Quattro italiani a Rzeszów

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La nostra Karolina Romanow è stata a Rzeszów, capoluogo del voivodato della Precarpazia in Polonia sud-orientale, dove ha incontrato quattro italiani che si sono stabiliti nelle città polacca. Con loro ha parlato della realtà di questo paese, di Rzeszów stessa e di quello che i polacchi e gli italiani possono imparare gli uni dagli altri. Le persone che Karolina ha conosciuto descrivono la Polonia come affascinante, attaccata ai propri valori, da scoprire e con un gran potenziale. La storia di questi italiani è diversa l’una dall’altra, ma ugualmente coinvolgente. Dai loro racconti emerge un’immagine interessante di Rzeszów, che sta diventando una nuova destinazione per gli emigranti europei. Ecco le loro storie.

 

“Creare una cultura del vino permette ai giovani di cambiare il modo di affrontare le serate”

Massimiliano proviene da Modena e si è trasferito a Rzeszów poco più di due anni fa insieme alla sua compagna polacca, che ha conosciuto a Brescia. “La sorella di Halina ci ha proposto di prendere in affitto questo locale e, visto che abbiamo già avuto esperienza nel settore, abbiamo deciso di aprire un’enoteca”, racconta Massimiliano quando ci incontriamo presso “Italia da bere”, il locale che ha in gestione. Il posto mi fa pensare alle animate vinerie italiane e mi chiedo quanto Massimiliano sia riuscito ad introdurre la cultura del vino qui a Rzeszów. “All’inizio abbiamo fatto un po’ di fatica”, ammette, “abbiamo dovuto introdurre gli antipasti e gli stuzzichini per attirare i polacchi”. Ed ora? Max afferma che i giovani di Rzeszów apprezzano sempre di più le serate accompagnate dal vino, partecipano alle degustazioni organizzate e le ragazze si rilassano sempre più volentieri con un bicchiere di vino bianco, di solito semidolce, che secondo Max è quello preferito dei polacchi. Gli chiedo dei primi mesi dopo l’apertura della vineria: lui fa un sospiro e racconta le prime difficoltà con i polacchi, che all’inizio si sono dimostrati poco convinti e poco disponibili a collaborare. “All’inizio non credono che tu sia qui per viverci e costruire qualcosa di stabile. Devi costruirti una credibilità con le persone e creare un rapporto di stima e di fiducia”, racconta Massimiliano. Per cercare di creare un bel rapporto di amicizia con loro, mandava messaggi ai clienti, invitandoli agli eventi organizzati dalla vineria. Per costruire un rapporto di fiducia ci è voluto un anno! Però, come sottolinea Max, ne è valsa la pena. Ora può gioire grazie a un fidato gruppo di collaboratori e di clienti fedeli. I polacchi sono dipinti da Massimiliano come pragmatici e conservatori, bravi a sviluppare la città e la qualità della vita attraverso i fondi europei. E Rzeszów? Pulita, ben curata e… sicura. “Il senso di sicurezza che hai quando rientri a casa di sera o tardi la notte per me è impagabile”, dice; a questo punto gli chiedo se pensa di tornare un giorno in Italia. Lui allarga le braccia come per dire ‘chi lo sa?’ e risponde: “Sinceramente, se il locale continua a crescere, visto che mi trovo bene, posso restare a Rzeszów senza problemi. Inoltre, considerando che il volo da Cracovia dura un’ora e mezza… la distanza non è un problema”.

 

Rzeszów? Una piccola bomboniera!

Guglielmo, tenore di un paesino di provincia di Treviso, è venuto in Polonia la prima volta poco dopo la caduta del muro di Berlino. “In quel periodo si pensava di entrare in un paese fuori dal mondo, la famosa frontiera dell’est. Per me anche il solo fatto di uscire dai confini italiani era una novità”, racconta. Nel capoluogo della Precarpazia si è stabilito 6 anni fa e da 16 anni è in una felice relazione con una polacca di origini locali. Quando tocco l’argomento della vita quotidiana di Rzeszów, Guglielmo definisce la città una “piccola bomboniera, pulita e poco caotica” e subito fa riferimento al lavoro continuato, definendolo un toccasana. E la famosa pausa pranzo italiana? “Mezza giornata buttata via!” “Però almeno con lo stomaco pieno”, rispondo io e ci ridiamo sopra. Cos’altro? La puntualità è una caratteristica dei polacchi che il tenore apprezza molto. “Se si scrive che si comincia alle 20, si comincia alle 20, non certo alle 20.30 o addirittura alle 21 come si fa di solito in Italia”. Guglielmo ha creato insieme ad alcuni amici polacchi un’associazione di Italiani in Polonia, chiamata “Papavero”. “Come i papaveri di Montecassino”, sottolinea Guglielmo, facendo riferimento ad un luogo di grande importanza per i polacchi. L’associazione è appena nata e sta cercando di organizzare un evento di ritrovo per gli italiani e i polacchi che vivono nella zona di Rzeszów e per le persone interessate alla lingua ed alla cultura italiane. “Come valuti il pubblico polacco che ascolta l’opera?”, chiedo incuriosita: “La maggioranza del pubblico polacco non conosce l’opera, non dico quella italiana, ma l’opera in generale. Purtroppo l’opera è considerata come uno spettacolo, dove la gente si deve divertire, cosa che ovviamente non è”, risponde, aggiungendo che diversi eventi sono stati ridotti a una sorta di cabaret. Guglielmo sottolinea che le cose vanno meglio per un artista che riesce ad adeguarsi alle aspettative locali, che spesso contrastano con la natura dell’opera. “Questo però non ha senso, no? (…) l’opera è molto di più di un divertente ‘tralalà’, è l’abilità di mostrare, tramite i suoni, il carattere del personaggio. L’opera è come un film, un film cantato, in cui gli artisti devono esprimere dei sentimenti da trasmettere agli spettatori”.

 

Un’altra vita!

Antonio, nato a Potenza ma vissuto 50 anni a Milano, si è trasferito cinque anni fa a Rzeszów, anche se inizialmente stava per stabilirsi a Stalowa Wola, città natale della moglie. “Quando ho scoperto Rzeszów, non ho avuto dubbi sulla scelta. Il capoluogo della Precarpazia è una città con alta qualità di vita ed ambita sia da polacchi che da stranieri. Basta leggere i dati del suo incremento urbano: dal dopoguerra ad oggi, la popolazione è quasi decuplicata! E poi cosa dire delle dolci colline precarpazie rispetto alle nostre noiose pianure padane? E le salutari passeggiate nei boschi?  E le sgroppate in bici o a cavallo? Insomma, è un’altra vita!”, racconta. Per Antonio, Rzeszów è un posto dove dedicarsi alle letture e stare più vicino alla natura. Il trasferimento in Polonia costituisce il passaggio ad una pensione meritata, il momento in cui, come sottolinea lui stesso, può “condurre una vita più tranquilla e meno frenetica rispetto a quella italiana”, quando lavorava per una nota casa editrice italiana e poi per la SIAE. Chiedo ad Antonio quali tratti italiani aggiungerebbe ai polacchi. “Il sorriso e la voglia di vivere con gioia ed allegria”, risponde subito. “E gli italiani? Cosa potrebbero imparare dai polacchi?” La risposta arriva subito: “disciplina, discrezione e rispetto delle regole, che da noi scarseggiano!”

 

“Un tempo, qui a Rzeszów, ero un personaggio!”

Con Cristian, lombardo, mi incontro al Ristorante Sicilia, nel Rynek, uno dei posti d’incontro degli italiani che vivono in zona. “Puro caso”, risponde lui alla mia domanda su come sia nata l’idea di stabilirsi proprio nel capoluogo della Precarpazia, “avevo degli amici a Mielec e Rzeszów mi è piaciuta subito. Non c’è delinquenza, la gente è socievole. E poi la vita costa poco, ci sono meno tasse”. Cristian è venuto la prima volta a Rzeszów nel 2013, per una settimana, già con l’intenzione di avviare un’attività. La decisione definitiva l’ha presa nel 2015 quando ha aperto con un socio la pizzeria “Farina” presso Nowy Świat, in via Krakowska. Dopo un breve periodo passato in Italia, Cristian sta per aprire un altro locale al Politecnico in viale Powstańców Warszawy. Di solito, tra gli italiani, si incontrano in sei, proprio nella piazza principale, tra Ristorante Sicilia e Italia da bere. “Ovviamente, essendo stranieri, siamo ospiti e dobbiamo cercare di comportarci bene”, aggiunge. Gli chiedo della vita sociale, fa un sorriso e subito risponde: “sono uno da discoteca, qui i locali notturni li conosco tutti. C’era un tempo in cui ero un personaggio qui a Rzeszów!”