L’Erasmus nel paese di Goethe ovvero la studentessa d’italianistica va in Germania

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1983

L’esperienza in un’università straniera nell’ambito del programma Erasmus lascia, senza dubbio, ricordi indimenticabili, come può assicurare ogni persona che nel corso degli studi universitari ha vissuto l’avventura Erasmus. Tuttavia, al contrario delle opinioni comuni, andare in Erasmusm non significa solo una serie infinita di feste pazzesche ma anche una chance di conoscere, in una certa misura, un altro paese, con la sua lingua (e va bene: a seconda del grado di motivazione degli studenti che spesso si circondano o dei propri connazionali o comunicano in una lingua che meglio conoscono, non necessariamente la lingua del paese in cui fanno l’Erasmus), la cultura, la mentalità e le usanze.

L’Erasmus è, ovviamente, anche un’opportunità di stringere amicizie internazionali, che spesso durano per molti anni, a volte di trovare l’amore oppure, alla fine, un impulso che spinge alla decisione di emigrare in un altro paese. Agli studenti d’Erasmus si apre anche la possibilità di conoscere un sistema di formazione universitaria che gli è nuovo. Il confronto inevitabile, che tale contatto con diverse tradizioni universitarie fa nascere, dà una prospettiva più larga e può cambiare il punto di vista riguardo a molti argomenti come, per esempio, il modo in cui i docenti universitari conducono i corsi, l’insegnamento delle lingue straniere, le organizzazioni studentesche, le attività sportive oppure l’offerta culturale dell’università.

All’ultimo anno dell’università ho deciso, e forse è stata una scelta poco ovvia per una studentessa di italianistica, di andare a Saarbrücken, una città situata al confine occidentale della Germania, vicina al confine con la Francia. I primi giorni di soggiorno in una città sconosciuta, in un paese straniero e in mezzo alla gente estranea non sono mai facili, ed un’ulteriore barriera è la lingua che, nel caso di tedesco, si tratta di una lingua complicata dal punto di vista grammaticale e fonetico come si può facilmente immaginare. E come sono lezioni a italianistica o nelle altre università tedesche? Dunque alle esercitazioni e ai seminari bisogna partecipare in modo abbastanza attivo. Per esempio, uno dei corsi scelti da me, che riguardava gli argomenti posti ai confini tra la scienza della letteratura e la linguistica (il corso era intitolato “Plurilinguismo nella letteratura italiana contemporanea”) esigeva dagli studenti una buona preparazione tramite un’analisi autonoma di determinati testi letterari, sotto l’aspetto linguistico.

Il sistema tedesco ha comunque un’ombra da non trascurare ovvero l’insegnamento stesso della lingua italiana: l’unica possibilità offerta dall’Università del Saarland agli studenti che hanno scelto appunto italianistica erano i corsi accessibili a tutti, condotti dal centro delle lingue straniere, che si svolgevano due volte alla settimana. Devo ammettere di esserne rimasta molto sorpresa; in paragone con il mio proprio ateneo, dove durante i primi quattro semestri l’italiano si studiava in modo molto intensivo, è davvero poco. Queste lacune vengono tuttavia compensate da un’altra soluzione: se lo studente desidera diventare insegnante di una lingua straniera in futuro, cioè, ad esempio, insegnante d’italiano, è tenuto a trascorrere, al minimo, sei mesi nel paese la lingua del quale vuole insegnare. Un esempio che dimostra come tale sistema funzioni bene sono stati i corsi di lingua inglese: le mie insegnanti, tedesche, padroneggiavano la lingua perfettamente, come fossero madrelingua.

Tra gli anni 2011 e 2012 al programma Erasmus hanno partecipato 315 atenei polacchi e su scala europea oltre 4000. Secondo gli ultimi dati disponibili della Commissione europea la Polonia nell’anno accademico 2010/2011 ha mandato, a studiare o a svolgere un tirocinio, 14.234 studenti, piazzandosi dopo l’Italia che ne ha mandati 22.031. Nelle università polacche sono venute 7.583 persone e in quelle italiane, invece, ne sono andate 19.172. La meta più popolare degli studenti polacchi è la Germania dove tra gli anni 1998 e 2011 sono andati 23.409 polacchi. In Italia, rispettivamente, sono andati 8.620 studenti provenienti dalla Polonia. In totale in Polonia in questo periodo sono venuti oltre 36 mila studenti Erasmus, di cui 2.626 sono stati italiani (nell’anno accademico 2010/2011 sono state 455 persone).