Spaghettoni al polpo
ricetta preparata da: Fabio Pantano
Ingredienti per 4 persone
◼ 500 g spaghettoni
◼ 20 cl di olio extra vergine di oliva
◼ 2 spicchi d’aglio
◼ un cucchiaino di concentrato di pomodoro
◼ 300 g di polpo
◼ brodo di polpo 20cl
◼ vino bianco 20 cl
◼ taralli
◼ sale, peperoncino, prezzemolo
* Nel caso si voglia fare la pasta in casa usare 1 uovo ogni 100 g di farina.
Preparazione del polpo:
Riempire una pentola con acqua, foglie di alloro, pepe e due tappi di sughero. Immergere per tre volte il polpo per fare arricciare i tentacoli, quindi cuocere per circa 20 minuti. Dopo di che metterlo in acqua e ghiaccio per bloccare la cottura. Intanto il brodo di cottura del polpo lo lasciamo ridurre per ottenere un brodo concentrato.
Preparazione salsa:
Mettiamo in una padella 20 cl di olio extra vergine di oliva, 2 spicchi d’aglio, 2 rametti di prezzemolo. Poi tagliamo a pezzettini i tentacoli di polpo 300 g circa. Facciamo rosolare. Sfumiamo con un po’ di vino bianco 20 cl. Aggiungiamo 20 g di concentrato di pomodoro, sale, pepe e peperoncino. Fate bollire abbondante acqua e poi cuocete la pasta. A fine cottura la pasta va scolata al dente e va versata nella padella con il polpo e poi saltata per 5 minuti aggiungendo il prezzemolo. Alla fine aggiungere dei taralli sbriciolati.
Chef Fabio Pantano
Fabio Pantano è uno chef calabrese, con diploma tecnico della ristorazione presso l’Istituto Alberghiero di Tropea, che possiamo considerare maestro della cucina italiana mediterranea, specializzato nelle ricette di pesce fresco.
Originario di Capo Vaticano, una piccola località turistica del comune di Ricadi (VV), inizia la sua attività nella cucina del rinomato Hotel Ristorante Calabrisella del papà Agostino, dove sfrecciando fra le pentole, è cresciuto apprendendo i segreti della vera cucina italiana. Proprio lavorando al finaco del padre ha scoperto la sua profonda passione per la cucina. Un’infanzia che ha il profumo di piatti cucinati con amore e affetto. Durante gli studi all’Istituto Alberghiero di Tropea, nelle stagioni estive lavorava al fianco della sua famiglia, poi col passare degli anni ha deciso di allargare i suoi orizzonti per fare nuove esperienze lavorative a Roma e Berlino.
Poi, l’incontro che gli cambia la vita, ovvero l’arrivo a Capo Vaticano della sua compagnia polacca con cui oggi hanno due splendidi bambini. Hanno deciso di vivere in Polonia, dove dal 2020 risiedono stabilmente. Fabio Pantano ha così importato in Polonia i suoi saperi culinari diventando un promotore della vera cucina italiana sia collaborando con l’apprezzato ristorante “Da Gero” (Żelazna 87, Varsavia) sia facendo consulenze per altri ristoranti. Attualmente ricopre anche il ruolo di Segretario della Federazione Italiana Cuochi (FIC sezione POLONIA) dove insieme agli altri cuochi italiani iscritti divulgano e difendono l’autentica cucina italiana.
Casanova, 300 anni di mito
Un seduttore, certo, ma anche un mago, un matematico, un baro, un medico praticone, un gastronomo, una spia, un massone, ma soprattutto un letterato: era tutto questo Giacomo Casanova, nato 300 anni fa, il 2 aprile 1725, che noi conosciamo soprattutto per essere stato un “casanova”. L’etichetta del donnaiolo impenitente gli è stata appiccicata addosso nel XIX per vendere le sua autobiografia, dopo che era diventato un perfetto sconosciuto. Un’operazione di marketing, e ben riuscita, visto che oggi è uno dei tre veneziani più conosciuti nel mondo, assieme a Marco Polo e ad Antonio Vivaldi.
Eppure quand’era in vita le cose stavano diversamente: non solo non era l’avventuriero più famoso del suo tempo – Cagliostro lo sopravanzava, e di molto – ma neppure il Casanova più conosciuto. Il fratello Francesco, pittore di battaglie, un genere all’epoca molto richiesto, era ben più noto, tanto che quando viene presentato a Caterina di Russia, l’imperatrice lo raggela chiedendogli: «Siete il fratello del pittore?» al che Giacomo replica piccato: «Questo imbrattatele».
Il veneziano potrebbe essere definito un influencer del suo tempo che grazie ai post (le opere che scrive) cerca di agguantare il rango sociale che non gli era stato garantito dal sangue e, attraverso la scrittura, intende ottenere l’immortalità. Giacomo era molto probabilmente figlio naturale di un patrizio veneziano all’epoca molto conosciuto e potente, Michele Grimani, e per questo si sentiva parte di una classe sociale che invece lo escludeva; l’essersi fatto chiamare cavaliere di Seingalt costituisce un tentativo di auto-nobilitazione. Casanova era logorroico e grafomane, conosciamo la prima caratteristica grazie alle testimonianze («Parla in eterno», osserva il governatore austriaco di Trieste, Karl von Zinzerdorf) e la seconda attraverso i suoi scritti arrivati fino a noi: le 3682 pagine del manoscritto di Histoire de ma vie, innanzi a tutto, ma anche quelle del suo ricchissimo archivio oggi conservato a Praga, arrivato lì dal castello boemo dove Casanova è morto il 4 giugno 1798.
Giacomo ha fatto di tutto per diventare famoso, per esempio intratteneva i salotti europei di quella che era la “società della conversazione” con il racconto della sua rocambolesca fuga dai piombi di Venezia – le celle nel sottotetto di palazzo Ducale – nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 1756. Aveva bisogno di due ore, e se non aveva a disposizione quel tempo minimo, si rifiutava di raccontare. Quando già si trovava a Dux (oggi Duchcov), relegato a fare il bibliotecario del conte di Waldstein, pubblica nel 1788 in francese la Storia dalle prigioni della Repubblica di Venezia, chiamate piombi, opera in seguito entrata a far parte di Storia della mia vita. L’opera ha un discreto successo, così come Il duello, ovvero il racconto della sua singolar tenzone alla pistola, avvenuta nel 1766 a Varsavia con il conte Franciszek Ksawery Branicki, podstoli (viceciambellano) del re di Polonia Stanislao Augusto Poniatowski; la pubblicazione avviene nel 1780, ovvero due anni prima che Casanova lasci per sempre Venezia.
Se questi sono i due lavori a stampa di maggior successo di Casanova, la sua attività pubblicistica è ben più ampia, poiché il conto totale arriva a quarantatré opere, certo, alcune sono semplici opuscoli, ma si tratta di una produzione letteraria di tutto rispetto. È probabile che se si fosse chiesto al veneziano che mestiere facesse, avrebbe risposto: il letterato. Istoria delle turbolenze della Polonia, della quale Giacomo aveva pubblicato due volumi e un terzo è stato ritrovato manoscritto tra le sue carte di Dux, rivela il suo interesse per la storiografia e Icosameron, è pur sempre uno dei primi romanzi di fantascienza della storia della letteratura, anche se è stato un flop totale che lo ha pure rovinato finanziariamente poiché lo aveva stampato a spese proprie.
Qualcuno ha definito la vita di Casanova un «viaggio gastrosessuale nell’Europa del Settecento» poiché il veneziano è in perenne movimento: è stato calcolato che abbia visitato un centinaio di località diverse, da Londra a Costantinopoli, da Madrid a Pietroburgo. Racconta di alberghi, di carrozze e anche di quel che mangia e beve, il cibo e il vino sono presenti lungo tutto il dipanarsi di Storia della mia vita, da quando descrive il suo primo rapporto sessuale, con le sorelle Nanette e Marton, precisando che è andato a casa loro portando con sé due bottiglie di vino di Cipro e una lingua affumicata, fino agli ultimi anni nel castello del conte di Waldstein, rallegrati da fumanti piatti di maccheroni (che poi erano gnocchi di farina). «Ho molto amato anche la buona tavola e insieme tutte le cose che eccitano la curiosità», scrive Giacomo, e la sua vita inizia e finisce all’insegna dei gamberi. «Mia madre mi mise al mondo a Venezia il 2 aprile 1725, domenica di Pasqua. La vigilia ebbe una gran voglia di gamberi. A me piacciono moltissimo», sottolinea. Mentre il 6 maggio 1798, un mese prima della morte, un’amica gli comunica: «Non sono ancora in grado di mandarvi una zuppa di gamberi» e come la madre aveva una voglia di gamberi prima di partorire, così Giacomo rimane con la voglia di gamberi prima di morire.

Il mondo biodinamico di Palazzo Tronconi nel cuore della Ciociaria
Nel cuore pulsante della Ciociaria, a pochi passi da Arce, sorge Palazzo Tronconi, un luogo che è riuscito a catturare l’anima del passato e a proiettarla nel futuro attraverso la produzione di vini biodinamici. L’edificio del XVIII secolo, sapientemente restaurato, offre una finestra unica su tradizioni vinicole quasi dimenticate. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Marco Marrocco, l’ideatore del mondo di Palazzo Tronconi, per scoprire i segreti e la passione che animano questo progetto straordinario.
Storia e Filosofia di Palazzo Tronconi
Palazzo Tronconi è nato dal desiderio di rispettare la natura e riscoprire le tradizioni vinicole della Ciociaria. “La produzione dei nostri vini biodinamici,” spiega il fondatore, “è guidata dai principi di Rudolf Steiner e si basa sull’armonia con i cicli naturali. Usiamo metodi agricoli sostenibili per mantenere un ecosistema equilibrato e coltiviamo varietà autoctone come il Maturano Bianco e il Lecinaro. Ogni nostro vino racconta una storia di autenticità e passione.”
Una cucina tutta da scoprire
L’esperienza del palato non si limita ai vini. L’esperienza è arricchita dalla presenza dell’Osteria, dove la Head Chef Ewelina Kahla, polacca di Białystok, rinnova la cucina locale attraverso piatti dal sapore unico. “Ogni piatto è pensato per celebrare il territorio e si abbina perfettamente ai nostri vini,” racconta il Marrocco. “Ewelina riesce a regalare ai nostri ospiti un’esperienza culinaria indimenticabile.”
Dal vigneto alla tavola: un viaggio esperienziale
Palazzo Tronconi non è solo una cantina, è un’esperienza sensoriale completa. “Offriamo visite guidate ai vigneti e degustazioni per permettere ai visitatori di immergersi nella nostra filosofia biodinamica”, racconta Marrocco. Ogni visita è un viaggio alla scoperta dei vitigni autoctoni e delle pratiche biodinamiche. L’esperienza culmina in degustazioni di vini, accompagnati da piatti preparati da Ewelina. E per chi desidera prolungare il soggiorno, le camere del B&B, arredate con stile locale, offrono un rifugio di pace e tradizione.
Oltre ai vini, quali altri prodotti si possono trovare presso il vostro agriturismo?**
Oltre ai nostri vini biodinamici, offriamo miele di altissima qualità prodotto dalle nostre api, che impollinano i vigneti e le coltivazioni circostanti. Inoltre, produciamo olio extravergine d’oliva ottenuto dalle olive coltivate con metodi sostenibili. Questi prodotti riflettono la nostra attenzione per la sostenibilità e la naturalità.
Raggiungere e vivere Palazzo Tronconi
Per chi desidera vivere appieno questo angolo di paradiso, raggiungere Palazzo Tronconi è semplice. Situato in una posizione strategica, è facilmente accessibile da Roma, Napoli e altre grandi città. Il viaggio può proseguire su strade pittoresche, incorniciate dal paesaggio unico della Ciociaria. “A chi arriva, offriamo un’esperienza che va oltre la semplice visita,” sottolinea il fondatore. I visitatori possono partecipare a workshop di cucina, corsi di degustazione e anche alla vendemmia. Ogni esperienza è progettata per far vivere il territorio, la natura e la tradizione di Palazzo Tronconi.
Il futuro di Palazzo Tronconi
Guardando al futuro, il progetto prevede un’espansione della produzione vinicola, con l’introduzione di nuove varietà autoctone e una continua innovazione nell’ospitalità. “Vogliamo crescere, ma sempre nel rispetto delle nostre radici,” ci confida il fondatore. “Ogni nuovo passo è un modo per valorizzare la Ciociaria e offrire ai nostri ospiti un’esperienza sempre più ricca e autentica.”
Palazzo Tronconi rappresenta un viaggio estatico tra natura, storia e passione. Questo luogo non è solo una tappa per chi ama il vino, ma un’esperienza coinvolgente per chi cerca un legame profondo con il territorio, la tradizione e l’innovazione. Anche grazie alla maestria di Ewelina, il connubio perfetto di sapori e culture è assicurato, rendendo ogni visita a Palazzo Tronconi un’occasione indimenticabile di scoperta e piacere.
I vini dell’azienda Tronconi sono distribuiti in Polonia da Fattorie del Duca.
API Food – Cucina Italiana – 25 anni di attività sul mercato polacco
traduzione it: Zuzanna Pomykała
La Cucina Italiana: un viaggio culinario con API Food
Non dobbiamo probabilmente convincervi che scoprire le sfumature dell’autentica cucina italiana sia un’impresa che richiede anni. Noi, in questa intricata materia, ci troviamo piuttosto bene, grazie alla presenza di Cesare Bracco, fondatore dell’azienda, originario di Torino, e di Anna Wójtowicz, che vive in Italia da oltre trent’anni. La combinazione di una prospettiva italiana e di quella di una straniera porta risultati straordinari. Sappiamo distinguere i prodotti italiani realizzati sia dalle grandi aziende internazionali che troviamo nei supermercati italiani, sia da quelli artigianali, prodotti da piccole aziende familiari con una lunga tradizione.
L’azienda API è stata fondata nel dicembre del 1999 e inizialmente rappresentava i costruttori italiani di macchine per l’industria delle materie plastiche. Tuttavia, in quegli anni, sul mercato polacco i prodotti alimentari italiani erano scarsi, e ciò ci ha spinti ad approfondire questo settore, dando vita ad API Food. La prima specialità italiana che abbiamo introdotto in Polonia è stato un classico: il Parmigiano Reggiano di altissima qualità, proveniente da un caseificio amico, membro del Consorzio Parmigiano Reggiano. Questo formaggio straordinario è ancora oggi uno dei nostri bestseller!
Negozio di alimentari online
La crescente domanda di prodotti italiani ci ha ispirato, nel 2011, ad aprire il negozio di alimentari online: La Cucina Italiana. Ci siamo impegnati ad includere nella nostra offerta i prodotti italiani che rispettano la tradizione culinaria del paese: realizzati con metodi tradizionali, spesso provenienti dalle regioni geografiche tipiche, senza artifici, e prodotti nello stesso modo da generazioni.
Abbiamo conosciuto e visitato ciascun produttore delle specialità che offriamo. Abbiamo osservato i processi produttivi e le coltivazioni, come quelle delle olive, dei carciofi, delle nocciole piemontesi, o l’allevamento delle mucche il cui latte è destinato alla produzione del nostro Parmigiano Reggiano.
Cucina Italiana: crescita aziendale, contatti e amicizie
Ovviamente, la presentazione delle nostre specialità italiane comporta costanti contatti nel settore: fiere, show cooking, incontri con blogger e chef. Negli anni abbiamo partecipato a numerose fiere di settore, in particolare agli eventi specializzati come Giornate delle Allergie e Intolleranze Alimentari o Gluten Free Expo. Abbiamo avuto l’onore di essere partner del progetto Sapori della Vita di Magda Gessler, presentando la cucina italiana insieme a Cristina Catese nell’ambito della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, organizzata, tra gli altri, dall’Ambasciata d’Italia. Da anni collaboriamo con i blogger Jola Słoma e Mirek Trymbulak di Atelier Smaku (Atelier del gusto), che, dopo i nostri viaggi in Italia, raccontano sul loro canale YouTube le esperienze vissute e preparano ricette utilizzando le nostre specialità. Jola e Mirek sono veri amanti di Venezia, avendo appena acquistato un appartamento lì, e creano anche gioielli in ambra con elementi di maschere veneziane. Apprezziamo anche la collaborazione con Magda Ciach-Baklarz, l’autrice di uno dei più apprezzati blog di viaggi, Italia poza Szlakiem (L’Italia fuori dai sentieri battuti), che ha scritto più volte delle nostre specialità, in particolare di quelle legate alle tradizioni natalizie, raccontando ai lettori polacchi le storie e le tradizioni di dolci come panettone, pandoro e colomba.
I nostri sapori italiani
Le specialità tradizionali italiane rappresentano per noi la base e il punto di partenza per scoprire anche le ultime tendenze del mercato alimentare italiano. Sugli scaffali virtuali del nostro negozio si trovano classici come: olio d’oliva di alta qualità, pasta, salse di pomodoro, pesto, formaggi come parmigiano, pecorino, caprino, ma anche prodotti di nicchia, come formaggi a caglio vegetale di carciofo, succo di melograno italiano spremuto a freddo, cioccolato prodotto “dalla fava alla tavoletta” e una vasta gamma di prodotti senza glutine: pasta, biscotti, salse, pane, snack e altre specialità tipiche italiane che seguono le tendenze attuali del mercato “free from”.
Per noi, la cucina italiana acquista un vero sapore solo se accompagnata dalla cultura, dai paesaggi locali e, soprattutto, dalla competenza e dal cuore degli italiani nel creare i migliori prodotti. La nostra attività è una sorta di viaggio culinario, una fonte di gioia, conoscenza e benessere. Siamo felici di esserci guadagnati un posto speciale tra i buongustai polacchi!
Ottava edizione del Premio Gazzetta Italia 26/02/2025
VIII Premio Gazzetta Italia: tra arte, letteratura, calcio e Belcanto
Si è svolta mercoledì 26 febbraio 2025, al Teatr Kamienica di Varsavia, l’VIII edizione del Premio Gazzetta Italia.
Durante la magnifica serata di gala, cui hanno partecipato oltre 230 ospiti, hanno ricevuto il riconoscimento della rivista bilingue (italiano-polacco) Gazzetta Italia, cinque apprezzati personaggi e due importanti aziende che rappresentano un vero ponte culturale ed economico tra Italia e Polonia, e proprio questo è l’aspetto cruciale del Premio ideato nel 2015 dal giornalista Sebastiano Giorgi, direttore di Gazzetta Italia e del
notiziario Polonia Oggi.
La serata è stata aperta dall’intervento dell’Ambasciatore d’Italia Luca Franchetti Pardo che nel complimentarsi per la scelta dei premiati ha parlato dell’importante ruolo svolto da Gazzetta Italia nel Sistema Italia in Polonia sottolineando “non so quante altre comunità straniere possano vantarsi di avere qui in Polonia una rivista di tale valore”.
A fargli eco il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, Fabio Troisi – co-organizzatore della serata – che ha elogiato l’impegno di Gazzetta Italia nel dedicare ampio spazio di approfondimento a temi culturali e artistici che raramente trovano tale spazio nelle riviste.
La prima ad esser premiata con statuetta e piatto in vetro artistico Yalos Murano – dalle mani della console italiana a Cracovia Katarzyna Likus – è stata l’interprete e docente dell’Università Jagellonica di Cracovia, autrice di diversi saggi, Magdalena Wrana, membro dell’Associazione Internazionale Professori d’Italiano, dell’Associazione degli Italianisti nonché della Società degli Italianisti Polacchi.
Secondo premiato – dalle mani del poeta e scrittore Jarek Mikolajewski – uno dei maggiori scultori contemporanei polacchi: Krzysztof Bednarski, che vive tra Roma e Varsavia, autore di monumenti funebri di numerose personalità polacche, tra cui quelli dei registi Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Krauze e di molti altri attori e politici, autore dei sarcofagi del compositore Krzysztof Penderecki e del poeta Adam Zagajewski collocati nel Pantheon Nazionale di Cracovia. Ha inoltre realizzato monumenti in spazi pubblici dedicati a Federico Fellini e Frederic Chopin.
Per la sezione Sport è stato premiato con una motivazione letta dal giornalista di Polsat Marcin Lepa, il famosissimo calciatore Kamil Glik, terzo per presenze nella nazionale polacca, che ha giocato ben 10 anni in Italia tra Palermo, Bari, Benevento e soprattutto Torino dove nel 2013 è diventato capitano della gloriosa formazione granata.
Il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia Fabio Troisi ha invece premiato Luigi Marinelli titolare della Cattedra di Polonistica all’Università Sapienza di Roma, dove è stato fra l’altro direttore del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali. Si è occupato di molti temi e autori della letteratura polacca, dal Medioevo ad oggi, con un particolare interesse per i rapporti italo-polacchi, ed ha pubblicato circa 300 fra monografie, curatele, articoli e traduzioni, fra cui la Storia della letteratura polacca edita da Einaudi, pubblicata anche in polacco da Ossolineum, e il Corso di lingua polacca della Hoepli.
Preceduta da un video di una sua magnifica interpretazione di “O mio babbino caro”, è stata premiata, dalle mani del direttore d’orchestra Massimiliano Caldi, la straordinaria soprano Aleksandra Kurzak che da anni calca i più importanti palcoscenici del mondo, tra cui l’Opera National de Paris, la Royal Opera di Londra e la Metropolitan Opera a New York. Interprete sia del Belcanto italiano che delle opere veriste, si è esibita in tutti i maggiori teatri italiani da La Scala di Milano, al Teatro La Fenice di Venezia, al Teatro Massimo di Palermo, all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, al Teatro Regio di Torino, al San Carlo di Napoli, al Teatro dell’Opera di Roma arrivando fino all’Arena di Verona, dove a luglio (2025) si esibirà in Carmen e Aida, e poi debutterà anche come Tosca al Festival Puccini.
Importanti le due Menzioni Speciali date dalle mani del direttore dell’Ufficio Ice di Varsavia Roberto Cafiero a realtà economiche che rappresentano un significativo ponte tra Italia e Polonia: Sirmax, azienda con sede centrale a Cittadella e con due impianti a Kutno in Polonia dove impiega 137 dipendenti. Con oltre 60 anni d’attività alle spalle Sirmax è specializzata nella produzione di granuli termoplastici destinati a diversi settori di applicazione. È un’azienda globale con 13 stabilimenti produttivi tra Europa, Asia e America, circa 850 dipendenti e un fatturato che ha raggiunto nel 2024 i 430 milioni di euro.
La seconda Menzione Speciale l’ha ricevuta GPoland il maggiore importatore di marchi italiani della moda in Polonia e insostituibile punto di riferimento per tutte le aziende che vogliono penetrare questo mercato. Oggi GPoland gestisce sul mercato polacco oltre 90 prestigiosi marchi internazionali di abbigliamento, calzature ed accessori, la maggior parte dei quali italiani – tra cui Elisabetta Franchi, Pinko, Boggi, Emporio Armani, Trussardi, Furla, Pollini, Patrizia Pepe, Max Mara. Nel proprio showroom e sede operativa in via Domaniewska, nel cuore di Varsavia, GPoland impiega oltre cento professionisti – specialisti in vendite, retail, marketing e PR.
Le premiazioni sono state intervallate dalle apprezzate esibizioni delle cantanti Siostry Melosik che nei loro brani hanno eccezionalmente alternato strofe in italiano e in polacco.
È stata nel complesso una bella e piacevole serata d’amicizia italo-polacca, cui hanno partecipato i vertici delle Istituzioni Italiane in Polonia, il Nunzio Apostolico Antonio Filipazzi, i rappresentanti delle associazioni di categoria (AICE, Camera di Commercio, Confindustria Polonia) e un ampio spaccato economico e culturale italo-polacco, tra cui moltissimi imprenditori, manager, docenti universitari e rappresentanti di istituzioni culturali polacche come il Castello Reale e il Parco Lazienki di Varsavia.
Il gala organizzato da Gazzetta Italia e dall’Istituto di Cultura di Varsavia – patrocinato da Ambasciata d’Italia e ICE-ITA Varsavia – è stato sostenuto da: Generali, Yalos Murano, BNP Paribas, Horizon, Sirmax, GPoland, Core, GiGroup, Dolce Casa Italia, Faraone, Confindustria Polonia, Adalbert’s Tea, Connecting Europe, Fattorie del Duca, Ferrero, Venice Berr, Le Barbatelle, Hotel Warszawa, Cagiel Beauty.
Galleria
Konrad Grymin:
Mariano Caldarella:
Viaggiare con tutti i sensi
Agnieszka Tiutiunik si occupa di comunicazione, branding e strategie di PR nel settore della cultura, mentre Przemek Pozowski è giornalista sportivo presso Radio TOK FM. Insieme hanno creato il blog e il profilo instagram tavolo_per_due e, guidati dall’amore per l’Italia, hanno scritto il libro “Stolik dla dwojga. Włoskie miasta i miasteczka” (Wydawnictwo Bezdroża, 2024). Gli stessi autori affermano che non è una guida o un compendio di conoscenze storiche, ma piuttosto un’ispirazione e una proposta della loro personale percezione di una determinata città con tutti i sensi.
Il libro contiene la descrizione di 75 luoghi più o meno famosi, con curiosità culinarie e turistiche, il tutto illustrato con le bellissime foto. Durante la nostra conversazione, che ha spaziato liberamente dai viaggi al calcio, dalla cucina ai nuovi progetti, ho scoperto che in preparazione c’è la seconda parte del libro. Una parte del lavoro è già stata fatta, poiché 31 storie non sono entrate nel primo volume. Non resta quindi che verificare che tutti i luoghi consigliati siano ancora aperti e selezionare gli altri per completare l’opera.
Quando gli ho chiesto di indicare i tre migliori momenti dei loro viaggi, hanno parlato di Bergamo, Napoli e Rocca Calascio in Abruzzo.
Per la prima volta in Italia insieme siamo andati a Bergamo, nella primavera del 2012. Ci siamo innamorati dell’Italia e poi ci siamo innamorati l’uno dell’altra, ma questo è avvenuto probabilmente durante la nostra seconda visita in Italia. Il nostro primo pensiero era di andare a Milano, ma alla fine è stata Bergamo ad affascinarci di più, racconta Przemek.
“La vista dalla Città Bassa è magica. Se si alza lo sguardo da Porta Nuova, si vede la Città Alta, spesso immersa nelle nuvole. (…) Non sappiamo esattamente di cosa si tratti: probabilmente è un’emozione indescrivibile o semplicemente un sentimento. Siamo stati a Bergamo più di una volta; quando camminiamo per queste vie con sanpietrini, ci sentiamo a casa.” („Stolik dla dwojga. Włoskie miasta i miasteczka”, ss. 39, 41)
Le prime impressioni sono probabilmente le più memorabili, quindi il secondo momento più bello è stato il nostro primo viaggio a Napoli, dice Agnieszka. Dopo ci siamo tornati altre volte e amiamo la città per il suo caos, la sua sfrenatezza e la sua pluridimensionalità. Abbiamo dormito in un hotel in Piazza Garibaldi, un albergo poco appariscente e poco stellato che doveva avere il suo massimo splendore negli anni Settanta. Siamo arrivati abbastanza tardi, abbiamo lasciato i bagagli e siamo subito andati a fare una passeggiata notturna. Completamente ignari, abbiamo esplorato a fondo la zona di Porta Nolana, tra montagne di rifiuti e persone che vendevano piaceri carnali. Il giorno dopo, l’addetto alla reception, mostrandoci su una cartina dove si trovava il mercato locale, ha sottolineato di non girare vicino Porta Nolana di sera, perché era una zona molto pericolosa. Quella sera non ci è successo nulla probabilmente grazie alla fortuna dei principianti, visto che all’epoca stavamo appena iniziando a conoscere la città.
A Napoli, inoltre, abbiamo conosciuto per la prima volta un vero e proprio mercato italiano, dove si sentivano grida in dialetto dalle bancarelle che contenevano di tutto: statue di Maradona accanto alla Vergine Maria, pesci spada e tonno accanto alla croce. Un folclore e un eclettismo che ci hanno incantato.
Oltre alle città e ai paesi, l’Italia è anche affascinante per i paesaggi, quindi il nostro terzo momento più bello è legato alla natura e all’Abruzzo.
“Il silenzio può essere una delle cose più belle del mondo. Soprattutto se lo si sperimenta sotto il bel sole autunnale nei pressi di Rocca Calascio, una fortezza che domina la vetta più alta dell’Appennino, il Corno Grande. (…) Durante il nostro viaggio in Abruzzo non abbiamo visto altrove uno spazio così vasto, rasserenante e tranquillo. Dalla fortezza si estende una vista mozzafiato sui quattro lati del mondo. È un’esperienza visiva e acustica indimenticabile”. („Stolik dla dwojga. Włoskie miasta i miasteczka”, s. 57)
Agnieszka e Przemek sono felici quando le persone approfittano delle loro segnalazioni. Gli piace ricevere foto o messaggi dai luoghi descritti nel libro, ma rifiutano sempre quando qualcuno gli offre pubblicità a pagamento. Sono d’accordo sul fatto che tavolo_per_due deve essere un piacere, un diario di viaggio e deve ispirare gli altri, ma non vogliono che diventi un altro lavoro.
E dove vorrebbero abitare se potessero trasferirsi in Italia?
Questo è un argomento che continua ad emergere nelle nostre conversazioni. C’è una linea di demarcazione nord-sud tra di noi. Agnieszka sceglierebbe sicuramente qualche paesino microscopico, ipotizza Przemek, io sceglierei Bergamo, Bologna o Roma.
Confermo, l’ideale sarebbe un’isola, più piccola è più sono felice, ammette Agnieszka. Ma in realtà ci piace sempre la città o la regione da cui siamo appena tornati, quindi scegliere un solo posto in questo momento sarebbe impossibile. Bisogna continuare a esplorare.