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Mussolini – uno spietato opportunista

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Immagine tratta dalla serie "M. Il figlio del secolo".

Immaginatevi un uomo robusto, sensuale, che agisce guidato dalle emozioni ma nello stesso tempo è impulsivo e pronto a sacrificare ogni sua convinzione per ottenere il successo. Un uomo altruista e generoso, intelligente e attento che, inoltre, riesce a capire bene altre persone. Le donne lo adorano. È coraggioso e molto ambizioso e, in più, è un oratore nato. Si potrebbe pensare (ahimè!) che abbia le doti di un uomo ideale se non fosse per il fatto che, oltre ad essere convinto della sua superiorità, adora il potere, dominare e non accetta ruoli di secondo piano. Usa le donne piuttosto che amarle. Inoltre solo lui sa (o almeno così pensa) qual è il piano ideale per salvare l’Italia e cerca di realizzarlo a tutti i costi attraverso l’intimidazione e la repressione. È Benito Amilcare Andrea Mussolini. Figlio del fabbro Alessandro Mussolini e dell’insegnante Rosa Maltoni.

I nomi gli furono dati dal padre, socialista, per rendere omaggio alla memoria di Benito Juárez, leader rivoluzionario ed ex presidente del Messico, di Amilcare Cipriani, patriota e socialista italiano e di Andrea Costa di Imola, leader del socialismo italiano. Che ironia del destino!

Mussolini iniziò come giornalista e figura di spicco del Partito Socialista Italiano. Dal 1912 fu molto apprezzato per il suo lavoro e impegno come direttore del giornale di partito “Avanti!”. All’epoca fu anche un forte oppositore dell’intervento armato e dell’uso della forza. Nel 1914 cambiò radicalmente la visione e si dichiarò a favore dell’entrata in guerra. A causa di un conflitto con le linee politiche del partito, si dimise dall’incarico all’”Avanti!” e fondò il suo giornale “Il Popolo d’Italia” con una linea politica conforme alle sue nuove convinzioni. I Fasci italiani di combattimento, da lui creati nel 1919, inizialmente era solo un’organizzazione politica senza aspirazioni a partecipare alle elezioni o a entrare in Parlamento. Tuttavia, Mussolini cambiò presto idea (come gli sarebbe successo molte altre volte) e nel 1921 i Fasci furono trasformati in Partito Nazionale Fascista. Entrarono in parlamento solo dopo la seconda prova, dopo la cosiddetta “marcia su Roma” (1922), proponendo un programma politico nazionalista e radicale. Nel corso di tutta la sua carriera politica, Mussolini si adattò alla situazione e le sue decisioni dipendevano sempre da ciò che voleva ottenere in quel momento. Quando prese il timone del governo, nel 1922, aveva 39 anni ed era il più giovane primo ministro nella storia dell’Italia e del mondo. All’epoca aveva un’esperienza quasi nulla in politica, la sua guida nel grande mondo e il suo mentore intellettuale era l’amante Margherita Sarfatti, più grande di lui, ricca e colta donna veneziana di origine ebraica, collezionista e critica d’arte.

Immagine tratta dalla serie “M. Il figlio del secolo”.

Nel suo romanzo M. Figlio del secolo (vincitore del Premio Strega 2019, edizione polacca Sonia Draga, 2020), Antonio Scurati presenta Mussolini in modo del tutto inedito. Come demagogo, dittatore e fascista, ma anche come maschilista sessuomane, grande opportunista, a volte non del tutto sicuro delle sue decisioni. L’autore definisce il suo libro un romanzo documentario, perché vi presenta solo fatti della storia e della politica italiana. L’intero libro è suddiviso in anni che segnano l’ascesa al potere di Mussolini dal 1919 (la fondazione dei Fasci di Combattimento) al 1925 (l’assassinio del leader del Partito Socialista Unitario Giacomo Matteotti e il famoso discorso di Mussolini al parlamento italiano). Tutto è descritto al presente e, anche se conosciamo la storia, a volte leggendo ci piace pensare che le cose possano andare diversamente. Inoltre, l’ambientazione nel presente ci rende consapevoli del fatto che questi eventi potrebbero benissimo succedere anche oggi (o forse stanno già succedendo?). È importante anche il fatto che nello scrivere Scurati non giudica, non prende posizione, ma presenta i fatti in modo asciutto e molto accurato. Arricchisce la sua storia concludendo ogni sezione con estratti di articoli di giornali dell’epoca e corrispondenza tra i personaggi che incontriamo nelle pagine del libro.

Antonio Scurati alla conferenza stampa all’81a Mostra del Cinema di Venezia.

Ci si potrebbe chiedere: perché scrivere un libro su un personaggio che tutti conoscono bene, perché raccontare ancora una volta la storia che conosciamo dai manuali? L’autore stesso ammette che, guardando una delle puntate dei cinegiornali dell’Istituto Luce, si è reso conto che nessuno aveva mai scritto un romanzo su Mussolini e sul fascismo, che c’era una sorta di paura di raccontare la dittatura e i suoi meccanismi dall’interno, dalla prospettiva dei personaggi stessi e senza un filtro ideologico. Essendo un grande fan della serie Il trono di spade, ha pensato che gli sarebbe piaciuto scrivere un romanzo sulla presa del potere da parte dei fascisti nello stesso stile, attenendosi però il più possibile ai fatti storici. Che cos’era il fascismo per i suoi membri, chi erano, chi era Benito Mussolini? Queste sono le domande a cui Scurati ha cercato di rispondere, decostruendo l’immagine monumentale dei personaggi storici e dando loro una dimensione più umana. Chi, ad esempio, sapeva che a Mussolini puzzavano i piedi? È un problema tipicamente maschile, quindi forse non sorprende, ma è stata menzionata da molti dei suoi collaboratori che hanno avuto l’opportunità di essere nella stessa stanza con lui quando il duce si toglieva le scarpe e appoggiava con nonchalance i piedi sul tavolo. Di queste curiosità e chicche il libro è pieno. L’intento principale dell’autore era proprio quello di restituire a Mussolini la sua dimensione umana, di non farne né una caricatura né un demone, ma di mostrarlo come un uomo di straordinarie capacità e un politico efficace che tuttavia alla fine ha portato l’Italia alla rovina. È in una valutazione così oggettiva, secondo l’autore, che risiede la maturità della coscienza civile di un Paese. “Bisogna saper guardare indietro, guardare dentro la propria storia e rendersi conto che il fascismo ha plasmato antropologicamente gli italiani. Leggendo questo libro, ci rendiamo conto che siamo più simili a Mussolini e ai fascisti di quanto vorremmo. Dobbiamo accettarlo, affrontarlo, imparare dal passato e condannare con forza questa fetta di storia”, afferma Scurati. L’obiettivo del libro e dell’omonima serie televisiva, presentata quest’anno in anteprima mondiale all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è quello di smuovere le coscienze dei lettori e degli spettatori e di farli sentire disgustati dal fascismo. Sia l’autore del romanzo che il regista Joe Wright (“Orgoglio e pregiudizio” 2005, “Espiazione” 2007, “L’ora più buia” 2017), così come gli attori, sentivano che stavano compiendo una sorta di missione storica nel raccontare questi eventi. Il punto di forza della serie è la fenomenale recitazione degli attori. Luca Marinelli, uno degli attori italiani più acclamati, è strepitoso nel ruolo di Mussolini. Inizialmente ha avuto grandi dubbi nell’accettare il ruolo, perché è un antifascista incallito, ma ha capito che interpretando questo personaggio si assumeva la responsabilità di raccontare la storia del fascismo come monito. Nel prepararsi al ruolo, ha dovuto sospendere ogni giudizio sul suo personaggio. Non pensava a Mussolini come a un demone o a un pazzo, come veniva descritto, ma come a un criminale perché aveva scelto di commettere crimini terribili.

Un altro innegabile punto di forza del film è il tempo e il ritmo della narrazione che gli autori hanno ottenuto grazie a un ottimo montaggio e alla musica, composta da Tom Rowlands dei Chemical Brothers. Interessante inoltre il fatto che Mussolini si rivolga direttamente alla macchina da presa e spieghi i motivi delle sue decisioni direttamente allo spettatore. Di solito queste soluzioni non mi convincono, ma in questo caso entrare nella testa di un uomo posseduto dalla brama di potere aiuta a comprendere meglio le sue azioni. Tutto questo insieme ha dato un’eccellente rappresentazione del dinamismo, della paura e della massima fedeltà all’epoca. Inizialmente Scurati non era del tutto convinto di questo stile di narrazione cinematografica. Aveva immaginato un adattamento cinematografico della prima parte della sua tetralogia (i titoli delle parti successive sono M. l’uomo della provvidenza, M. Gli ultimi giorni d’Europa, M. l’ora del destino, Giunti Editore) con un tono più tradizionale e documentaristico, motivo per cui ci sono state lunghe discussioni con regista e produttore che fortunatamente sono andate a buon fine.  

Quando si legge M. Figlio del secolo, è bene ricordare che la storia deve essere sempre contestualizzata, non può essere giudicata dalla prospettiva dei tempi in cui viviamo. All’epoca, l’Italia era in totale rovina e in crisi economica. La gente aveva bisogno di uscire dalla povertà, voleva una crescita economica e una vita migliore. Mussolini si impegnò a soddisfare queste aspettative e, una volta conquistata la fiducia e il sostegno delle persone, cercò di ottenere di più, ricorrendo a misure radicali per raggiungere i suoi obiettivi. Conviene ricordarselo perché, come ci dice Luca Marinelli dallo schermo nei panni del duce, “la democrazia è bellissima, ti dà un sacco di libertà, anche quella di distruggerla”.

 

La traduzione polacca dell’ultimo volume della tetralogia su Mussolini sarà pubblicata dalla casa editrice Sonia Draga nell’autunno 2025.

Gazzetta Italia 111 (giugno – luglio 2025)

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Nuovo numero di Gazzetta Italia con in copertina la fantastica Favignana, raccontata all’interno con eccezionali foto. Vi proponiamo poi tanti interessanti personaggi: Jacek Cygan dichiara il suo amore per l’Italia; il regista Paolo Genovese ci fa entrare nel suo divertente e delicato film “Follemente” che esce ora nei cinema polacchi; e poi ancora l’intervista con Raoul Bruni professore dell’Università Wyszynski di Varsavia che parla dell’alto livello degli studenti polacchi.  

Tanti gli articoli di viaggio tra cui quello in auto da Bari a Como, una guida sulla Sardegna e “Giulietta a Roma”. Per il cinema c’è uno splendido approfondimento su “Fantozzi”. Trovate anche tutte le nostre storiche rubriche dalla letteratura alla cucina, dal benessere ai motori ai fumetti. E con il QRCODE presente nella rivista potrete ascoltare la voce del professor Tucciarelli che parla di Szymborska!  

Insomma, un numero assolutamente da non perdere! E se negli Empik finisce potete acquistarlo online su gazzettaitalia.pl o scrivendoci a redazione@gazzettaitalia.pl 

Foto sulla copertina: Vito Lombardo 

Premio Aquila d’Oro International a Gniezno

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Si è svolta sabato 31 maggio la XX Edizione del PREMIO AQUILA D’ORO INTERNATIONAL, presso il Centro Culturale Cittadino di Gniezno.
 
La manifestazione è stata condotta dal Direttore del Premio Dott. Francesco Di Nisio e dal Dott. Andrea Mariani, per le traduzioni in lingua polacca. I riconoscimenti sono stati attribuiti al già Primo Ministro di Polonia e Ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede e l’Ordine di Malta S.E. Prof.ssa Hanna Suchocka, per la sezione “Istituzioni Pubbliche”, al Direttore del Teatr Wielki – Opera nazionale polacca di Varsavia – Maestro Waldemar Dąbrowski, per la sezione “Musica”, alla Docente Universitaria alla Prof.ssa Ligia Henczel, per la sezione “Scienza e Progresso”.
 
La Commissione Scientifica del Premio, presieduta dal Prof. Fabrizio Politi, ha inoltre conferito il “Premio Speciale ITALIA” alla giornalista Magdalena Wolińska Riedi, per la sezione “Giornalismo”, al Presidente della Provincia di Gniezno Dott. Tomasz Budasz, per la sezione “Istituzioni Pubbliche”, all’Ambasciatore d’Italia in Polonia S.E. Dott. Luca Franchetti Pardo, per la sezione “Istituzioni Diplomatiche”.
 
Inoltre sono state conferite le “Menzioni Speciali” al Sindaco di Gniezno Prof. Michał Powałowski, per la sezione “Istituzioni Pubbliche”, al Direttore del Centro Culturale Cittadino di Gniezno Dott. Dariusz Pilak, per la sezione “Istituzioni Culturali”, alla Presidente del Club Włoski, Dott.ssa Daria Malinger, per la sezione “Cultura Italica”.
 
Ricordiamo che la manifestazione, dal tema “Pace, Libertà e Dignità Umana”, si è svolta con la partnership della FLAEI Cisl e dell’AIDOSP, Associazione Italiana Dottori in Scienze Politiche, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Consiglio della Regione Abruzzo, del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, del Parco Nazionale della Majella e del Comune di Corfinio.

“Vogliamo mostrare agli italiani che la Polonia è moderna” – Intervista con Magdalena Trudzik, vicedirettrice dell’Istituto Polacco di Roma

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traduzione it: Kacper Czapiewski

 

Incontriamo Magdalena Trudzik all’Istituto Polacco di Roma per fare il punto sul lavoro di questa importante istituzione. 

Cosa significa per voi la “polonità”? Quale volto della cultura polacca cercate di mostrare al pubblico italiano?

Questa domanda va considerata in due aspetti. In primo luogo, come Istituto Polacco, dipendiamo dal Ministero degli Affari Esteri e, di conseguenza, dobbiamo attuare le priorità della politica estera polacca nel campo della diplomazia pubblica e culturale. Al momento, poniamo la maggiore enfasi sui successi contemporanei del nostro Paese. Posso citare, ad esempio, le mostre di Robert Kuśmirowski a Bologna e Torino. Sosteniamo anche la promozione del teatro polacco, basti menzionare Łukasz Twarkowski e il suo spettacolo Rohtko o Marta Górnicka con Matki. Pieśń na czas wojny al Festival teatrale Presente Indicativo – Milano Porta Europa. Non dimentichiamo, però, i legami storici tra Polonia e Italia, che danno vita a importanti iniziative culturali. Ci riferiamo alle relazioni secolari tra i nostri Paesi – dal Rinascimento ai giorni nostri – ad esempio, la storia della battaglia di Montecassino e il contributo dei soldati del II Corpo d’Armata Polacco del generale Władysław Anders alla liberazione dell’Italia.

Nel programma dell’Istituto troviamo Penderecki, Moniuszko e Chopin, ma anche giovani artisti contemporanei. Qual è il filo conduttore di queste proposte?

Cerchiamo qualità eccellente, indipendentemente dal campo artistico. Accanto alla musica classica, proponiamo anche il jazz, che in Italia gode di grande apprezzamento. Ne sono prova la popolarità di istituzioni come la Casa del Jazz a Roma o dei festival jazz italiani, ad esempio a Novara o Ancona. In collaborazione con la Fondazione Musica per Roma, a gennaio abbiamo ospitato Leszek Możdżer e Zohar Fresco. Questa musica trova sempre un pubblico qui.

Cercate anche di raccontare la Polonia attraverso la cultura popolare?

Questo è un tema importante. L’anno scorso, il gruppo Mazowsze si è esibito a Roma (al completo). Il concerto è stato accolto con entusiasmo dal pubblico italiano e dalla comunità polacca locale.

È difficile promuovere la cultura polacca in Italia, un Paese con una storia e un patrimonio artistico così straordinari?

È davvero difficile competere con l’Italia, ma credo che questo non riguardi solo la Polonia, bensì qualsiasi altro Paese che cerchi di promuovere il proprio patrimonio culturale in Italia.  Per questo è necessario trovare altre strade. Il campo in cui possiamo competere e offrire un programma di alto livello è proprio la contemporaneità. Questo è ciò che interessa agli italiani. Il già citato Robert Kuśmirowski è stato invitato dal Museo d’Arte Moderna MAMBO di Bologna per organizzare delle mostre nel 2024. Attualmente, la sua mostra è in corso al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. Inoltre, il festival delle arti performative di Santarcangelo è da alcuni anni sotto la direzione di Tomasz Kireńczuk…

Ci sono valori universali su cui ponete particolare attenzione nella promozione della cultura polacca?

La diplomazia pubblica e culturale è uno strumento fondamentale della politica estera di un Paese. Vogliamo mostrare la Polonia come un Paese solidale, creativo e ispiratore. Cerchiamo di presentarla come un luogo moderno, dinamico, con un ricco patrimonio culturale. Spesso riusciamo a incoraggiare gli italiani a viaggiare in Polonia e, una volta visitate Cracovia, Breslavia o Varsavia, la loro percezione del nostro Paese cambia. Si rendono conto che siamo un Paese tecnologicamente avanzato, con città ben collegate e un’architettura moderna. Vogliamo che la nostra attività ispiri gli italiani e che gli eventi culturali li invoglino a scoprire la Polonia di persona, oltre che a interessarsi al nostro cinema e alla nostra letteratura. Attraverso la cultura, cerchiamo di stimolare l’interesse degli studenti italiani per lo studio della lingua polacca. Attualmente in Italia ci sono ben tredici corsi di laurea in polonistica. A novembre scorso, abbiamo organizzato una conferenza dedicata a Jarosław Iwaszkiewicz per mostrare agli italiani che vale la pena studiare il polacco. Sempre più spesso questa conoscenza assume anche un valore economico: chi parla polacco trova spesso buoni posti di lavoro nel nostro Paese.

La Polonia sta diventando un luogo attraente per gli italiani anche per viverci?

Sì, rappresenta un’opportunità di sviluppo professionale. Sempre più spesso, parlando con amici italiani che vivono a Varsavia, scopro che la loro emigrazione in Polonia non è temporanea: dopo alcuni anni trascorsi qui, vedono il nostro Paese come la loro destinazione definitiva, grazie al mercato del lavoro e alla qualità della vita.

Cosa apprezzano gli italiani della nostra cultura?

Le nostre scrittrici premiate con il Nobel – Wisława Szymborska e Olga Tokarczuk – sono sempre molto popolari. Le loro opere, regolarmente ristampate, occupano posti d’onore nelle librerie italiane. Gli italiani apprezzano anche il cinema polacco. Ogni anno, organizziamo il festival del cinema polacco CIAK Polska, in cui presentiamo sia novità che classici, grazie alla collaborazione con la Wytwórnia Filmów Dokumentalnych i Fabularnych. Wajda, Kieślowski, Zanussi, Has… Il cinema polacco del realismo socialista è molto amato in Italia. Anche la cucina polacca è molto apprezzata! La gastronomia è un tema centrale nelle conversazioni italiane. L’anno scorso, in collaborazione con la sede romana dell’Ente Polacco per il Turismo, abbiamo organizzato un evento che ha messo a confronto la cucina della Piccola Polonia con quella toscana. Ha vinto la Polonia! I piatti erano presentati in chiave moderna, con combinazioni di sapori insolite, come un dessert a forma di ghianda di cioccolato, con una mousse ai funghi selvatici all’interno. Un accostamento sorprendente che ha conquistato tutti.

Come vedono gli italiani l’architettura delle città polacche?

Ci sono due aspetti… È vero che, ad esempio a Roma, i ritrovamenti archeologici rallentano la costruzione delle linee della metropolitana, ma… una cosa è passeggiare lentamente per la città in vacanza, un’altra è affrontare la vita quotidiana. Le soluzioni architettoniche moderne in Polonia migliorano la qualità della vita urbana e gli italiani lo apprezzano molto.

Trova che ci siano temi relativi alla cultura polacca difficili da trasmettere?

Probabilmente no. Dopo tutto, veniamo dalla stessa cerchia di cultura latina. L’unica cosa che dobbiamo ancora convincere è che il polacco è bello e non è così difficile… Ci sono tanti prestiti dal latino e dal greco, che tra l’altro viene ancora insegnato nelle scuole italiane. 

Quali sono i vostri progetti per quest’anno?

Stiamo preparando una mostra sulla famiglia Sobieski ai Musei Capitolini di Roma e bisogna sottolineare che l’iniziativa è stata proposta da parte italiana. La mostra sarà inaugurata nel corso di questo semestre e si riferisce all’Anno del Giubileo attualmente in corso. La Regina Marysieńka Sobieska è stata a Roma durante il Giubileo del 1700. La mostra sarà accompagnata da una serie di concerti barocchi tra cui opere di Alessandro e Domenico Scarlatti, commissionati da Maria Kazimiera. Il primo si terrà già il 24 maggio nella Chiesa di Santa Cecilia a Trastevere. Si torna così a contatti storici, che vale la pena ricordare perché offrono un ampio spazio per collaborazione. 

E per quanto riguarda il contemporaneo?

A marzo la galleria Eastcontemporary di Milano ospiterà una mostra di artisti provenienti dai Paesi dell’Europa centrale, tra cui Dominika Olszowa e Ali Savashevich. Sempre a marzo, vi invitiamo alla galleria MAGTRE di Roma per una mostra di istallazioni di Agata Stępień, incentrata sul tema della terra. La curatrice è Martyna Sobczyk del museo MOCAK di Cracovia. A maggio è prevista l’inaugurazione di una mostra di fotografie di Rafał Milach presso la galleria Interzone di Roma. Ad aprile celebreremo anche l’80° anniversario della liberazione di Bologna da parte dei soldati polacchi del generale Anders. A luglio, abbiamo in programma di essere presenti al festival letterario di Gavoi, in Sardegna, e al festival jazz di Ancona. A fine anno, vogliamo presentare al pubblico italiano lo spettacolo Capitain Who – una semi-opera, una baracconata musicale in cui si combinano generi musicali di epoche diverse: il barocco e l’opera con il folk e il jazz, le canzoni del lavoro marittimo con la musica ispirata all’opera del compositore del XVII secolo Henry Purcell, il suono del violino jazz con la viola da gamba barocca. Il 1° ottobre si inaugura alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma la mostra italo-polacca Radical Pleasures. A novembre, come da tradizione, vi invitiamo al festival cinematografico CIAK Polska. Ecco alcune proposte selezionate per i prossimi mesi… Molte altre attrazioni attendono il pubblico italiano fino alla fine dell’anno. Vi invitiamo a consultare gli eventi sul nostro sito www.instytutpolski.pl/roma e sui social media. 

FRACOMINA – il volto primaverile della femminilità

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Femminili, forti, consapevoli del loro valore e della loro bellezza che risuona con un particolare modo di vedere il mondo, così uniche ed eccezionali sono le donne di Fracomina. La collezione primavera-estate 2025 di questo marchio italiano è ancora una volta un omaggio alla femminilità e alle sue diverse sfaccettature.

La collezione FRACOMINA primavera-estate 2025 è una sinfonia di eleganza, audacia e versatilità. Pensata per accompagnare ogni donna nella vita di tutti i giorni, ma anche nei momenti particolarmente importanti del suo percorso di vita. Diverse per carattere e stile, le linee raccontano storie diverse, ma sono accomunate dal DNA unico del marchio, che è un mix di personalità interessante, femminilità e audace espressione di sé. Ogni linea è un omaggio a una donna moderna e alla sua anima multidimensionale.

Successo dell’Italia alla Fiera Internazionale del Libro di Varsavia 2025

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La presenza italiana alla Fiera Internazionale del Libro di Varsavia, tenutasi dal 15 al 18 maggio, ha riscosso un grande successo. Il Padiglione italiano, con il bookshop organizzato da Italicus, ha accolto migliaia di visitatori così come gli incontri organizzati hanno registrato sempre un’ampia partecipazione di pubblico.
Un successo confermato anche dagli organizzatori della Fiera che durante la cerimonia di chiusura hanno inaspettatamente voluto sottolineare la qualità del calendario di incontri organizzato dall’Italia dando un riconoscimento al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Fabio Troisi e al direttore dell’ICE Varsavia Roberto Cafiero. Il direttore della Fiera Jacek Oryl nel sottolineare l’importante presenza italiana ha snocciolato un po’ di numeri sulla Fiera con 20 padiglioni nazionali, 600 editori presenti, migliaia di autori e oltre 120 mila visitatori con un incremento delle vendite di libri.
Oryl ha poi annunciato che la Fiera ha siglato un accordo per le prossime due edizioni con lo Stadio Nazionale che quindi ospiterà la prossima edizione in programma dal 28 al 31 maggio 2026, date che questa volta non coincideranno con la Fiera del Libro di Torino.

L’Italia alla Fiera del Libro di Varsavia

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Nel 2024, l’Italia è stata per la prima volta paese Ospite d’Onore alla Fiera internazionale del Libro di Varsavia: un evento straordinario, che ha permesso al nostro paese di consolidare la propria presenza sulla scena editoriale polacca diventando protagonista di una delle manifestazioni culturali più importanti della capitale. Grazie all’Ambasciata d’Italia a Varsavia, all’ufficio ICE e all’Istituto Italiano di Cultura è stato realizzato un imponente stand dedicato a pubblico e operatori, animato da alcune tra le maggiori case editrici italiane, oltre a un programma di incontri e conferenze che ha visto la partecipazione di più di 20 autori nel corso delle quattro giornate della Fiera. L’iniziativa, coordinata in Italia dal Ministero della Cultura, Centro per la Promozione del Libro e la Lettura e Associazione Italiana Editori, ha avuto un importante seguito nel dicembre scorso, quando la Polonia è stata selezionata per la prima volta come paese “Fellow” nell’ambito della Fiera “Più Libri Più Liberi” a Roma.

Anche nel 2025, pertanto, si è deciso di confermare la presenza dell’Italia alla Fiera Internazionale del Libro di Varsavia, sia come segnale di continuità dopo il successo dell’anno precedente che per proseguire il lavoro che gli editori italiani e polacchi stanno facendo per accrescere le collaborazioni e le possibilità di scambio. Il centro della partecipazione italiana sarà anche quest’anno lo stand, realizzato dall’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con l’ufficio ICE di Varsavia, che sarà situato nella prestigiosa Sala Marmurowa del Palazzo della Cultura e della Scienza, e che ospiterà una libreria italiana, spazi per la promozione dell’editoria del nostro paese e iniziative dedicate alla promozione della lingua. Inoltre, non mancheranno gli incontri con gli autori, che spazieranno dalla narrativa alla saggistica, dai classici del Novecento ad autori contemporanei, fino a momenti dedicati alle collaborazioni editoriali in senso stretto: nel corso di tutti i quattro giorni della manifestazione, dal 15 al 18 maggio, non mancheranno pertanto presenze italiane, anche in collaborazione con alcuni degli editori polacchi presenti in Fiera.

La promozione della cultura italiana in Polonia, e del nostro sistema paese in generale, non può prescindere dalla valorizzazione dell’editoria, settore di punta sia dal punto di vista degli scambi commerciali che dal punto di vista dell’impatto sul pubblico: la prova di ciò è nell’enorme successo che un gran numero di autori italiani ha presso il pubblico polacco, nell’amore nei confronti della nostra lingua, nell’eccellenza degli studi di italianistica in tutto il paese. Un settore che noi istituzioni abbiamo il dovere e l’onore di sostenere e contribuire a sviluppare, sia per le positive ricadute economiche, sia perché solo attraverso il libro è possibile custodire, trasmettere e scambiare idee, valori, sentimenti, emozioni. La partecipazione alla maggiore fiera in Polonia dedicata al libro e alla lettura è un’occasione straordinaria, un momento di reale crescita del dialogo interculturale tra Italia e Polonia, a cui siamo orgogliosi di contribuire ancora una volta.

Ci auguriamo di trovarvi numerosi per celebrare il libro italiano, il libro polacco e l’amore per la lettura che unisce i nostri paesi!

Cezary Poniatowski – artista vincitore della XXIII edizione del Premio Ermanno Casoli

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La Fondazione Ermanno Casoli annuncia il vincitore della XXIII edizione del Premio Ermanno Casoli, uno dei più importanti riconoscimenti internazionali dedicati al rapporto tra arte e impresa. Il premio è stato assegnato all’artista polacco Cezary Poniatowski che realizzerà un’opera d’arte site-specific per lo stabilimento di Elica Group Polska, la sede di Elica a Jelcz-Laskowice in Polonia, che quest’anno celebra il suo ventesimo anniversario. Il progetto è a cura di Jakub Gawkowski e Marcello Smarrelli.

Francesco Casoli, Presidente di Elica, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi che il Premio Ermanno Casoli, un progetto che incarna i valori identitari di Elica, si tenga per la prima volta nello stabilimento in Polonia. Questa edizione del premio è particolarmente significativa poiché coincide con il ventesimo anniversario di Elica Group Polska, che è diventata una parte fondamentale del nostro gruppo, contribuendo alla sua crescita ed evoluzione. Crediamo che l’arte sia un potente strumento di connessione e sviluppo e siamo entusiasti di vedere come questo progetto coinvolgerà la comunità aziendale”.

Nella sua pratica artistica, Cezary Poniatowski trasforma materiali e oggetti di uso quotidiano in composizioni scultoree. Traendo ispirazione dalle storie, dalle emozioni e dai ricordi legati alla cultura materiale, l’artista crea opere che risultano familiari e inquietanti allo stesso tempo. “La ricerca di Poniatowski indaga il modo in cui la percezione plasma il significato, come riconosciamo forme familiari in composizioni astratte e come i materiali legati a funzioni domestiche o di uso comune possano assumere una valenza culturale ed emotiva. Questo approccio alla scultura e alle sue relazioni con lo spazio lo colloca
tra le voci più interessanti della scena artistica internazionale” – afferma Jakub Gawkowski, co-curatore di questa edizione del Premio Ermanno Casoli.

Marcello Smarrelli, Direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli, aggiunge: “Il Premio Ermanno Casoli ha sempre avuto l’obiettivo di favorire il dialogo tra arte e impresa, utilizzando il linguaggio universale dell’arte per ispirare nuove prospettive e modi di pensare. Lo facciamo in tutti i paesi in cui Elica opera, diffondendone i valori a livello globale e rafforzando il profondo legame tra creatività e innovazione. Grazie alla sua pratica artistica che affronta questioni cruciali quali la condizione umana e il suo rapporto con la tecnologia e l’ambiente, siamo certi che il contributo di Cezary Poniatowski avrà un impatto profondo e duraturo sull’azienda e sui suoi dipendenti”.

Partendo da queste considerazioni, Cezary Poniatowski è stato invitato a ideare un progetto site-specific per lo stabilimento di Elica Group Polska che, come caratteristico del Premio Ermanno Casoli, coinvolgerà direttamente i dipendenti nella creazione di un’opera d’arte permanente. L’intervento di Poniatowski si concentrerà su una funzione vitale come il respiro, sia come processo fisiologico sia come metafora di circolazione, flusso e trasformazione. Interagendo con le tecnologie avanzate di Elica, che regolano e ottimizzano la saturazione dell’aria, il progetto metterà in relazione tali processi con i più ampi scambi metabolici che avvengono nei corpi individuali e collettivi.

Questa attività, concepita in un’ottica di formazione aziendale, nasce e si sviluppa a partire da un’esigenza individuata all’interno dell’azienda in collaborazione con il dipartimento delle Risorse Umane. “Un progetto che – ha dichiarato Katarzyna Wieteska, HR Manager di Elica Group Polska – non è solo una celebrazione del ventesimo anniversario di Elica Polska, ma anche un’opportunità per rafforzare il legame e il senso di appartenenza all’interno del nostro gruppo. Attraverso l’arte vogliamo ispirare collaborazione, creatività e valori condivisi tra i nostri dipendenti, rafforzando quel forte legame che definisce la cultura aziendale di Elica”.

L’opera sarà inaugurata a giugno 2025 nella sede di Elica Group Polska a Jelcz-Laskowice, Polonia.

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Cezary Poniatowski è un artista interdisciplinare che vive e lavora a Varsavia, in Polonia, e a Creta, in Grecia. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, si è inizialmente fatto conoscere per i suoi dipinti, caratterizzati da un’estetica audace e grafica e da una palette di colori essenziale. Negli ultimi cinque anni, è passato dalla pittura alla scultura, creando forme spaziali e installazioni site-specific. Tra le sue recenti mostre personali e bipersonali figurano: Scouts Wschód, New York, Stati Uniti, 2024; News from Home, Galerie Derouillon, Parigi, Francia (con Biraaj Dodiya), 2024. Tra le sue recenti mostre collettive figurano: Little Tree Ginny on Frederick, Londra, Regno Unito, 2024; Productive Narcissism, 032c gallery, Berlino, Germania, 2024; Air Service Basel 2024, Air Service Basel, Basilea, Svizzera (organizzata da Lo Brutto Stahl, Parigi), 2024; Does The Rising Sun Affright, Zachęta – National Gallery of Art, Varsavia, Polonia, 2024; It Was A Hot Day, A Day That Was Blue All Through, Crèvecœur, Parigi, Francia, 2024; Living Spaces, Molitor, Berlino, Germania, 2023; Reading Stones, Linseed Projects, Shanghai, Cina, 2023. Cezary Poniatowski è rappresentato da Galeria Wschód (Varsavia; New York). www.cezaryponiatowski.pl

Jakub Gawkowski è curatore e storico dell’arte, capo del Dipartimento di Arte Moderna presso il Muzeum Sztuki di Łódź e dottorando presso il Dipartimento di Storia Comparata della Central European University di Vienna. Nelle mostre da lui curate, nei suoi scritti e nelle sue ricerche, esplora le arti visive in relazione alla temporalità, alla conoscenza e alla memoria. Le sue recenti mostre curate e co-curate includono Erna Rosenstein, Aubrey Williams. The Earth Will Open its Mouth presso il Muzeum Sztuki di Łódź, The Work That Textile Does presso il Central Museum of Textiles di Łódź e Wacław Szpakowski. Riga Notebooks presso il Latvian National Museum of Art di Riga. I suoi saggi e interviste sono stati pubblicati in riviste specializzate come Krytyka Polityczna e e-flux, tra le altre, nonché in vari cataloghi di mostre. È membro dell’International Association of Art Critics (AICA), del comitato scientifico di TRAFO a Szczecin e del comitato scientifico del QueerMuzeum a Varsavia.

Marcello Smarrelli è Direttore Artistico della Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano, di Pesaro Musei, della Fondazione Pastificio Cerere di Roma e curator at large alla Fondazione Memmo di Roma, Membro del Comitato Scientifico Osservatorio della Cultura della Regione Marche. Nato a Roma, storico dell’arte e curatore, dopo la laurea in Storia dell’Arte presso l’Università La Sapienza di Roma e la specializzazione in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Siena, si è dedicato in modo particolare allo studio dei rapporti tra estetica e pedagogia, perfezionando una pratica curatoriale sempre più affine alle tematiche legate all’arte nello spazio pubblico e all’estetica relazionale. Ha curato decine di mostre in istituzioni pubbliche e private, progetti d’arte pubblica, workshop di formazione con gli artisti per importanti aziende multinazionali: il progetto E-STRAORDINARIO, ideato per la Fondazione Ermanno Casoli, basato sulla cooperazione tra artisti e impresa per la formazione aziendale, si è classificato primo al Premio Cultura+Impresa 2014. I suoi interventi critici sono pubblicati in cataloghi e riviste specializzate con le quali collabora regolarmente. È stato membro di importanti giurie per l’assegnazione di premi per l’arte contemporanea in Italia e all’estero (Curatore del Premio Ariane de Rothschild, critico selezionatore Premio della Fondazione Prince Pierre de Monaco, Premio Furla, Talent Prize, Premio per la Giovane Arte Italiana, ideatore e curatore di 6artista, Premio Ermanno Casoli, Surprize).

La Fondazione Ermanno Casoli (FEC), nata nel 2007 in memoria di Ermanno Casoli (Fabriano, 1928 – 1978) fondatore di Elica – azienda italiana leader globale nei sistemi aspiranti da cucina e principale sostenitrice della FEC – promuove iniziative in cui l’arte contemporanea diventa uno strumento didattico e metodologico capace di migliorare gli ambienti di lavoro e di innescare processi innovativi. Pioniera nell’indagare le potenzialità del dialogo fra arte e impresa, la FEC si è affermata in Italia come modello di riferimento all’avanguardia nel campo della formazione aziendale attraverso l’arte contemporanea, proponendo attività sempre più strutturate e specializzate, che coinvolgono artisti di fama internazionale, in grado di far interagire questi due mondi nel rispetto dei reciproci obiettivi. Questo metodo è stato oggetto di studio nella pubblicazione “Innovare l’impresa con l’arte. Il metodo della Fondazione Ermanno Casoli”, edita da Egea nel 2018 e pubblicata in inglese nel 2021.

Il Premio Ermanno Casoli è concepito come una commissione che la Fondazione Ermanno Casoli affida, di edizione in edizione, a un artista per realizzare un’opera d’arte permanente in un’azienda, con la partecipazione attiva delle persone che vi lavorano. Il Premio viene attribuito a quegli artisti che nella loro ricerca mostrano una particolare sensibilità e attenzione ai temi sociali e politici, in cui la relazione e la condivisione del lavoro diventano elementi essenziali della progettazione, prevedendo un periodo più o meno lungo di residenza nelle aziende coinvolte. Nel corso degli anni il premio è stato assegnato a: Agostino Iacurci (2024), Claire Fontaine (2023), Eugenio Tibaldi (2022), Jorge Satorre (2021), Matteo Fato (2020), Patrick Tuttofuoco (2019), Elena Mazzi, (2018), Andrea Mastrovito (2016), Yang Zhenzhong (2015), Danilo Correale (2013-2014), Anna Franceschini (2012), Francesco Barocco (2011), Francesco Arena (2009). www.fondazionecasoli.org

Elica, azienda italiana all’avanguardia nel design e nella produzione di elettrodomestici dedicati al cooking con oltre 50 anni di storia e leadership globale nei sistemi aspiranti da cucina. Punto di riferimento europeo nei motori elettrici per elettrodomestici e caldaie da riscaldamento. Circa 2600 dipendenti distribuiti tra l’headquarter di Fabriano e i sette stabilimenti in Italia, Polonia, Messico e Cina: questi i numeri di Elica, perseguiti sotto la costante guida del presidente Francesco Casoli. Risultati ispirati da valori che da sempre guidano ogni progetto, prodotto, attività: il design che coniuga estetica e performance per un’esperienza di cooking straordinaria, l’arte come modello dei processi creativi e del metodo di lavoro e l’innovazione al servizio di una tecnologia capace di esaltare le funzionalità dei prodotti. www.elica.com

Garage – colezione primavera/estate 2025

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traduzione it: Agata Pachucy

 

Scaldate i motori! È tempo di PINKO Garage. Avventuriera nell’anima, la donna PINKO sfida le convenzioni con stile e charme. Biglietto di ritorno in mano, all’aeroporto di Rio De Janeiro, dove si è appena conclusa la sua avventura su due ruote, qualcosa la trattiene… non è ancora l’ora di tornare a casa. New York può aspettare. 

Su un ledwall appare la promo di una vera impresa in motocicletta… si parte da Buenos Aires, Argentina, e si percorrono 5.600 miglia attraverso i terreni più disconnessi, dalle dune di sabbia alle montagne, dal deserto ai laghi salati, arrivando fino alla costa cilena e ritorno. 

Non resta che tornare in città e in una stradina nel quartiere bohémien di Santa Teresa trova lo spazio perfetto per dare forma al suo PINKO Garage. 

La preparazione è complessa e complicata, ma l’adrenalina scorre nelle vene.
Come in ogni officina che si rispetti non può mancare la jumpsuit, in cotone color burro o in una mussola total black dalla mano languida e setosa. 

Dettagli workwear punteggiano la collezione, dai vest zippati da portare a pelle come nuovi top intrisi di coolness urbana, ai mini dress con balze abbinati a leggings second skin in pizzo per un accattivante gioco di sovrapposizioni. 

Il countdown è iniziato, è ora di trasferirsi nelle strade di Buenos Aires. Ci si immerge in un vero spirito competitivo con i pattern damier in classiche combinazioni di bianco o nero, ma anche in varianti rosso fuoco o giallo lime, sempre super glam e femminili: in paillette nei tank top portati con T-shirt costellate da patch o pantaloni capri con intarsi in stile racing, in pizzo su pantaloni, shorts e canotte abbinate a gonne balloon in tessuti metallizzati effetto silver foil. 

L’animo sporty e active della donna PINKO si traduce in tracksuit con patch e bande a contrasto dal vibe anni Settanta e nei bomber abbinati a micro gonnelline dallo spirito girly. 

Mentre in Cile tra le dune del deserto sfoggia con disinvoltura giacche in pelle con intarsi di fiamme del PINKO Garage Team, il suo lato più femminile si rivela quando sceglie abiti off-shoulder dai volumi a palloncino oppure opta per la seducente leggerezza delle bluse e dei pantaloni in devoré….
La notte stellata del Sud America, d’altronde, risveglia il suo lato più romantico. 

Ma il viaggio continua, e lei da instancabile viaggiatrice e giramondo, trova nelle Love Bag fedeli alleate per conservare come tesori tutto ciò che le sta a cuore, inclusi preziosi amuleti che la accompagnano nelle sue avventure su due ruote. Dalle tote in canvas alle pouch dallo spirito boho-chic fino alla nuova borsa foulard, morbidissima e capiente con il suo mix di eleganza e praticità. 

Sono tanti i ricordi collezionati lungo la strada… l’arrivo a Plaza de la Republica, la strada più grande del mondo che attraversa il cuore di Buenos Aires, è trionfante. Alle spalle i chilometri percorsi, di fronte un futuro ancora tutto da costruire.