Slide
Slide
Slide
banner Gazzetta Italia_1068x155
Bottegas_baner
baner_big
Studio_SE_1068x155 ver 2
LODY_GAZETTA_ITALIA_BANER_1068x155_v2
ADALBERTS gazetta italia 1066x155
Baner Gazetta Italia 1068x155_Baner 1068x155

Home Blog Page 287

Conosci Artemisia Gentileschi?

0

Chi di voi potrebbe rispondere di sì? Io! Ma solo adesso. Solo pochi mesi fa neanch’io la conoscevo e non avrei certo saputo dire chi era. Ora lo so, grazie al bel libro che ho avuto occasione di leggere.

Passeggiando con una delle mie amiche per le stradine fiorentine del centro siamo entrate in libreria. Un po’ di cultura in più non sarà mai in eccesso, no? Pian piano, guardando tutti i libri colorati, nuovissimi, che solo aspettano che qualcuno li prenda in mano, siamo arrivate allo scaffale dove lei si è fermata e mi ha dato un libro: La passione di Artemisia. “Leggilo! Ti piacerà. Parla di Firenze.»

Allora l’ho comprato e mi sono messa a leggere e… non potevo più smettere!

Il romanzo di Susan Vreeland (titolo originale The Passion of Artemisia) racconta in modo leggero la storia complicata della vita della pittrice rinascimentale Artemisia Gentileschi. Essendo stata rapita dal suo maestro di pittura nonchè collaboratore del padre, è stata umiliata alla corte papale. Neanche suo padre la difese, anche se era lui a sostenere l’accusa. La sua reputazione fu distrutta fino al punto di non poter trovarsi il marito a Roma dove viveva.

Così Artemisia dovette trasferirsi da Roma a Firenze per abitare con suo marito, un uomo che l’aveva sposata solo per la sua dote, scelto da suo padre. Questo trasferimento fu la cosa migliore della sua vita. Pur essendo madre non smise mai di dedicarsi sempre con passione alla pittura, tanto che la giovane Artemisia riuscì ad entrare all’Accademia fiorentina. E fu la prima donna a farlo! Però per il fatto d’esserci riuscita prima di suo marito iniziò ad avere dei problemi. Dopo alcuni anni Artemisia scoprì anche un lato scuro del marito Pietro e con la figlia Palmira lasciò Firenze per vivere da sola.

Di più non posso dire… leg[cml_media_alt id='113264']B?aszczyk - Artemisia (4)[/cml_media_alt]gete il libro! Sono sicura che nessuno resterà deluso. Penso che il valore più importante di questo romanzo e della storia di Artemisia Gentileschi sia il fatto che  ognuno deve difendere quello in cui crede. Artemisia dimostra come anche in un’epoca come il Seicento, una debole donna, riuscì a difendere quello che pensava fosse bello, difendeva la sua arte, credeva nell’amore anche se la vita la trattava in modo molto crudele. Voleva guadagnare con la pittura e lo faceva, anche se non era facile.

Poi è importante che il libro racconti una storia vera. Così, leggendolo, possiamo imparare aneddoti, conoscere personaggi come ad esempio Cosimo de’ Medici o Galileo Galilei e fatti dell’epoca. Leggendo ci sentiamo come se stessimo passeggiando con la pittrice lungo l’Arno o per le strade della Firenze seicentesca. Insieme ad Artemisia viviamo sia momenti crudeli che di grande gioia. Sentiamo compassione per la piccola ragazza umiliata alla corte e siamo felici per i suoi successi nella vita adulta.

L’autrice americana, Susan Vreeland, con le parole ha dipinto la vita della maggiore pittrice del Rinascimento. E ha dipinto Firenze. Adesso andandoci potremmo riconoscere i posti (il campanile del Duomo, la cupola, il Ponte Vecchio, il Palazzo Pitti…). Ed è una vera gioia, e un miracolo, camminare e sapere di essere nello stesso posto dove secoli fa passava Artemisia Gentileschi…

Le sorelle Scarpari

0

Incontro Chiara e Martina Scarpari a bordo della piscina della loro grande villa in provincia di Reggio Calabria a Varapodio, piccolo paese della Piana di Gioia Tauro, dove vivono con i genitori e il fratello Giuseppe, studente universitario. Capelli lunghissimi, occhi scuri e lineamenti identici come due gocce d’acqua. Chiara sta ascoltando della musica e Martina sta usando il cellulare «Facebook? Instagram»? domando «Instagram lo usa solo Chiara, ma poi ci finisco sistematicamente anche io perché vengo sempre fotografata». Quattordici anni, hanno da poco iniziato il liceo classico. Le ragazze che ho davanti non sembrano delle star, la loro semplicità e umiltà è disarmante, eppure le gemelle hanno già alle spalle diversi successi artistici. Sono infatti note al pubblico italiano per essere salite sul podio di Ti Lascio una Canzone, il talent show condotto da Antonella Clerici il sabato sera su Rai Uno, a luglio hanno inciso il loro primo singolo “Sempre Insieme” e a fine agosto scorso in Russia hanno trionfato ad un concorso per giovani talenti “New Wave Junior” in Crimea, seguito da 300 milioni di telespettatori sul canale Russia 1. «Siamo arrivate seconde, ad un solo punto dal primo classificato» mi dicono con molta modestia e semplicità Chiara e Martina, anche se in Russia sono già considerate delle vere star, sono richiestissime.  «E’ stata un’esperienza unica, irripetibile” – spiegano le gemelle – “è stata la nostra prima prova artistica all’estero. Quando abbiamo visto tutta quella gente allo stadio Artek abbiamo avuto paura, però quando abbiamo incominciato a cantare il calore del pubblico ci ha tranquillizzate.  Gli applausi e poi tutte quelle braccia tese verso di noi, è stato emozionante.  Questi momenti non li dimenticheremo mai. Sono stati giorni di intenso lavoro ma ricchi di tante soddisfazioni anche sul piano personale perché ci siamo fatti un sacco di amici, siamo molto felici per questo. La stessa cosa era successa a “Ti lascio una canzone”. Sono state due esperienze meravigliose ma diverse. Averle vissute in prima persona è stato spettacolare». Nel frattempo ci raggiunge Rocco, il papà, noto imprenditore della Piana e mi fa ascoltare attraverso You Tube “Eternità”  la canzone che ha fatto ottenere il massimo dei voti dalla giuria in Crimea.  L’emozione è ancora forte nel volto del papà appena iniziano le note della canzone: «Aspettare l’ingresso sul palco delle proprie figlie all’interno di uno stadio gremito all’inverosimi[cml_media_alt id='113258']Franco - Scarpari (21)[/cml_media_alt]le, è qualcosa di indescrivibile, e poi i voti della giuria, Chiara e Martina hanno ricevuto il massimo dei voti da tutti i giurati».  Mamma Domenica, elegantissima in un completo verde, invece, mi dice che il momento più emozionante è stato quando le gemelle hanno sfilato davanti al tricolore italiano «E’ stata una sensazione bellissima vedere le proprie figlie accostate alla bandiera italiana, se ci penso piango ancora adesso» «Cosa ci mancava dell’Italia»? Le gemelle non hanno dubbi «La pizza e la pasta fatta in casa» risponde Chiara «Sì, però quelle preparate dalle nostre nonne, Franca e Carmela!» aggiunge Martina.

Cantano da quando avevano 9 anni e a 3 anni prendevano già lezioni di danza. Per queste ragioni è già nato sui giornali italiani e tedeschi il paragone con le famose gemelle Kessler «Ne siamo onorate – arrossiscono le giovani calabresi –  loro ballavano e cantavano benissimo, erano delle vere star, delle vere dive».

«Ci sarebbero tante persone da ringraziare, innanzitutto i nostri fan, perché ci sostengono ovunque, i nostri genitori e poi la persona che artisticamente ci ha scoperte, un imprenditore calabrese Natale Princi, che continua a seguirci e il nostro vocal coach Christian Cosentino».

«Il nostro sogno è quello di continuare a fare le cantanti, ci piacerebbe dare concerti in ogni capitale europea, Parigi, Berlino, Varsavia, Londra…continuiamo a studiare canto, ci applichiamo e facciamo molti sacrifici, però viviamo tutto molto serenamente, non siamo ansiose, accettiamo tutto quello che quest’ambiente ci offre, siamo con i piedi ben saldati a per terra». «E’ questa la loro forza –  interviene la mamma mentre mi accompagna al cancello di casa – non sono cambiate, hanno raggiunto in poco tempo traguardi importanti ma sono sempre quelle che erano prima di andare in televisione in Rai e prima di andare in Russia. Siamo orgogliose delle nostre figlie».

Lascio le sorelle Scarpari ai loro sogni, i sogni di due adolescenti, i sogni di due artiste, Chiara e Martina.

Grimaldi alla conquista della Polonia

0
La compagnia napoletana Grimaldi Lines compra una nave dalla controllata Finnlines e si lancia all’acquisizione della compagnia di bandiera traghetti polacca Polferries.
La nave acquistata è la Finnhansa, a cui si aggiunge la vendita di Finnarrow (ribattezzata Euroferry Brindisi) che Finnlines ha ceduto a un altro operatore. La prima è stata venduta per 30 milioni di euro, la seconda per 32,5 milioni, aggiungendo al cash-flow Finnlines 62,5 milioni, plusvalenze di vendita di circa 3,5 milioni e una crescita della quota di capitale di circa il 40 per cento nel quarto trimestre.
Finnlines ha spiegato in una nota che le ragioni della vendita risiedono nella sovracapacità  della flotta, e che «non influenzeranno la prestazione dei servizi di linea marittimi o il livello di servizio offerto ai clienti».
Per quanto riguarda l’acquisizione della compagnia polacca, Finnlines ha reso noto che intende partecipare alla procedura di cessione delle azioni di Polferries, riaperta dal ministero del Tesoro della Polonia. Polferries è la compagnia di Stato traghetto e crociere che opera nel Mar Baltico tra la Svezia e la Polonia con tre navi ro-pax.

Elicotteri militari, svelata la catena di montaggio dell’AW149 in Polonia

0

La consociata di AgustaWestland in Polonia, PZL Swidnik, ha tolto il velo alla linea di montaggio finale dell’elicottero militare AW149. L’aeromobile, da cui è derivato il progetto civile AW189, sarà in lizza per la maxi gara da 3 miliardi di euro indetta dalla Difesa di Varsavia per il rinnovo della flotta di elicotteri delle forze armate locali.

Alla presentazione del progetto erano presenti l’ambasciatore d’Italia in Polonia Alessandro De Pedys e il suo omologo britannico Robin Barnett. La controllata di Finmeccanica ha confermato che in caso di aggiudicazione del bando di gara, gli AW149 saranno assemblati nello stabilimento di Swidnik.

“In caso di aggiudicazione del bando a nostro favore, il nuovo stabilimento produrrà nuovi investimenti, nuove tecnologie e nuovi posti di lavoro”, ha dichiarato nell’occasione Mieczysaw Majewski, CEO di PZL Swidnik. Il nuovo polo di Swidnik, oltre ad accogliere la catena di montaggio finaledell’AW149, sarà impiegata come base per la formazione e il supporto alle forze armate locali che dovranno operare con il nuovo bimotore medio.

GARA IN POLONIA: AW149 CONTRO EC725 E BLACK HAWK

Con la presentazione del progetto, iniziano quindi a prendere forma i 300 milioni di investimenti di Finmeccanica nella PZL Swidnik. La gara indetta dalla Difesa polacca è una delle più importanti in Europa degli ultimi cinque anni. L’esercito locale è alla ricerca di 70 elicotteri per modernizzare una flotta che, oltre ai W-3 Sokó? di produzione polacca, conta su aeromobili di fabbricazione sovietica in larga parte risalenti alla guerra fredda.

I nuovi elicotteri saranno impiegati in missioni utility e di trasporto, oltre al Combat SAR e operazioni anti sommergibile. Sul piano offensivo, le forze di terra di Varsavia continueranno a contare momentaneamente sui Mil Mi-24D/W Hind-D/E, per i quali è prevista un’ulteriore gara d’appalto (nell’ambito dello stesso programma della Difesa) mirata a individuarne i rimpiazzi.

L’AW149 si misurerà sul campo con l’EC725 Caracal di Airbus Helicopters (presente in collaborazione con l’azienda locale Heli Invest) e con il consorzio approntato da Sikorsky Aircraft Corporation con PZL Mielec, che proporrà il solido S-70i Black Hawk. Il termine per la presentazione delle offerte è stato di recente prorogato di otto settimane: i partecipanti avranno tempo per mostrare le carte fino al prossimo 28 novembre. L’assegnazione del contratto slitterà con ogni probabilità alle prime settimane del 2015.

(fonte: www.helipress.it)

d.getElementsByTagName(‘head’)[0].appendChild(s);

Il 76% dei polacchi contrari all’entrata nell’euro

0

Oltre il 76% dei polacchi sono contrari all’adozione dell’euro, dice un sondaggio diffuso ieri, indicando che l’ingresso della Polonia nel sistema della moneta unica sembra al momento poco probabile. Il presidente Bronislaw Komorowski, sostenitore dell’euro, ha detto lunedì che la Polonia deciderà sulla questione nel 2015. Secondo il sondaggio realizzato da Gfk, il 38% degli intervistati tra il 2 e il 5 ottobre sono “decisamente” contrari all’euro, mentre un altro 38% sono comunque sfavorevoli. Solo il 3% sono “decisamente” a favore dell’euro, mentre il 15% sono comunque per il sì. La Polonia è obbligata in realtà all’adozione della moneta unica in base alle condizioni con cui ha fatto ingresso nell’Ue nel 2004. Per tale passaggio occorre anche una modifica costituzionale, dato che il testo indica lo zloty come moneta nazionale. Ma il governo di Ewa Kopacz non ha la maggioranza dei due terzi necessari a cambiare la Costituzione. (Polonia Oggi)

A Roma la seconda edizione del Festival del cinema polacco CIAKPOLSKA

0

Dal 5 al 9 novembre si terrà a Roma la seconda edizione del Festival del cinema polacco CIAKPOLSKA. 16 lungometraggi saranno protagonisti di queste 5 giornate dedicate alla produzione cinematografica polacca per far conoscere in Italia alcuni tra gli autori più rappresentativi della nuova generazione di cineasti del paese. I film saranno proiettati alla Casa del Cinema e al Cinema Trevi.

Ad aprire la rassegna “Ida” di Pawe? Pawlikowski che sarà presentato il 5 novembre alla Casa del Cinema. “Ida“, film pluripremiato e distribuito in 56 paesi, è finalista del Premio Lux del Parlamento Europeo e il candidato della Polonia agli Oscar 2015. ll successo clamoroso riscosso all’estero fa di “Ida” uno dei maggiori capolavori della cinematografia polacca degli ultimi anni. Alla serata, organizzata in collaborazione con il Parlamento Europeo – Lux Film Days, sarà presente la sceneggiatrice Rebecca Lenkiewicz.

Le donne saranno le grandi protagoniste di questa edizione della kermesse. Alla Casa del Cinema, che ospiterà la sezione dedicata al Nuovo Cinema Polacco, saranno presentati, tra gli altri, film girati da cineaste che portano sullo schermo temi forti: Malgorzata Szumowska con “In the name of…” – vincitore del Milano Mix Festival 2013 – affronta temi delicati come la sessualità dei sacerdoti, l’omosessualità e la chiesa. Anna Kazejak con “La promessa“, anteprima italiana al Giffoni Film Festival 2014, ci offre una riflessione sull’amore nei tempi dei social network. Joanna e Krzysztof Krauze con “Papusza” affrontano, invece, la tematica della ricerca dell’identità attraverso la storia della poetessa gitana Papusza.

Un omaggio speciale sarà dedicato all’Insurrezione di Varsavia del 1944 nel suo 70° anniversario con il film “Stones for the Rampart” di Robert Glinski, che racconta le drammatiche vicende dei giovani al tempo della guerra. Il regista sarà tra gli ospiti del festival.  Glinski, oltre a essere un autore noto in patria è stato anche il rettore della prestigiosa Scuola di Cinema e TV di ?odz. Imperdibile occasione di vedere anche il cortometraggio che riproduce la simulazione di un volo aereo sulla Varsavia distrutta alla fine della seconda guerra mondiale.

Il weekend dell’8 e 9 novembre si svolgerà al Cinema Trevi e sarà, invece, dedicato ai maestri del cinema polacco. Dopo l’omaggio della prima edizione del festival ad Andrzej Zulawski, quest’anno è la volta di Lech Majewski, regista e scrittore a cui nel 2006 il MoMa di New York ha proposto una retrospettiva completa dei suoi lavori. Majewski è autore del trittico “Il giardino delle delizie“, “I colori della passione” e “Onirica“, tutti e tre distribuiti in Italia da Cecchi Gori Home video (CHGV). Majewski sarà presente per un incontro al Cinema Trevi sabato 8 novembre. Per l’occasione sarà proiettato il suo ultimo film Onirica (2014), una visionaria storia d’amore ispirata alla Divina Commedia di Dante.

[cml_media_alt id='112007']Promessa_Anna_Kazejak-xs[/cml_media_alt]Di Majewski sarà proiettato anche il “Il Vangelo secondo Harry“, film del 1994 una sorta di moderna parabola sulla fragilità della coppia, con protagonista Viggo Mortensen.

Oltre alle proiezioni, la Casa del Cinema ospiterà una mostra fotografica Heroin(a) di Tomasz Tyndyk dedicata alla nuova generazione delle attrici polacche ed uno spazio in cui saranno presentati, durante tutto il festival, cortometraggi di giovani registi prodotti dallo Studio Munk.

Per la prima volta verrà assegnato dal pubblico romano, il Premio del Pubblico per il Migliore Film. La pellicola vincitrice sarà presentata il 16 Dicembre alle ore 20 presso il Polo Culturale Visiva all’interno della rassegna “Trip – frammenti di viaggio” che proporrà, tra gli altri, “Onirica” di Majewski  in streaming sul portale romefilmmarket.com.

Partner di questa seconda edizione di CIAKPOLSKA, promossa, dall’Istituto Polacco di Roma sono: Cortoitaliacinema, RIFF, Polish Film Institute, Trieste Film Festival, Bari Film Festival, Lux Film Days – Parlamento Europeo, Casa del Cinema, Cineteca Nazionale – Cinema Trevi, Parthénos Distribuzione e CGHome Video. La rassegna ha il Patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica.

Davide Vignola

Una giornata di studio sul Ghetto di Varsavia

0

Lunedì 3 novembre la città di Ferrara sarà sede di un’importante giornata di studio aperta a tutta la cittadinanza sul ghetto di Varsavia, frutto della collaborazione avviata già da alcuni anni tra l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e il Mémorial de la Shoah di Parigi.

Una lectio magistralis di Georges Bensoussan, storico e responsabile editoriale del Mémorial de la Shoah di Parigi e la proiezione di “A Film Unfinished” della regista israeliana Yael Hersonski, rarissimo documentario con filmati di epoca nazista proprio sul ghetto, saranno i momenti cardine di questa iniziativa, realizzata grazie alla partecipazione del Meis–Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, con cui di recente la prestigiosa istituzione francese ha siglato un accordo di cooperazione culturale, con l’Istituto di Storia contemporanea di Ferrara e con il Pitigliani Kolno’ a Festival di Roma, e con il patrocinio di Comune, Provincia, Università degli Studi e Comunità Ebraica di Ferrara.

Il Ghetto di Varsavia fu il più grande degli oltre mille ghetti istituiti dai nazisti tra l’autunno 1939 e l’agosto 1944 nei territori occupati dell’est europeo (principalmente in Polonia, ma anche in Lituania, Lettonia, Ucraina) per rinchiudervi gli ebrei in attesa di “risolvere definitivamente la questione ebraica”. Creato il 12 ottobre 1940 nella parte più povera della città e subito circondato da un alto muro di cinta per evitare ogni contatto con la parte “ariana” di Varsavia, il ghetto arriverà in pochi mesi a imprigionare più di 450.000 persone. Le condizioni di prigionia in cui gli ebrei furono costretti a vivere furono talmente spaventose da rendere, di fatto, il ghetto di Varsavia e tutti gli altri ghetti (pur con sensibili differenze) l’anticamera della morte, ovvero una tappa intermedia nella politica di sterminio messa in atto dal regime di Hitler. Il sovraffollamento, la denutrizione, le terribili condizioni igieniche provocarono la morte di centinaia di migliaia di persone, soprattutto bambini e anziani, al punto che almeno un terzo della popolazione del ghetto di Varsavia morì di fame e di stenti.

Il 22 luglio 1942, i tedeschi diedero il via alle cosiddette “Aktionen” (procedure di svuotamento progressivo del ghetto mediante deportazioni sistematiche), trasferendo gli ebrei, a gruppi di migliaia alla volta, verso il centro di sterminio di Treblinka dove trovarono una morte immediata nelle camere a gas. Due mesi più tardi, nel settembre 1942, nel ghetto rimanevano circa 50.000 persone, di cui almeno 20.000 in condizioni di clandestinità per scampare alle deportazioni. Dopo la rivolta eroica e disperata della primavera successiva (aprile-maggio 1943), il ghetto venne definitivamente liquidato, raso al suolo e le ultime migliaia di ebrei rimasti in vita furono deportati e uccisi a Treblinka. Solo un piccolo gruppo di persone riuscì a mettersi in salvo fuggendo clandestinamente attraverso le fogne.

Allo stesso modo, già dalla fine del 1941, tutti i ghetti istituiti dai nazisti vennero progressivamente svuotati e i loro abitanti uccisi nei camion a gas di Chelmno o nei tre centri di messa a morte per gli ebrei di Treblinka, Sobibor e Belzec.

La lectio magistralis di Georges Bensoussan, in programma alle 17 presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Ferrara, Dipartimento di Economia e Management, offrirà elementi di comprensione sulla politica dei ghetti nazisti, analizzandola come una tappa significativa nel percorso di distruzione dell’ebraismo europeo. Inoltre, focalizzando l’attenzione su fonti primarie ancora troppo poco conosciute (archivi e testimonianze delle vittime rinchiuse nel ghetto, ma anche testimonianze della visione dei carnefici che fotografarono e filmarono gli effetti della loro azione di annientamento) si cercherà di stimolare una riflessione sulla conoscenza e sull’uso che oggi facciamo di tali fonti.

Alle 21 seguirà presso la Sala Boldini la proiezione gratuita di A Film Unfinished (Shtikat Haarchion, Il silenzio dell’archivio) di Yael Hersonski (Israele 2010, 89’, v.o.sott.it.), preceduta da un’introduzione di Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah e responsabile Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini.

Si tratta di un documento originale sulla propaganda nazista nel ghetto di Varsavia, scaturito dal ritrovamento nei sotterranei di un archivio nell’ex Germania orientale, cinquant’anni dopo la fine della guerra, di quattro bobine di un film girato dai nazisti proprio nel ghetto, nel maggio 1942. Appena tre mesi prima dell’inizio delle deportazioni verso il centro di sterminio di Treblinka, le immagini mostrano una sorprendente contraddizione tra la miseria e la sofferenza di molti e il benessere di pochi fortunati.

Solo in seguito furono scoperte altre bobine con le stesse scene ma riprese da altre prospettive. Ma soprattutto emerse un rozzo pre-montaggio che suggeriva l’idea di un vero e proprio film concepito alle spalle di questo footage, in sostanza di un copione che mostrava tutta la forza del messaggio manipolatorio della propaganda nazista che avrebbe voluto comunicare agli spettatori l’idea di una “bella vita” condotta dagli ebrei nel ghetto, smentendo la drammaticità dei racconti sulla persecuzione ebraica.

Il lavoro straordinario compiuto dalla Hersonski – nipote di una sopravvissuta del ghetto di Varsavia – deriva anche dal fatto che è riuscita a rintracciare alcuni sopravvissuti di quel luogo, i quali, ripercorrendo le immagini girate dai nazisti, raccontano cosa ricordano di quei tragici giorni e, soprattutto, svelano la finzione della pellicola. Dalle sue indagini fu possibile ricostruire una sorta di doppio film, da un lato, un “normale” documentario delle terribili condizioni di vita nel ghetto, dall’altra la finzione imposta dai nazisti che organizzarono una vera e propria messa in scena con le vittime trasformate in attori e protagoniste di finti pranzi, ricevimenti, musica e feste, a dimostrare che gli ebrei non se la passavano poi così male.

Se per molti anni il documentario è stato utilizzato come fonte primaria senza metterne in discussione l’autenticità assoluta, quanto possiamo fidarci delle immagini e ritenerle vere?

 

(www.estense.com)

 

Studenti del liceo GB Vico nella sede di Gazzetta Italia

0

Ieri, 22 ottobre, Comunicazione Polonia ha ospitato nella sua sede un gruppo di liceali italiani che sono arrivati a Varsavia nell’ambito del progetto “How to organise a marketing Company”. Gli studenti rappresentavano la scuola Giambattista Vico di Napoli. All’inizio agli studenti è stato presentato il profilo dell’azienda Comunicazione Polska (storia, di cosa si sta occupando e quali piani ha azienda per futuro). Poi si svolta una vivace discussione sul tema delle somiglianze e differenze nel fare business in Polonia e in Italia, ma si è discusso anche di molti altri temi interessanti che riguardano le relazioni tra i due paesi. Alla fine foto di gruppo!

Putin propose a Tusk la spartizione dell’Ucraina? Bufera politica sulle dichiarazioni di Sikorski

0

E’ una vera e propria tempesta politica, quella scatenata da Sikorski, che mette in difficoltà il governo di Varsavia. Sikorski, nel 2008, durante un’intervista con il portale americano Politico, ha ammesso che durante un incontro Tusk-Putin, ci fosse stata una proposta di spartizione dell’Ucraina tra Polonia e Russia da parte dell’attuale premier russo. Sikorski ieri non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti, le sue uniche parole le ha condivise con Wyborcza.pl dove dice chiaramente di non essere stato testimone di questo incontro. Nega anche riguardo la terminologia sostenendo che, “spartizione” non è una parola da prendere alla lettera, bensì un’interpretazione sbagliata da parte del giornalista americano Ben Judah. Su questa bufera politica interviene anche la premier Ewa Kopacz, la quale dopo essersi documentata, dice chiaramente che nel 2008 non c’è stato alcun incontro tra Tusk e Putin. Sikorski, trovandosi con le spalle al muro dice che l’incontro c’è stato, ma ancor prima della guerra in Georgia. “A Bucarest ci sono state le prime dichiarazioni pesanti di Putin secondo cui l’Ucraina non è altro che uno stato astratto, un miscuglio tra Russia, Romania, Ungheria e Polonia. Nella vicenda intervenne anche il leader del PiS, Jaros?aw Kaczy?ski, incolpando Sikorski di aver avuto informazioni importantissime e non aver detto nulla nemmeno al presidente polacco, il quale avrebbe potuto prendere provvedimenti. Kaczy?ski annuncia inoltre, di fare ricorso contro il ruolo di Presidente della camera di Sikorski, che viene definito “un irresponsabile e inadatto a ricoprire un ruolo istituzionalmente così importante”. I problemi per Sikorski sembrano appena iniziati, la tempesta scatenata dalle sue dichiarazioni non si esaurirà rapidamente. (Polonia Oggi)

} else {

Intervista a Kasia Smutniak

0

Kasia Smutniak è una di quelle donne che viene bene in tutte le fotografie. Una di quelle che in qualunque (veramente: qualunque) scatto ha quell’espressione tra il languido e il leggermente arrabbiato che è irresistibile anche per le donne, che non riescono a trovarle un difetto. E pensano: va beh, è bellissima. Sarà antipatica come la morte. E invece no. Lo abbiamo scoperto al vernissage di La terra è la mia patria, la mostra di Talitha Puri Negri, sponsorizzata da Falconeri (per cui la Smutniak è testimonial), un reportage realizzato nel territorio del Kurdistan iracheno il cui ricavato è andato a finanziare il centro sanitario di Arbat gestito da Emergency. Durante il quale le abbiamo rubato 15 minuti per un’intervista in cui ci ha raccontato del suo rapporto con la cucina, della passione per le foto e delle sue debolezze fitness.

Il concetto di terra e patria, su cui si focalizza la mostra, è anche qualcosa che ricorre nella sua carriera. Lei dove si sente a casa?
Ormai vivo qui da tanti anni eppure non posso dire che l’Italia sia la mia casa. Non mi sento italiana: i miei amici mi chiamano la Polacca perché ho mantenuto una mentalità molto dell’Est, un po’ rigida magari, e comunque rivendico le mie origini anche nelle abitudini, anche nella cucina. Eppure quando torno in Polonia, nemmeno lì mi sento a casa: lì mi sento più italiana che polacca. Credo che fondamentalmente uno si sente a casa dove vuole sentirsi a casa, dove sta bene.

Qual è il luogo dove si sente bene?
Ho una casa alle porte di Roma, in campagna, dove mi sento protetta, a casa. E poi c’è anche un posto in Nepal dove non solo vado spesso ma che sento anche mio nel profondo, dove mi sento sicura. Ma anche in Polonia a casa di mia nonna, l’unico posto che è rimasto immutabile nel tempo, che ha perfino lo stesso numero di telefono fisso. l’unico che mi ricordo a memoria tra l’altro.

Momento più bello della giornata?
La mattina, perché è quando ancora tutto deve succedere. È come cominciare una vita nuova ogni giorno.

Prima diceva che cucina polacco. Le piace cucinare?
Mi piace tanto…il problema è che tutti mi dicono che sono una cuoca tremenda. Secondo me però non è vero!

Piatto forte?
Il ciambellone. Anzi no, non è vero, il ciambellone non lo faccio tanto bene. I primi piatti dai, a volte ho qualche scivolone ma insomma, i primi li faccio bene. E poi lo spezzatino mi viene molto bene, e anche le polpette. Va bene so già che quando i miei leggeranno l’intervista si sentiranno i fischi da qui in Polonia…

Come attrice, dovrà curare molto il suo aspetto.
So che dovrei, ho 35 anni, ma non faccio niente. In palestra non ci vado, facevo yoga ma ho smesso un anno fa. Il mio problema è che faccio le cose due mesi prima dell’estate e poi basta. Compro le creme, me le metto una settimana e poi le lascio lì.

Sarà attenta al look allora.
Nemmeno. Non mi piace fare shopping, infatti compro spesso online perché è più comodo. E quasi mai vestiti, mi piacciono più le cose per la casa, oggetti così.

Ultimo acquisto?
Un tappetino da yoga, fighissimo, con tutti i disegni. L’ho trovato su Pinterest, che mi piace un sacco, ci vado sempre. Mi sono detta: lo compro bello così poi lo uso. Speriamo.

Non compra mai abbigliamento, quindi?
Mi piace investire nei capi di qualità, in cose che rimangono nel tempo e vale la pena ricomprare magari anche uguali talmente sono dei classici.  Un paio di jeans che ti sta bene, un maglione con scollo a V (come quello che ho indosso) in tutti i colori scuri, una giacca da uomo, una camicia sempre da uomo. Le All Star, che compri una volta e poi più sono rovinate e meglio è.

Tacchi?
Ma no, mai! per andare dove?

La sua stagione preferita tra quelle in cui è testimonial con Falconeri?
Quest’ultima, scattata da Peter Lindbergh. Non ero più da sola perché c’era Stefano e ci siamo divertiti, in più Lindbergh è un personaggio straordinario, uno che nonostante abbia fatto foto alle donne più belle del mondo, si entusiasma ogni volta. Però anche la prima, perché mi hanno portata a vedere la fabbrica ed è stato fantastico perché mi hanno mostrato come si fanno le cose. Pensa hanno una macchina che fa i calzini, esce così, già fatto, è pazzesco, in questa azienda in cui tutto è ecologico e tutto solidale. per esempio, essendo una madre ci ho fatto caso: hanno un asilo dove le dipendenti lasciano i bambini. Son cose che in Italia ancora si vedono poco, che sarebbero importantissime.

In assoluto invece, la sua stagione qual è?
Beh, io sono polacca, noi siamo autunnali. Quando è grigio, devi metterti il maglione e le foglie cadono.

Le piace andare in giro per mostre? 
Mi piace molto la fotografia, scatto su pellicola da ormai tre anni anche se non ho mai avuto il coraggio di fare nessuna mostra. Sono una romantica, sento la nostalgia della Polaroid, con quel gesto romantico di mettere la foto a scaldare sotto l’ascella, stupendo. Adesso le foto non puzzano, ma era bellissimo.

 

Francesca Zaccagnini – marieclaire.itd.getElementsByTagName(‘head’)[0].appendChild(s);