Karolina Porcari: “Il mio cuore sul confine italo-polacco”

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“Non mi sento nè più polacca nè più italiana. Tutto dipende dal Paese in cui sono. Quando sono in Polonia emerge più spesso la mia anima slava. Se mi trovo in Italia, anche a causa della lingua, emerge una parte diversa del mio temperamento.”

Sei cresciuta a Lecce, poi ti sei spostata a Milano per l’università. Cosa ti ha spinto a trasferirti in Polonia?

La scuola d’Arte Drammatica di Cracovia. Quando ho deciso di fare l’attrice, ho voluto provare in Polonia. Dopo aver visto molti spettacoli provenienti da diverse parti del mondo a Milano, mi sono resa conto che la sensibilità slava mi è molto vicina.

Come ha reagito la tua famiglia a questa decisione?

Non sono stati entusiasti, non tanto dell’eventuale trasloco in Polonia quanto della scelta di studiare alla Scuola d’Arte Drammatica. In precedenza avevo studiato letteratura e filosofia. Da quando per la prima volta ho messo piede su un palcoscenico all’età di 16 anni – recitavo Corifea ne “Le nuvole” di Aristofane diretto da Salvatore Tramacere (Koreja) –  mi sono innamorata del teatro. Ho capito che non sarei stata felice se non facendo l’attrice. Alla fine la mia famiglia mi ha sostenuto. Tutt’ora mi supportano nonostante siano spesso preoccupati per l’instabilità inerente a questa professione.

Ti senti una persona realizzata dal punto di vista professionale?

È difficile parlare di realizzazione nella mia professione. Questo mestiere senza dubbio è meraviglioso ma a volte è anche frustrante perché non sempre si ricevono le parti, non sempre si vincono i provini. In quei momenti arrivano i pensieri più brutti sulle scelte fatte.

La tua attività comprende teatro, film e serie televisive. Molti ti ricordano nel ruolo di Anita Szymczak nella serie Barwy Szczęścia. Quale campo di recitazione preferisci?

Nell’ultimo anno non ho lavorato a teatro perché mi sono data alla scrittura: sto preparando la mia prima sceneggiatura per un film. Poi ho avuto la fortuna di interpretare alcuni ruoli al cinema. Penso però che presto sentirò la mancanza del teatro. A dire il vero, la sento già.

Il ruolo dei tuoi sogni?

Nel teatro ultimamente penso molto alla Medea di Euripide. Al cinema mi piacerebbe interpretare il ruolo di protagonista nel film che sto scrivendo. Si tratta di una donna che rifiuta la maternità, è una danzatrice che cerca di vivere in modo diverso rispetto alla maggior parte delle donne nella nostra società. Ma non voglio rivelare di più perché ci sto ancora lavorando.

Quali differenze trovi nel lavorare con Polacchi e Italiani?

Non ho notato differenze significative. Certo, è molto diverso lavorare in un film indipendente e in uno finanziato da istituzioni statali. “Come l’ombra” di Marina Spada, il film nel quale ho debuttato, è stato autoprodotto.  Nonostante il budget modesto è stata una bellissima esperienza che ci ha portato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia. In seguito il film ha vinto molti premi. In Italia il cinema indipendente è più sviluppato che in Polonia. Una sola volta ho lavorato in un film indipendente polacco: “Dentro la spirale” di Konrad Aksinowicz.

Ci siamo conosciute alla prima del film “Padre” di Artur Urbanski in cui hai interpretato il ruolo principale femminile: Mila. Ti identifichi con questo personaggio?

Quando Artur mi ha proposto di recitare nel suo film abbiamo deciso di attingere alla mia vita privata. Mila in una della prime scene incontra un regista che le chiede: “Di dove sei? Come sei arrivata qui?”. Risponde “Sono venuta qui per amore.” Anch’io sono venuta qui per amore. La differenza tra noi è che Mila ha cambiato paese per amore di un uomo, io per amore del teatro. Questo personaggio mi è molto vicino anche per un altro motivo: è un’attrice che vuole realizzarsi professionalmente e allo stesso tempo una giovane madre che si destreggia nel conciliare questi ruoli.

Progetti per il futuro?

Alla fine di quest’anno uscirà “Musica Word Love”, un film americano diretto da Martha Coolidge  (“Sex in the city”, “Weeds”) in cui ho interpretato, per la prima volta nella mia carriera, il ruolo di un’ebrea, Miriam Rubin. Il film è stato girato a Łódz e a Cracovia ed è una storia d’amore ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. A breve uscirà anche il film tedesco “Meine Bruder Robert” diretto da Philip Gröning ( “Il Grande silenzio” e “Die Frau des Polizisten”) nel quale ho interpretato il ruolo di un’insegnante di filosofia molto originale.