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Polonia Oggi: Nel 2017 rilasciato in Polonia il maggior numero di permessi a extracomunitari

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Secondo i dati Eurostat recentemente pubblicati, l’anno scorso la Polonia ha rilasciato 683.228 permessi di soggiorno a cittadini di paesi non UE, la maggior parte dei quali ucraini, seguiti a grande distanza da bielorussi e moldavi. Si tratta di un quinto del totale dei permessi dell’interna area UE. Al secondo posto c’è la Germania (535,4 mila permessi), al terzo il Regno Unito (517 mila), al quarto la Francia (250,2 mila). Se si considera il numero di permessi in relazione alla popolazione, la Polonia è terza in Europa (18 su 1000) dietro a Malta e Cipro, che tuttavia si trovano lungo le rotte migratorie dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente. La maggior parte dei permessi viene rilasciata per motivi di lavoro (87% in Polonia, 59% in tutta l’UE). Paesi come Spagna, Belgio e Italia rilasciano invece molto più spesso permessi per motivi familiari.

wiadomosci.onet.pl

Polonia Oggi: Lonely Planet Best in Travel, Łódź conquista il secondo posto nella classifica “Best Value”

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Łódź si è aggiudicata il secondo posto nella classifica “Best Value” di Lonely Planet Best in Travel 2019, che considera i luoghi meritevoli di essere visitati in considerazione del rapporto qualità-prezzo. Tomasz Koralewski, presidente dell’Organizzazione Turistica di Łódź, è soddisfatto del successo della città, un tempo cuore pulsante dell’industria polacca e oggi centro di servizi. I vecchi stabilimenti dell’industria tessile sono stati convertiti in bellissimi appartamenti, ristoranti e luoghi di cultura. Tra le 3 maggiori attrazioni turistiche di Łódź Lonely Planet evidenzia la Manufaktura, dove si trova il Museo dell’Arte, la stazione di Łódź Fabryczna e la via Piotrkowska, che è il viale di negozi più lungo in Europa. Anche l’Italia ha di che vantarsi: nella classifica “Top Regions” il podio è stato infatti conquistato dal Piemonte.

wp.pl

Polonia Oggi: Varsavia è due volte più ricca del resto del Paese

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Secondo Eurostat Varsavia e i comuni limitrofi sono un’area che produce un PIL pari quasi a quello dell’intera Slovacchia. Nel 2015 il PIL pro capite nell’area metropolitana della capitale era pari al 196% della media di tutta la Polonia, un risultato che la colloca tra le 25 aree metropolitane UE con un PIL pro capite maggiore. I calcoli degli esperti di MarketPierwotny.pl, basati sui dati Eurostat, indicano che nel 2015 Varsavia ha generato il 18% del PIL polacco. L’area metropolitana di Katowice si è classificata al secondo posto con l’8%.

forsal.pl

La lunga lotta per l’indipendenza

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Si avvicina sempre più un traguardo importante nella storia contemporanea della Polonia. Il prossimo 11 novembre il Paese festeggerà il centenario della riconquista della sua indipendenza, seguita a ben 123 anni di occupazione straniera.

Alla lunga agonia della Confederazione polacco-lituana, minacciata dai grandi imperi confinanti e indebolita da un assetto istituzionale ormai insostenibile, posero fine le spartizioni nella seconda metà del Settecento. Nel 1772, 1793 e poi di nuovo nel 1795, Russia, Prussia e Austria si divisero il territorio della Rzeczpospolita obojga narodów (lat. Respublica utriusque nationum), facendola scomparire dalle cartine politiche del continente europeo. All’inizio dell’Ottocento la Russia controllava l’82% del territorio della vecchia Confederazione, mentre Prussia e Austria avevano rispettivamente l’11% e il 7%. Lo zar deteneva anche il titolo formale di re di Polonia.

La speranza dei polacchi che l’occupazione potesse essere breve e che la Nazione potesse tornare indipendente fu alimentata già qualche tempo dopo da Napoleone. Dopo aver creato il Ducato di Varsavia, uno staterello che avrebbe dovuto precedere una Polonia nuovamente sovrana, l’imperatore partì per la Russia nel 1812 e molti polacchi lo seguirono nell’impresa. La disfatta di Napoleone segnò anche la loro.

Nel corso del XIX secolo i polacchi non si diedero per vinti e ci furono diverse insurrezioni, soprattutto nel zabór (zona di spartizione) russo. Nel 1830 scoppiò la cosiddetta insurrezione di novembre, mentre durante la Primavera delle Nazioni nel 1848 nuove rivolte fecero guadagnare ai polacchi, accanto agli italiani, la nomea di ‘combattenti per la libertà’. L’ultima insurrezione significativa fu quella del gennaio 1863. La creazione di un embrione di Stato clandestino, con una propria amministrazione, tassazione ed esercito, non impedì alle truppe dello zar di schiacciare i ribelli e di procedere a una repressione ancor più dura delle precedenti. Ci furono esecuzioni, deportazioni in Siberia, confische, una nuova ondata di emigrazioni. Il russo venne imposto come lingua dell’istruzione e dalla denominazione ufficiale di questi territori sparì persino il nome di Polonia. Questo ennesimo fallimento segnò le coscienze dei polacchi della generazione successiva, polemici nei confronti della mentalità insurrezionista romantica. Essi si concentrarono su azioni di minore portata, sulla costruzione di una società civile attraverso l’istruzione e lo sviluppo economico. Si dedicarono insomma all’edificazione delle basi di una conquista dell’indipendenza non improvvisa e armata, bensì graduale e in un futuro imprecisato.

Lo scoppio della Grande Guerra nel 1914 offrì una nuova chance di libertà. Il conflitto sul fronte occidentale e la rivoluzione in Russia (i bolscevichi annullarono i trattati di spartizione il 7 agosto 1918) furono sfruttati dagli indipendentisti, tra i quali Józef Piłsudski. Il Consiglio di reggenza proclamò l’indipendenza il 7 novembre 1918 e l’11 fu affidata a Piłsudski la guida del paese. Quest’ultima data viene festeggiata come giorno dell’indipendenza dal 1937.

I tempi difficili non finirono qui e altre battaglie dovettero essere combattute (la guerra polacco-bolscevica, le insurrezioni in Grande Polonia e Slasia). Il risultato fu la creazione di uno Stato che contava 27 milioni di abitanti e una superficie di 390.000 chilometri quadrati (quasi la metà della Polonia prima delle spartizioni).

Polonia Oggi: Una pilota polacca tra le vittime della tragedia di Leicester

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La polizia britannica ha rivelato l’identità delle altre vittime della tragedia avvenuta sabato scorso a Leicester. Nello schianto di un elicottero, oltre al miliardario thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, presidente del Leicester City, la locale squadra di calcio, hanno perso la vita altre quattro persone. Tra di loro c’è la polacca Izabela Lechowicz, 46enne pilota e istruttrice di volo. Lechowicz e il compagno Eric Swaffer erano rispettivamente secondo e primo pilota a bordo del velivolo. Grazie alla sua esperienza e prontezza Swaffer ha compiuto manovre per impedire che l’elicottero si schiantasse sullo stadio facendo molte vittime tra gli astanti. Izabela Lechowicz era stata intervistata recentemente presso l’ambasciata polacca a Londra nell’ambito di #Polka100, progetto che mira a presentare la storia di donne polacche eccezionali, che ispirano la società polacca nel Regno Unito.

sportowefakty.wp.pl

Polonia Oggi: E’ morto il pittore Edward Dwurnik

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Ieri mattina a Varsavia è morto Edward Dwurnik, pittore e grafico tra i maggiori artisti polacchi d’arte contemporanea. Dwurnik è autore di circa 5 mila dipinti e 10 mila disegni, una produzione copiosa che gli ha garantito fama di artista frenetico. “Al mattino mi alzo e dipingo. Non devo fare altro e non sono capace di fare altro. Sono un operaio dell’arte”, diceva in un incontro. Dwurnik nacque nel 1943 a Radzymin e studiò pittura e scultura all’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Elesse a suo maestro Nikifora, celebre pittore autodidatta. Il ciclo pittorico “Podróże autostopem” (Viaggi in autostop, ndr), che Dwurnik iniziò nel 1966 e che continuò fino agli ultimi anni di vita, è quello che gli ha tributato la maggiore fama. I suoi lavori sono caratterizzati da un connubio tra realismo e simbolismo e da un umorismo amaro. Nei suoi dipinti si riflettono le trasformazioni politiche e sociali in Polonia, il totalitarismo, le repressioni in URSS, le violenze della polizia. Uno dei temi a lui più cari è stata la città di Varsavia.

pap.pl

Polonia Oggi: Spreco di cibo, la Polonia tra i paesi meno virtuosi

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I polacchi sprecano ogni anno 235 kg di cibo a testa, collocandosi al 5° posto in UE. Questo è quanto reso noto dalla società di consulenza Deloitte, secondo la quale in Polonia vengono sprecati annualmente 9 milioni di tonnellate di cibo. Proprio ieri l’ONU celebrava la giornata mondiale dell’alimentazione, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi legati all’alimentazione, alla fame nel mondo, alla povertà. “Ad oggi ci sono ancora 2 miliardi di persone che soffrono di malnutrizione. Nei paesi sviluppati, tra i quali rientra la Polonia, il dibattito attuale ruota intorno alla quantità di cibo che viene sprecata”, ha detto Irena Pichola, a capo del gruppo Sustainability Consulting Central Europe, partner di Deloitte. Il parlamento polacco sta lavorando a una proposta di legge per la prevenzione degli sprechi. La proposta prevede che gli esercizi commerciali con una superficie di almeno 250 metri quadrati e i cui ricavi siano per almeno il 50% derivanti dalla vendita di prodotti alimentari debbano sottoscrivere accordi con le ONG che raccolgono i prodotti alimentari invenduti per destinarli ai meno abbienti.

pap.pl

Polonia Oggi: FMI, bene la crescita polacca ma la congiuntura positiva è finita

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Christine Lagarde, managing director of the International Monetary Fund (IMF), speaks during the International Economic Forum Of The Americas conference in Toronto, Ontario, Canada, on Monday, Sept. 12, 2016. The Toronto Global Forum is an international conference fostering dialogue on national and global issues while bringing together heads of states, central bank governors, ministers and economic decision makers. Photographer: James MacDonald/Bloomberg

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Il Fondo monetario internazionale (FMI) pone la crescita del PIL polacco al 4,4% quest’anno, ma ritiene che l’apogeo della congiuntura economica positiva in Polonia sia ormai passato e ha abbassato la prognosi di crescita nel 2019 al 3,5%. Sposta invece dal 2% al 2,8% l’inflazione media annua e dunque il ritmo di innalzamento dei prezzi. Per quanto riguarda la disoccupazione, l’FMI la colloca al 4% quest’anno rispetto al 4,9% del 2017, con un lieve aumento nel 2019 fino al 4,1%. La revisione al rialzo delle stime di crescita del PIL polacco nel 2018 – ad aprile l’FMI lo poneva al 4,1% – si collocano sullo sfondo di una prospettiva di crescita globale che è in peggioramento. La crescita mondiale l’anno prossimo toccherà quota 3,7% (-0,2% rispetto alle precedenti stime).

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Stanisław Dziekoński, aprirsi agli altri invece di circondarsi di beni superflui

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Gli anni passati in Italia, a Maletto in Sicilia e poi a Motta Visconti in Lombardia, hanno lasciato un segno indele­bile nella vita e nell’azione di Stanisław Dziekoński, rettore dell’Università Cardinale Stefan Wyszyński, ateneo che vanta intense relazioni scientifiche e di interscambio studentesco con il Bel Paese.

“Sono andato a Maletto, piccolo comune a 60 km da Catania, per imparare l’italiano. Ero nel pieno dei miei anni di formazione e quella esperienza ha avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita spiri­tuale e culturale. Sono stato accolto in maniera meravigliosa da persone di grande cuore, piene di energia posi­tiva e aperte verso il prossimo. Arri­vavo da un paese all’epoca conside­rato “povero” ma nessuno mi ha mai fatto sentire estraneo o mi ha messo in secondo piano, anzi era come se fossi nato e cresciuto lì. Poi sono stato trasferito a Motta Visconti in Lombardia, dove ho iniziato la mia azione pastorale. Per tante cose era come essere finito in un altro mondo rispetto a Maletto. Mi dice­vano “ndom in cies”, io li guardavo perplesso perché “cies” mi suo­nava come “jazz” e pensavo ma che c’entra il jazz? Poi finalmente ho capito che significava “andiamo in Chiesa”. Ho provato di per­sona quanto l’Italia sia ricca di diversità anche se gli italiani di ogni regione sono accomunati dall’essere un popolo aperto, generoso e spirituale. Una spiritualità che secondo me gli italiani hanno nel DNA, anche chi non è religioso partecipa spesso con grande tra­sporto agli appuntamenti della tradizione come ad esempio l’incre­dibile processione di barche sul fiume Ticino per la Festa dell’As­sunta. Una spiritualità unita alla capacità di vivere in comunità.”

Italia e Polonia sono notoriamente connesse da antiche rela­zioni culturali e religiose ma, soprattutto queste ultime, decli­nate in modo diverso.

Si dice “Polonia semper fidelis” citazione che fa intendere quanto lo scambio culturale italo-polacco corra da secoli sul filo del cat­tolicesimo, la Polonia era il bastione della chiesa romana nella dif­ficile area del Nord Europa. Questo porta anche ad un diverso approccio verso i precetti della Chiesa che se in Italia sono sug­gerimenti in Polonia sono Vangelo, ovvero una verità diretta che prendiamo senza filtri. Per questo a volte i polacchi sono definiti più papisti del Papa.

A proposito durante le Giornate della Gioventù, svoltesi l’anno scorso a Cracovia, alcuni media sollevavano dubbi sull’amore dei polacchi verso Papa Francesco.

Innanzi tutto va detto che prima delle Giornate della Gioventù in tanti pensavano che sarebbe stata una catastrofe organizzativa. E questo ha seminato un clima di incertezza che ha spinto alcuni a dire che sarebbe stato meglio rinunciare all’evento anche per un possibile rischio di attentati. Invece i fatti, ovvero l’enorme suc­cesso delle Giornate cracoviane, hanno smentito queste paure e hanno mostrato al mondo una Polonia ospitale, moderna, attrez­zata. È stata una meravigliosa occasione di arricchimento per tutti quelli che vi hanno partecipato e di conseguenza per Cracovia e per tantissimi polacchi. Papa Francesco ha mostrato un approccio verso i giovani completamente diverso rispetto a Benedetto XVI e il suo modo di rapportarsi può essere stato scioccante per una parte dell’opinione pubblica polacca. È chiaro che Papa France­sco vuole comunicare con forza, senza mezzi termini, che dottrina e forma non bastano, ci vuole la sostanza. Non basta dire sono cat­tolico e andare a Messa, ma bisogna esserlo nella quotidianità. Ed essere cattolico oggi significa riscoprire il vero significato del Van­gelo: l’amore, l’andare verso la gente, aprirsi a chi è respinto dal sistema. I media poi non devono fare l’errore di contrapporre Fran­cesco a Wojtyla, perché si tratta di due epoche diverse e in coe­renza a questa distanza storica il messaggio apostolico e il ruolo dei due papi è stato doverosamente diverso. Nella Polonia comu­nista tanti erano perseguitati per le loro idee e la loro fede, in quel momento Wojtyla oltre ad essere la guida religiosa era il difensore del popolo polacco, un padre della patria.

Dopo mezzo secolo di guerra fredda oggi siamo tutti nell’U­nione Europea che però da tempo è al centro di un profondo dibattuto riguardo l’identità del Vecchio Continente e le sue prospettive, anche alla luce del fenomeno migratorio.

Io credo che l’Europa oggi abbia fame di spiritualità, ovvero di valori condivisi che diano senso alla nostra esistenza e questa esi­genza la si riscontra ovunque dalla vita quotidiana – in cui si cerca di colmare il vuoto spirituale con beni materiali superflui – fino alla scuola dove gli insegnanti non sono più visti come figure impor­tanti che aiutano la crescita dei giovani. In Europa oggi l’ateismo è la regola, la religione è vista come ostacolo, come nemico dello sviluppo mentre invece coltivare la spiritualità spinge le persone ad aiutarsi, ad avere un canone di vita cui ispirarsi, dei ruoli e delle regole che contribuiscono a far crescere meglio la comunità in cui viviamo. Il vuoto di spiritualità lo si vede nella ricerca continua di soddisfazioni materiali, di una felicità fatta di cose e non di condivi­sione con altre persone. Nel denunciare questa situazione europea Papa Francesco è sempre molto efficace attraverso i suoi richiami alla sensibilizzazione verso l’altro. In questa realtà il tema migra­torio porta una ulteriore complessità. È chiaro che non possiamo rinunciare a prenderci cura di chi è in stato di necessità ma proprio per questo dobbiamo pensare a quale sia, al di là dell’emergenza, la via migliore per aiutare le persone che lasciano tutto per cercare un lavoro in Europa. Siamo sicuri che non preferirebbero avere una vita dignitosa nel loro paese, con le loro famiglie? Siamo sicuri che accettiamo l’immigrazione per carità e non perché sono economi­camente utili ai nostri sistemi produttivi? Non sarebbe più umano dare loro le tecnologie necessarie a sviluppare i loro paesi invece di proporre le tecnologie solo come merce che quei paesi non possono acquistare? L’immigrazione è un tema complesso e molto politico, preferisco affrontarlo ponendo domande che magari aiu­tano ad intravvedere le responsabilità di una economia senza valori dietro questo problema mondiale. Intanto all’università Wyszyński nel nostro piccolo cerchiamo di portare un contributo accogliendo ogni anno decine di studenti provenienti dai paesi più martoriati da guerre e povertà. Studenti che noi educhiamo e manteniamo in tutto e per tutto e che poi fanno ritorno nei loro paesi arric­chiti di una preparazione universitaria e di una esperienza all’estero che crediamo possa dargli qualche strumento in più per diventare motore di cambiamento nei loro paesi.

E nella moderna università Wyszyński, frequentata da ben 12 mila studenti, si continuano a sviluppare nuove collaborazioni proprio con l’Italia.

La novità è l’apertura della facoltà di Medicina in collaborazione scientifica con l’ospedale romano Policlinico Gemelli, ma la gran parte dei nostri undici dipartimenti ha collaborazioni a livello didat­tico e di interscambio studentesco con altrettante facoltà italiane, in particolare con le università di Firenze, Roma e Bari.

Alla fine l’Italia torna sempre protagonista nella sua vita.

Gli italiani mi hanno dato molto, ho imparato quanto importante sia cercare di costruire una quotidianità di relazioni e scambi, di fratellanza e amicizia. Ricordo con grande piacere la vita semplice e autentica di Motta Visconti, dopo la Messa si andava a bere insieme con i parrocchiani, e non si stupivano affatto di incontrarmi vestito sportivo quando andavo ad allenarmi con la bicicletta. Ecco questo è un aspetto degli italiani che amo moltissimo, la capacità di sdrammatizzare, di trasformare un contrattempo in una oppor­tunità per vedere la vita sotto un altro aspetto. Se qualcuno arriva in ritardo non è un dramma perché c’è un senso della vita più pro­fondo e esistenziale, c’è una maggiore disponibilità ad accettare quello che la vita ti dà. E se perdono un aereo dicono “è la vita”, e non è detto che per forza un inconveniente sia portatore di nega­tività. Il loro modo di vivere è bellissimo e salutare per la psiche, c’è una maggiore accettazione ed elasticità e poi si impegnano profondamente nell’aiutare il prossimo. Ho incontrato tanti italiani, anche molto benestanti, che il fine settimana invece che andarsi a divertire si dedicavano ad aiutare gli altri e lo facevano con pia­cere senza farlo pesare. Forse è anche per questa umanità e spiri­tualità, oltreché per le ben note bellezze del Paese, che quando i polacchi parlano dei paesi in cui hanno viaggiato dicono: “sì belli… ma… l’Italia…” e sul volto si dipinge un’espressione di felicità mista a nostalgia per una cultura che ci rassicura e a cui noi polacchi sen­tiamo d’appartenere.

Polonia Oggi: A Danzica una scuola in un centro commerciale

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L’Akademia Dobrej Edukacji (ADE) di Danzica collaborerà con il centro commerciale Alfa Centrum, che metterà a disposizione delle sue scuole una parte dei propri locali. E’ la prima cooperazione di questo genere in Polonia. Il presidente del consiglio d’amministrazione dell’ADE, Katarzyna Hall, ha spiegato che fino all’anno scorso i loro studenti condividevano gli spazi della scuola pubblica, ma l’aumento del numero degli allievi li ha costretti a cercare una nuova localizzazione. Agli 81 studenti che frequentano questa scuola privata sono state fatte tre distinte proposte e ha prevalso quella del centro commerciale.

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