo e meritò dai suoi contemporanei l’eloquente titolo di «difensore dei poveri».

fonte: graphe.it

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POLONIA OGGI: Poczta Polska aumenta il prezzo dei suoi servizi

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Da questo mese si pagherà di più per i francobolli per le lettere e i pacchi non registrati, sia quelli ordinari che prioritari, sia interni che esteri. Da marzo, un francobollo per una lettera inviata sul territorio polacco costerà 2 zloty (2,50 zl per un pacco prioritario); i francobolli per una lettera ordinaria spedita all’estero costerà invece 6 zloty. Zbigniew Baranowski, portavoce di Poczta Polska ha dichiarato che l’aumento è causato dalle tendenze negative sul mercato. Da gennaio 2013 sul mercato delle poste operano molti operatori postali.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

forsal.pl

La Sartiglia di Oristano

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Il Carnevale a Oristano, città di origine medievale della costa occidentale sarda, vuol dire solo una cosa: Sartiglia.

La Sartiglia è una giostra equestre con radici lontane. I primi documenti che ne testimoniano l’esistenza a Oristano sono datati 1547-48 e riferiscono di una “Sortilla” organizzata in onore dell’Imperatore Carlo V, probabilmente nel 1546.

Il gioco consiste in una corsa a cavallo in cui il cavaliere deve cercare di infilzare, con la spada o con la lancia, un anello sospeso al centro di un determinato percorso.

Il nome Sartiglia deriva dal castigliano Sortija, che a sua volta ha origine dal latino sorticola, anello, che ha una radice nel termine sors che significa fortuna.

Ed è proprio la fortuna a simboleggiare questa gara. Infatti, in connessione con antichi riti agrari, il maggior numero di anelli centrati rappresenta tuttora il miglior auspicio per un abbondante raccolto in primavera.

Rispetto al passato è cambiata la forma del “bersaglio” che oggi è una stella, appesa in un nastro di raso verde in prossimità dei palazzi della curia arcivescovile della città.

Si pensa che siano stati i Crociati ad averla introdotta in Occidente, fra il 1118 e il 1200, dopo averla appresa dai Saraceni. Tale giostra equestre conobbe un’ampia diffusione in Spagna e siccome i rampolli dell’aristocrazia sarda erano mandati a studiare presso la Corte d’Aragona, è probabile che lì conobbero la Sartiglia che successivamente importarono a Oristano.

Non si conosce la data esatta della prima edizione della giostra tuttavia in origine la Sartiglia era riservata alla sola nobiltà. La tradizione racconta che durante gli anni di dominazione aragonese, in occasione del carnevale, la popolazione locale, animata da un profondo odio nei confronti dei conquistatori, approfittasse della confusione e dell’anonimato della maschera per attaccar briga con i soldati della corona spagnola.

Per porre un freno a queste sanguinose risse, il canonico oristanese Giovanni Dessì, decise di affidare a delle corporazioni di arti e mestieri (dette Gremi) l’organizzazione della Sartiglia, ponendo come imperativo la fine delle manifestazioni di violenza. Così, secondo la tradizione popolare, la domenica e il martedì di carnevale del 1543 si corse la prima edizione della Sartiglia alla quale partecipò pure il popolo.

L’oristanese doc aspetta la Sartiglia con fervore quasi religioso. Per un vero appassionato, infatti, appena ultimata un’edizione della giostra è già tempo di pensare a quella successiva. Ai Gremi dei contadini e dei falegnami è affidata la scelta dei rispettivi capo-corsa: i “Componidoris”.

Essere scelto come Componidori è l’onore più grande per un sartigliante e c’è chi attende la nomina da una vita. Ma, purtroppo, non tutti possono avere questo privilegio. Si debbono possedere riconosciute doti da cavallerizzo nonché la stima e il rispetto del mondo dei cavalieri e degli associati dei rispettivi Gremi.

I nominativi dei capo-corsa sono ufficializzati il giorno della “Candelora”. In tale ricorrenza, i rappresentanti delle corporazioni si recano presso le chiese dei rispettivi Santi protettori dove, durante la messa, vengono benedetti dei ceri decorati con i colori sociali delle corporazioni: rosso per il Gremio dei contadini e rosa e celeste per quello dei falegnami.

A quel punto, le massime autorità dei due Gremi si recano rispettivamente nelle abitazioni dei prescelti Componidoris per consegnare loro i ceri benedetti. I prescelti scelgono allora i rispettivi luogotenenti che li accompagneranno nel prestigioso compito: Su Segundu (il secondo) e Su Terzu (il terzo). I terzetti così creati formeranno le pariglie di testa delle edizioni di domenica e di martedì.

A pochi giorni dalla Sartiglia l’atmosfera a Oristano è frizzante. La grande macchina organizzatrice comincia a predisporre le strade che accoglieranno la storica giostra. Si montano le tribune, poi viene posata la sabbia nei percorsi… la città va in tilt per un paio di giorni. Ma l’entusiasmo è a mille.

La domenica della Sartiglia, di buon mattino, per le strade del centro cittadino un araldo a cavallo, accompagnato dai tamburini e trombettieri, dà lettura dell’annuncio dell’imminente corsa.

I cavalieri si recano nelle scuderie che nei giorni precedenti hanno adornato con bandierine colorate e rami d’alloro assieme a familiari e amici. Cominciano ad arrivare gli ospiti. L’atmosfera è gioiosa e tutti danno una mano nella preparazione della festa. Chi arrostisce la carne e il pesce, chi versa da bere l’immancabile vernaccia, chi offre agli ospiti i dolci tipici della tradizione oristanese. I cavalli vengono spazzolati a dovere e vengono fissate le bellissime coccarde che andranno ad adornare la bardatura del cavallo.

Aiutati da familiari e amici, i tre componenti della pariglia indossano il costume e dopo aver calato la maschera sono pronti a uscire. Saliti in groppa dei destrieri il terzetto si avvia verso l’uscita, tra gli auguri e gli applausi dei presenti, per recarsi al luogo della vestizione del Componidori.

La vestizione è una delle fasi più suggestive della Sartiglia. La cerimonia ha come palcoscenico un tavolo “sa mesitta”, sul quale è posta una sedia. Una volta salitoci il cavaliere non potrà più mettere piede in terra fino al momento della svestizione, a giostra conclusa. È infatti in atto il processo di trasformazione in semi-dio e il contatto con il suolo annullerebbe la sua sacralità portando gravi sventure. Il Componidori viene vestito da giovani fanciulle in abito sardo, “sas massaieddas”, sotto la guida di una donna esperta, “sa massaia manna”. La maschera viene imposta sul viso e viene cucita sulle fasce che circondano il volto del cavaliere. Successivamente viene fissato il velo e il capello a cilindro. Così vestito il Componidori si leva dalla sedia e dinnanzi ai presenti si erge una figura senza sesso, dal volto inespressivo, inavvicinabile, una divinità scesa in terra su cui sono riposte le speranze per la prosperità dell’anno che verrà. A questo punto cala un silenzio surreale. Viene fatto entrare il cavallo della divinità e il Componidori ci sale in groppa direttamente dal tavolo. Ricevuto dal Presidente del Gremio uno scettro di pervinche e viole mammole, il semidio benedice i presenti. All’esterno troverà tutti i cavalieri e una folla festante. Benedetto il pubblico, capo-corsa e cavalieri si avviano in processione verso il centro città.

Arrivati nei pressi del sagrato della cattedrale, un triplice incrocio di spade tra Componidori e Su Segundu sancisce l’inizio della giostra.

Al Componidori il privilegio di tentare per primo, così, allo squillar delle trombe, manda al galoppo il suo destriero dirigendosi a braccio teso verso la stella. Se la stella viene infilzata il pubblico esplode in un boato mentre se la manca si leva un’esclamazione di delusione. Dopo di lui correranno i suoi luogotenenti e successivamente tutti i cavalieri ai quali il Componidori concederà la spada. A coloro capaci di centrare la stella verrà data in premio una stelletta d’argento, che potrà diventare d’oro qualora riescano a bissare il successo anche il martedì. Al Componidori e al suo secondo invece questa sorte potrebbe capitare già domenica in quanto al termine delle corse con la spada si cimenteranno nella corsa con “su stoccu”, una lancia in legno tornito.

Al termine della gara il capo-corsa si misura nella difficile prova della “remada”, la corsa col cavaliere disteso sulla schiena, benedicendo con “sa pippia e maju” tutti i presenti.

Conclusa la corsa alla stella il capo-corsa e i suoi cavalieri si recano fuori le antiche mura per correre le pariglie, le spettacolari evoluzioni a cavallo.

Al Componidori non è concesso rischiare di cadere pertanto potrà effettuare il passaggio soltanto da seduto, appoggiando le mani sulle spalle dei suoi luogotenenti. Gli altri cavalieri, invece, danno sfogo a tutta la loro abilità  effettuando pericolose acrobazie in piedi sulla groppa dei cavalli in corsa.

L’onore dell’ultima discesa spetta ancora al Componidori che, stavolta affiancato dai suoi compagni, replica la benedizione della “remada”.

Una volta ricompattato, il corteo si avvia verso la sede del Gremio, dove il Componidori ritornerà uomo. Tornato al tavolo dove è stato vestito le massaieddas tolgono la maschera al semi-dio. Mentre le trombe e i tamburi celebrano il cavaliere, i bicchieri si riempiono di vernaccia e si da inizio alla festa in onore di colui che per un giorno è stato il Re di  Oristano.

Il martedì successivo la replica con la Sartiglia del Gremio dei falegnami, per un’altra giornata di spettacolo, e quando anche la maschera del Componidori di martedì verrà sfilata la Sartiglia potrà dirsi conclusa.

A quel punto, non resterà che aspettare una nuova edizione della Sartiglia.

Zbigniew Boniek compie 60 anni

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Un esempio per tutti
Nato il 3 marzo 1956, Boniek lascia la squadra locale del Zawisza Bydgoszcz per trasferirsi al Widzew Łódź per 400.000 vecchie złoty polacche. Quella cifra era più di quanto potesse permettersi il club all’epoca, ma i veterani del Widzew uscirono di tasca propria dei soldi per arrivare alla cifra necessaria per l’acquisto del 20enne polacco, che in breve tempo diventa una delle colonne portanti della squadra. Dall’arrivo di Boniek, la squadra arriva tre volte al secondo posto in campionato, prima di vincere nel 1981 e 1982. ‘Zibi’ stava così diventando un calciatore di caratura mondiale.

Ha rappresentato la speranza nei momenti bui
La presenza della Polonia nella Coppa del Mondo FIFA 1982 ha coinciso con un periodo di tensione in patria. Il governo aveva approvato la legge marziale per contrastare il movimento di Solidarnosc che chiedeva maggiori diritti ai lavoratori e un cambiamento sociale. La nazionale in questo senso ha dato un pizzico di speranza alla Polonia durante España ’82. Boniek ha rappresentato infatti questo aspetto positivo vincendo la medaglia di bronzo e segnando una tripletta nel 3-0 sul Belgio. ‘Zibi’ nel 1981/82 è anche arrivato terzo nella corsa al Pallone d’Oro, dietro Paolo Rossi e Alain Giresse – l’unico calciatore polacco ad arrivare così in alto in classifica era stato Kazimierz Deyna nel 1974.

Il trasferimento all’estero
Quello strepitoso Mondiale diede alla Juventus la conferma di avere speso bene l’equivalente di $1,8 milioni per Boniek. La cifra pagata dai bianconeri al Widzew è rimasto un record per molti anni in Polonia. A Torino il polacco si intende alla perfezione in campo con Michel Platini. Boniek si esaltava nelle partite europee – che proprio allora come oggi si giocavano prevalentemente in notturna –, tanto che le sue prestazioni gli valgono il soprannome di ‘Bello di notte’.

Ha messo da parte il dramma personale per il bene della Polonia
Nonostante la tragedia nella Coppa dei Campioni del 1985, dove morirono 39 tifosi accorsi a vedere la finale vinta dalla Juventus sul Liverpool, Boniek il giorno dopo segna una rete nelle qualificazioni alla Coppa del Mondo contro l’Albania che aiuta la Polonia a qualificarsi alla fase finale del 1986. “Ricordo che ho preso un aereo privato la mattina dopo, ma non eravamo autorizzati ad atterrare a Tirana; erano le 5 del mattino e l’aeroporto apriva alle 7”, ha raccontato Boniek a UEFA.com. “Così il pilota mi ha fatto passare da Bari, in Italia. Abbiamo fatto colazione lì, e poi siamo andati a Tirana. Ho giocato, ho fatto gol e basta”. Tuttavia la tragedia dell’Heysel lo ha segnato talmente tanto che ha rinunciato al premio in denaro per devolverlo ai familiari delle vittime. “Avrei potuto comprare dozzine di case in Polonia con quei soldi all’epoca, ma mi sono rifiutato di prenderli”, ha raccontato.

La fama mondiale
Boniek non era un beniamino solamente dell’Italia e della Polonia. Il 4 settembre 1984, a Tegucigalpa in Honduras, infatti, nasce un bambino a cui viene messo il nome del nazionale polacco, e il destino vuole che sia diventato un calciatore e abbia poi vestito la maglia della nazionale. “Mio padre era innamorato di Zibi e ha voluto onorarlo mettendomi il suo nome”, ha detto il nazionale honduregno Boniek García a UEFA.com. “E non sono nemmeno l’unico Boniek in Honduras. Quando ero a scuola ricordo di aver incontrato un altro Boniek che mi ha detto che la ragione era esattamente la stessa, suo padre amava il calciatore polacco”.

Il calcio lo ha reso felice
Parlando mercoledì ai microfoni di UEFA.com, Boniek ha detto: “Ho una moglie meravigliosa che ho conosciuto quando avevo 17 anni; dei figli e dei nipoti fantastici. Sono un uomo felice. Ho realizzato i miei sogni in campo e fuori dal campo. Adesso sono persino il presidente della federcalcio polacca (PZPN). Abbiamo raggiunto numerosi traguardi e abbiamo 100.000 idee in mente. Per me tutto è fantastico”. Questo invece il suo messaggio ai lettori di UEFA.com: ‘Wszystkiego najlepszego’, ovvero ‘vi auguro il meglio’ in polacco.

(fonte: UEFA)

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Varsavia renderà omaggio a David Bowie con un murales gigante

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Varsavia vuole rendere immortale il ricordo di David Bowie, scomparso lo scorso 10 gennaio, con un murales gigante. Per scegliere il progetto migliore e il direttore dei lavori l’associazione culturale Stacja Muranow ha organizzato un concorso e prenotato lo spazio su un palazzo di sette piani.

La presidente dell’associazione, la giornalista Beata Chomatowska, ha spiegato che l’esito del concorso verrà annunciato il 10 marzo. Nonostante il famoso artista non si sia mai esibito in Polonia, Varsavia ha avuto un posto speciale nella vita di Bowie: nel corso di uno stop per motivi tecnici del treno Parigi-Mosca su cui si trovava il cantante nel 1976, passeggiando per le vie della capitale polacca Bowie comprò un disco di musica folkloristica che ispirò la canzone “Warszawa”, inserita nell’album “Low”, uscito l’anno successivo.

(fonte Afp)

Le gru di Heila svettano in Polonia e nel Golfo

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Heila Crames spa, l’azienda di Poviglio fondata begli anni ’70 fa parlare di sè in Golfo Persico e Polonia. Nel mese di febbraio, Heila ha infatti consegnato a International Naval Work – una delle principali compagnie petrolifere e di servizi marini di gas offshore – di Alessandria d’Egitto una nuova gru telescopica offshore. Il team tecnico di International Naval Work ha installato e collaudato la gru a bordo della nave, che navigherà per i prossimi cinque anni nell’area del Golfo.

Ad essere dotato di una gru marina completamente richiudibile prodotta da Heila è invece l’Sg 311, uno dei due più grandi moto-pattugliatori della Guardia Costiera polacca. L’imbarcazione, lunga 42 metri, è in grado di movimentare fino a 380 tonnellate. E’ stata costruita negli anni ’90 e, dopo oltre vent’anni di servizio, è stata oggetto di una revisione completa iniziata nel 2014. L’opera più importante riguardava la manutenzione della carena e altri dispositivi, nonché la riparazione dei sistemi ed degli impianti. Il restyling della nave ha interessato inoltre gli spazi a disposizione dall’equipaggio: cucina, mensa, magazzino-dispensa e timoneria. Nella seconda fase del restyling è stata installata a poppa la nuova gru idraulica completamente richiudibile di Heila che viene utilizzata anche per abbassare in acqua i mezzi galleggianti degli ufficiali che controllano le navi.

La nave della Guardia Costiera è dotata di oltre 150 metri di un sistema di sbarramento galleggiante utilizzato per contenere e raccogliere le fuoriuscite di petrolio in mare, movimentato e sollevato dalla gru marina idraulica.

Il sistema è composto da un dispositivo speciale che raccoglie l’inquinamento sull’acqua e lo trasmette ai serbatoi che si trovano sotto il ponte.

Heila Cranes spa, fondata negli anni ’70, produce gru marine customizzate espressamente progettate e realizzate per tutte le applicazioni marine, sia di bordo che in mare aperto, dove il design, la sicurezza e gli standard di affidabilità sono estremamente importanti e prevalgono condizioni ambientali davvero ostili.

Ricerca e sviluppo, progettazione e produzione sono svolte nello stabilimento di Poviglio, a stretto contatto con una rete consolidata di fornitori. All’inizio del 2012 Heila Cranes e Double D Marine Equipment, azienda olandese con storica e attiva collaborazione, hanno deciso di unire la propria attività. Heila Cranes si concentra sulla produzione di gru marine shipboard e offshore; Double D Marine acquista il ruolo di centro di assistenza post-vendita in tutto il mondo per le gru di Heila. Double D Marine Equipment si occupa inoltre delle vendite di gru marine e offshore in Nord Europa e in Benelux. Questo connubio si consolida ancora di più a gennaio 2015 quando il cambiamento del logo aziendale riassume graficamente la nuova compagine aziendale: l’azienda olandese si trasforma in Heila Cranes Nederland e il legame con l’azienda di Poviglio diventa simbiotico. Il successo del gruppo ora si basa su tre aziende principali che portano le gru marine nel mondo: Heila Cranes spa Insieme ad Heila Cranes Nederland e la nuova nata Heila Cranes South East Asia.

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POLONIA OGGI: Nuove tratte per i treni Pendolino

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 Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Da venerdì 29 aprile 2016, le rimesse che ospiteranno i Pendolino saranno a Jelenia Gora e Kolobrzeg. Da quel momento sarà possibile viaggiare ogni giorno da Varsavia a Jelenia Gora e da Cracovia a Varsavia, fino a Kolobrzeg. I prezzi dei biglietti per sola andata, partiranno da 79 e 100 zloty. Il viaggio dalla capitale a Jelenia Gora durerà 5 ore e 33 minuti quindi quasi 3,5 ore in meno rispetto alla situazione odierna. Invece, le tratte da Cracovia e Varsavia a Kolobrzeg, saranno rispettivamente di 8 ore e 27 minuti (oggi i passeggeri devono viaggiare per oltre 11 ore) e 5 ore e 53 minuti (adesso circa 8 ore). I veicoli Pendolino sono i più veloci nel gruppo della PKP Intercity (ferrovie statali polacche). Dal dicembre del 2014 circolano sotto la categoria di Express Intercity Premium. Per completare la rete di connessioni realizzate da Pendolino con le altre città, PKP Intercity ha dovuto chiedere il permesso di alcune istituzioni europee, dato che i treni Pendolino sono stati acquistati anche grazie a una parte di finanziamenti erogati dall’UE.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

finanse.wp.pl

Dalla terra polacca in Italia

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Gentili Signori,

Questa storia e successa veramente anche se a volte puo sembrare poco probabile. E successa nel villaggio Nowosiółki, situato a 38 km da Vilnius (attualmente in Lituania) nella direzione verso Oszmiany, neanche un chilometro dalla strada principale.

Ho sentito parlare di questa storia quando ero bambino. Solo oggi ho capito perche la mia famiglia ne parlava in segreto. Dopo la morte dei miei genitori e dei piu stretti membri della famiglia, guardando i documenti ho trovato gli appunti e le informazioni di cui mi serviro di seguito. In primavera 1943 Antoni, fratello di mio nonno Jan, ha visto nel suo campo vicino al fiume nei cespugli una persona strana, che tirava con la fionda agli ucelli. Antoni ha subito capito che quell’uomo aveva bisogno dell’aiuto. Lo sapeva perche lui stesso ha vissuto la prima guerra mondiale. Dopo un breve contatto con l’uomo sconosciuto e giunto alla conclusione che era un soldato italiano a cui durante le operazioni militari sul fronte e stata tagliata la ritirata alla sua unita e cosi si e trovato dalle parti delle truppe russe.

Le case ed i fabbricati rurali lontani dal villaggio Nowosiółki erano un buon rifugio per l’italiano ma fino ad un certo punto. I russi spesso facevano controlli nel villaggio e nelle sue vicinanze. Mio zio Antoni e mio nonno Jan dovevano subito prendere la decisione dove nascondere l’italiano. Il posto piu sicuro era una fossa nella terra dove si tenevano le patate. L’italiano dormiva sulla paglia, gli abbiamo dato una pelliccia di montone, dei cuscini, le lenzuola, una biancheria fresca ed il tabacco da fumo perche potesse farsi le sigarette. Gli abbiamo anche dato una candela e dei fiammiferi perche in questa fossa c’era un’oscurita enorme. Non aveva piu ne fame, ne freddo e poteva santirsi sicuro. Non avevamo nessun libro in italiano purche potesse passare il tempo leggendo, allora mio nonno ha deciso di regalare all’italiano un libro di preghiere perche, come diceva mio nonno, “Dio capisce ogni lingua”.

Di tanto in tanto di notte portavamo l’italiano a casa. Tante volte mio nonno rischiava la vita quando lo controllavano i soldati russi. Ogni giorno un’altra persona della famiglia gli portava da mangiare per non suscitare sospetti. L’italiano ci considerava amici fedeli e cercava di parlare di se stesso. Lo faceva con i gesti o disegnando quello che voleva dirci. Lui aveva una famiglia in Italia che abitava al mare. Aveva un fratello e con se aveva una fotografia di una donna con capelli lunghi con la testa appoggiata sulle mani messe insieme. Un giorno ha fatto il disegno dal quale risultava che li dove si trovava la fossa fara un monumento. E cosi viveva in questa fossa fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra la colpa e stata perdonata a tutti e l’italiano poteva tornare a casa, in Italia. Zio Antoni ha accompagnato l’italiano alla stazione ferroviaria a Oszmiany, gli abbiamo dato da mangiare per il viaggio. E partito.

Dopo un certo tempo abbiamo vissuto una sorpresa. Il postino ci ha portato una lettera dall’Italia. Per noi era un segno che il nostro italiano e tornato alla famiglia in Italia. Ma chi poteva tradurre questa lettera? Il prete conosceva solo il latino, l’italiano non capiva un cavolo. Le emozioni sono passate. Qualcuno “servizievole” ha denunciato che nascondevamo l’italiano. I russi hanno portato lontano in Russia una parte della mia famiglia. Noi per fortuna siamo stati risparmiati perche mio padre era sul fronte e ha vissuto un pesante percorso di guerra. I russi erano molto arrabbiati che eravamo stati piu furbi di loro. Quando e stato firmato il patto di Jałta i polacchi di Vilnius potevano tornare in Polonia. I russi rendevano difficile il nostro ritorno in Paese, dove finalmente siamo riusciti a ritornare nell’anno 1959. Zio Antoni e nonno Jan non hanno ricevuto il permesso di ritorno in Polonia. Sono rimasti a Nowosiółki fino alla fine delle loro vite. Questa e stata la vendetta dei russi perche abbiamo aiutato un italiano.

Gentili signori, mi sento in dovere nei confronti dei miei parenti stretti di sapere come si sono svolte le vicende della vita del nostro caro italiano. Speriamo che i nostri sforzi non siano stati vani.

Pensiamo che quando la famiglia dell’italiano sentira parlare di questa storia ci fara sapere come erano le vicende della sua vita.

Vi ringrazio in anticipo e vi saluto.

Con stima,

Zygmunt Sawicki.

PS: Salvando una sola vita salviamo il mondo.

POLONIA OGGI: Waszczykowski in visita al Vaticano

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Witold Waszczykowski, ministro degli affari esteri, ieri ha incontrato in Vaticano il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin e il segretario per i rapporti con gli stati, l’arcivescovo Paul Gallagher. All’incontro ha partecipato anche Beata Kempa, capo della cancelleria del premier. La visita riguardava i preparativi alla Giornata Mondiale della Gioventù che avrà luogo a Cracovia. Waszczykowski ha informato che durante l’incontro si è parlato di diversi eventi religiosi: il 1050° anniversario del Battesimo della Polonia ed un’eventuale partecipazione dei rappresentanti del Vaticano alle celebrazioni di questo evento, nonché la visita di papa Francesco a Cracovia durante la GMG. “Abbiamo dedicato molto tempo alle questioni internazionali, alle crisi che interessano l’Europa, alle minacce che toccano il Vecchio Continente. Abbiamo discusso su come possiamo opporci a questi pericoli e minacce”, ha detto Waszczykowski, aggiungendo: “C’è solo un modo di risolvere il problema degli immigrati: garantire la pace nei paesi da cui provengono”.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

Le polacche ce la fanno, ovvero il Club delle polacche all’estero

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autore: Karolina Romanow

 

Il trasferimento in un altro paese porta sempre con sé un sacco di riflessioni. Già dal primo giorno notiamo le differenze culturali e delle abitudini. Ci sorprendono comportamenti e modi di dire. Ci scontriamo con una completamente diversa concezione del mondo delle persone accanto alle quali siamo andati a vivere. E alla fine, cominciamo a conoscere un nuovo paese non solo dal punto di vista del turista ma da quello di chi ci vive e poi, volendo condividere le nostre osservazioni con gli altri… cominciamo a scrivere un blog.

Tutto è iniziato in Danimarca e … in Italia

Gennaio 2013. Due nuove blogger, Magda che vive in Italia e Żaneta trasferitasi in Danimarca, decidono di unire tutte le polacche blogger che vivono all’estero in un’unico posto a cui l’accesso è uguale da ogni estremo del mondo: nella rete. Il Club delle Polacche all’estero è un club che unisce tutte le blogger polacche che vivono in un altro paese. Tra le ragazze c’è anche un polacco, Piotr, l’unico uomo nel club, invitato a unirsi dalle fondatrici. Attualmente il Club conta 270 polacche che vivono in 50 diversi, e spesso molto lontani, paesi (dall’Italia scrivono 17 ragazze, e tra loro una delle fondatrici, che vivono in 12 diverse regioni italiane).

Polacche che scrivono

L’obiettivo era semplice: starsi vicino e condividere le proprie osservazioni con le altre connazionali che vivono all’estero. Come è venuto fuori, anche se la storia di ogni polacca è diversa, le ragazze hanno molto in comune. Perché sono partite? A causa dei motivi finanziari, per il lavoro, per l’amore, per la curiosità di scoprire il nuovo. Così come diverse sono le polacche, così diversi sono anche i blog da loro gestiti: le guide turistiche, i diari, i blog fotografici e linguistici. Però tutte e 240 le ragazze sono unite da una, la più importante, caratteristica: la gioia di vivere. Le polacche all’estero ogni anno realizzano numerosi progetti con lo scopo di mostrare il volto bello dell’emigrazione, il legame di ogni polacca alla patria, e l’orgoglio di essere polacche. Perché? Affinché la parola “Poland” non venga più confusa con “Holland” e per mostrare che a volte la decisione dolorosa di lasciare la patria risulta un’occasione di sviluppo e una felice “coincidenza”.

In modo serio e a volte anche scherzoso le polacche descrivono la loro vita in un altro paese e le allegrie e le tristezze ad essa legate. Dai loro racconti emergono delle meravigliose descrizioni, da poter apprezzare quasi con tutti i sensi, dei luoghi e delle persone a cui è possibile arrivare solamente quando si condivide con essi la quotidianità. In questo modo è nata l’idea di creare un’unica guida turistica del mondo visto dagli occhi delle polacche all’estero. È arrivato il momento di far vedere (e raccontare) il mondo in un’altra maniera!

Polacche che aiutano

Conducendo una vita movimentata, si può anche aiutare attivamente gli altri. Per questo, oltre ai progetti i cui frutti è possibile vedere sui blog delle polacche, il Club organizza anche azioni caritatevoli. Tra l’altro, le polacche promuovono le opere di Zbigniew Stanisławski, artista e animatore dei cartoni polacchi, nonché aiutano una bambina di 8 anni che soffre di fibrodisplasia ossificante progressiva. È un’iniziativa delle polacche quella di creare le bambole dei due protagonisti del film di Zbyszek Stanisławski “Planeta Wyobraźni”. Le polacche mandano le bambole alle altre ragazze-membri del Club, registrando tutto quanto sulle foto e così i due giocattoli fanno un viaggio attraverso quasi tutto il mondo.

Le distanze non rappresentano alcun ostacolo. Finora le ragazze sono riuscite ad organizzare 16 incontri in diverse città europee. Ovviamente non si sono potute incontrare tutte, però è questo lo scopo, insieme alla pubblicazione della guida, per l’anno prossimo. Le polacche ce la possono fare!   

Il blog ufficiale del Club delle polacche all’estero: http://klubpolek.pl/

La pagina facebook ufficiale del Club https://www.facebook.com/pages/Klub-Polki-na-Obczy%C5%BAnie/324950360948381?fref=ts

L’emigrazione vista dagli occhi delle polacche e di un polacco: un video presentato anche su TVP Polonia: https://www.youtube.com/watch?v=nCwN60mFsC8} else {