
Testo e foto: Alberto Mangili
Sembra passato davvero pochissimo dalla grande presentazione di Wrocław di domenica 3 agosto, o dalle primissime tappe di inizio settimana, ed invece l’edizione numero 82 del Tour de Pologne, prestigiosa competizione ciclistica del circuito UCI World Tour, è già un ricordo. Con la settima tappa di ieri, domenica 10 agosto, alle celebri Kopalnia Soli di Wieliczka, si è dunque chiusa una 7 giorni di grande sport, passione e partecipazione. A consegnare il proprio nome alla storia è stato l’americano della UAE Emirates Brandon McNulty, autentico specialista a cronometro (ex campione del mondo a livello giovanile nel 2016), conquistando tappa e classifica generale.
Facciamo un rapido passo indietro, per giusti doveri di cronaca, andando per un attimo prima a raccontare le tappe del venerdì e del sabato, il preludio all’atto finale. Nella quinta tappa del venerdì, la più lunga dell’intero programma con oltre 206 km, il tragitto prevedeva partenza da Katowice ed arrivo a Zakopane, un comunque difficile antipasto della tappa regina sui Tatra dell’indomani. Svanito il tentativo di fuga nel finale tra Jan Christen (UAE Emirates) e l’italiano Alberto Bettiol (Astana), una volta ricompattatosi il gruppo a spuntarla è stato il britannico della Visma – Lease a Bike Matthew Brennan, con uno scatto devastante per potenza e lunghezza: partito da lontanissimo, si è lasciato tutti alle spalle, in primis il connazionale della Ineos Ben Turner, secondo anche il giorno precedente ma trionfatore in quello prima ancora.
Sabato 9 agosto scocca dunque l’ora della pura montagna, una tappa pronta a riservare difficoltà a tutti, nessuno escluso. Nemmeno a me, pur non dovendo correrla, ma anche solo raggiungere Bukowina Tatrzańska quella mattina, con la chiusura delle strade, sembrava davvero arduo. Dopo aver preso un altro mezzo di fortuna per un tratto, ma in seguito quasi rassegnato a dover raggiungere l’Hotel Bukovina, teatro della partenza, a piedi per un ultimo bel pezzo (1 ora e mezza!), riesco con il mio pur non super fluente polacco, ma onesto, a chiedere a un poliziotto se ci fosse un mezzo dell’organizzazione, uno sponsor, ambulanza, o perfino la polizia stessa, che salisse sull’ultimo lungo pezzo di strada chiuso verso la partenza. Ed ecco che per caso, pochi momenti dopo, passa una ragazza, proprio di uno sponsor, che mi porta dunque in cima e mi regala anche l’ulteriore esperienza di attraversare il traguardo della tappa in macchina.
Grazie a lei, e al poliziotto, non mi perdo dunque l’ultima cerimonia delle firme, visto che la prassi per la cronometro dell’indomani segue un protocollo differente. Come tutti gli altri giorni, vedere da così vicino i corridori, le bici, e quant’altro, è un’emozione incredibile e un grande privilegio. Bisogna mantenere tuttavia una professionalità. Un saluto o persino una chiacchiera con gli atleti è sacrosanta per carità, pur rispettando la concentrazione e tutto quanto concerne le fasi antecedenti a una gara. Per la sola e unica volta in tutta la settimana, però, mi sono concesso (o meglio, fatto concedere) un selfie con un corridore. Chi? Lo scopriamo alla fine dell’articolo.
Ora invece andiamo subito alla fine della sesta tappa, come detto montuosa, la più difficile, e la selezione è inevitabile. La maglia gialla Lapeira (buon corridore, ma certo non al livello dei top, con tutto il rispetto del mondo) crolla, ed il successo finale sembra cosa ormai fatta per Brandon McNulty (UAE Emirates), forte di un largo vantaggio, ma accade l’impensabile, con una rimonta senza senso del monegasco Victor Langellotti (Ineos Grenadiers), che divora l’americano nel finale e si prende tappa e maglia gialla di leader. Nelle centinaia e centinaia e centinaia di gare che ho visto, fatico a rammentare un arrivo del genere: vedere per credere. Meriti dell’uno, demeriti dell’altro, la sostanza non cambia. Langellotti ride, nelle vesti tradizionali locali, McNulty è imbronciato. Ma ci sono solo 7 secondi a dividerli in classifica, e al terzo posto momentaneamente c’è l’italiano Antonio Tiberi (Bahrain Victorious) a +20: con questa situazione l’atleta UAE gode senza ombra di dubbio dei favori del pronostico dell’indomani.
Domenica 10 agosto: il gran finale. Wieliczka, cronometro, con tutti i corridori rimasti (116 da distinta ufficiale) a giocarsi al proprio meglio i 12,5 km del tracciato attorno alle Miniere di sale. Alle ore 14.11 apre le danze la leggenda colombiana della Movistar Fernando Gaviria, ultimo in quel momento nella generale, e via secondo classifica tutti gli altri, con un corridore al minuto. Per gli ultimi 10 a partire, ossia i migliori 10 nella graduatoria generale, lo stacco l’uno dall’altro è di due minuti. L’ultimo ad affrontare il percorso è pertanto Langellotti, prima di lui McNulty, prima ancora Tiberi e così via. Sestultimo blocco di partenza per Rafał Majka (UAE Emirates), alla sua ultima pedalata al Tour de Pologne. Dati alla mano, a registrare il miglior tempo è dunque l’americano Brandon McNulty, e con il ritardo di Langellotti che ben supera i secondi di vantaggio di cui godeva in classifica generale, il corridore a stelle e strisce è ufficialmente il vincitore della settima tappa e del Tour de Pologne 2025, edizione numero 82. Menzione d’onore gigantesca per Lorenzo Milesi della Movistar, protagonista anche nella seconda e terza tappa, con il miglior tempo che è durato quasi fino alla fine: d’altronde parliamo di un italiano che è stato campione del mondo U23 a Glasgow nel 2023 a cronometro. Terzo tempo per un altro italiano, Matteo Sobrero della Red Bull – Bora – Hansgrohe.
Tempo di premiazioni e della grande cerimonia finale. Detto del podio della tappa del giorno, il podio della classifica generale vede un’unica variazione, con uno switch tutto italiano tra Milesi e Tiberi (quarto nella cronometro). Nella top 10 generale figurano altri tre italiani: sesto Alberto Bettiol (Astana), settimo Marco Frigo (Israel – Premier Tech) e decimo Filippo Zana (Jayco AlUla). Per quanto concerne le altre classifiche, la maglia di combattivo va al polacco Patryk Stosz (Team Polonia), quella di miglior scalatore al belga Timo Kielich (Alpecin Deuceninck) e quella a punti al britannico Ben Turner (Ineos Grenadiers). Piccola parentesi: non so quanto champagne sotto al palco ho assorbito (o meglio, i miei vestiti e il mio zaino, finito anche lui dritto in lavatrice) per i festeggiamenti dei vincitori ad ogni tappa, ma da quest’ultimo, Ben Turner, ho ricevuto addirittura anche il tappo. Con una traiettoria balistica che ancor non mi spiego, ma si vede bene nei video a proposito, è riuscito infatti a centrare con la stappata il tettuccio del palco, ed ecco che il tappo è rimbalzato nei miei pressi e, in due tempi, l’ho preso.
Altri tre riconoscimenti poi in casa UAE Team Emirates XRG, con il premio di miglior squadra, quello di miglior giovane allo svizzero Jan Christen e al miglior corridore piazzato polacco Rafał Majka, protagonista assoluto di un tributo, con tante interazioni, con un video mostrato sul maxischermo, e con lui la famiglia e un pubblico di appassionati che lo ha sempre seguito, amato e ringraziato con un calore ancora superiore a quello del sole cocente della domenica “Wieliczkiana”. A proposito di UAE, un pensiero speciale a Filippo Baroncini, promettentissimo talento italiano coinvolto nella grande caduta della terza tappa a Wałbrzych. Pesante il bollettino medico, con diversi brutti infortuni che lo terranno per un po’ fuori dai giochi, ma siamo sicuri lo rivedremo più forte di prima. Forza Fili!
Conclusioni. Sono molto contento di aver vissuto questa esperienza, ma non voglio dilungarmi oltre con altre parole o sensazioni esclusivamente personali. Manca però un’ultima cosa da raccontare, che ho accennato, ossia quel selfie. Mi ero detto che, pur avendo la possibilità di vedere da pochissimi centimetri i corridori, addirittura toccarli con una stretta di mano o un saluto, fotografarli e “studiarli”, avrei voluto una sola e unica foto con uno di loro, con il vincitore del Tour. Farlo a giochi fatti, però, non lo so, forse avrebbe avuto un sapore meno particolare. Perciò ho “scommesso” la mattina del penultimo giorno, prima del tappone di montagna. Ok, non era un pronostico impossibile, lo avevo anche messo tra i favoriti nel primo articolo, però è un ulteriore aspetto simpatico che mi strappa un sorriso nel ripensare a questa fantastica esperienza. Per strappare un sorriso (mezzo?) a McNulty, invece, ragazzo sempre pacatissimo nei modi e professionista serio, è servita nientemeno che la vittoria di un meraviglioso Tour de Pologne 2025. Ultima nota, lo spettacolo del ciclismo sulle strade polacche non termina qui, poiché tra il 12 e il 14 agosto sarà la volta del Tour de Pologne Women.