Italia-Polonia, guida semiseria di sopravvivenza: regole a tavola e anarchia al volante!

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Se è pur vero che tra italiani e polacchi c’è spesso un’attrazione fatale, è altrettanto accertato che a volte si è costretti a superare ardue prove d’adattamento per stare insieme. Italia-Polonia ovvero l’attrazione dei diversi, anche se in realtà è facile rintracciare innumerevoli affinità più o meno elettive. Ma voliamo basso cercando d’essere pragmatici e concreti (come sono i polacchi!) per suggerire alcune regole di sopravvivenza che potrebbero aiutare le relazioni tra italiani e polacchi. Naturalmente parliamo per banali stereotipi, che sono quotidianamente e fortunatamente smentiti da polacchi italianizzati e da italiani polacchizzati.

Le incomprensioni più frequenti nascono dai ritmi di vita. L’italiano si alza al mattino e brancola per la casa disattivato mentalmente finché non sente l’aroma del caffè. Poi si aggrappa alla tazzina e sorbisce il caffè come si trattasse di una salvifica pozione magica senza la quale non si può affrontare la giornata lavorativa. E mentre si gode quel vigoroso nettare nero, al massimo imbastardito in un cappuccino, intingendoci biscotti e croissant, immaginiamo al suo fianco una ipotetica compagna polacca che a colazione mangia pane nero, formaggio pre-tagliato a fette e affettati, non disdegnando pomodori e magari un cetriolo sottaceto. Il tutto accompagnato da una sbrodaglia acquitrinosa prodotta con qualche caffè solubile di cui non voglio neppure sapere il nome! [cml_media_alt id='111853']Giorgi - Una guida semiseria. (3)[/cml_media_alt]Se non si vuol mettere a rischio la stabilità della coppia fin dal primo mattino, l’italiano eviti la vicinanza visiva e olfattiva con la ricca colazione della polacca per non indisporre il suo delicato stomaco e la polacca rinunci a guardare con sufficienza la per lei misera colazione con caffè e biscotti e soprattutto, quando l’italiano dopo un’oretta inizierà a dire che comincia ad aver fame, non gli ricordi che caffè e croissant non bastano. Restando in tema di cibo una delle incomprensioni più macroscopiche – già causa nella mia vita privata di liti furibonde – sta nella gestione della cena. Seppur si è riusciti a domare gli ospiti polacchi ad accettare che la cena NON cominci prima delle 20 – sperando che non vengano dopo aver già mangiato a casa alle 18… – il problema sta poi nel comportamento a tavola.
Per gli italiani la cena ha rituali chiari, ci può essere un leggero antipasto che serve a riempire il tempo necessario a preparare il primo. Ecco in questa fase è accettabile che si possa anche non mangiare e che ci si alzi da tavola magari per guardare la casa. Ma quando viene servito il primo suggeriamo vivamente ai polacchi ospiti a casa di un italiano di iniziare a mangiare subito e senza interruzioni. Pasta, risotto o altri primi italiani vanno mangiati caldi, in tempo reale! Per un italiano NON è ammissibile che per qualche ragione differiate il momento di mangiare o che diciate frasi tipo “mangio tra un po’” e vi mettiate a far altro o peggio vi alziate da tavola! Cari polacchi l’italiano detesta l’anarchia a tavola, così come non sopporta se per caso assaggiate qualcosa di dolce mentre state cenando e quando arriva il secondo non azzardatevi a dire che non lo volete tirando fuori la teoria (peraltro giusta!) che è scorretto mangiar tanto alla sera perché a quel punto potrebbe scattare il finimondo! Ben che vi vada l’italiano vi scaricherà addosso tutti i paragoni culinari possibili per dimostrare quanto la cucina polacca sia pesante, infestata da fritti fatti con oli scadenti, da verdure stracotte che perdono le vitamine e da troppa carne. Agli italiani ricordo invece che è una pura follia nostrana, non sempre capita dai non connazionali, il fatto che mentre mangiamo parliamo di quello che abbiamo mangiato ieri o di quello che cucineremo domani. È pura (insopportabile per i polacchi) overdose del tema culinario.

[cml_media_alt id='111852']Giorgi - Una guida semiseria. (2)[/cml_media_alt]Alle rigorose e numerose regole comportamentali a tavola, su cui potremmo disquisire a lungo, gli italiani non fanno corrispondere altrettanta rigorosità nel rispettare le regole stradali, cosa che fa letteralmente (e comprensibilmente) disperare i polacchi. La strada, anche senza scomodare Kerouac, è metafora della vita, e siccome gli italiani affrontano la vita forti del motto “vincere arrangiandosi per la via più breve e comoda” è inevitabile che quando si mettono al volante approccino la strada nello stesso modo. Così ogni partenza ad un semaforo è una sfida da vincere, mentre ogni entrata/uscita in rotonda viene fatta tracciando la linea retta più breve tra entrata e uscita senza tener conto di quei (pittoreschi e inutili per gli italiani) segni bianchi che tratteggiando le carreggiate sull’asfalto che pretenderebbero di far deviare l’italico pilota dalla meta. Se poi qualche insensibile automobilista si permette di ostacolare queste geometriche traiettorie ecco il colpo di clacson! Preso atto che invece i polacchi al volante seguono le linee delle carreggiate come se guidassero un treno sui binari, posso solo suggerire a chi si trovasse in macchina al fianco di un italiano di alzare il volume della radio e immaginarsi d’essere nelle vie di Bombay (pardon oggi Mumbay) o di Napoli (fa lo stesso), sapendo che prima o poi qualche elefante o motorino con tre persone a bordo senza casco vi taglierà la strada. A volte l’accettazione ZEN del diverso è la migliore tutela del nostro sistema nervoso anche perché in certi casi, soprattutto a tavola e al volante, al DNA non si comanda!