La ciociara, l’ultimo film neorealista

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Matka i córka / La ciociara

Si dice che di solito un adattamento cinematografico non sia mai all’altezza dell’originale letterario. Tuttavia ci sono adattamenti che non solo sono alla pari con il contenuto artistico del libro, ma che diventano opere d’arte indipendenti. Tra questi rientrano senza dubbio film come: Il Padrino, Via col vento o Apocalypse Now (tratto da Cuore di tenebra). Questo aspetto riguarda pure i lavori di uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento: Alberto Moravia dalle cui opere furono realizzati una trentina di film girati in gran parte da registi famosi dell’epoca come: Luigi Zampa, Damiano Damiani o Jean-Luc Godard. Ma forse ci sono solo due adattamenti che sono paragonabili con la scrittura moraviana e che sono diventati dei classici del cinema internazionale: Il conformista di Bernardo Bertolucci (basato sul romanzo scritto nel 1951) e La ciociara di Vittorio De Sica (tratto dal testo omonimo del 1957).

Matka i córka / La ciociara

Fascismo mostrato in due prospettive

Per quanto riguarda la tematica dei romanzi moraviani, possiamo individuare due tipologie più importanti: le opere appartenenti alla corrente esistenzialista e quelle, come direbbe lo stesso Moravia, riguardanti “il mito nazionalpopolare.” I due romanzi di cui ci occupiamo in questo articolo sono degli esempi perfetti visto che Il conformista appartiene alla prima categoria e La ciociara alla seconda. Entrambi i testi mostrano quel che accadde in Italia durante la Seconda guerra mondiale; ma in modi totalmente diversi: Il conformista mostra il fascismo “dal di dentro” perché il protagonista (Marcello) appartiene al sistema totalitario. La ciociara presenta l’esperienza bellica attraverso gli occhi dei civili: la protagonista è la madre di una delle marocchinate (così si definivano le violenze sessuali operate dai militari marocchini inquadrati nell’esercito francese).

Per quanto riguarda Il conformista non è una rappresentazione stereotipata dei “fascisti cattivi”. Marcello è un personaggio molto “umano”, le cui scelte sbagliate lo hanno portato al suo fallimento nella vita. Alla fine il protagonista si rende conto che quando il fascismo cade, lui “non è che un misero assassino” e quindi mostra di essere un uomo che capisce e non solo una marionetta del regime.

Matka i córka / La ciociara

La situazione è completamente diversa con Cesira de La ciociara la quale si presenta come un personaggio semplice che ha delle difficoltà nel leggere, tuttavia sa contare bene per cui riesce a lavorare nel suo negozio. La protagonista rappresenta una piccola borghese che non è consapevole di ciò che accade intorno a lei e quindi desidera solo realizzare i propri affari. Cesira non è in grado di immaginare il disastro della guerra e quale impatto può avere. Solo quando le circostanze sono veramente gravi (lei non riesce più a gestire né la sua attività professionale né rimanere a casa propria a Roma), il personaggio principale si rende conto di odiare la guerra, mostrando in tal modo il processo della maturazione della donna.

La prosa moraviana sul grande schermo

Per quel che concerne La ciociara, la sua versione cinematografica fu girata quasi immediatamente nel 1960 mentre quella de Il conformista quasi venti anni dopo la pubblicazione del romanzo quindi nel 1970. Prima di tutto, vediamo come Bertolucci realizzò il romanzo di Moravia, dando ad ogni scena un carattere simbolico attraverso la fotografia del celebre Vittorio Storaro.

Matka i córka / La ciociara

Nella prima scena osserviamo il protagonista da bambino quando incontra un uomo che desidera stuprarlo e la tragedia vissuta avrà impatto su tutta la sua vita. Questa scena è curiosamente analoga a quella dello stupro de La ciociara, visto che l’abuso sessuale si svolge vicino ad un simbolo religioso: nel caso de Il conformista, è il crocifisso. Le altre similitudini si riscontrano nel fatto che la vittima sia un bambino innocente e che l’autista con la rivoltella sembri un soldato.

La seconda scena rivela l’alienazione di Marcello durante la sua festa di matrimonio che cerca ossessivamente di apparire normale. Le nozze di Marcello sono il ritratto del fascista triste e sono analoghe alla terza scena del ballo, che si dimostra più grottesca di tutte: la folla lo cattura e lui non riesce più a scappare. L’ultima scena dimostra perfettamente che il personaggio principale si sente “inadeguato” e che probabilmente non riesce mai a trovare la tanto desiderata normalità.

La ciociara girata “nello spirito” del neorealismo

Per quel che concerne l’adattamento cinematografico de La ciociara, anche se fu realizzato nel 1960, quindi cronologicamente dopo il movimento neorealista1, è un film neorealista nel senso più specifico del termine. Tuttavia, non mancano anche critici che sostengono che la fine del neorealismo fu segnata nel 1960 dal film di Luchino Visconti Rocco e suoi fratelli2 e in tal senso La ciociara è una delle ultime pellicole del genere. Comunque bisogna prendere in considerazione che l’adattamento del romanzo presenta la maggior parte dei tratti caratteristici dei film neorealisti come: il motivo della Seconda guerra mondiale, le condizioni del popolo semplice, le ambientazioni in luoghi realistici e la povertà, la quale pure “recita il ruolo” nel film3. La differenza più grande sta nel fatto che ci siano attori professionisti come Sophia Loren (Cesira), Jean-Paul Belmondo (Michele), Eleonora Brown (Rosetta).

Vale la pena sottolineare che la pellicola è in bianco e nero e per questo ci sono tanti giochi di contrasti significativi. La situazione storica dell’epoca viene ricostruita meticolosamente e si possono notare alcune scene che mostrano il conflitto militare oppure altre che mostrano il popolo delle montagne.

Matka i córka / La ciociara

Per lo spettatore del XXI secolo è importante che i bombardamenti vengano girati in modo realistico senza l’uso di effetti speciali. Un’ulteriore peculiarità si esprime nella naturalezza della rappresentazione dei montanari con tutti i dettagli folcloristici. Durante il film vediamo anche l’impatto della guerra sulla popolazione civile. Comunque, la visione degli orrori della guerra non si presenta in maniera molto realistica ma piuttosto poetica, il che costituisce un valore forte della pellicola. Quel lirismo si esprime soprattutto nella colonna sonora che sottolinea l’atmosfera delle scene nonché nell’inquadratura prevalentemente per i primi piani che si focalizzano sulle emozioni dei protagonisti.

La madre e la figlia

L’aspetto che attira l’attenzione è il rapporto molto naturale tra la madre e la figlia. Cesira incarnata da Sophia Loren (all’epoca l’attrice aveva 26 anni) diventa protettiva e tenera mentre Rosetta recitata da Eleonora Brown (quando recitò nel film aveva solo 12 anni!) si mostra come una ragazza innocente e legata alla madre. La trama si svolge in modo tale che possiamo osservare gli avvenimenti attraverso il loro rapporto: la felicità di stare insieme prima della guerra (1), il viaggio verso il Sud (2;3), l’arrivo a Sant’Eufemia (4) e la scomparsa di Michele (5).

Per lo spettatore, la dimensione dell’amore tra madre e figlia diventa fondamentale, poiché “si sente” coinvolto e condivide delle emozioni guardando il film. La ciociara, come le altre opere neorealistiche, si distingue per il forte messaggio emotivo che trasmette, principalmente trattando della vita delle persone più deboli (analogamente a Ladri di biciclette con il ritratto del padre e del figlio che si vogliono bene nonostante tutte le avversità).

Inoltre la lingua dei personaggi è di un registro abbastanza semplice, come nella maggior parte dei film neorealisti. Solo Michele usa il linguaggio dell’intellettuale che esprime opinioni sulla guerra, essendo una voce “consapevole.” La pellicola presenta l’antifascista come persona totalmente diversa dai contadini. Alla fine Michele diventa il protagonista tragico che si prende cura degli altri, ma è incompreso dal popolo semplice che lo tratta da professore perché si è laureato.

Conoscere la vita attraverso la violenza

Per la maggior parte del film Cesira e Rosetta hanno un buon rapporto; tuttavia, il momento di svolta avviene con lo stupro della ragazza. Dopo quell’avvenimento cambia il legame tra madre e figlia. Prima di tutto colpisce l’espressione di Rosetta, che rimane in stato di shock psicologico (1). Poi c’è la madre che è sconvolta visto che non è riuscita a salvare la figlia (2), il che si trasforma in disperazione assoluta (3). In seguito possiamo vedere la distanza che si è creata tra le due donne (4).

Lo stupro è il momento clou di tutta la pellicola, dopo di cui la figlia diventa una prostituta, mentre la madre è completamente distrutta. È anche il momento in cui lo spettatore rimane più sconvolto: è pieno di compassione nei confronti delle protagoniste, visto che conosce la storia del crollo dell’amore familiare. La violenza subita dalla fanciulla ridefinisce tutto il suo rapporto con le altre persone e svolge nel film lo stesso ruolo del furto della bicicletta in Ladri di biciclette: presenta il destino tragico di un individuo, ma anche di tutta la nazione che vive una situazione storica analoga. Per di più il sesso, e la sua scoperta, è un tema fondamentale nella scrittura moraviana: definisce le relazioni umane e mostra il mondo così com’è. In questo senso lo stupro è in qualche modo “indispensabile” per diventare adulti e percepire il male che ci circonda.

Matka i córka / La ciociara

Sofferenza che purifica

Nella pellicola viene espresso il paradosso della liberazione: i danni subiti dai cosiddetti “liberatori” sono i medesimi, oppure più gravi, di quelli patiti dagli oppressori. La scena dello stupro diviene molto simbolica: sopra la chiesa abbandonata volano gli uccelli, mentre il tempio sembra vuoto come se dentro non ci fosse Dio. Alla fine, dopo le tante relazioni di Rosetta, la madre esprime la propria disperazione che, comunque, non fa gran impressione sulla figlia. Solo quando Cesira le parla della morte di Michele, la figlia scoppia a piangere e “si ricrea l’innocenza” in senso morale. Il dolore ha una funzione purificatrice e la fanciulla vive in qualche maniera un senso di colpa.

La ciociara è emozionante, visto che il pubblico osserva la sofferenza di persone innocenti la cui storia è commovente. Si percepisce una specie di catarsi che purifica gli spettatori, infonde pietà per gli avvenimenti dell’opera e permette al pubblico di liberarsene. L’adattamento si manifesta anche come il ritratto della guerra con tutti gli orrori legati ad essa e per questo motivo costituisce un forte e vero commento critico nei confronti di ogni conflitto militare.

 

Note

La maggior parte dei critici cinematografici dice che la fine del movimento sia stato più o meno nel 1951 http://brevestoriadelcinema.altervista.org/20-1.html (verificato il 10.02.2020).

2 Helman, A. (2012), Neorealizm: próby definicji, in: T. Lubelski, I. Sowińska, R. Syska (a cura di),  Kino klasyczne, Universitas, p. 579.

3 Ivi, p. 596.