Sulle mostre di pittura di Marta Czok in Polonia. In Memoriam

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Testo: Henryka Milczanowska

Traduzione in italiano e foto: Wojciech Wróbel

 

In Memoriam è il titolo della mostra di pittura presentata alla Galleria dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, dedicata alla pittrice italo-britannica di origini polacche Marta Czok, scomparsa nel febbraio di quest’anno. La mostra è un omaggio postumo all’artista e una retrospettiva completa della sua opera. I curatori della mostra sono Henryka Milczanowska e Jacek Ludwik Scarso, mentre gli organizzatori sono la Fondazione dell’arte polacca e migrante, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia e la Fondazione Marta Czok di Roma. L’evento ha avuto ampia risonanza nei media polacchi e italiani, che hanno sottolineato la forza espressiva e il coraggio dei temi affrontati nelle opere presentate.

La prima mostra dell’artista si è tenuta nel 2017, su invito dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, anche in collaborazione con la Fondazione dell’arte polacca e migrante. Nell’aprile 2020, al Museo della Caricatura di Varsavia è stata inaugurata la seconda mostra dell’artista dal titolo “E questo lo chiami arte?”. In quell’occasione sono stati presentati 30 dipinti, mentre la terza mostra si è tenuta nel luglio dello stesso anno al Centro Incontro delle Culture di Lublino. Le successive mostre sono state presentate nel 2022 e nel 2023, rispettivamente nelle gallerie di Breslavia, Łódź e Konstancin-Jeziorna, vicino a Varsavia. Va sottolineato che si è trattato di presentazioni particolarmente importanti, sia dal punto di vista artistico, sia per il tema personale e i legami familiari dell’artista. Considerando il momento e il luogo della sua nascita – nel 1947 a Beirut, in Libano, e il percorso bellico del II Corpo dell’Esercito Polacco, in cui prestavano servizio i suoi genitori Jadwiga e Józef Czok – ci troviamo di fronte a una situazione insolita: Marta Czok non ha conosciuto la Polonia. Nella sua memoria, l’infanzia è stata caratterizzata da continui spostamenti, dall’emigrazione della famiglia dal Libano attraverso l’Italia fino alla Gran Bretagna, dove ha trascorso i suoi primi anni di vita nella periferia di Londra, vivendo la difficile situazione economica di una famiglia di emigranti. È cresciuta in un ambiente di cultura, lingua e letteratura polacche. Le immagini dell’infanzia sono rimaste profondamente impresse nella memoria della futura pittrice e, dopo anni, sono tornate più volte nelle sue opere. Ha studiato alla prestigiosa St. Martin’s School of Art di Londra, dove ha ottenuto il successo con le sue prime mostre, tra cui quella alla Royal Academy di Londra. Ulteriori successi espositivi sono arrivati in Italia, dove si è trasferita con il marito a metà degli anni ’70. Le mostre in musei e gallerie di tutto il mondo, accompagnate da numerose pubblicazioni di cataloghi e album, contenevano informazioni biografiche in cui sottolineava con forza la sua origine polacca.

Nella foto, da sinistra: Direttore dell’IIC di Cracovia Matteo Ogliari, Henryka Milczanowska, Jacek Ludwik Scarso

La pittura di Marta Czok può essere suddivisa in due aree tematiche, che ci aiutano a orientarci nelle sue rappresentazioni multiforme. La prima area è quella della famiglia, dell’infanzia e dei giochi, la seconda quella delle forme metaforiche e dei riferimenti alla storia dell’arte e all’attualità socio-politica mondiale. In questi ambiti tematici dominano due correnti: la prima, satirica, che permette all’artista di esprimersi senza inibizioni e di fare critica socio-politica, e la seconda, come lei stessa la definisce, più leggera, che le permette di interpretare liberamente i ricordi d’infanzia, in cui la narrazione, spesso simbolica e grottesca, ma allo stesso tempo semplice e chiara, ruota attorno alla vita nella Londra bombardata durante la guerra. Va tuttavia sottolineato che l’artista ha sviluppato questo secondo filone, in cui i protagonisti sono i bambini, utilizzando simboli tratti da fiabe e leggende o inserendo nella narrazione giocattoli infantili, ai quali attribuiva ruoli seri e adulti. Particolarmente degne di nota sono le scene con molti personaggi sullo sfondo dell’architettura urbana, in cui Czok evocava i ricordi dei suoi primi anni a Londra. Guardare attraverso le finestre aperte delle case distrutte dalla guerra e prive di pareti era uno dei modi per soddisfare la curiosità infantile. Le scene di nascite, gli eventi solenni e occasionali, ma anche le attività quotidiane e ordinarie nella pittura di Czok assumevano qui il ruolo di una celebrazione speciale di ciascuno di questi eventi. Seguendo i protagonisti della sua storia pittorica, diventiamo involontariamente complici nel curiosare tra i vicini inglesi. I nostri occhi si spostano sui piani delle case piene di abitanti indaffarati. Non è esagerato pensare che in questo corso della vita possiamo sentire le conversazioni degli abitanti, il tintinnio delle stoviglie disposte sul tavolo o il rumore delle ruote del monopattino di una bambina con le treccine che osserva attentamente le persone che passa. Il bambino occupa un posto importante nella pittura di Marta Czok. Ad eccezione delle scene di genere, in cui le espressioni divertenti delle bambine tradiscono i loro scherzi, tutte le altre hanno ruoli molto importanti, sono espressione delle opinioni dell’artista, che proprio attraverso la figura dell’innocente bambino le esprimeva con fermezza e determinazione. Si dice che dovremmo imparare dalla storia, ma l’unica lezione che la storia ci insegna davvero è che non impariamo nulla, quindi le guerre continuano e le loro vittime principali sono sempre i bambini. La serie di 16 dipinti che ha presentato alla mostra intitolata “I bambini nella guerra e sulla Shoah” a Roma nel 2009 e a Padova nel 2011, è stata dedicata ai bambini polacchi ed ebrei deportati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, la cui memoria è letteralmente andata perduta. I corpi dei bambini, espressivi nei disegni, sembrano sospesi su superfici grigie, nebbiose e piatte, e formulano il pensiero più ampio dell’artista, che vale la pena citare in questo contesto: … quando i bambini piangono, sono tutti uguali. Il mio tema, anche se è iniziato mezzo secolo fa nel mio paese natale, riguarda tutte le giovani vittime, chiunque esse siano, ovunque si trovino e, purtroppo, ovunque saranno.

Molti critici d’arte e recensori dell’opera di Marta Czok sottolineano il suo orizzonte interculturale e la sua visione multidimensionale della realtà, che unisce simbolismo, narrazione, emozioni e ironia. È impossibile non concordare con questa opinione, tanto più che l’artista stessa ha sottolineato più volte quanto sia importante nella sua pittura “seguire le orme” di artisti eccezionali, storicamente identificati con la grande arte delle epoche precedenti, sulla base delle quali ha reinterpretato il contenuto delle loro opere, adattando brevi slogan e commenti in modo ironico e scherzoso, ma in linea con la realtà contemporanea della nostra vita.

Indubbiamente Marta Czok possedeva una forte personalità, un senso di identità, coraggio e intransigenza. Secondo lei, il ruolo dell’artista è quello di esprimere le proprie preoccupazioni su ogni questione che riguarda l’uomo e la sua sicurezza nel mondo contemporaneo. Ricorrendo all’ironia e persino alla provocazione, sottoponeva le sue osservazioni a una riflessione esistenziale, riferendosi a temi quali la storia, la religione e anche la guerra, le cui conseguenze hanno influenzato la sua vita personale e familiare. Infrangendo tutti i modelli “politicamente corretti”, ha coraggiosamente sollevato questioni di moralità ed etica delle personalità più importanti del mondo. Ha toccato temi storici, mettendo in guardia dal sottovalutare gli eventi del passato che, come ciechi che corrono attraverso la vita, non notiamo.

Mostra: 18.06. – 31.08. 2025

Istituto Italiano di Cultura di Cracovia

Via Grodzka 49, Cracovia

 

* Il testo utilizza frammenti dell’articolo tratto dal catalogo della mostra intitolato “E questo lo chiami arte?”, scritto dalla curatrice della mostra Henryka Milczanowska.