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Home Blog Page 312

Il frutto proibito

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Emiliano Caradonna

 Inutile divagare. Appena si legge “il frutto proibito” si pensa subito alla lucida mela che addentò Eva e che segnò la cacciata di tutti noi dal Paradiso. La cosa del tutto bizzarra riguardo ciò è che nella Bibbia il frutto della mela non viene nominato. Mai.

Alcimo Ecdicio Avito, Arcivescovo di Vienne dal 494 al 523 acquisisce una notorietà letteraria grazie ad un poema intitolato De spirirualis historiae gestis che tratta di temi biblici cominciando dal peccato originale per arrivare alla traversata del Mar Rosso. Egli reinterpretò, spiegandoli, i fatti biblici e volle colmare alcune lacune. Tra cui quella del frutto dell’albero della conoscenza, del bene e del male; infatti il frutto non viene menzionato fino a che l’arcivescovo, istruito dai suoi superiori e da un’intuizione geniale scrisse per la prima volta “Una mela, tra quelle sull’albero fatale, avvolta da odore soave, si propose con sospiro insinuante e si offrì a Eva”.

La Chiesa in quel periodo si trovava a combattere contro i barbari eretici e bevitori assidui di sidro (le vigne oltralpe faticavano ad attecchire) e fu così spuntò sull’albero del peccato una succulenta Royal Gala o per essere campanilisti diremo una bella e rossa Annurca (detta anche la Regina delle Mele, tipica dell’Italia meridionale). Così, con un frutto ben piazzato i barbari vennero visti come esseri demoniaci e le mele iniziarono ad avere la reputazione di frutto della perdizione.

Addirittura Plinio nel suo Naturalis Historia descrive degli esseri mostruosi che si nutrono solo dell’odore delle mele e che chiama Trispithami, ma non fu l’unico perché anche l’alchimista Vincent de Baeuvais nel suo Speculum Naturale affermava che un frutto che acquista di consistenza anziché perderla con la maturazione non può essere altro che opera del demonio.

Sembrerebbe a questo punto che fosse stata ordita una vera e propria congiura contro quel ciò che assunto una volta al giorno toglie il medico di torno (all’epoca ciò ancora non si sapeva), ma la diffamazione di cui fu oggetto questo frutto nel cristianesimo non servì a farne diminuire il consumo, ma soltanto a mettere in guardia i nuovi convertiti dai pericoli delle dottrine eretiche. Il mito cristiano addirittura stabiliva che i consumatori di mele stavano – in questa vita – spianando la loro strada per la discesa verso gli inferi.

Stewart Lee Allen, in un arguto e pungente libro intitolato In the devil’s garden del 2002 parla di un incontro con un monaco sul monte Athos che fu in grado di spiegare sapientemente come mai, oltre al collegamento con i barbari mangiatori di mele, fu scelto proprio questo frutto a fare da capro espiatorio.

Il monaco che lo ospitava tagliò due fettine sottili di mela porgendone uno al suo ospite e gli fece notare come il rosso della mela ricordasse le labbra di una donna e come il bianco al suo interno ricordasse i denti di essa. Poi tagliò la mela a metà e mostrò i semi facendo notare che vista così una mela poteva rievocare vagamente l’organo sessuale femminile. Ma non fu tutto qui, perché come prova finale egli tagliò una nuova mela trasversalmente e mostrò la stella a cinque punte che si veniva a formare: davanti agli occhi di Allen si materializzava un pentacolo, marchio di Satana. Cosa si poteva aggiungere ancora dopo che la mela aveva dimostrato che alla vista era il più peccaminoso tra i frutti? Mancava il gusto. Quel sapore dolce, delizioso, zuccherino che accarezza le nostre papille appena la nostra lingua tocca la polpa si trasforma presto in acido, pungente, asprigno in netto contrasto con le sensazioni provate all’inizio così come il diavolo che inizialmente ci lusinga dolcemente e poi ci induce all’amaro peccato.

Ad aggiungere benzina al fuoco l’analogia della mela con una donna. Fu infatti Eva a corrompere Adamo e non viceversa. Insomma, la comunione mela + donna, secondo la chiesa cristiana non poteva portare in altro posto che non fosse l’inferno.

Anche Walt Disney celebra la peccaminosità della mela dandola da mangiare all’innocente Biancaneve e anche questa volta è una donna (la strega cattiva) che decide di offrire questo frutto.

Se quindi una donna decidesse di offrirvi una apple-pie sapientemente cucinata –la ricetta la fornisco solo contattandomi privatamente- e voi come Adamo non foste così fermi sui vostri princìpi e decideste di accettare, allora  sareste sicuri di incappare in un peccato…di gola, ovviamente e da lì avrebbe inizio la vostra discesa verso gli inferi.

Ma il segreto, la cosa più bizzarra di questa antologia del frutto del peccato ho deciso di lasciarlo per l’epilogo. Ho voluto chiudere con una domanda che potrebbe rendere incerti tutti i vostri precedenti convincimenti.

Secondo i musulmani infatti il frutto del peccato sarebbe il fico. Ciò si può anche leggere nella Genesi (3,7). Infatti è proprio il fico ad essere l’unico albero menzionato nella descrizione del giardino dell’Eden. E di cosa si ricoprirono i nostri due sventurati avi una volta resisi conto di essere nudi? Proprio di foglie di fico. Forse perché erano sotto di esso a commettere il peccato?

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“Emozione tango” Mostra fotografica di Monika Pastuszak

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Lucia Morgantetti

Monika Pastuszak è una donna dalle mille idee e mille iniziative. Oltre al suo lavoro e al grande impegno di “mamma” per suo figlio Krys, coltiva i suoi hobby dando sempre il massimo di se stessa. Recita, balla ma soprattutto ama fissare le sue emozioni attraverso l’obiettivo della macchina fotografica per riuscire a trasmetterle agli altri. La sua nuova mostra che si aprirà il 26 ottobre prossimo questa volta sarà dedicata al Tango.

Il Tango fece la sua comparsa nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880. Nulla si sa di come sia nato, persino l’etimologia è del tutto incerta, ne vi è un nome, una data, un episodio particolare che sia legato al suo esordio. Apparve all’improvviso come una sorta di linguaggio comune della gente di Buenos Aires, folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, polacchi, ungheresi, famiglie numerose che abitavano fianco a fianco nei grandi conventillos, nei cui cortili le note e i passi univano le persone più di quel castigliano sgrammaticato che ciascuno si sforzava di parlare.

A generare il tango fu dunque il seme dell’esilio, la memorie di danze, ritmi e melodie, un miscuglio di culture che testimoniavano le vite passate. Questi emigranti che provenivano dall’Europa, ma anche da altri continenti, erano giunti in un vastissimo paese che aveva bisogno delle loro braccia per crescere, molti di loro si fermarono nella periferia di Buenos Aires, capitale in forte espansione, lì si incontrarono con la popolazione locale, anch’essa emarginata e lì dovette giocoforza realizzarsi una babelica convivenza. L’Argentina delle origini era stata sostituita con un altro paese ed era priva di un’identità definita e di un forte immaginario collettivo consolidato. Il tango diventa quindi mito fondativo di una identità nazionale che al tempo stesso le comprendeva e le racchiudeva tutte definendo una multi-identità.

La chiave di volta nella diffusione del tango a livello mondiale fu il suo sbarco a Parigi, capitale del glamour e specchio di una società pluralista, in parte allegra e spegiudicata. Ai primi del Novecento questo ballo sensuale importato dall’Argentina, comincia a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka. Di fronte alle interdizioni richieste dalle autorità ecclesiastiche parigine perché considerato scandaloso, si narra che il Papa veneto Pio X desse disposizioni affinché una coppia di ballerini di tango gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente, di persona, gli aspetti scandalosi. Avvenuta l’esibizione riservata di danza, il sommo Pontefice avrebbe detto:

«Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma no vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!»

(A me sembra che sia più bello il ballo della furlana; ma non vedo che grandi peccati vi siano in questo nuovo ballo!)

Dispose perciò la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato. L’episodio ha ispirato anche una nota poesia (Tango e Furlana) di Trilussa.

Com’è nata Monika questa idea di raccontare un ballo attraverso delle foto?

“L’idea di scattare queste foto è nata l’anno scorso a Trapani mentre stavo trascorrendo le vacanze. Dal momento che sono appassionata di tango argentino ho pensato di organizzare insieme ad un amico tanguero una serata dedicata al vino e al tango. Vino e tango insieme due elementi “inebrianti”.

Volevo cercare di far capire a tutti coloro che non hanno ancora provato questo tipo di ballo quali emozioni riesce a suscitare questa musica e la passione che si sprigiona ballandola.

Passioni e emozioni davvero uniche e difficili da raccontare a parole. Il tango trasmette equilibrio e delicatezza nei rapporti d’amore e allo stesso tempo riesce a far esprimere anche una profonda sensualità che non ritroviamo in nessun altro tipo di ballo.”

Quando è nata la tua passione per il tango?

“Il mio amore per il tango è nato due anni fa. All’inizio è stato per me solo un ballo. Probabilmente non ero pronta e non riuscivo a comprendere tutto quello che il tango deve e riesce a trasmettere. Con il tempo, ascoltando e ballando la musica di Astor Piazzola durante le serate che si chiamano “le milonghe”, sono riuscita a comprendere il messaggio…Chiudendo gli occhi ho cominciato a sentirmi un tutt’uno con la musica. Attraverso il tango, i suoi movimenti e suoi i passi, l’intero corpo riesce a fondersi con la musica e con il partner e a trasportare i ballerini in un mondo magico dove le sensazioni, le emozioni, la passione stessa riescono ad esprimersi liberamente.

Il tango è un ballo argentino. Sei già stata in Sud America?

“ Non sono ancora andata in Argentina ma spero di riuscire ad andarci un giorno per vedere e soprattutto godere del ballo dei ballerini professionisti argentini. Quando quel giorno arriverà riuscirò a realizzare al meglio i miei due sogni, le mie passioni: il tango e la fotografia”

Che cosa vuoi trasmettere al pubblico attraverso questa tua nuova mostra?

“Il progetto “Emocje tanga”, emozioni del tango, è dedicato a tutti coloro che amano la musica e la danza. Le foto di tre meravigliose coppie di ballerini siciliani, raccontano un viaggio percorso dall’alba a mezzanotte. Così come nasce il giorno e pian piano si evolve fino a trovare la sua conclusione nella notte così nascono anche gli affetti e l’amore. Amore per il tango ma anche amore per se stessi e per gli altri.

Credo che il tango argentino sia un mondo misterioso dove tutti dovrebbero provare ad entrare almeno una volta. Un mondo che arriva diretto dal cuore e al cuore.

Spero che attraverso la mia mostra ogni spettatore possa trovare qualcosa per se stesso, qualcosa che possa illuminare e arricchire di passione e sentimento la sua giornata, la sua quotidianità. Come il sole della Sicilia, la musica e il ballo  hanno riscaldato e illuminato le mia”.

La mostra di Monika Pastuszak che si terrà presso la Scuola di Tango Argentino “Zlota milonga” ul. D?uga 44/50, ingresso dal parco Krasinski a Varsavia, si inaugurerà il 26 ottobre alle ore 18 e rimarrà aperta per un mese.

Zapraszamy!

Polonia, 2014-2020: 2mld di euro per le imprese

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Nell’attesa del nuovo Programma dell’UE per la Politica di Coesione, il Governo polacco prevede negli anni 2014-2020 la continuazione degli interventi finanziari con il contributo dell’UE di 2 miliardi di Euro a supporto di 5 Voivodati (Regioni) dell’est della Polonia, caratterizzati da un basso livello di sviluppo ed in particolare di Lublino, della Podlachia, della Precarpatia, della Santacroce e della Varmia-Masuria.

Il Programma attraverso cinque Assi Prioritarie sarà focalizzato sullo sviluppo della competitività imprenditoriale e sull’ammodernamento delle infrastrutture di trasporto della Macroregione Est della Polonia.

Le imprese della Polonia dell’Est potranno beneficiare 485 milioni di Euro (Asse Innovazione dell’Est della Polonia) per attività imprenditoriale nella R&S e per l’implementazione dell’innovazione ed altri 344 milioni di Euro per la creazione di nuove imprese, internazionalizzazione e collaborazione nell’ambito dei cluster (Asse Polonia dell’Est Imprenditoriale).

Il Programma stanzierà, inoltre, 843 milioni di Euro per le Moderne Infrastrutture di Trasporto, quali la costruzione ed ammodernamento delle reti stradali, l’avviamento dei sistemi di telematica e l’acquisto dei mezzi di trasporto pubblico e 298 milioni di Euro per le Infrastrutture ferroviarie interregionali, comprese come ammodernamento delle linee ferroviarie e gestione telematica.

Per le attività di supporto dell’implementazione, gestione e monitoraggio del Programma saranno, infine, stanziati 30 milioni di Euro (Assistenza Tecnica). (ICE VARSAVIA)

Warsaw Lights & Music

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Ewa Solonia

Chi ama la musica, l’arte e il ballo legga attentamente. Notte eccezionale organizzata questo mese dal club Znajomi Znajomych (Amici degli Amici) a Varsavia per gli amanti dei ritmi “intelligenti” uniti ad attrazioni artistiche. Il 12 ottobre Couscouskuskus organizzerà qui l’unico festival europeo notti Lights & Music. Questo festival si svolge ciclicamente a Tokio. Si propone di presentare musicisti e mercati di artigianato. Tra i musicisti polacchi saranno presenti Piotr Bejnar, Lutto Lento, Nut Cane, Filip Lech, RRRKRTA, MKO, QBS i Richard Hade. La lista per gli espositori è ancoranota, ma sicuramente si potrà trovare qualcosa di carino da comprare. Le stelle della serata saranno certamente il leggendario Yabe e DJ Quietstorm – direttamente dal “Light& Music” giapponese.

 Warsaw Lights & Music

Tadashi Yabe i DJ Quietstorm:

12.10.2013 Znajomi Znajomych,

ul. Wilcza 58A, Warszawa

g 20:00, ingresso libero

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Borse dell’Europa dell’Est contrastate, lievi rialzi per Varsavia e Praga

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Le borse dell’Europa dell’Est hanno chiuso contrastate.

L’indice RTS a Mosca ha perso l’1,1% a 1.421,94 punti. I volumi di scambio sono stati anche oggi al di sopra della media. Gli investitori temono che lo “shutdown” negli USA possa avere un impatto negativo sull’economia globale. Tra i titoli del listino russo Sberbank (RU0009029540) ha perso lo 0,8%.

Tra gli altri principali indici dell’Europa orientale il BUX aBudapest ha perso lo 0,9%. Il WIG a Varsavia ha guadagnato lo 0,1% e il PX a Praga lo 0,2%. (fonte: Borsainside)

Programma ottobre IIC Cracovia

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Programma di ottobre dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, la parola d’introduzione del direttore, Angelo Piero Cappello.

OTTOBRE 2013
XIII Settimana della lingua e della cultura italiana nel mondo.
Ricerca, scoperta e innovazione: l’Italia dei saperi

Cari amici,

nel mese di ottobre si svolge, ormai per tradizione, la Settimana della lingua e della cultura italiana nel mondo: un contenitore di iniziative su lingua e cultura che, in questa sua XIII edizione, contempla eventi nei diversi campi del ‘sapere’ in cui l’Italia orgogliosamente eccelle: il sapere musicale, quello scientifico e tecnologico, l’artistico, il sapere linguistico e quant’altro di ‘eccellente’ attenga alla cultura e all’identità culturale d’Italia. Due gli appuntamenti di punta: il 16 ottobre 2013, la mostra di Giorgio De Chirico, con i suoi bozzetti dannunziani del 1934 mai usciti prima dall’Italia; ed il 18 ottobre 2013, il concerto verdiano de I Cameristi della Scala di Milano presso la Filarmonica Nazionale di Cracovia. Due appuntamenti che esprimono eccellenze di “saperi” diversi, quello dell’arte e quello della musica, entrambi comune espressione della grande tradizione d’arte italiana. Diversi, poi, i luoghi dove si terranno le manifestazioni: da Cracovia a Wroc?aw, da Rybna a Ole?nica a Bielsko Bia?a.

Angelo Piero Cappello
Angelo Piero Cappello

A Cracovia, inoltre, la Settimana della lingua italiana coincide con il 40o anniversario di attività di studi italianistici dell’Università Jagellonica, che tanti sforzi ha destinato all’approfondimento, allo studio, alla promozione della lingua e della cultura italiane in Polonia. Per questo motivo, fra gli eventi della “Settimana” includiamo qui il convegno su “L’Italia e la cultura europea”, organizzato dalla Cattedra di italianistica in collaborazione con questo Istituto. Siamo lieti, poi, di lasciare che le nostre iniziative coincidano durante la “Settimana”  con tutti quegli eventi che la collegano alle manifestazioni più importanti dell’autunno di Cracovia, come il Conrad Festival, a cui partecipa per l’Italia Claudio Magris, o la Fiera del Libro, dove si terrà la presentazione al pubblico del secondo volume della collana “I quaderni di Grodzka” che, per l’occasione, conterrà l’edizione di una selezione in versione bilingue delle poesie di Giuseppe Ungaretti.
Anche la rassegna cinematografica dell’IIC, per questo mese, sarà dedicata al sapere scientifico raccontato attraverso l’occhio fantastico della macchina da presa…
Sono convinto che ognuno avrà modo di trovare, in questo ampio ventaglio di proposte, il proprio motivo di interesse e l’occasione per scoprire qualcosa di più sui ‘saperi’ espressi dal “Bel Paese” di ieri, di oggi e del futuro.

Angelo Piero Cappello

 

A questo link il calendario completo: http://www.iiccracovia.esteri.it/IIC_Cracovia/Menu/Gli_Eventi/Calendario/

Polacchi in vacanza: mete esotiche o riscoperta del proprio paese?

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Piena estate, bel tempo, tutti sognano le vacanze. Ma i polacchi, dove e come preferiscono riposare? Quanto è cambiato il turismo in Polonia ultimamente? Quali sono i posti che vale la pena visitare? Andiamo a vedere!

Secondo i dati più aggiornati (Mondial Assistance) quest’anno 16 milioni di polacchi progettano un viaggio per le vacanze, tra questi quasi 6 milioni andranno all’estero. Le agenzie di viaggio offrono destinazioni sempre più interessanti, tentando i clienti con prezzi accattivanti e attrazioni.

Anche se le mete scelte, sono spesso Croazia, Spagna, Italia, Grecia e Turchia, rapidamente cresce il numero dei viaggi in luoghi esotici e lontani come Thailandia, Indonesia o Cina. Inoltre, non è difficile osservare il nuovo trend di riposo. Sempre più persone sostituiscono lo sdraiarsi con le braccia sotto la testa con un riposo attivo. Lo sport della vela, la subacquea, le escursioni in montagna, le gite in bicletta, sono solo alcuni dei modi più amati di passare il tempo libero durante le vacanze. Grazie ai tantissimi festival estivi, pian piano anche il turismo culturale guadagna popolarità: ogni anno molte città per i festival di musica, di film ed arte si riempiono di turisti.

Interessante la crescita del  numero dei polacchi che organizzano viaggi da soli, senza l’ausilio di una agenzia di viaggio. Perché? Le frontiere aperte, la conoscenza delle lingue, i voli low cost e prima di tutto l’uso di internet, che si rivela  un ottima fonte d’informazione: tutto questo consente di organizzare le nostre vacanze, abbastanza velocemente e in modo adeguato alle esigenze e alle caratteristiche personali. Coloro che non scelgono l’estero come metà delle loro vacanze scelgono mete più adatte per loro tra le tante attrazioni turistiche in Polonia.

Per fortuna non mancano certo in Polonia luoghi adatti alle vacanze, anche se spesso sono poco conosciuti, perché non sono presentati nelle guide più popolari, mete lontane dalle spiagge affollate e dalle masse degli escursionisti, itinerari turistici dove si può facilmente unire il riposo, la visita dei monumenti storici e l’attività sportiva. Ecco alcune interessanti proposte di destinazioni polacche:

Gi?e

Il villagio in provincia warmi?sko-mazurskie è situato in un paesaggio pittoresco, vicino a dei bellissimi laghi trasparenti. Un posto ideale per gli appassionati degli sport acquatici, per andare pescare, e soprattutto per coloro che desiderano godere della natura. Grazie alla nuova pista d’atterraggio, Gi?e è anche una ottima base per chi ha un ultraleggero (peso massimo 6000kg).

Palzzo di Krzy?topór a Ujazd e Coplesso Turistico a Ba?tów

Le rovine del palazzo (per sbaglio chiamato castello) svelano una struttura straordinaria: costituito da 365 finestre (i giorni dell’anno), 52 camere (il numero delle settimane), 12 enormi saloni (il numero dei mesi) e 4 torri (il numero delle stagioni).  Il palazzo Krzy?topór si trova solo a 50 km da Ba?tów, luogo pieno di attrazioni per tutta la famiglia con il parco dei dinosauri, il mini zoo, il parco giochi, la traversata con le zattere e tanti altri divertimenti che sicuramente garantiscono emozioni.

Le miniere della Slesia

Un posto diverso da tutti gli altri. La miniera “Guido” a Zabrze è situata in due profondità: 170 e 320 metri. Ci sono molte esposizioni e la sala di proiezione dov’è possibile vedere un filmato di come un tempo lavoravano le persone e i cavalli durante l’estrazione di carbone;  nello stesso tempo si può fare una gita sotterranea che difficilmente si dimenticherà.

Invece l’itinerario di Zabytkowa Kopalnia Srebra a Tarnowskie Góry (Miniera Storica d’Argento) in parte si percorre in barchetta.

Orla Per?

Questa è una proposta destinata solo ai turisti esperti. L’iterinario escursionistico in alta montagna, è uno dei più difficili non solo in Polonia ma in tutta Europa, ed è situato nel cuore dei Monti Tatra.

Il percorso che si snoda tra rupi e crepacci esige una buona preparazione e forma fisica. Però il mistero e la bellezza di Orla Per? vale ogni sforzo.} else {

Le lingue nell’educazione moderna

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Weronika Boczar

Dal momento dell’adesione della Polonia all’Unione Europea, nel sistema scolastico polacco  è stata osservata l’inedita tendenza di insegnare l’inglese ai bambini sin dall’asilo nido, assieme magari ad altre lingue di importanza secondaria come lo spagnolo o l’italiano. Si può dire che da qualche anno le lingue straniere fanno parte integrante dei programmi d’insegnamento degli asili nido polacchi e sono diventate così importanti che i genitori scelgono l’asilo nido per il loro bambino basandosi sull’insegnamento della lingua previsto dalla struttura educativa. Bisogna quindi soffermarsi a riflettere sulle ragioni secondo cui imparare una lingua straniera nella prima infanzia sia considerato un metodo estremamente efficace.

Cosa dicono gli scienziati?

Negli ultimi anni vari eccellenti otorinolaringoiatri, neurologi, logopedisti e filologi hanno scritto moltissimi testi scientifici relativi ai vantaggi dell’insegnamento delle lingue straniere ai bambini in tenera età. Loro sostengono che l’orecchio di un bambino nella sua fase di sviluppo iniziale sia sensibile e vulnerabile a tutte le lunghezze d’onda, mentre invece raggiunti i 12-13 anni sia solo predisposto naturalmente a riconoscere la lunghezza d’onda dei suoni caratteristici della propria lingua madre. Anche gli scienziati che si occupano di psicologia dello sviluppo sono favorevoli all’insegnamento delle lingue straniere ai bambini. Come motivazione forniscono l’apertura dei bambini ad un nuovo linguaggio, l’interesse verso il mondo che li circonda e la gioia della comunicazione con l’ambiente. Da un’altra ricerca risulta che l’età dei bambini che vanno all’asilo nido sia migliore per padroneggiare la corretta pronuncia di una lingua straniera, visto che successivamente l’influenza della lingua madre è così forte che fa sparire il cosiddetto “periodo senza accento”.

Apprendimento delle lingue straniere e sviluppo del bambino

Insegnare ai bambini una lingua straniera diventa realmente efficace solo quando si prendono in considerazione le loro caratteristiche di sviluppo. I bambini piccoli hanno prima di tutto un modo di pensare concreto e una memoria meccanica, non hanno ancora sviluppato la memoria logica e il pensiero astratto. Quest’approccio ha molti vantaggi visto che i bambini reagiscono spontaneamente in varie situazioni linguistiche senza analizzarle e porsi delle barriere che potrebbero ostacolare la comunicazione. Perciò l’apprendimento della lingua straniera dovrebbe basarsi sullo sviluppo della capacità di parlare e ascoltare.

I bambini nell’età prescolare si caratterizzano per la mancanza di autoconsapevolezza, non vedono rischi sociali e quindi si prestano assai più volentieri di un ragazzino ai giochi linguistici, partecipando attivamente alle lezioni preparate dall’insegnante. Inoltre hanno una grande motivazione interna che deriva dalla loro curiosità, dal loro interesse e dalla necessità di svilupparsi che a sua volta dovrebbe essere correttamente coordinata dal maestro. L’apprendimento in questo periodo dell’infanzia avviene tramite l’inclusione dei bambini in giochi linguistici, la memorizzazione delle canzoni, l’ascoltare delle storie e delle poesie. Tutto questo dovrebbe essere integrato con un gesto e con un’espressione del viso. Dal momento che i bambini a questa età sono molto vitali, le lezioni dovrebbero essere intervallate da alcuni esercizi specifici e giochi di mobilità che a loro volta contribuiranno a far ricordare al bambino il lessico, le frasi e le espressioni più difficili. Le attività adeguatamente organizzate favoriscono la crescita della fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, che danno un buon punto di partenza per gli studi futuri.

So per esperienza che le attività interessanti stimolano la fantasia dei bambini, sviluppano le loro competenze linguistiche, migliorano l’udito e insegnano la corretta pronuncia. Il contatto con una lingua straniera, nonostante non sembri, sviluppa le prime competenze sociali dal momento che il bambino incosciamente impara come reagire nelle situazioni apparentemente stressanti durante le quali non ha la possibilità di comunicare nella propria lingua madre. Il bambino è costretto a cercare la soluzione di un problema, la via d’uscita da una situazione difficile. Questo a sua volta rappresenta una motivazione per la creazione di comportamenti atipici e allo stesso tempo di soluzioni interessanti per superare il problema della comunicazione. Grazie alla partecipazione nei giochi linguistici, i bambini imparano anche certe norme del funzionamento dei gruppi, le possibili conseguenze dei loro comportamenti e come reagire durante la competizione attiva con gli altri bambini. Ritengo che tutte queste conoscenze siano estremamente importanti e preziose nel prosieguo del corso educativo del bambino e nella vita adulta.

Anche se l’inglese è la lingua più popolare, i genitori scelgono molto spesso anche l’italiano come lingua secondaria per i loro figli. Perché questa scelta? La lingua italiana viene considerata come la lingua più bella del mondo, molto facile da imparare. Inoltre già dai tempi di Casanova viene chiamata “la lingua dell’amore”. L’italiano è la lingua della cultura, della musica, della poesia, delle vacanze soleggiate e del calcio. È anche la lingua di Dante e di grandi artisti, pittori, poeti e filosofi. L’italiano accompagna anche i prodotti “Made in Italy” ed è un linguaggio importante nel mondo della moda, della cucina e delle macchine. È anche la lingua della “Dolce Vita” e dell’Italia piena di tesori culturali e di panorami mozzafiato. Gli italiani vengono considerati gente creativa, aperta, simpatica e calorosa.

Come ho già detto, l’apprendimento della lingua italiana è particolarmente facile visto che contiene molte parole che altre lingue hanno preso in prestito da essa (e dal latino) come, ad esempio, annullare (anulowa? in polacco) oppure dipende (depends in inglese). L’italiano è melodico, aperto, variegato e ricco d’espressioni, il che lo rende semplice da capire. Grazie alla conoscenza di questa lingua si può studiare a una delle università più antiche d’Europa, ovvero all’Univeristà di Bologna. Molti atenei polacchi collaborano con quelli italiani nell’ambito del programma Erasmus.

Insegnare una lingua straniera negli asili nido dà tanti risultati positivi e benefici per i bambini. Le lezioni d’inglese dovrebbero far parte del programma d’istruzione prescolare perché integrano i metodi, gli scopi e i contenuti dell’insegnamento della lingua straniera e polacca; il bambino può così conoscere il mondo ed esprimersi non solo nella sua lingua madre ma anche in inglese o in altre interessanti lingue.

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Volontaria sul Monte Orfano con Legambiente

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Julia Szaw?owska

Quest’ anno, ancora una volta ho deciso di fare un periodo di volontariato all’estero. Questa volta il mio obiettivo era farlo in Italia e in un progetto ambientale. Dopo aver sbrigato tutte le formalità necessarie, ero pronta a partire. Dopo essere atterrata a Bergamo e aver attraversato metà Lombardia, alla fine sono riuscita ad arrivare al un piccolo villaggio di Rovato. Tuttavia, Rovato non era la mia destinazione finale. Bastava guardare in alto per vedere quella che sarebbe stata la mia casa per le prossime tre settimane. Si trovava sull’unica montagna della zona che, appunto per questo, si chiama Monte Orfano. L’ascensione alla cima non è stata così facile, è servita una mezz’ora. Quando sono finalmente arrivata, ho conosciuto i residenti permanenti della casa. A poco a poco hanno cominciato ad affluire gli altri volontari. Due persone dalla Corea del Sud, due dalla Republica Ceca, due ucraine, due russe, due portoghesi, una cinese e anche un’altra persona dalla Polonia, in tutto eravamo tredici. Dopo la cena (una pizza, ovviamente) ci hanno spiegato i dettagli del nostro lavoro, che doveva iniziare la mattina seguente. In una tipica giornato di lavoro, le sveglie comiciavano a suonare già prima delle sette del mattino. Alle otto iniziava il lavoro. Il nostro impegno era dedicato alla pulitura dei percorsi e dei sentieri sparsi in tutta la montagna, al taglio degli arbusti e degli alberi troppo cresciuti e la rimozione delle squamose vernici dai tavoli per poi dipingerli di nuovo. Anche alcune bacheche informative richiedevano il restauro. E così sono andati i giorni successivi, spesi tra la dipintura, strappando le erbacce e aiutando nel giardino dei monaci, che vivono nel monastero adiacente alla nostra casa. A volte nel nostro lavoro quotidiano eravamo supportati dai residenti del centro educativo gestito dai monaci, giovani ragazzi con pendenze penali. Finivamo il lavoro alle tredici quando cioè il sole scaldava in modo tale da impedire il lavoro. Nei pomeriggi andavamo ai laghi più vicini per goderci un meritato riposo. Durante le sere parlavamo fino alle 3 di notte, guardando dall’alto le quattro città che ci circondavano: Rovato, Coccaglio, Cologne ed Erbusco. Contemplando il panorama sotto di noi, discutevamo con grande divertimento, nonostante il fatto che solo pochi giorni prima, non sapevamo di noi assolutamente nulla.

L’intero progetto era sponsorizzato dall’organizzazione ‘Legambiente’ in collaborazione con il locale ‘Il dito e la luna’. ‘Legambiente’ è l’associazione ecologica più diffusa e la più grande in Italia, con una ventina di uffici regionali e più di 115 mila di membri. Funziona già da quasi 30 anni e il suo messaggio principale è quello di rendere le persone consapevoli del fatto che attraverso i cambiamenti locali che possono essere fatti facilmente, si può creare un ambiente migliore per tutti su scala globale.

E subito viene in mente la questione se attraverso il nostro lavoro abbiamo portato modifiche locali. Io credo di sì. Monte Orfano brilla di nuovo, questa volta senza erbacce e con nuovi percorsi. E la soddisfazione e l’orgoglio con cui si guarda ai risultati del proprio lavoro è incomparabile a qualsiasi altra cosa.

 

Polskie „Złotka” chcą obronić tytuł Mistrzyń Europy!

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Zainteresowanie ze strony kibiców kobiecym futbolem nie jest proporcjonalne do sukcesów, jakie odnoszą piłkarki w Polsce. 28 czerwca, gdy ich rówieśniczki oficjalnie kończyły rok szkolny, dziewczyny z reprezentacji Polski do lat 17 wygrywały pierwsze w historii polskiej piłki kobiecej mistrzostwo Europy w Szwajcarii. Te zaledwie 17-letnie dziewczyny wykazały się niesamowitym zaangażowaniem i wolą walki, pokazując przy tym kawał dobrego futbolu. Nie minął nawet miesiąc, a kadra musiała zacząć walkę w eliminacjach do przyszłego Euro, które odbędzie się w Anglii. Polki przyjechały w tym celu do Brzegu i po zwycięstwach nad Kazachstanem i Azerbejdżanem awansowały do drugiej rundy kwalifikacji. Zarówno reprezentantki Polski, jak i selekcjoner Zbigniew Witkowski, udzielili wywiadu Gazzetta Italia. O emocjach związanych ze zdobyciem mistrzostwa Europy mówiła głównie Magdalena Gozdecka, która na co dzień występuje w AZS UJ Kraków.

Magda, jakie to uczucie zdobyć Mistrzostwo Europy, a potem odebrać medale i gratulacje od Sekretarza Generalnego UEFA, Gianniego Infantino?
To uczucie, którego nie da się opisać. Możliwość odebrania gratulacji i medali od Gianniego Infantino, którego często widzi się w telewizji podczas losowania czy gali UEFA, to wspaniałe uczucie. Szkoda, że nie było Michela Platiniego, ale znajdował się wtedy na ślubie syna pana Zbigniewa Bońka. Dlatego w Nyonie nie było też prezesa PZPN.

Jak zaczynały kariery mistrzynie Europy?
Wiele dziewcząt zaczynało kopać piłkę na podwórku razem z chłopcami. Kiedy okazało się, że gra zaczęła sprawiać im radość i nieraz wkręcały chłopców w ziemię, to zdecydowały się zapisać do klubu, a potem kariera potoczyła się już sama.

Jak godzicie treningi i zgrupowania kadry z nauką w szkole?
Myślę, że jeśli komuś bardzo zależy na swoich marzeniach, to daje z siebie wszystko, aby w jakiś sposób ułożyć sobie dzień. Większość z nas chodzi do szkół sportowych, więc nauczyciele są bardziej wyrozumiali i zdają sobie sprawę z tego, że mamy obowiązki wobec kadry i klubu.

Futbol dał wam wiele dobrego: radość z gry, smak zwycięstw, ale co wam zabrał?
Na pewno przez częste treningi i zgrupowania nie mamy wystarczająco czasu dla rodziców, rodzeństwa czy przyjaciół. Od czasu Euro w Szwajcarii byłam w domu tylko przez cztery dni. Ciągle jestem w drodze – tutaj Olimpiada Młodzieżowa, tam zgrupowanie kadry i mecze eliminacyjne.

Polska ma duże szanse zostać w 2017 roku organizatorem mistrzostw Europy w piłce nożnej kobiet. Będziecie miały okazję w nich zagrać.
Na pewno sprawiłoby to nam wielką radość. Szczęście byłoby podwójne, gdyby w końcu zaczęto bardziej promować kobiecą piłkę w Polsce, bo na razie tylko mężczyźni mogą liczyć na większe zainteresowanie.

A co sądzicie o włoskim futbolu?
Wiem, że we Włoszech dziewczyny też dobrze grają w piłkę. Brałam kiedyś udział w Italy Cup i bardzo mi się tam podobało. To coroczny międzynarodowy turniej, rozgrywany w okolicach Rimini.

Podczas meczów eliminacyjnych w Brzegu wywiadu udzielił też architekt sukcesu Polek U-17, selekcjoner Zbigniew Witkowski. Proszę zapamiętać to nazwisko, bo ten trener może zapewnić polskim kibicom jeszcze wiele radości.

Panie trenerze, jest pan niezwykle wykształconym człowiekiem. Uzyskał pan stopień doktora nauk o kulturze fizycznej na Instytucie Fizjologii Rozwojowej Dzieci i Młodzieży Rosyjskiej Akademii Kształcenia w Moskwie. Jak to panu pomaga w prowadzeniu kadry młodzieżowej?
Zdobyte wykształcenie i to, że pracuję też na uczelni, która daje mi dostęp do najnowszej literatury i materiałów szkoleniowych, umożliwia mi ciągłe bycie na bieżąco. Zarządzanie tą grupą nie jest trudne, bo dziewczyny są już bardzo dojrzałe. To drużyna zdyscyplinowana i świadoma, że na ich miejsce czekają setki innych zawodniczek.

Posiada pan kadrę wspaniałych dziewcząt. Jak trudne jest wyselekcjonowanie wyjściowej jedenastki?
W naszym zespole ważne jest to, że nawet jeśli wychodzi na mecz określony skład, to zawsze podkreślamy rolę zawodniczek rezerwowych. One wiedzą, że jak wchodzą na boisko, to nie osłabiają drużyny, ale wnoszą wiele pozytywnego do gry.

Komitet Wykonawczy UEFA w Wenecji ustalił, że od ME 13/14 w fazie finałowej weźmie udział osiem drużyn. Będzie trudniej?
Do tej pory był to najtrudniejszy system eliminacji spośród wszystkich rozgrywek pod egidą UEFA. Teraz wygląda tak samo jak ten U-19.

Na konferencji prasowej mówił pan, że chciałby kontynuować pracę z kadrą U-19. Jaka jest na to szansa?
Wszystko zależy od PZPN. Nie ja o tym decyduję, ale myślę, że tylko długotrwała i systematyczna praca może przynieść jakiekolwiek efekty. Taki model jest najlepszy: selekcjoner przez dwa lata trenuję dziewczyny z U-15, dwa lata U-17, a potem U-19. W ten sposób przez sześć lat można ocenić pracę trenera. Zobaczyć kogo wyselekcjonował, jakie osiągnął wyniki i kogo przekazał do głównej reprezentacji kraju.

Zamierza pan objąć jakiś klub męski czy woli pan pozostać w futbolu kobiecym?
Na pewno nie zamykam sobie drogi. Zobaczymy jak to wszystko się rozwinie, ale chciałbym podjąć pracę z kadrą U-19, bo widzę w niej ogromne perspektywy. Prowadziłem te dziewczyny przez cztery lata, zdobyliśmy mistrzostwo Europy i pewne zagrania, schematy gry oraz zachowania mieliśmy opracowane do perfekcji.

Mówi się, że liga włoska ze względu na taktykę, to prawdziwe wyzwanie dla trenera. Zgadza się pan z tym?
Myślę, że dzisiaj zacierają się już różnice między systemami czy stylami gry. Wiadomo, że w Europie przygotowanie taktyczne zespołów zawsze było na najwyższym poziomie, nie tylko w lidze włoskiej. Jeśli chodzi o Włochy, to mogę powiedzieć, że właśnie na Półwyspie Apenińskim występował najlepszy zawodnik, jakiego widziałem. To Diego Maradona. Był świetny i grał lepiej niż teraz Messi.

Tak samo jak i Polki, awans do drugiej rundy eliminacji wywalczyła kobieca reprezentacja Włoch U-17. Włoszki po zwycięstwach 6:0 z Macedonią, 10:0 z Bułgarią i 5:1 ze Szwajcarią zajęły pierwsze miejsce w swojej grupie.