Italiano parlato, tante lingue quanti italiani

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Nell’apprendimento delle lingue straniere senza dubbio è fondamentale la scelta di un metodo di studio efficace. Dopo molti anni di privilegio dato al metodo grammaticale-traduttivo, recentemente sempre più spesso si sceglie quello diretto, focalizzato sull’uso della lingua straniera evitando il ricorso alla lingua madre. Di conseguenza l’apprendimento di una lingua straniera viene focalizzato non più sul vocabolo e sulla grammatica ma piuttosto sullo sviluppo della competenza comunicativa che permette l’applicazione della lingua di studio nelle situazioni concrete della quotidianità.

Nell’apprendimento di una lingua è quindi indispensabile comprendere quali siano le tendenze e la situazione linguistica generale della comunità in questione. Nel caso dell’Italia si può parlare di una forte eterogeneità visto che l’italiano contemporaneo costituisce la somma di più varianti locali. La lingua nazionale non è l’unico strumento di comunicazione dei parlanti. Il repertorio linguistico dell’italiano odierno ha una struttura complessa e spesso viene considerato un continuum in cui si possono individuare due poli diversi della lingua cioè l’italiano standard normativo e i dialetti locali alcuni dei quali in passato furono vere e proprie lingue. In mezzo a queste due varietà è possibile individuare una serie di altre sfumature intermedie che si influenzano a vicenda e presentano differenze molto sottili dovute a diversi aspetti, dipendenti oltre che dalle circostanze di comunicazione anche dal canale di trasmissione del messaggio, dal suo contenuto e dalle relazioni che intercorrono tra i parlanti. Dall’ultima ricerca sulla diffusione in Italia della lingua nazionale condotta nel 2012 dall’Istituto nazionale di statistica risulta però che sempre più persone, indipendentemente dal livello sociale, rinunciano all’uso del dialetto a favore dell’italiano e di conseguenza la quota di coloro che usano prevalentemente la lingua standard in diverse situazioni comunicative è in costante crescita. Solo per dare un esempio: nel 1995 il 23,7% degli italiani tra le pareti domestiche ricorreva soprattutto al dialetto, mentre nel 2012 questa percentuale è scesa al 9%. Nonostante ciò bisogna precisare che vi è la tendenza a scegliere un italiano geograficamente connotato che svela la regione di provenienza del parlante. Il repertorio linguistico italiano distingue quindi anche le varietà regionali e sovraregionali della lingua nazionale che per certe caratteristiche rappresentano una base linguistica comune per i parlanti di determinare zone geografiche.

Nel caso dell’italiano non si può parlare quindi di una sola varietà della lingua parlata applicabile ad ogni situazione comunicativa, come anche di un solo tipo omogeneo della lingua italiana. Quest’ultima, infatti, avendo le sue radici nel latino volgare, per un lungo periodo di tempo è stata presente quasi esclusivamente nei testi scritti. I dialetti, invece, diversi a seconda del luogo, per molti secoli hanno rappresentato il vero e proprio mezzo di comunicazione, conosciuto e utilizzato dalla maggior parte degli abitanti della Penisola e delle isole ad essa attualmente appartenenti. Solo dopo l’Unità d’Italia, avvenuta nel 1861, si è diffuso l’italiano come unica lingua dell’intero territorio nazionale, provocando una sorta di rivoluzione linguistica. Di conseguenza, l’italiano, da lingua di pochi, diventò progressivamente la lingua di tutti.

Le differenze linguistiche esistenti in Italia sono dunque numerose e l’italiano parlato si distingue da quello scritto da diversi punti di vista. Si tratta infatti di due sistemi differenti di esprimere i significati linguistici. Le differenze maggiori non sono dovute però all’esistenza di una grammatica diversa, ma piuttosto alla situazione comunicativa a seconda della quale vengono preferibilmente scelti determinati usi linguistici. Gli italiani inoltre non possono fare a meno del linguaggio dei segni usando prevalentemente le mani. Il linguaggio gestuale accompagna ogni varietà della lingua parlata, a volte, addirittura, esprimendo più messaggi rispetto alle semplici parole. Bisogna poi sottolineare il fatto che ogni persona si distingue per lo stile individuale della espressione della propria visione del mondo, che in linguistica viene denominato con il termine di ‘idioletto’. Ogni individuo, infatti, possiede un suo stile linguistico personale del parlato, determinato dall’uso di certe parole e espressioni. Di conseguenza qualsiasi espressione linguistica costituisce una miniera inesauribile di nuovi significati che forniscono e svelano tante cose, apparentemente non visibili, sia sul parlante che sull’ambiente in cui vive.

Per questo motivo durante l’apprendimento della lingua italiana è indispensabile il contatto con la lingua viva riscontrabile tra stampa, televisione, radio o internet. In questo caso il sapere non viene trasmesso solo prevalentemente tramite i mezzi linguistici, ma anche con elementi audio-visuali. Oggi sia i bambini che gli adulti subiscono l’influenza della televisione e dei mass-media che creano la cultura attuale e sono in qualche parte responsabili per la formazione personale di ogni individuo. La presentazione di diverse problematiche tramite i media apre davanti agli apprendenti diverse vie non sono di acquisizione della lingua straniera o di conoscenza della nuova cultura ma costituisce una sorta di lavoro sulla propria identità. Le immagini facilitano la comprensione del testo pronunciato e sviluppano l’istinto linguistico addirittura facilitando la comprensione delle relazioni strutturali. L’uso delle immagini crea numerose possibilità anche durante i corsi linguistici, soprattutto quelli per i principianti, perché pone l’attenzione sugli aspetti extralinguistici come il linguaggio del corpo e i gesti. Tramite essi infatti si allude alle esperienze reali extrascolastiche che invitano a parlare anche i principianti con limitate competenze linguistiche diminuendo il carico emotivo relativo allo stress dovuto ai primi contatti con la lingua straniera e creando un’atmosfera rilassante che accomuna lo studio e il divertimento.

 

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