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Stabile al 7% il tasso di disoccupazione

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

L’Ufficio Centrale di Statistica (GUS) ha informato che a luglio il tasso di disoccupazione era pari al 7,1%, percentuale invariata dal mese precedente. Secondo il GUS, il numero di disoccupati registrati alla fine di luglio è passato da 1.151.600 a 1.140.000. L’indice dell’occupazione nel secondo trimestre del 2017 sale al 53,9%, contro il 53,2% del trimestre precedente.

tvn24bis.pl

Grandi donne italiane: MARIA MONTESSORI “Aiutami a farlo da solo”

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Maria Montessori, medico, insegnante, filosofa, una delle più grandi donne italiane dell’epoca che va dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, è nota soprattutto per il suo metodo educativo innovativo, chiamato appunto dal suo nome: MONTESSORI. Usato in molte scuole materne ed elementari di tutto il mondo. Secondo il suo concetto la scuola non dovrebbe essere un luogo in cui gli insegnanti semplicemente trasmettono nozioni, o in cui i professori trasferiscono la propria conoscenza ai rappresentanti delle giovani generazioni. La metodologia Montessori basa invece l’insegnamento sul presupposto che i bambini devono liberamente (il che non significa senza controllo!) sviluppare le loro capacità nel modo meno invasivo possibile, nonché adattato alle capacità di assimilazione delle informazioni sul mondo. Allo stesso tempo, però, come punto di partenza bisogna prendere un set di materiali educativi e didattici elaborati con estrema precisione ed attenzione.

Nel suo metodo si tratta, in via di principio, di dare agli allievi la libertà di scelta, la quale successivamente, naturalmente e autonomamente, si trasforma nella disciplina e nell’autocontrollo. Secondo la metodologia proposta da Montessori sono i bambini stessi a selezionare, o meglio, ad adottare liberamente i materiali di apprendimento su cui lavorano, e anche a regolare la velocità con la quale si procede nell’insegnamento. Non bisogna quindi mettere i bambini dietro i banchi, rigidi e spaventati di fronte alla lavagna, ma invece offrirgli la possibilità di movimento più o meno libero all’interno dell’aula.

Maria Montessori è stata una donna eccezionale, e non solo per l’essere una pioniera di metodi didattici rivoluzionari, sicuramente una delle più illustri italiane del ventesimo secolo. Nacque nel 1870 a Chiaravalle, un piccolo paese a pochi chilometri da Ancona nelle Marche, ma praticamente l’intera infanzia e la giovinezza le trascorse a Roma, diventata la capitale del Regno d’Italia poco prima del trasloco della famiglia.

Proprio all’inizio del percorso formativo dimostrò delle straordinarie capacità nel campo delle scienze, soprattutto in matematica e biologia. Seppur tra mille difficoltà differenti, di natura familiare e formale, alla fine riuscì ad iscriversi alla Facoltà di Medicina presso l’Università di Roma “La Sapienza”, con il sostegno, tra gli altri di Papa Leone XIII, il quale riteneva che il medico era una delle professioni ideali per le donne. Così Maria (specializzata in neuropsichiatria) è stata una delle prime donne italiane nella storia a laurearsi in Medicina. Tuttavia i suoi interessi di ricerca andarono in molte direzioni, soprattutto verso la formazione e l’educazione dei bambini e degli adolescenti con problemi di salute mentale o con altre disabilità, così come lo studio del comportamento dei bambini cresciuti “in natura”, ovvero al di fuori della società. In particolare Montessori si rifaceva agli studi di Jean Marc Itard dalla fine del XVIII secolo.

Da questi interessi deriva il suo famoso metodo educativo, didattico e pedagogico, che fu esteso ad un più generale studio dello sviluppo dell’istruzione nei bambini, compresi anche quelli senza alcuna disabilità fisica o mentale. “Il primo compito dell’educazione è agitare la vita, ma lasciandola libera perché si sviluppi”. Secondo Montessori un bambino deve essere trattato come un’entità completa, in grado di sviluppare delle energie creative, e che mantenga la predisposizione morale per certi tipi di emozioni pure (es. carità e amore), che a volte rischiano di essere soffocate, “schiacciate” dagli adulti.

Il metodo pedagogico sviluppato da Maria Montessori prevede, quindi, che solo dando “una mano libera” al bambino è possibile promuove lo sviluppo della sua creatività. Inoltre soltanto la scelta autonoma può liberare i suoi autentici interessi, ovvero un giovane deve avere la possibilità di seguire senza vincoli i propri istinti. Il ruolo dell’insegnante è solo quello di permetterne lo sviluppo integrale al fine di evidenziare i tratti di personalità del bambino mentre lo conduce alla auto-disciplina innescata in un modo del tutto naturale. È importante permettere al bambino di muoversi in classe, perché la personalità è plasmata dalla trasformazione parallela delle capacità mentali e motorie (psicomotorie). Gli elementi fondamentali del metodo Montessori si possono riassumere in alcuni punti:

  1. Imparare attraverso l’azione (attività, lavoro di gruppo e/o con l’insegnante);
  2. Libertà di scelta con tutte le sue conseguenze (i bambini possono selezionare il tipo di lavoro: individuale, in gruppo, in coppia, pur mantenendo certe regole sociali; in questo modo imparano a valutare le proprie competenze);
  3. Concentrazione (i bambini praticano la costanza e la precisione nello svolgimento dei compiti);
  4. Silenzio e ordine (i bambini imparano la passione per la pace, l’ordine e l’atmosfera di lavoro e sviluppano la capacità di concentrazione su diverse attività);
  5. Disciplina e regole sociali (diverse fasce di età in uno stesso gruppo, di solito tre anni di differenza tra i bambini, dovrebbero incoraggiare l’autocontrollo, e non creare un’atmosfera di coercizione, secondo la regola: “non disturbare gli altri, aiutali, non metterti sempre in competizione, abbi fiducia nelle persone”);
  6. Osservazione e corso individuale di sviluppo del bambino (l’insegnante osserva i bambini e ha verso di loro un atteggiamento di rispetto e regola il ritmo di lavoro secondo le loro capacità e competenze).

La metodologia pedagogica Montessori prevede anche l’utilizzo di materiali didattici non convenzionali, caratterizzati soprattutto dalla semplicità e precisione, ma anche dall’estetica. Essi vengono adattati alle diverse esigenze di sviluppo del bambino. Devono essere elaborati e costruiti in modo tale da consentire ai più giovani di controllare da soli i propri errori. La difficoltà degli esercizi in questi materiali è graduale. Altrettanto importante è l’ambiente in cui i bambini lavorano e trascorrono il loro tempo a scuola, perché in maniera molto significativa può agevolare lo sviluppo armonioso della personalità, contribuire alla creazione di un’atmosfera accogliente e rilassante. Il bambino si sente bene, è felice, ed ha il desiderio di continuare ad imparare. L’insegnante svolge nel processo di insegnamento un ruolo di guida, diventa un mediatore tra il mondo da conoscere e scoprire e la psiche del bambino.

Il grandissimo merito che Maria Montessori aveva nel campo della teoria e della pratica dell’apprendimento precoce si dimostra in numerosi premi e riconoscimenti che la famosa pedagoga ha ricevuto non solo in Italia ma in tutto il mondo. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, ha ricordato le parole del suo predecessore, Paolo VI pronunciate in occasione del 100° anniversario della nascita di questa grande donna italiana. Leggiamo sulle pagine de “L’Osservatore Romano” No. 10 (17) 1995: “[…] il segreto del suo successo, in un certo senso le radici stesse della sua pertinenza scientifica vanno cercati nella sua anima, in quella particolare sensibilità spirituale e femminile allo stesso tempo, che le ha permesso di fare una scoperta innovativa del bambino ed ha permesso di costruire su quella base un sistema educativo originale. Maria Montessori rappresenta perfettamente numerose donne che hanno contribuito al progresso della cultura […] ”

Durante i suoi numerosi viaggi presentò e promosse il suo metodo didattico. La seconda guerra mondiale la trovò in India, dove fu trattenuta fino al 1944, in qualità di cittadina di uno stato nemico. Tornò in Europa solamente 8 anni prima della sua morte, accolta con tutti gli onori. Sulla sua tomba, a Noordwijk nei Paesi Bassi, dove morì e fu sepolta nel 1952 si legge: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”.

Il metodo Montessori rimane un non convenzionale o addirittura un esclusivo approccio alla didattica. Viene utilizzato principalmente con bambini disabili, mentre è meno diffuso negli asili e nelle scuole statali. In Polonia esiste un’Associazione Montessori (Stowarzyszenie Montessori) che riunisce una parte delle scuole che adottano il metodo anche con bambini senza alcuna disabilità. In Italia invece opera la Fondazione Italia, e in campo internazionale è attiva principalmente The Association Montessori Internationale AMI.

Polonia Oggi: Tre film polacchi tra i candidati agli Oscar europei

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Ieri è stata pubblicata la lista dei 51 film che gareggeranno nel corso dello European Film Award 2017. Alcuni dei titoli selezionati hanno già collezionato premi a Venezia, Cannes e Berlino. Tre sono i film polacchi: “Pokot” di Agnieszka Holland, ”Powidoki” di Andrzej Wajda e ”Ostatnia rodzina” di Jan P. Matuszyński. “Powidoki” è l’ultimo film di Wajda, scomparso lo scorso ottobre. Racconta la storia di Władysław Strzemiński, pittore e teorico dell’arte inviso al regime per la sua avversione al realismo socialista. “Pokot” racconta invece la storia di una pensionata che in una notte d’inverno trova il cadavere di un vicino e, di fronte all’impotenza delle forze dell’ordine, decide di indagare da sé. “Ostatnia rodzina” è infine un lungometraggio a carattere biografico sul pittore e grafico Zdzisław Beksiński e suo figlio Tomasz.

tvn24.pl

Polonia Oggi: Nuova linea di autobus dalla Polonia a Budapest

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Venerdì scorso la società di trasporti ceca Leo Express ha inaugurato una nuova linea di autobus che collegherà Varsavia, Cracovia, Poprad e Budapest. Grazie al collegamento con altre tratte anche i cittadini di Katowice, Łódź, Toruń, Trójmiasto e Słupsk avranno la possibilità di andare in Ungheria e Slovacchia. I viaggi, con cadenza quotidiana, inizieranno il 29 agosto. Leo Express collegherà inoltre la Polonia all’aeroporto internazionale di Budapest, che ha un’ampia offerta di voli low-cost. “I nostri autobus permettono di viaggiare a prezzi competitivi, a partire da 19 złoty”, ha affermato Peter Jančovič, membro del consiglio di amministrazione di Leo Express. Gli autobus sono attrezzati con prese di corrente e offrono l’accesso al Wi-Fi, inoltre è possibile acquistare cibo e bevande a bordo.

logistyka.wnp.pl

Italiano parlato, tante lingue quanti italiani

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Nell’apprendimento delle lingue straniere senza dubbio è fondamentale la scelta di un metodo di studio efficace. Dopo molti anni di privilegio dato al metodo grammaticale-traduttivo, recentemente sempre più spesso si sceglie quello diretto, focalizzato sull’uso della lingua straniera evitando il ricorso alla lingua madre. Di conseguenza l’apprendimento di una lingua straniera viene focalizzato non più sul vocabolo e sulla grammatica ma piuttosto sullo sviluppo della competenza comunicativa che permette l’applicazione della lingua di studio nelle situazioni concrete della quotidianità.

Nell’apprendimento di una lingua è quindi indispensabile comprendere quali siano le tendenze e la situazione linguistica generale della comunità in questione. Nel caso dell’Italia si può parlare di una forte eterogeneità visto che l’italiano contemporaneo costituisce la somma di più varianti locali. La lingua nazionale non è l’unico strumento di comunicazione dei parlanti. Il repertorio linguistico dell’italiano odierno ha una struttura complessa e spesso viene considerato un continuum in cui si possono individuare due poli diversi della lingua cioè l’italiano standard normativo e i dialetti locali alcuni dei quali in passato furono vere e proprie lingue. In mezzo a queste due varietà è possibile individuare una serie di altre sfumature intermedie che si influenzano a vicenda e presentano differenze molto sottili dovute a diversi aspetti, dipendenti oltre che dalle circostanze di comunicazione anche dal canale di trasmissione del messaggio, dal suo contenuto e dalle relazioni che intercorrono tra i parlanti. Dall’ultima ricerca sulla diffusione in Italia della lingua nazionale condotta nel 2012 dall’Istituto nazionale di statistica risulta però che sempre più persone, indipendentemente dal livello sociale, rinunciano all’uso del dialetto a favore dell’italiano e di conseguenza la quota di coloro che usano prevalentemente la lingua standard in diverse situazioni comunicative è in costante crescita. Solo per dare un esempio: nel 1995 il 23,7% degli italiani tra le pareti domestiche ricorreva soprattutto al dialetto, mentre nel 2012 questa percentuale è scesa al 9%. Nonostante ciò bisogna precisare che vi è la tendenza a scegliere un italiano geograficamente connotato che svela la regione di provenienza del parlante. Il repertorio linguistico italiano distingue quindi anche le varietà regionali e sovraregionali della lingua nazionale che per certe caratteristiche rappresentano una base linguistica comune per i parlanti di determinare zone geografiche.

Nel caso dell’italiano non si può parlare quindi di una sola varietà della lingua parlata applicabile ad ogni situazione comunicativa, come anche di un solo tipo omogeneo della lingua italiana. Quest’ultima, infatti, avendo le sue radici nel latino volgare, per un lungo periodo di tempo è stata presente quasi esclusivamente nei testi scritti. I dialetti, invece, diversi a seconda del luogo, per molti secoli hanno rappresentato il vero e proprio mezzo di comunicazione, conosciuto e utilizzato dalla maggior parte degli abitanti della Penisola e delle isole ad essa attualmente appartenenti. Solo dopo l’Unità d’Italia, avvenuta nel 1861, si è diffuso l’italiano come unica lingua dell’intero territorio nazionale, provocando una sorta di rivoluzione linguistica. Di conseguenza, l’italiano, da lingua di pochi, diventò progressivamente la lingua di tutti.

Le differenze linguistiche esistenti in Italia sono dunque numerose e l’italiano parlato si distingue da quello scritto da diversi punti di vista. Si tratta infatti di due sistemi differenti di esprimere i significati linguistici. Le differenze maggiori non sono dovute però all’esistenza di una grammatica diversa, ma piuttosto alla situazione comunicativa a seconda della quale vengono preferibilmente scelti determinati usi linguistici. Gli italiani inoltre non possono fare a meno del linguaggio dei segni usando prevalentemente le mani. Il linguaggio gestuale accompagna ogni varietà della lingua parlata, a volte, addirittura, esprimendo più messaggi rispetto alle semplici parole. Bisogna poi sottolineare il fatto che ogni persona si distingue per lo stile individuale della espressione della propria visione del mondo, che in linguistica viene denominato con il termine di ‘idioletto’. Ogni individuo, infatti, possiede un suo stile linguistico personale del parlato, determinato dall’uso di certe parole e espressioni. Di conseguenza qualsiasi espressione linguistica costituisce una miniera inesauribile di nuovi significati che forniscono e svelano tante cose, apparentemente non visibili, sia sul parlante che sull’ambiente in cui vive.

Per questo motivo durante l’apprendimento della lingua italiana è indispensabile il contatto con la lingua viva riscontrabile tra stampa, televisione, radio o internet. In questo caso il sapere non viene trasmesso solo prevalentemente tramite i mezzi linguistici, ma anche con elementi audio-visuali. Oggi sia i bambini che gli adulti subiscono l’influenza della televisione e dei mass-media che creano la cultura attuale e sono in qualche parte responsabili per la formazione personale di ogni individuo. La presentazione di diverse problematiche tramite i media apre davanti agli apprendenti diverse vie non sono di acquisizione della lingua straniera o di conoscenza della nuova cultura ma costituisce una sorta di lavoro sulla propria identità. Le immagini facilitano la comprensione del testo pronunciato e sviluppano l’istinto linguistico addirittura facilitando la comprensione delle relazioni strutturali. L’uso delle immagini crea numerose possibilità anche durante i corsi linguistici, soprattutto quelli per i principianti, perché pone l’attenzione sugli aspetti extralinguistici come il linguaggio del corpo e i gesti. Tramite essi infatti si allude alle esperienze reali extrascolastiche che invitano a parlare anche i principianti con limitate competenze linguistiche diminuendo il carico emotivo relativo allo stress dovuto ai primi contatti con la lingua straniera e creando un’atmosfera rilassante che accomuna lo studio e il divertimento.

 

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A Trzęsacz il festival “Sacrum Non Profanum”

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foto.Copyright © CSO SOUNDS & STORIES

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Dal 17 al 26 agosto a Stettino, Berlino e Trzęsacz si terrà la 13° edizione del Festival di Musica Internazionale “Sacrum Non Profanum”. La figura di riferimento a cui l’evento sarà dedicato è Andrzej Panufnik, celebre compositore e direttore d’orchestra che nel 1954, ormai ai ferri corti col regime comunista, lasciò la Polonia e chiese asilo politico nel Regno Unito, dove abitò e lavorò fino al 1991, anno della sua morte. Durante il Festival sarà possibile ascoltare l’Orchestra Filarmonica di Leopoli, che si esibirà in Pomerania occidentale per la prima volta nella sua storia. Ci saranno anche una mostra fotografica intitolata “Andrzej Panufnik – vita e opere”, la proiezione del documentario “Mio padre oltre la cortina di ferro” e una serie di incontri con le autrici di alcuni libri sul compositore. I singoli eventi si svolgeranno presso la Filarmonica Mieczysław Karłowicz di Stettino, il castello dei Principi di Pomerania, la chiesa del Sacro Cuore di Berlino, la cattedrale di San Giacomo di Stettino e nella chiesa della Divina Misericordia di Trzęsacz.

centrumprasowe.pap.pl

GAZZETTA ITALIA 64 (agosto-settembre 2017)

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Il nuovo ricchissimo numero di Gazzetta Italia (64 – agosto/settembre 2017) già dalla copertina esalta il meglio del Made in Italy ponendo l’accento sulla creatività e l’eleganza della moda italiana, celebrata nelle immagini della sfilata My Style Events di Varsavia dedicata a Gianni Versace. Continua anche il nostro viaggio alla scoperta delle città del Bel Paese: in questo numero vi raccontiamo la bellezza mediterranea di Cagliari e vi portiamo tra le strade di Prato e dell’interessante città di frontiera Gorizia. Un giro virtuale lo percorriamo anche tra gli scaffali di Italicus, la prima libreria italiana in Polonia, che si trova a Cracovia. Il legame tra i due paesi si vivifica nell’affascinante intervista al grande intellettuale polacco Jarek Mikołajewski, già direttore dell’Istituto Polacco di Roma. Un omaggio ai rapporti italo-polacchi lo dedicano i resoconti del nostro Premio Gazzetta Italia e del Torneo di calcetto degli italiani in Polonia giocatosi a Łódź. In questo numero troviamo anche una piccola grande storia del marchio italiano per eccellenza, la Ferrari, e scopriamo l’arte dell’henné della slesiana Joanna Cyd Petruczenko. Non mancano le tradizionali rubriche di storia, le nuove ricette da provare, gli appuntamenti degli Istituti Italiani di Cultura di Varsavia e Cracovia e altro ancora.

Salento: lu sule, lu mare e lu ientu* *il sole, il mare e il vento

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Straordinaria Terra del Sud, penisola che si incunea tra tre mari, l’Adriatico, il Mediterraneo e lo Ionio, terra di dove finisce la terra!

Qui per tutti si respira l’energia dei tanti eventi passati e il fato di questa terra che ha vissuto molteplici insediamenti di svariati popoli mediterranei dove tutto si mescola ed il risultato è un posto magico dove nella cornice di un cielo trapuntato di stelle ed un mare limpido, ci si ritrova stregati dalla benevolenza e dal calore dell’ospitalità locale.

Come non lasciarsi affascinare dal paesaggio rurale, dal fascino selvaggio, dalle pietre e i muretti a secco merlettati di fichi d’india, in mezzo a quella terra che solo qui ha quel colore rosso intenso e caldo, terra, questa salentina, difficile da lavorare perché ricca di calcare compatto. Come non lasciarsi ammaliare dalle forme e gli intrecci dei suoi innumerevoli alberi di ulivo, molti dei quali secolari, che sembrano ognuno voler raccontare la propria storia.

Come non perdersi tra i suoi campi a visitare le torri, le masserie e soprattutto le Pajare, abitazioni povere e semplici risalenti all’anno 1000, costruite essenzialmente con pietra e altri materiali facilmente reperibili sul posto, incastrati tra di loro a mano. Hanno una forma a tronco di cono, non hanno finestre e prevedono essenzialmente un ingresso ed una scala esterna. Avevano lo scopo di ospitare i contadini per brevi periodi, quando si era impegnati con il lavoro nei campi. Molte di queste sono ancora in perfetto stato.

E poi le sue coste, dove si passa da sabbie bianche infinite ad insenature e grotte tra le rocce, il tutto sempre in un mare di una limpidezza imparagonabile. E quando su un versante costiero il mare non offre una tranquilla giornata di relax, allora il versante opposto è solo ad una trentina di km, con la piatta desiderata. E che gioia di vivere e serenità che offrono quei percorsi in barca, tra gli specchi di grotte incastonate nel cuore azzurro del suo mare.

Tra le varie località costiere meritano una menzione di rilievo:

  • Gallipoli, la perla sullo Ionio, dal greco Kallipolis (città bella) con il suo centro storico su un’isola e le spiagge di sabbia fine e bianchissima, dove fare un aperitivo con un tramonto mozzafiato.
  • Otranto, la cittá più ad est in Italia, con i suoi misteri, ricchezza e storia, tangibili nella cattedrale e il castello, mete imperdibili.

Assolutamente da non farsi mancare è poi una visita nel capoluogo di provincia, Lecce, girando tra le sue innumerevoli piazze, tra lo spettacolo del barocco e i profumi delle tradizioni. Percorrere le viuzze, ammirando le logge, i portali, i palazzi, le cattedrali e le ville, con una menzione di rilievo per piazza Sant’Oronzo con il suo anfiteatro romano e il sedile, e Piazza del Duomo, quest’ultima, soprattutto di sera. Lasciatevi trasportare, camminando per le vie del centro storico, dalle musiche etniche dove diversi stili mediterranei si fondono insieme, creando un mix unico.

Nella vostra passeggiata, non scordatevi di assaggiare un calzone o un rustico leccese, street food da passeggio, che vi conquisterà.

A colazione in un qualsiasi bar accompagnate il vostro caffè o cappuccino con un ottimo pasticciotto caldo, fatto di pasta frolla e crema pasticcera.

E poi come lasciare il Salento senza aver mangiato le friseddhe, ciotole di pane cotto, da gustare con una generosa manciata di pomodori e capperi, su un tavolino sotto a un ulivo, accompagnate magari da un bicchiere di negroamaro. Ogni prodotto della terra che mangerete si rivelerà a voi di un sapore tutto nuovo, pieno e deciso, da farvi rivalutare la conoscenza dei sapori.

E come non menzionare le passeggiate per le marine ad ammirare le mani dei pescatori che rattoppano le reti sul molo con maestria e pazienza e fermarsi su un lungomare ad assaggiare i ricci con il pane o un piatto di cozze crude accompagnate dal limone, oppure perdersi in un piccolo borgo nell’entroterra con tante svariate sagre locali inebriati da quelle note indimenticabili della pizzica, danza folkloristica del posto, accompagnata da tamburelli e fisarmoniche, dove vi ritroverete a vedere una danza delle spade o un tipico corteggiamento.

Perdetevi calpestando la sabbia al suono delle onde e respirate la brezza profumata di tramontana fino a tarda sera, dopo il tramonto e oltre, godendovi cieli stellati di rara bellezza.

Salento, sei una terra unica!

 

Cresce la produzione di gelato in Polonia, l’Italia sempre in testa

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Display window in a store or ice cream parlour of assorted ice cream flavours for sale as summer takeaways displayed in metal trays with scoops

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L’anno scorso la produzione di gelati in Polonia ha raggiunto 264 milioni di litri, battendo il record del 2007. La produzione è aumentata del 29% e ciò ha consentito al paese di superare la Gran Bretagna e di collocarsi al quinto posto nella classifica di produzione europea. Al primo posto si trova l’Italia e al secondo la Germania. Il consumo è cresciuto, passando da 4 litri a persona nel 2015 a 5,7 litri nel 2016. Anche le esportazioni segnano un trend positivo con una crescita annuale del 14% negli ultimi tre anni. La Polonia esporta i propri gelati in paesi europei come Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Germania e Francia, ma anche in paesi extraeuropei come Gambia, Libia e Israele. L’unico paese con cui la Polonia segna un bilancio negativo nelle esportazioni è l’Italia. L’importazione di gelato dal Belpaese è peraltro aumentata lo scorso anno del 131%, raggiungendo il valore di 24 milioni di złoty.

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Polonia Oggi: Un nuovo collegamento ferroviario tra Breslavia e Berlino

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Il sindaco di Breslavia Rafał Dutkiewicz e il governatore del Brandeburgo Dietmar Woidke hanno viaggiato domenica da Berlino a Breslavia con il “treno della cultura”. La tratta mira a facilitare la partecipazione alle manifestazioni culturali e sportive da parte degli abitanti delle due città. Il treno, introdotto quando Breslavia è stata nominata capitale europea della cultura per il 2016, viaggia tra Breslavia e Berlino nei fine settimana già dall’aprile dello scorso anno. Tra Berlino e il capoluogo della Bassa Slesia non c’è un collegamento ferroviario diretto dal dicembre 2014, quando quello preesistente è stato liquidato. Nelle intenzioni di Dutkiewicz e Woidke il collegamento ferroviario tra le due città dovrebbe tornare stabile nel periodo a cavallo tra 2018 e 2019. Woidke ha sottolineato che Brandeburgo e Breslavia collaborano da molti anni. Nel 2015 è stato firmato un accordo che rafforza la collaborazione tra le due città nell’ambito della cultura, dell’economia e degli scambi studenteschi. Ha anche espresso il desiderio di estenderla a progetti infrastrutturali, compresi quelli ferroviari.

pap.pl