Slide
Slide
Slide
banner Gazzetta Italia_1068x155
Bottegas_baner
baner_big
Studio_SE_1068x155 ver 2
LODY_GAZETTA_ITALIA_BANER_1068x155_v2
ADALBERTS gazetta italia 1066x155

Home Blog Page 207

Una spedizione polacca cerca la vetta del K2 in inverno

0

Una delle cose che sicuramente unisce polacchi e italiani è la passione per l’arrampicata in alta montagna, nello specifico per l’alpinismo e l’alpinismo himalayano. Sportivi di entrambi i paesi hanno scritto pagine indimenticabili della storia di questa disciplina. Tra i più noti ci sono Reinhold Messner, Walter Bonatti, Simone Moro, Jerzy Kukuczka, Krzysztof Wielecki, Wanda Rutkiewicz.

Questo mondo è stato recentemente al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica in Polonia e all’estero per due motivi: da un lato, la tragica vicenda sul Nanga Parbat (la nona montagna più alta sulla Terra) che ha coinvolto la francese Elizabeth Revol e il polacco Tomasz Mackiewicz; dall’altro, la spedizione polacca che vuole conquistare la vetta del K2 (la seconda montagna più alta della Terra dopo l’Everest) nel periodo invernale, un’impresa che nessuno al mondo è riuscito a realizzare finora.

Gli alpinisti Revol e Mackiewicz hanno raggiunto la cima del Nanga Parbat il 25 gennaio, ma si sono trovati in difficoltà nel corso della discesa. In particolare, Mackiewicz aveva dato segni di problemi fisici già nei giorni precedenti e, oltretutto, è stato colto da cecità. I soccorsi che si sono svolti tra il 27 e il 28 gennaio sono stati seguiti in Polonia con grande trepidazione. Quattro scalatori polacchi che fanno parte della spedizione sul K2 – Jarosław Botor, Piotr Tomala, Denis Urubko e Adam Bielecki – hanno deciso di abbandonare temporaneamente la loro base per soccorrere i due alpinisti in crisi. I soccorritori hanno raggiunto in elicottero il Nanga Parbat a quota 4900 metri e lì si sono divisi i compiti. Botor, il medico, e Tomala sono rimasti per preparare la base, mentre Urubko e Bielecki hanno iniziato una scalata lunga sette ore per raggiungere i due alpinisti in difficoltà. Un’impresa pazzesca.

A 6100 metri per fortuna hanno intercettato l’alpinista francese, le cui pessime condizioni fisiche hanno costretto Denis Urubko e Adam Bielecki a intraprendere la discesa per raggiungere i due colleghi alla base e fornire le necessarie cure alla Revol. Nel frattempo si è verificato un drastico peggioramento del tempo atmosferico, che ha impedito ai due di risalire per recuperare l’amico. Tomas Mackiewicz, che si trovava a 7200 metri sul Nanga Parbat, purtroppo è rimasto sulla “sua” montagna, dove nel 1970 perse la vita anche Günther Messner, fratello di Reinhold. Mackiewicz ha tentato sette volte di raggiungere la vetta del Nanga Parbat (8126 metri) in inverno: questa volta ci è riuscito, ma gli è costato la vita.

Elizabeth Revol è già rientrata in Francia, è attualmente in ospedale dove è in via di guargione, anche se rischia l’amputazione di alcune dita della mano. Gli alpinisti polacchi che stanno partecipando alla spedizione per raggiungere il K2 sono tornati alla loro base, ad eccezione di Jarek Tomala, che è rientrato in Polonia per motivi familiari. La squadra sta lottando per conquistare l’ultimo ottomila, la cui vetta sin qui non è mai stata raggiunta in inverno. I ragazzi hanno tempo fino al 20 marzo per completare la missione. Presto si saprà l’esito della spedizione, con la speranza che non ci siano altre vittime. Incrociamo le dita.

 

Fot. Screen/Instagram Adam Bielecki

La seconda edizione della Borsa Vini italiani a Varsavia

0

L’Ufficio ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) di Varsavia organizzerà l’8 febbraio nella capitale polacca la seconda edizione della “Borsa Vini Italiani”. L’evento vedrà la partecipazione di 32 aziende provenienti da tutte le regioni d’Italia, che presenteranno le loro produzioni ad un’ampia platea di importatori, ristoratori e giornalisti polacchi selezionati dall’ICE.

L’Italia si conferma anche nel 2017 il principale fornitore di vini della Polonia, in un contesto di crescita generalizzata del mercato, che ha visto aumentare gli acquisti dall’estero nel corso degli ultimi 5 anni: si è passati dai 200 milioni di euro del 2013 agli attuali 280. Di questo trend di mercato hanno beneficiato anche le vendite di vino italiano, passate dai 31,8 milioni di euro del 2013 agli attuali 53,3 milioni di euro. Ciò significa che in quattro anni si è registrato un aumento di circa il 70%.

Nel corso della giornata di incontri, che si terrà presso lo Sheraton Hotel di Varsavia, saranno organizzate anche due degustazioni, in collaborazione con l’Associazione dei Sommelier polacchi, che, oltre ad allietare il palato, serviranno per descrivere le caratteristiche dei principali vitigni autoctoni italiani.

Gli ultimi due anni hanno visto in Polonia anche un notevole incremento delle importazioni di vini italiani prodotti dai nostri vitigni “autoctoni”, come ad esempio il Primitivo. Clamoroso anche il successo di spumanti e vini frizzanti, quasi triplicati, di cui hanno beneficiato le nostre vendite in loco. Positivo, ma meno spettacolare, l’andamento delle nostre vendite anche per quanto riguarda i vini bianchi e rossi.

La “Borsa Vini” organizzata dall’ICE si inquadra in uno sforzo promozionale particolarmente intenso che ha come oggetto il mercato polacco. Il mese prossimo, infatti, sarà organizzato anche un workshop sui prodotti agro-alimentari delle Regioni del Sud Italia.

 

Contatti:

Agenzia ICE – Ufficio di Varsavia

ul. Marszałkowska 72
00-545 Warszawa
Tel: +48 22 6280243
varsavia@ice.it

Mostra sull’Esercito di Terracotta dell’imperatore Qin a Stalowa Wola

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Domenica è stata inaugurata al Museo Regionale di Stalowa Wola (Precarpazia) la splendida mostra Chińska Armia Terakotowa Cesarza Qin dedicata all’esercito di soldati di terracotta posti a guardia della tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang. Il capolavoro, ormai noto anche come ottava meraviglia del mondo, è stato proclamato Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1987. “L’esposizione è un’occasione perfetta per far conoscere una delle più antiche civiltà del mondo, le sue conquiste e soprattutto la storia del primo imperatore della Cina e della sua affascinante armata di terracotta”, ha dichiarato Beata Trybuła, che al museo svolge la funzione di educatore. Trybuła ha poi assicurato che tutte le 40 repliche di guerrieri esposte alla mostra, inclusa quella dell’imperatore, sono fedelissime riproduzioni degli originali, conservati nel Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi’an. La peculiarità dell’opera è che ogni statua è diversa l’una dall’altra. Interessante è anche il fatto che i guerrieri erano dotati di armi vere. Trybuła ha sottolineato che il loro ritrovamento è stato uno dei più grandi eventi archeologici del XX secolo. Finora sono state riportate alla luce quasi 8 mila statue. Secondo gli esperti, alla costruzione della tomba imperiale e del suo esercito di terracotta hanno lavorato circa 700 mila persone. È probabile che gli scultori, architetti e artigiani che hanno lavorato alla creazione del mausoleo vi siano anche stati sepolti. Infine Trybuła ha ricordato l’imperatore Qin Shi Huanga ha iniziato la costruzione della Grande muraglia cinese, ha uniformato il sistema di pesi e misure e dei caratteri cinesi e ha unificato la Cina antica, dando origine allo Stato cinese moderno. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 27 marzo.

L’informazione e la foto provengono da: http://pap.pl

Quattro italiani a Rzeszów

0

La nostra Karolina Romanow è stata a Rzeszów, capoluogo del voivodato della Precarpazia in Polonia sud-orientale, dove ha incontrato quattro italiani che si sono stabiliti nelle città polacca. Con loro ha parlato della realtà di questo paese, di Rzeszów stessa e di quello che i polacchi e gli italiani possono imparare gli uni dagli altri. Le persone che Karolina ha conosciuto descrivono la Polonia come affascinante, attaccata ai propri valori, da scoprire e con un gran potenziale. La storia di questi italiani è diversa l’una dall’altra, ma ugualmente coinvolgente. Dai loro racconti emerge un’immagine interessante di Rzeszów, che sta diventando una nuova destinazione per gli emigranti europei. Ecco le loro storie.

 

“Creare una cultura del vino permette ai giovani di cambiare il modo di affrontare le serate”

Massimiliano proviene da Modena e si è trasferito a Rzeszów poco più di due anni fa insieme alla sua compagna polacca, che ha conosciuto a Brescia. “La sorella di Halina ci ha proposto di prendere in affitto questo locale e, visto che abbiamo già avuto esperienza nel settore, abbiamo deciso di aprire un’enoteca”, racconta Massimiliano quando ci incontriamo presso “Italia da bere”, il locale che ha in gestione. Il posto mi fa pensare alle animate vinerie italiane e mi chiedo quanto Massimiliano sia riuscito ad introdurre la cultura del vino qui a Rzeszów. “All’inizio abbiamo fatto un po’ di fatica”, ammette, “abbiamo dovuto introdurre gli antipasti e gli stuzzichini per attirare i polacchi”. Ed ora? Max afferma che i giovani di Rzeszów apprezzano sempre di più le serate accompagnate dal vino, partecipano alle degustazioni organizzate e le ragazze si rilassano sempre più volentieri con un bicchiere di vino bianco, di solito semidolce, che secondo Max è quello preferito dei polacchi. Gli chiedo dei primi mesi dopo l’apertura della vineria: lui fa un sospiro e racconta le prime difficoltà con i polacchi, che all’inizio si sono dimostrati poco convinti e poco disponibili a collaborare. “All’inizio non credono che tu sia qui per viverci e costruire qualcosa di stabile. Devi costruirti una credibilità con le persone e creare un rapporto di stima e di fiducia”, racconta Massimiliano. Per cercare di creare un bel rapporto di amicizia con loro, mandava messaggi ai clienti, invitandoli agli eventi organizzati dalla vineria. Per costruire un rapporto di fiducia ci è voluto un anno! Però, come sottolinea Max, ne è valsa la pena. Ora può gioire grazie a un fidato gruppo di collaboratori e di clienti fedeli. I polacchi sono dipinti da Massimiliano come pragmatici e conservatori, bravi a sviluppare la città e la qualità della vita attraverso i fondi europei. E Rzeszów? Pulita, ben curata e… sicura. “Il senso di sicurezza che hai quando rientri a casa di sera o tardi la notte per me è impagabile”, dice; a questo punto gli chiedo se pensa di tornare un giorno in Italia. Lui allarga le braccia come per dire ‘chi lo sa?’ e risponde: “Sinceramente, se il locale continua a crescere, visto che mi trovo bene, posso restare a Rzeszów senza problemi. Inoltre, considerando che il volo da Cracovia dura un’ora e mezza… la distanza non è un problema”.

 

Rzeszów? Una piccola bomboniera!

Guglielmo, tenore di un paesino di provincia di Treviso, è venuto in Polonia la prima volta poco dopo la caduta del muro di Berlino. “In quel periodo si pensava di entrare in un paese fuori dal mondo, la famosa frontiera dell’est. Per me anche il solo fatto di uscire dai confini italiani era una novità”, racconta. Nel capoluogo della Precarpazia si è stabilito 6 anni fa e da 16 anni è in una felice relazione con una polacca di origini locali. Quando tocco l’argomento della vita quotidiana di Rzeszów, Guglielmo definisce la città una “piccola bomboniera, pulita e poco caotica” e subito fa riferimento al lavoro continuato, definendolo un toccasana. E la famosa pausa pranzo italiana? “Mezza giornata buttata via!” “Però almeno con lo stomaco pieno”, rispondo io e ci ridiamo sopra. Cos’altro? La puntualità è una caratteristica dei polacchi che il tenore apprezza molto. “Se si scrive che si comincia alle 20, si comincia alle 20, non certo alle 20.30 o addirittura alle 21 come si fa di solito in Italia”. Guglielmo ha creato insieme ad alcuni amici polacchi un’associazione di Italiani in Polonia, chiamata “Papavero”. “Come i papaveri di Montecassino”, sottolinea Guglielmo, facendo riferimento ad un luogo di grande importanza per i polacchi. L’associazione è appena nata e sta cercando di organizzare un evento di ritrovo per gli italiani e i polacchi che vivono nella zona di Rzeszów e per le persone interessate alla lingua ed alla cultura italiane. “Come valuti il pubblico polacco che ascolta l’opera?”, chiedo incuriosita: “La maggioranza del pubblico polacco non conosce l’opera, non dico quella italiana, ma l’opera in generale. Purtroppo l’opera è considerata come uno spettacolo, dove la gente si deve divertire, cosa che ovviamente non è”, risponde, aggiungendo che diversi eventi sono stati ridotti a una sorta di cabaret. Guglielmo sottolinea che le cose vanno meglio per un artista che riesce ad adeguarsi alle aspettative locali, che spesso contrastano con la natura dell’opera. “Questo però non ha senso, no? (…) l’opera è molto di più di un divertente ‘tralalà’, è l’abilità di mostrare, tramite i suoni, il carattere del personaggio. L’opera è come un film, un film cantato, in cui gli artisti devono esprimere dei sentimenti da trasmettere agli spettatori”.

 

Un’altra vita!

Antonio, nato a Potenza ma vissuto 50 anni a Milano, si è trasferito cinque anni fa a Rzeszów, anche se inizialmente stava per stabilirsi a Stalowa Wola, città natale della moglie. “Quando ho scoperto Rzeszów, non ho avuto dubbi sulla scelta. Il capoluogo della Precarpazia è una città con alta qualità di vita ed ambita sia da polacchi che da stranieri. Basta leggere i dati del suo incremento urbano: dal dopoguerra ad oggi, la popolazione è quasi decuplicata! E poi cosa dire delle dolci colline precarpazie rispetto alle nostre noiose pianure padane? E le salutari passeggiate nei boschi?  E le sgroppate in bici o a cavallo? Insomma, è un’altra vita!”, racconta. Per Antonio, Rzeszów è un posto dove dedicarsi alle letture e stare più vicino alla natura. Il trasferimento in Polonia costituisce il passaggio ad una pensione meritata, il momento in cui, come sottolinea lui stesso, può “condurre una vita più tranquilla e meno frenetica rispetto a quella italiana”, quando lavorava per una nota casa editrice italiana e poi per la SIAE. Chiedo ad Antonio quali tratti italiani aggiungerebbe ai polacchi. “Il sorriso e la voglia di vivere con gioia ed allegria”, risponde subito. “E gli italiani? Cosa potrebbero imparare dai polacchi?” La risposta arriva subito: “disciplina, discrezione e rispetto delle regole, che da noi scarseggiano!”

 

“Un tempo, qui a Rzeszów, ero un personaggio!”

Con Cristian, lombardo, mi incontro al Ristorante Sicilia, nel Rynek, uno dei posti d’incontro degli italiani che vivono in zona. “Puro caso”, risponde lui alla mia domanda su come sia nata l’idea di stabilirsi proprio nel capoluogo della Precarpazia, “avevo degli amici a Mielec e Rzeszów mi è piaciuta subito. Non c’è delinquenza, la gente è socievole. E poi la vita costa poco, ci sono meno tasse”. Cristian è venuto la prima volta a Rzeszów nel 2013, per una settimana, già con l’intenzione di avviare un’attività. La decisione definitiva l’ha presa nel 2015 quando ha aperto con un socio la pizzeria “Farina” presso Nowy Świat, in via Krakowska. Dopo un breve periodo passato in Italia, Cristian sta per aprire un altro locale al Politecnico in viale Powstańców Warszawy. Di solito, tra gli italiani, si incontrano in sei, proprio nella piazza principale, tra Ristorante Sicilia e Italia da bere. “Ovviamente, essendo stranieri, siamo ospiti e dobbiamo cercare di comportarci bene”, aggiunge. Gli chiedo della vita sociale, fa un sorriso e subito risponde: “sono uno da discoteca, qui i locali notturni li conosco tutti. C’era un tempo in cui ero un personaggio qui a Rzeszów!”

La street art di SEIKON a Catania e Bologna

0

Un po’ di tempo fa i riflettori di tutto il mondo sono stati puntati sulla scena street del Bel Paese quando Blu, il Banksy italiano, ha cancellato per sempre le sue magnifiche opere dai muri di Bologna dopo che l’istituzione museale Genus Bononiae aveva iniziato a staccare vari murales per esibirli in una mostra sulla street art a Palazzo Pepoli. Fortunatamente il mondo dell’arte nata e creata in strada non è costellato solo da tristi episodi come questo, anzi, sempre più paesaggi urbani in tutta la penisola vengono riqualificati e resi unici dalle abili mani di questi artisti, diventando così teatro di numerosi festival di richiamo internazionale.

VIAVAI project nel Salento, ALT!rove a Catanzaro, Cheap a Bologna, FestiWall a Ragusa, Outdoor a Roma, Subsidenze a Ravenna, solo per citarne alcuni. Ma la rassegna che più di tutte ha attirato la nostra attenzione è Emergence a Giardini Naxos (ME), che nel 2017 ha ospitato per la seconda volta SEIKON, artista originario di Gdynia, città ormai punto di riferimento dell’Arte Pubblica polacca.

Nell’edizione passata il festival è tornato a Catania per il progetto AMT ART Project a cura di Giuseppe Stagnitta, che grazie al contributo di artisti nazionali e internazionali ha portato alla riqualificazione degli spazi dimessi in Via Plebiscito un tempo utilizzati come rimessa degli autobus di linea dall’azienda metropolitana trasporti della città etnea.

Qui Robert Seikon, in arte SEIKON, classe 1987, ha letteralmente trasformato la superficie dell’edificio che gli è stato assegnato con la sola forza di linee e colori. Anche se di piccole dimensioni, l’opera è di grande impatto: la combinazione di forme geometriche crea suggestive illusioni di profondità nonché un dialogo armonico con gli elementi architettonici già esistenti, quali porte e finestre, mentre l’alternarsi cromatico di blu, nero e giallo ocra si inserisce perfettamente nell’ambiente circostante, in un perfetto equilibrio con il blu del cielo catanese e il cemento grigio della strada.

Ma questo suo recente intervento non è stato il primo in terra sicula. Già quattro anni fa, e sempre in occasione del festival Emergence, SEIKON aveva realizzato un grande muro a Giardini Naxos: ancora una volta aveva deciso di ricorrere a pattern di forme geometriche e astratte, che pur nella loro bidimensionalità, finivano per avere un’apparenza di movimento e volume. Anche in questo caso l’uso del colore è stato camaleontico, perché la scelta delle tinte sul nero e il marrone, sebbene con dettagli in rosa e azzurro, ben si sposava con le sfumature e l’atmosfera della location.

Il 2014 ha visto SEIKON lavorare anche in un’altra città italiana, Bologna. Nel capoluogo emiliano da luglio a settembre le facciate di edifici in quartieri centrali (e non solo) erano state rese uniche dagli interventi site specific dei vari artisti invitati a partecipare al progetto dedicato a questa nuova forma d’arte contemporanea. All’epoca SEIKON era il più giovane interprete ad aver aderito alla rassegna a cielo aperto e in via Scipione dal Ferro (Quartiere San Vitale) ha dato forma a una sequenza di figure geometriche dal sapore grafico, razionale, quasi matematico, che sembrano scorrere lungo la ristretta superficie verticale del palazzo.

È dunque uno stile particolare e ben riconoscibile quello di SEIKON, che fonde pittura e design grafico. In un’intervista per il sito polpettamag.com, sempre attento alle nuove tendenze in fotografia, arte e musica, l’interprete polacco ha raccontato che il suo modo di lavorare è stato influenzato molto dall’architettura, dal Bauhaus e persino da Adobe Illustrator, che ha imparato a usare nel corso dei suoi studi. Laureato all’Accademia di Belle Arti di Danzica, il suo stile si è naturalmente evoluto nel corso del tempo: dal 1999, anno in cui effettivamente è entrato a far parte in modo attivo del mondo dell’arte, è passato dalle lettere fino alle sperimentazioni con forme grafiche e geometriche. «Non mi piace considerare il mio lavoro astratto, perché l’astrazione è qualcosa di soggettivo, qualcuno può considerare il mio lavoro astratto e altri invece no», ha tenuto a precisare l’artista nell’intervista. Appassionato di disegno fin da bambino, si è lasciato coinvolgere dal mondo della street art grazie all’amico e artista Jay-Pop molto tempo prima di entrare in Accademia, come ha rivelato alla redazione del website Electronic Groove.

Oltre alla pittura, SEIKON dà voce alle sue idee attraverso diversi mezzi artistici – ad esempio la scultura – e a forme artistiche composte da luce, suoni e installazioni, come il mapping 3D. Interessante anche la sua recente collaborazione con il laboratorio Musivaria di Udine, che ha presentato alla mostra collettiva “Subsidenze 2017” a Ravenna la trasposizione in mosaico delle opere dell’artista polacco, a testimonianza di come un’arte antica come il mosaico e la street art contemporanea possano convivere in una rara simbiosi di passato, presente e futuro.

Insomma SEIKON è un artista a tutto tondo, estremamente abile persino nel gestire il complicato sistema dell’arte attuale. Non a caso, ha recentemente aperto la sua galleria d’arte privata Punkt, dove è possibile comprare anche online stampe e magliette a prezzi accessibili per tutte le tasche. Da segnalare pure la sua collaborazione con altre gallerie, come la Galeria V9 a Varsavia e la Galerie 42b a Parigi, dove a gennaio si è conclusa la personale “RITE”, in cui il filo conduttore tra le tele esposte è rappresentato dai viaggi compiuti dall’artista negli ultimi due anni.

Per SEIKON il viaggio è la parte del lavoro che conta di più, perché gli permette di scoprire ed esplorare nuove culture, trovando autentiche fonti di ispirazione. Speriamo allora che ben presto torni in Italia, in un momento storico come questo, in cui l’arte nella sua declinazione libera e dinamica qual è la street art si conferma un potente medium capace di unire e stimolare persone, linguaggi e luoghi oltre ogni barriera.

 

La foto proviene dal sito web ufficiale dell’artista: http://www.seikon.pl/seikon,o%20mnie

Si è spento Wojciech Pokora, grande star della TV e del teatro polacco

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Ieri all’età di 83 anni è venuto a mancare il grande Wojciech Pokora. La sua vita e la sua carriera sono sempre state legate alla città di Varsavia: diplomatosi presso la Państwowa Wyższa Szkoła Teatralna della capitale nel 1958, ha lavorato per 26 anni al Teatr Dramatyczny, dove ha recitato in dozzine di ruoli, poi al Teatro Nazionale tra il 1984 e il 1990 e al Teatr Kwadrat dal 1990 al 2001. Il pubblico lo ricorda nei panni di Orazio ne “La scuola delle mogli” di Molière diretto da Jan Świderski e di Harold in “Black Comedy” di Peter Shaffer del 1969. Pokora stesso ha diretto a teatro commedie: diverse volte ha messo in scena con successo le opere di Ray Cooney, uno dei suoi autori più amati. Tuttavia ha raggiunto la massima popolarità come protagonista sul piccolo e grande schermo: negli anni ‘60 e ‘70 è stato uno degli attori preferiti di Stanisław Bareja, che lo ha voluto in molti dei suoi film e produzioni televisive, da “Mąż swojej żony” e “Małżeństwo z rozsądku” fino a “Poszukiwany poszukiwana” , “Nie ma róży bez ognia”, “Brunet wieczorową porą” e “Miś”. Pokora è passato alla storia anche per i ruoli nelle celeberrime serie televisive quali “Alternatywy 4”, “Czterdziestolatek” e “Kariera Nikodema Dyzmy”. Nel 1978 gli è stata conferita la Croce al merito e nel 2013 ha ricevuto la medaglia Gloria Artis. Nel settembre del 2015 è stato pubblicato il suo libro “Z Pokorą przez życie”.

Fonte: http://pap.pl

 

Kurkumina i piperyna: magiczny pył!

0

Kurkumina i piperyna: magiczny pył!

Hindusi już od 5 tysięcy lat dobrze znają korzyści wynikające ze spożycia kurkuminy. Od czasów starożytnych roślina ta była wykorzystywana nie tylko jako przyprawa do potraw, ale także jako barwnik i środek przeciwzapalny.

Jej nazwa pochodzi z języka persko-indyjskiego, a konkretnie od słowa Kour Koum, co oznacza “szafran”, i rzeczywiście, kurkuma znana jest w Indiach także pod nazwą szafran.
W jej długich, owalnych liściach mieszczą się kwiaty ułożone w jodełkę. Z nich wydobywa się kłącza o charakterystycznym żółtym kolorze ochry, które zostają poddane długiemu procesowi gotowania, suszenia i rozdrabniania, w celu uzyskania słynnego “magicznego pyłu”.

Określanie mianem “magicznego” proszku uzyskanego z kurkumy może wydawać się przesadą, ale wcale tak nie jest, jeśli weźmiemy pod uwagę wiele jego korzystnych, leczniczych właściwości, dzięki którym jest on wykorzystywany w tradycyjnej medycynie ajurwedyjskiej oraz chińskiej. Proszek z kurkumy zasługuje na uwagę zwłaszcza ze względu na swoje właściwości:

  1. Przeciwzapalne: redukuje stany zapalne, zwłaszcza stawów.
  2. Oczyszczające: pomaga organizmowi wydalić toksyny.
  3. Wspomagające trawienie (żółciopędne): wspomaga proces produkcji i wydalania żółci, poprawia trawienie. Ze względu na właściwości wiatropędne i przeciwskurczowe, jest wskazany w przypadku wzdęć; ponadto normalizuje pracę jelit. Innymi słowy roślina ta jest cudownym środkiem dla osób cierpiących na problemy trawienne (dyspepsja).
  4.  Przeciwutleniające: jest w stanie przeciwdziałać działaniu wolnych rodników, odpowiedzialnych za proces starzenia i uszkadzania błon komórek, z których składa się z nas organizm.
  5. Przyśpiesza gojenie się ran, ma właściwości uśmierzające i reguluje wydzielanie sebum. Świeże kłącza można stosować na rany, wysypki i ukąszenia owadów, a także do leczenia różnych chorób skóry, takich jak trądzik, łuszczyca i grzybica.
  6. Immunostymulujące: kurkumina stymuluje układ immunologiczny, a także wspomaga walkę z chorobą Crohna oraz z chorobami autoimmunologicznymi.
  7. Przeciwhistaminowe/przeciwalergiczne.
  8. Ochrona układu krążenia: wspomaga prawidłowy przepływ krwi, poprawia krążenie, pomaga regulować poziom cholesterolu i chroni przed zawałem serca.
  9. Przeciwnowotworowe: z pewnością jest to najbardziej zaskakująca właściwość kurkumy. Ta szlachetna roślina rzeczywiście zapobiega występowaniu białaczki i chroni aż przed ośmioma typami raka: okrężnicy i odbytnicy, gruczołu krokowego, jamy ustnej, płuc, wątroby, nerek, skóry i piersi. Teoria ta, przekazywana przez wieki w tradycji ludowej, znalazła potwierdzenie w nowoczesnej medycynie.

Kurkumina jest najważniejszym składnikiem aktywnym i spożycie jej, zawsze powinno być powiązane z zawartą w pieprzu piperyną, która zwiększa jej wchłanianie. Innymi substancjami, które ułatwiają wchłanianie kurkuminy są zielona herbata i oliwa z oliwek.

Najlepiej używać jej jako przyprawy do potraw: nadaje się do przygotowywania tak zwanej masali, czyli mieszanki przypraw, wśród których tą najbardziej rozpoznawalną jest zdecydowanie curry. Kurkuma smakuje idealnie także sama, zwłaszcza wykorzystywana do przygotowywania warzyw, omletów, sosów, jogurtów i świeżych serów, a nawet deserów.

Oprócz tego, zarówno “magiczny pył”, jak i świeże kłącza mogą być wykorzystywane do przygotowywania ziołowych herbat: wystarczy włożyć kurkumę do garnka z wrzącą wodą, dodać soku cytrynowego z odrobiną pieprzu i pić przed posiłkami.

Świeży korzeń najlepiej kupować w małych ilościach i przechowywać w lodówce, ponieważ gdy wysycha, traci swoje właściwości. Proszek można natomiast przechowywać w szklanym pojemniku, z dala od źródeł światła i ciepła.

Zalecana dzienna dawka to dwie łyżeczki. Uwaga dla osób cierpiących z powodu kamieni żółciowych: zalecane jest powstrzymanie się od spożycia kurkumy, ponieważ może ona pogorszyć przebieg choroby!

Aby zwalczyć ból stawów, ból mięśni, zapalenie skóry, trądzik i cellulit, można przygotować olej z kurkumy: wymieszajcie 5 łyżeczek proszku na 100 ml oliwy z oliwek, odstawcie na 7 dni w ciemnej szklanej butelce, a następnie przesączcie. Olej może być stosowany jako środek aromatyzujący do żywności lub jako środek do miejscowego masażu obszarów ciała dotkniętych jedną z wyżej wymienionych dolegliwości.

Bardzo znane jest również „złote mleko”: doskonały napój wzmacniający, wspomagający trawienie i przeciwzapalny. Przygotowuje się go przez gotowanie ½ szklanki wody z ¼ szklanki kurkumy (1 szklanka = 240 ml). Mieszaj aż do powolnego wyschnięcia i zgęstnienia, a następnie przechowuj w lodówce. Aby przygotować filiżankę „złotego mleka”, wymieszajcie ¼ łyżeczki wcześniej przygotowanej mieszanki w jednym kubku mleka (nawet roślinnego) i, jeśli chcecie, możecie dodać także trochę miodu.

Na koniec ciekawostka: kurkuma uznawana jest za przyprawę przynoszącą szczęście, za symbol dobrobytu i pomyślności. Hinduskie panny młode w dniu ślubu wciąż noszą zawieszony na szyi kawałek kurkumy i farbują włosy tym radosnym żółtym pyłem.

www.tizianacremesini.it

Scialla! czyli podręcznik romano DOC

0

Scialla! czyli podręcznik romano DOC

Ile to razy zdarza się, że będąc za granicą jesteśmy mniej lub bardziej żartobliwie przedrzeźniani za nasze typowo włoskie gesty, niejednokrotnie naśladowane przez naszych sympatyków? W tym artykule  odkryjemy jeden z najczęściej używanych w naszym państwie dialektów, obecny zarówno w utworach literackich, jak i produkcjach filmowych, tych starszych i tych aktualnych; język,w którym w najbardziej prosty sposób wypowiada się społeczeństwo, a jednocześnie język wielkich postaci, wśród których najbardziej znani to Alberto Sordi, Nino Manfredi, Carlo Verdone i Aldo Fabrizi, a w przeszłości także Trilussa i Gioacchino Belli. Nie ulega wątpliowości, że miasto, o którym mówię, to oczywiście Rzym. Jest to więc pochwała języka, który był i wciąż jest tym, który najgłębiej zagląda do ludzkich trzewi i  który niesie ze sobą ludzką różnorodność; język o wielu odcieniach, którego nie sposób pomylić z żadnym innym, i który obejmuje zarówno to, co romantyczne, jak i to, co najsurowsze i najbardziej potoczne. Aby uczynić lekturę bardziej żywą, przedstawię wyrażenia, których rzymianie używają na co dzień, tak, byście mogli je zastosować, podążając uważnie za instrukcjami naszego podręcznika.

Co to jest? To podręcznik zawierający rzymskie zwroty i wyrażenia, których można użyć przy różnych okazjach.

Dlaczego warto go używać? Podręcznik okazuje się bardzo przydatny szczególnie wtedy, gdy zatrzymamy się w Rzymie na dłużej  i chcemy  tu ‘’przetrwać”.  Pozwala lepiej zrozumieć sytuację, w której się znaleźliśmy i odpowiednio zareagować. Warto go używać także po to, by zrobić na rzymianach dobre wrażenie.

Ostrzeżenia przed użyciem: należy zdawać sobie sprawę, że każde z tych wyrażeń może zmieniać swoje znaczenie w zależności od sytuacji, kontekstu lub też tonu głosu. W czasie nauki, eksperymentować wyłącznie z rzymianami. Co więcej, nowe zwroty konsultować zawsze z rodowitymi rzymianami.

Działania niepożądane: wystawienie się na pośmiewisko lub inne nieprzyjemności.

Gdzie odnaleźć ową rzymskość? W slangu młodzieżowym, najpopularniejszy termin to na pewno “scialla”. Jego definicja, jaką kilka lat temu przedstawiłam babci, brzmiała “nie martw się”. Odpowiedź bardzo przydatna na ciekawskie pytania dotyczące na przykład egzaminów na uniwersytecie. Typowym miejscem, w którym można poczuć to młodzieżowe “odurzenie” jest Campo de’ Fiori w sobotnią noc, kiedy to plac wypełnia się nastolatkami ze wszystkich dzielnic, którzy “si beccano” na piwo (nieco później dowiecie się, co to znaczy). Campo  de’ Fiori pulsuje rzymskością także za dnia, gdyż mieści się tu jeden z najstarszych w Rzymie targów. Innym takim miejscem jest Testaccio, które wydaje się osobnym miasteczkiem: w ciągu dnia sporo tu młodych ludzi, ponieważ obok starej rzeźni znajduje się wydział architektury uniwersytetu La Sapienza. Ostatnie, choć z pewnością nie pod względem znaczenia, jest Zatybrze. Młodzi, starsi o lasce, pary z dziećmi stają się tutaj jednością. Całkiem niedawno, siedząc wieczorem przy stoliku jednego z lokali, popijałam piwo w towarzystwie przyjaciela. Uliczni muzycy i bardziej komercyjna muzyka docierająca z różnych knajpek; małe stoiska, na których można kupić bardziej lub mniej kosztowną, drewnianą lub nie, biżuterię; ryneczki vintage, których organizacja przypomina salon w prywatnym domu; stragany pełne słodyczy; malarze – wszystko to tworzy niezwykłą atmosferę. Wisienką na torcie, a dla mnie zwyczajnym szaleństwem, nieco mniej dla mojego przyjaciela z Treviso, okazała się kobieta szukająca swojego męża, który zniknął gdzieś z zakupami. Pozostawiam waszej wyobraźni komizm tej scenki, w której padają słowa: “Ao ma tu l’hai visto a quello? Sparisce sempre ma comm ‘è possibbile” [“Widziałeś go może? Zawsze znika, no niemożliwe!”; typowa dla dialektu hiperpoprawność w postaci błędnego użycia dopełnienia dalszego oraz liczne podwojenia głosek – przyp. tłum.].

Pojęcia w słowniku:

Fare sega” to nowoczesna wersja używanego kilka pokoleń wcześniej wyrażenia “marinare la scuola”, a więc wagarować. Sulla scia di scialla, czyli w slangu młodzieży, bardzo często używa się słowa “piotta”, które odpowiada kwocie stu euro. Jeśli jesteście zmęczeni, możecie powiedzieć “sto lesso”, “nun me pija”, lub “non m’aregge”, kiedy nie macie ochoty nigdzie wyjść.  Rzymskie “j”, dla początkujących, czyta się jako “gli”. “Te sto a imbruttì” (“zaraz cię oszpecę” – przyp. tłum.), możecie natomiast użyć w odniesienu do kogoś, kto nie wydaje wam się szczególnie sympatyczny i kto was denerwuje. “Bella” nie jest jedynie komplementem, ale także określeniem używanym podczas pożegnania. “Bella pe’ te” oznacza z kolei tyle co “sono contento per te”, czyli “cieszę się z tobą”. “Te rivolto come un calzino” wskazuje, że wyrażacie chęć spoliczkowania lub pobicia kogoś, podobnie jak “mo te parto de capoccia. Tel’appoggio” oznacza natomiast “zgadzam się z tobą”. Jeśli ktoś prosi was o radę, jak coś zrobić, możecie odpowiedzieć “come l’antichi”, czyli tak, jak starożytni. Jeśli chłopak was podrywa, użyje się zwrotu “te sta a batte i pezzi”, natomiast jeśli porzuca – “m’ha accannato”. W przypadku, gdyby nie odwajemnił uczuć w pierwszym podejściu, powiemy “t’ha dato er palo”. “Smella” oznacza natomiast zapach, a więc jeśli ktoś zwróci się do Was słowami “ce sta na smella terrificante” lub  “c’hai l’ascella pezzata”, oznacza to, że powinniście biegiem udać się do domu i jak najszybciej wziąć prysznic! “Inguattare” to z kolei kradzież, powiemy np. “oggi m’hanno inguattato il portafoglio!” , czyli “dzisiaj ukradli mi portfel!”.

Na cifra” to rzymski odpowiednik “molto”, czyli “dużo”. Jeśli chcemy kogoś zaprosić w Rzymie na spotkanie, użyjemy sformułowania “se beccamo?” (jednak powiemy w ten sposób jedynie do przyjaciół; nie próbujcie użyć tego zwrotu w odniesieniu do waszego chłopaka/dziewczyny). Jeśli pytają was, jak podobał się wam film, wystawa lub jak smakował obiad, możecie odpowiedzieć  “da paura!”, “fa viaggià” bądź “ce sta tutto!”.  O samochodzie, który jedzie zbyt szybko, powiemy, że “sta a piottà”. Wyrażenia “S’è fatta na certa” użyjecie,  gdy zrobiło się  ciemno i musicie już iść. Jeśli ktoś zwróci się do was “stai a sgravà”, oznacza to, że musicie wziąć się w garść. Kiedy ktoś was rozczaruje, możecie powiedzieć “m’è calato”, a kiedy zezłości – “mo te sbrocco”. “Fa rate” to natomiast odpowiednik “fa schifo”, a więc określenie czegoś, co nam się bardzo nie podoba.

Organizzazione del Turismo Polacco: la Polonia è aperta, ospitale e sicura

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Nell’intervista per Rzeczpospolita Robert Andrzejczyk, presidente dell’Organizzazione del Turismo Polacco (POT), ha sottolineato che è cambiato il modo in cui viene trattato il settore turistico, valorizzato come una branca dell’economia in cui vale la pena investire. Non a caso, il governo polacco ha aumentato del 23% il budget della POT e le nuove risorse saranno spese in campagne promozionali (88% all’estero e 12% in Polonia). Inoltre numerose società e istituti nazionali si sono detti pronti ad avviare progetti di collaborazione. Nel 2016 la Polonia ha accolto 17,5 milioni di turisti e per quanto riguarda il 2017 si attendono cifre da record (anche se i dati non sono stati ancora resi noti). Al riguardo Andrzejczyk ha ricordato che la società ha promosso varie destinazioni turistiche polacche in Inghilterra, Germania, Francia, Scandinavia, Repubblica Ceca, ma anche in Asia proprio per attirare visitatori da tutto il mondo. Se il 75% dei turisti proviene dai paesi dell’Ue, altrettanto importanti sono i viaggiatori russi, ucraini e asiatici in visita in Polonia. Andrzejczyk ha spiegato che soprattutto i turisti asiatici costituiscono una notevole fonte di guadagni, perché in genere tendono a spendere molto denaro non solo in visite, ma anche shopping e servizi. Al riguardo il presidente di POT ha aggiunto anche che è aumentato il numero di turisti cinesi (35,9%) e israeliani (13,5%), ma anche dei visitatori provenienti da paesi come Giappone, Corea, Canada e Australia (13,2%). Il turismo sanitario sarà pubblicizzato nei paesi scandinavi, in Russia e Ucraina, mentre una campagna separata sarà organizzata negli Emirati Arabi Uniti. Infine la prestigiosa casa editrice Lonely Planet ha inserito la Polonia nella lista delle migliori mete turistiche per il 2018.

Fonte: http://rp.pl

Polonia Oggi: Nuovo parco giochi nell’aeroporto Varsavia-Chopin

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Ieri all’aeroporto Okęcie della capitale è stato aperto al pubblico il nuovo parco giochi per i più piccoli. “Vogliamo garantire ogni comfort a tutti i nostri passeggeri. Dopo i distributori d’acqua e le cabine telefoniche gratis, ora si aggiunge anche un’area riservata ai nostri giovani clienti, dove possono giocare in piena sicurezza”, ha dichiarato Hubert Wojciechowski, direttore Marketing e PR dell’aeroporto. Il parco giochi a due livelli è dedicato al tema dell’aviazione e dell’energia ed è stato costruito grazie alla collaborazione tra l’aeroporto Chopin, la compagnia di bandiera LOT e PGE (Gruppo Polacco dell’Energia). L’ingresso al parco giochi, situato fra i gate 38 e 39 ai terminal delle partenze, è ovviamente gratuito. A febbraio ne verranno aperti altri due.

Fonte: rp.pl