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Tomasz Orłowski: “l’Italia è parte della nostra cultura”

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“Ogni polacco in fondo si sente un po’ italiano”, esordisce così Tomasz Orłowski, ambasciatore polacco a Roma, sottolineando l’importanza del Bel Paese nella cultura polacca. “Il latino, la storia di Roma antica e poi il Rinascimento sono studiati in Polonia. L’Italia nei secoli e in tutte le sue diverse sfaccettature è arrivata nel nostro Paese influenzandolo profondamente. A stimolare questa osmosi culturale, al di là di Bona Sforza, hanno giocato un ruolo fondamentale i tanti polacchi, Copernico, Kochanowski, Zamoyski, solo per citarne alcuni, che nei secoli hanno studiato a Bologna, Padova, Roma riportando poi in patria usi e costumi italiani che poi sono entrati a far parte del retaggio comune dei polacchi. E ancora la religione, l’architettura. Per esempio uno va al Wawel a Cracovia, santuario nazionale della Polonia, guarda la cappella di Sigismondo e trova il più bell’esempio di Rinascimento toscano nel nord Europa, di Bartolomeo Berrecci.”

Oggi lei è ambasciatore in Italia di un Paese che però da tempo ha di che vantarsi grazie all’economia che marcia spedita.

Sì, c’è da essere fieri di questa evoluzione polacca. Abbiamo una robusta economia che ha saputo restare in segno positivo anche durante la brutta recessione che ha colpito l’Europa. Uno sviluppo che da un lato sta offrendo lavoro in Polonia a tanti professionisti italiani e che da un altro lato vede oggi aziende polacche esportare in Italia prodotti di qualità. Diciamo che il rapporto commerciale è un po’ più equilibrato rispetto a qualche tempo fa, ed infatti se è vero che noi compriamo il Pendolino voi comprate tanti treni Pesa.

Polonia, Italia, Europa, tante connessioni ma anche altrettante contraddizioni.

Paradossalmente Italia e Polonia avevano un maggior feeling prima d’entrare nell’Unione Europea. Da secoli l’approccio culturale e sociale tra i nostri due paesi è sempre stato intenso e amichevole. Avete accolto benissimo Karol Wojtyła, primo papa non italiano dopo 450 anni, così come forti sono stati i contatti tra i due paesi anche durante il comunismo, sia da un punto di vista artistico-culturale che economico grazie anche alla Fiat. Poi l’entrata nell’Unione Europea ci ha allontanati.

In un’intervista il cardinale Dziwisz ha dichiarato che questa Europa per funzionare ha bisogno di una maggiore influenza italo-polacca. È d’accordo?

Sì, soprattutto se penso al valore della famiglia come cellula su cui costruire una società coesa. E poi non si è ancora capito il valore fondamentale della famiglia anche in campo economico. I piccoli imprenditori sono soprattutto imprese familiari motori di innovazione e sviluppo, forme sociali importanti in Italia e Polonia che l’Europa dovrebbe maggiormente tutelare e promuovere.

La Polonia sembra mantenere un rapporto complesso con l’Europa, da un lato primo paese nel beneficiare di contributi europei, dall’altra abbastanza diffidente verso Bruxelles.

L’Europa non regala soldi. Se la Polonia è tra i maggiori beneficiari di contributi significa che è in grado di presentare business plan credibili che poi ha dimostrato anche di saper realizzare, il che significa avere capacità di progettare ad ampio respiro, forza industriale, e servizi all’altezza. Siamo entrati in Europa con enormi ritardi strutturali rispetto la maggior parte dei Paesi. La Polonia era praticamente priva di autostrade e ora abbiamo una rete che è già quasi pari a quella della Gran Bretagna e nel 2020 speriamo una rete lunga quanto quella spagnola. Siamo ben felici di essere parte dell’Unione Europea e non auspichiamo alcun ritorno agli iper-Stati nazionalisti di anni fa. Però è evidente che oggi l’Europa paga una debolezza di leadership che si riflette nell’incapacità di dare risposte a problemi concreti. Economicamente l’euro è in crisi da 8 anni e non si intravvede quando ne uscirà, inoltre sull’altare della libera concorrenza abbiamo sacrificato tante realtà industriali che avevano dei contributi nazionali, in Polonia abbiamo perso i cantieri di Danzica e con loro migliaia di posti di lavoro. Politicamente l’Europa mostra di non saper reagire in modo univoco e in tempo reale ai problemi di politica estera mentre c’è anche da gestire la drammatica montante onda migratoria. Per esempio la mera accoglienza dei profughi non è sufficiente, bisogna proteggere le frontiere, e intendo quelle dell’Europa non solo della Polonia. Ma se l’Europa si mostra come elefantiaca macchina burocratica non in grado di affrontare le emergenze sarà inevitabile che i cittadini chiederanno sempre più sicurezza ciascuno al proprio stato nazionale.

Intanto la Polonia, grazie anche all’Europa, è diventata un Paese molto attraente non solo per investire ma anche per viverci, la qualità della vita nelle maggiori città polacche è ottima.

Vero, e addirittura in tante città come Wrocław, Danzica, Poznań si vive addirittura meglio che a Varsavia. Il nostro paese sta cambiando tanto e velocemente, ci stiamo dotando delle infrastrutture necessarie per ospitare grandi appuntamenti che, come ha dimostrato Euro 2012 di calcio, siamo in grado di gestire positivamente. Ora nel 2016 abbiamo un calendario ricco di eventi internazionali, tra cui la Giornata della Gioventù a Cracovia e il vertice NATO a Varsavia, mentre Wrocław vive il suo anno di capitale europea della cultura.

Lei è stato ambasciatore a Parigi e a Roma, dove si vive meglio?

Domanda impossibile! Sono le due capitali incontrastate della cultura occidentale. Parigi è la città lumiere, ma fu costruita prendendo ad esempio Roma che è la città eterna. Io posso dire che mi trovo bene in entrambe le città, poi naturalmente in Italia c’è il valore aggiunto della migliore e più aperta interazione tra italiani e polacchi.

Belle parole, grazie! E grazie anche per l’intervista.

Grazie a Voi e lasciatemi dire che con la vostra Gazzetta Italia state facendo un lavoro straordinario di comunicazione tra i nostri due paesi. Attraverso questa intervista colgo anche l’occasione per mandare un saluto alla bella e grande comunità italiana che vive in Polonia.

POLONIA OGGI: Servizi di sicurezza, cresce la paga minima

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La premier Beata Szydło ha annunciato l’aumento della paga oraria minima fino a 12 zloty lordi. Secondo l’annuncio di Elżbieta Rafalska, ministro del lavoro, i lavori sul disegno di legge dovrebbero terminare nel II trimestre di quest’anno. La Camera di sicurezza polacca è la più grande organizzazione che unisce le imprese del settore della sicurezza. Secondo la Camera, essa attualmente rappresenta gli interessi di circa 150 aziende che assumono oltre 100 mila persone. Secondo l’annuncio pubblicato sul sito della Camera “tutti i cambiamenti, il cui obiettivo è quello di rendere più civilizzata la posizione di chi lavora nella sicurezza, sono positivi. Tuttavia, per dare a tutti i contraenti e a tutte le aziende di sicurezza la possibilità di adattarsi ai cambiamenti proposti, sarà meglio che le dette variazioni entrino in vigore dal 1 gennaio 2017”.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

biznes.pl

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Il Leone di San Marco è tornato a Varsavia!

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Dallo scorso 7 dicembre 2015 la piazza della città vecchia di Varsavia ha recuperato un’opera d’arte che ricorda gli antichi legami culturali ed economici tra la capitale polacca e Venezia. All’angolo tra Rynek Starego Miasta e l’ulica Dunaj c’è il bel palazzo che ospita l’Istituto di Storia del PAN (Accademia Polacca delle Scienze) sulla facciata del quale è stato riposizionato il bassorilievo (85 cm larghezza, 65 altezza, 100 kg circa di peso) raffigurante il Leone di San Marco. Un regalo di Venezia a Varsavia, ideato e organizzato dal Comitato Ambasciatori di San Marco, che è stato celebrato il 7 dicembre con una conferenza stampa all’Ambasciata Italiana al mattino e poi con la scopertura del Leone alla sera. Un evento celebrato con una significativa cerimonia impreziosita dalla presenza di rievocatori storici vestiti in abiti seicenteschi e settecenteschi di stile veneziano e polacco. La formale scopertura del bassorilievo è stata fatta dall’Ambasciatore Italiano in Polonia Alessandro De Pedys sulle note di musiche popolari antiche veneziane e varsaviensi, alla presenza di centinaia di persone, giornalisti oltre a molte autorità e protagonisti dell’iniziativa tra cui i rappresentanti dell’Istituto di Storia del PAN e del SARP (Associazione Architetti Polacchi), il COMITES Polonia, il CERS (Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche), il senatore Mario Dalla Tor, il professore Robert Kunkel, la politica Anna Maria Anders, il giornalista Jacek Moskwa, il produttore Bogusław Job e naturalmente l’autore del nuovo bassorilievo il maestro Giovanni Giusto, presidente dei “Tajapiera Veneziani” nonché consigliere comunale delegato dal sindaco di Venezia a rappresentare la città.

Storia del Leone di Varsavia

Dal 1674 agli anni Venti del XX secolo, il palazzo al civico 31 del Rynek Starego Miasta di Varsavia, sede dell’Istituto di Storia del PAN (Accademia Polacca delle Scienze) ospitò sulla sua facciata un bassorilievo in pietra raffigurante il Leone di San Marco, simbolo della città di Venezia.

Il bassorilievo fu messo dal mercante veneziano Davide Zappio, che per un periodo fu anche borgomastro di Varsavia, quando nel 1674 acquistò il palazzo. Secondo le fonti sia polacche che veneziane, tra cui i libri del professore Alberto Rizzi, c’è documentazione che attesta la presenza del bassorilievo fino agli anni 1912-1928 quando se ne persero definitivamente le tracce in circostanze ancora non del tutto chiare.

Tra gli anni 2013 e 2015, grazie all’iniziativa del Comitato Ambasciatori di San Marco, presieduto da Sebastiano Giorgi – giornalista che ha riportato all’attenzione pubblica la storia del Leone di Varsavia – al supporto storico-documentale-burocratico del SARP (Associazione Architetti Polacchi) nella persona di Maria Sołtys, membro della direzione, alla disponibilità dell’Istituto Storico PAN, e soprattutto al lavoro artistico del maestro scultore Giovanni Giusto, presidente del Consorzio Tajapiera Veneziani, è stato progettato e realizzato ex novo un bassorilievo del Leone di San Marco che è stato regalato alla città di Varsavia affinché fosse riposizionato sul medesimo palazzo che lo ospitò per secoli, detto nel passato Pod św. Markiem (“Da San Marco”).

L’iniziativa, economicamente supportata da Regione Veneto e Comune di Venezia, ha avuto il patrocinio dell’Ambasciata Italiana, delle città di Venezia e Varsavia, del Comites Polonia e dell’Istituto Internazionale di Cultura Polacca di Padova. Partner del progetto sono stati anche il CERS, Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche, presente all’evento di scopertura del bassorilievo con una delegazione in costume settecentesco, il Consorzio Promovetro Vetro Artistico di Murano e PartnersPol Group.

La cerimonia ufficiale di scopertura del riposizionato bassorilievo si è svolta lunedì 7 dicembre 2015 alle ore 17. Dopo il montaggio e fino alla scopertura il bassorilievo è stato celato da un artistico drappo dipinto a mano dall’Atelier Pietro Longhi di Venezia.

A memoria sempiterna dell’impegno dei veneziani e dei varsaviensi per riavere il Leone di San Marco sulla facciata del palazzo, è stata incisa alla base del bassorilievo la seguente citazione: VENETIARUM VARSOVIAEQUE CIVES HIC LEONEM RESTITUUNT AD MMXV

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POLONIA OGGI: 25 investimenti nella Zona Economica Speciale di Katowice per oltre 1 mld di zl

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Dall’inizio dell’anno 2016 la Zona Economica Speciale di Katowice (KSSE) ha concesso due licenze commerciali, una all’investitore italiano Sest Luve Polska (industria meccanica) e l’altra all’azienda polacca Agrotex (industria di materie plastiche). Gli investimenti supereranno i 33 mln di zl. Per la fine di febbraio si attendono altri tre investitori da Polonia, Gran Bretagna e Germania, che daranno in tutto 70 posti di lavoro e i loro investimenti supereranno 140 mln di zl. Attualmente sono in corso le trattative tra KSSE e 6 nuove aziende: il valore totale dei loro investimenti supererà i 130 mln di zl e offriranno 200 posti di lavoro.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

rp.pl

Malvasia: uva e vino buoni ovunque

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Con il nome Malvasia vengono indicati molti vitigni aromatici, la maggior parte a bacca bianca, geograficamente distribuiti un po’ in tutta Italia. Sebbene di origini diverse, questi vitigni condividono alcune caratteristiche di base presentando tutti, anche se con diversi gradi di intensità, una fragranza piccante di muschio e di albicocca e residui zuccherini piuttosto alti. Tali caratteristiche rendono i vitigni del gruppo delle Malvasie particolarmente adatti alla produzione di spumanti e di passiti. Il loro nome “Malvasia” deriva da una variazione contratta di Monembasia, roccaforte bizantina abbarbicata sulle rocce di un promontorio posto a sud del Peloponneso, dove si producevano vini dolci che furono poi esportati in tutta Europa dai Veneziani con il nome di Malvasia. I veneziani seppero subito apprezzare il vino Malvasia, ne crearono un intenso commercio e trapiantarono il vitigno a Creta, loro possedimento, e in altre isole egee. La Malvasia divenne molto conosciuta e apprezzata nel Mediterraneo tanto che con tale nome, nel 1600, si indicavano le locande, chiamate Malvasie, in cui veniva venduto e bevuto il profumato “vino navigato greco”. Ancora oggi a Venezia si può percorrere la Calle della Malvasia e il Ponte della Malvasia. I vitigni da cui veniva prodotto questo vino furono in seguito diffusi anche in altre aree viticole mediterranee, nelle quali, talvolta, acquisirono nomi locali o vennero denominati genericamente greci, generando così le attuali difficoltà di distinzione varietale. Infatti, con il nome Malvasia sono coltivati sia vitigni a bacca bianca dal sapore semplice, sia tipologie dal sapore aromatico oppure a bacca nera.

La Malvasia in almeno dieci varietà distinte e tipiche (bianca e rossa, secca e dolce) è una delle varietà più coltivate d’Italia dal Piemonte alla Basilicata. Una delle più importanti è la Malvasia Bianca di Chianti o Malvasia Toscana, coltivata anche in Lazio e Umbria. Altre Malvasie del Piemonte e a bacca nera come la Malvasia di Casorzo o la Malvasia di Schierano danno vini dolci di colore scuro.

In Friuli la Malvasia Istriana offre al palato tra i migliori vini bianchi che si possano trovare, mentre nei Colli Piacentini e in alcune zone dell’Emilia si esprime invece in apprezzati e vivaci vini frizzanti. Nelle versioni dolci spicca su tutte la Malvasia delle Lipari, vanto internazionale della Sicilia, così come estremamente piacevole è la Malvasia di Bosa, che attira in Sardegna esperti e amatori alla ricerca di questa preziosa produzione di altissima qualità. Inoltre molti viticoltori della Corsica ritengono che la loro Malvoisie sia identica all’uva Vermentino (che si trova in Liguria, Toscana e Sardegna) e che può far parte della grande famiglia della Malvasia.

La malvasia è sempre meno coltivata nella Spagna del Nord, mentre è presente a Valencia e nelle Isole Canarie. Numerose malvasie sono coltivate in Portogallo, mentre la Malvasia Rei è presente nel White Port. In California sono circa 800 gli ettari di Malvasia Bianca coltivati all’estremità meridionale della Central Valley, donando vini bianchi non del tutto secchi, pungenti e di carattere.

DEI – Polonia: pronto piano per rilancio economia da 230 mld euro

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Un piano per lo sviluppo economico della Polonia, con misure ambiziose per sostenere l’innovazione e la competitività del sistema economico polacco e stimolare la crescita. Lo ha presentato il Vice Primo Ministro e Ministro per lo Sviluppo, Mateusz Morawiecki, spiegando che l’obiettivo e’ portare il Pil pro capite polacco nella media europea entro il 2030. I pilastri del piano sono cinque: reindustrializzazione con creazione di nuovi settori industriali secondo un programma di sviluppo di distretti e cluster; miglioramento del quadro legislativo di riferimento per stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo e la collaborazione tra università e settore privato; gestione degli investimenti europei, pubblici e privati, in maniera efficace per stimolare la crescita economica; sostegno all’export; attuazione di misure di sostegno per favorire lo sviluppo delle aree rurali. Il Piano prevede l’impiego di piu’ di mille miliardi di zloty (230 miliardi di Euro) e sara’ finanziato con fondi pubblici e privati, inclusi i Fondi Strutturali UE.

(Fonte: Farnesina)

POLONIA OGGI: L’ampliamento della II linea di metropolitana di Varsavia dovrebbe iniziare in primavera

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La metropolitana di Varsavia riceverà un finanziamento di 3,5 mld di zloty. “I contratti sono già in fase di preparazione. Prevediamo di firmarli a marzo”, ha detto Jacek Wojciechowicz, vice sindaco di Varsavia. Probabilmente in primavera i costruttori potranno iniziare i lavori. La metropolitana verrà ampliata di 3 stazioni verso est, ovvero in direzione dei quartieri Praga e Targówek, nonché di 3 stazioni verso ovest. Il primo tratto verrà costruito dal consorzio italiano Astaldi per un costo di 1,66 mld di zloty, mentre il secondo, dal consorzio turco Gülermak e costerà 1,15 mld di zloty. Tutte le stazioni dovranno essere pronte nel 2019. L’investitore possiede già i progetti di costruzione, effettuati dalle società Metroprojekt e ILF.

Attraversare il Rubicone

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Quando Giulio Cesare attraversò nel 49 a.C. il Rubicone insieme con le sue legioni, iniziando in questo modo la guerra contro il suo concorrente politico maggiore, introdusse il concetto di attraversare il Rubicone. Dalle sue labbra uscirono le famose parole “il dado è tratto”, il che significava che la decisone era stata irreversibilmente presa e non si tornava indietro. La stessa situazione capita a tutti noi quando dobbiamo prendere una decisione. Il tempo poi dimostra chi è veramente riuscito a varcare il “Rubicone”, ovvero il confine figurato, riuscendo così a raggiungere i suoi obiettivi. Ma perché alcuni riescono a farlo e altri no?

Nella scienza c’è un’ampia bibliografia dedicata alle ricerche sulla motivazione e sul successo. Risulta che il fattore principale che può influire sul risultato dei nostri sforzi è la determinazione. Il professor Carol Dweck da alcune decine d’anni conduce ricerche che mostrano in che modo le nostre idee influiscono sulla nostra vita, in che modo i nostri sogni e obiettivi potranno realizzarsi o o finire nel nulla. Ma è possibile? Com’è che una convinzione può influire sulla nostra psiche, sul nostro modo di agire e quindi sulla nostra vita? Il concetto che ognuno nasce con un software fisso è un pensiero conservativo. La conseguenza è che ci concentriamo sulla difesa delle nostre risorse e sulla dimostrazione di possedere le caratteristiche adeguate ad un certo livello di vita. Probabilmente ognuno di noi ha nel suo ambiente persone per cui lo scopo principale nella vita è la protezione della coscienza del proprio valore: al lavoro, all’università, nei rapporti interpersonali. Questo fa sì che la maggioranza delle interazioni tra questo tipo di persone si riduca alla conferma di propria abilità, capacità e moralità. Ogni azione è sottoposta al giudizio. Si è riusciti a presentarsi dal lato migliore o no? Si è riusciti a sentirsi meglio o no? In realtà può sembrare che in questo tipo di approccio alla vita non ci sia apparentemente niente di negativo, ma in realtà c’è ben altro. Esiste infatti almeno un secondo approccio alla vita: ovvero un atteggiamento evolutivo. In questo approccio, senza negare l’esistenza di un certo gruppo fisso e innato di caratteristiche peculiari ad ognuno di noi, la base fondante è lo sviluppo continuo tramite il lavoro su se stessi. Quello che ci è stato dato non determina il nostro futuro una volta per sempre perché, in caso di bisogno, ogni aspetto può essere soggetto a cambiamento e perfezionamento. Vale la pena dedicare il tempo a dimostrare che si è bravi quando si può essere più bravi? Nascondere i propri difetti ha senso se si può lavorare su di essi? Perché rinchiudersi in un cerchio di cose sicure invece di aprirsi a esperienze nuove e interessanti?

Possiamo facilmente immaginare come credendo rigidamente solo nelle nostre capacità consolidate ci esponiamo alla situazione critica in cui una sconfitta può metterci un angolo cieco e definire, limitandole, le nostre capacità. Quest’atteggiamento rattrappisce l’abilità di reagire nelle situazioni difficili, riducendo la capacità di reagire usando l’intelligenza. Chi invece vive nella disposizione evolutiva credendo di poter continuamente crescere sviluppando le proprie doti è in grado di affrontare ogni evento, anche il più doloroso, senza bloccarsi. Le persone tese all’evoluzione attraverso difficoltà e sconfitte aumentano le loro motivazioni e arricchiscono la loro cifra di esperienza e conoscenza.

Su questo tema mi viene in mente la storia di Michael Jordan. Oggi, nel vederlo immenso campione sportivo abbiamo l’impressione che questo sia stato un fatto ovvio se non addirittura prevedibile fin dall’inizio. I fatti dimostrano l’opposto. Jordan non è entrato nella squadra universitaria di pallacanestro in cui voleva giocare, gli è stato rifiutato l’ingresso nelle due prime squadre di NBA. Dopo esser stato lasciato fuori dalla squadra universitaria lui si è depresso. È stata sua madre a spingerlo a tornare in campo ad allenarsi. Così Jordan inizia ad uscire di casa alle 6 del mattino per potersi allenare prima delle lezioni. Inflessibilmente lavora sui suoi punti deboli: palleggio, tiri a canestro e gioco difensivo. La fonte dei suoi successi diventa così la convinzione che “la resistenza mentale e psichica è molto più importante di alcune doti fisiche che un atleta può possedere per natura”. Ovviamente molti la penseranno diversamente, riducendo il successo di Jordan alla sua prestanza fisica o magari al fatto che si è allenato duramente.

Jackson Pollock è uno dei pittori americani più importanti che ha riformulato l’arte moderna del XX secolo. Gli esperti analizzando le sue prime opere hanno provato che Pollock non dimostrava affatto spiccate abilità pittoriche. Il segreto del successo di Pollock è il sacrificio e il desiderio di essere artista. Grazie alla sua ostinazione ha cercato chi avrebbe potuto insegnargli ad acquisire nuove abilità per formare quella che poi sarebbe divenuta una tecnica eccezionale di grande originalità.

Gli esempi di questo tipo, non solo nel mondo dello sport e dell’arte, sono infiniti. Ma la domanda sorge spontanea: è facile cambiare? Ecco alcuni consigli che possono aiutare a fare i primi passi su un nuovo sentiero. In primo luogo bisogna cerca di pensare all’obiettivo che si è stabilito e cosa si può fare per raggiungerlo. Quali passi bisogna intraprendere e quali informazioni si devono acquisire. Quando ad esempio per l’ennesima volta si decide di perdere peso, allora è il caso di elaborare un piano concreto e reale. Le prime domande a cui si deve rispondere sono: quanti chili e in quanto tempo si vogliono perdere? Come e quando esercitarsi? I piani che sono elaborati in modo dettagliato intensificano la probabilità di realizzare l’obiettivo stabilito.

traduzione it: Joanna Chmielewska

POLONIA OGGI: Berlinale: trionfo italo-polacco

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Director Gianfranco Rosi receives the Golden Bear - Best Film award for the movie 'Fuocoammare' (Fire at Sea) during the awards ceremony at the 66th Berlinale International Film Festival in Berlin, Germany, February 20, 2016. REUTERS/Fabrizio Bensch

Il documentario italiano “Fuocoammare” è il vincitore del 66° Festival Cinematografico Internazionale Berlinale. La giuria, guidata da Meryl Streep, ha espresso la sua preferenza per il film di Gianfranco Rosi, che si è aggiudicato l’Orso d’Oro, il premio più importante del detto evento culturale. Il secondo premio, l’Orso d’Argento, è stato assegnato al regista polacco Tomasz Wasilewski per la miglior sceneggiatura in “Zjednoczone stany miłości” (“Stati uniti d’amore”). “Fuocoammare” di Rosi racconta il dramma dei rifugiati sull’isola di Lampedusa. Come ha detto il regista italiano,”Non possiamo ignorare il fatto che così tante persone fuggono dalla guerra e dalla povertà. Il mio documentario è la testimonianza che devo loro”. Il lavoro di Wasilewski ci mostra invece una realtà diversa, quella della Polonia degli anni ’90, quando sono avvenute molteplici trasformazioni, specialmente politiche ed economiche. Wasilewski è il secondo vincitore polacco consecutivo alla Berlinale: l’anno scorso a Berlino aveva infatti trionfato Małgorzata Szumowska con il suo film “Body/Ciało”(“Il corpo”).

pap.pl

Umberto Eco ha ricevuto la laurea honoris causa dell’Università di Łódź

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Il famoso scrittore e professore italiano Umberto Eco, ha ricevuto il 24 maggio 2015 la laurea honoris causa dall’Università di Łodź. Il senato accademico di Lodz ha deciso che la cerimonia di premiazione si svolgerà durante la celebrazione del 70° anniversario dell’Università di Łodź e che il promotore di questo riconoscimento sarà il professor Artur Gałkowski, capo del Dipartimento di Italianistica nella stessa università. Nel 2011, nella Facoltà di Filologia è stato creato il Dipartimento di Italianistica della Cattedra di Filologia Romanza. I ricercatori di questa unità stanno studiando la letteratura italiana contemporanea, i fenomeni mediatici italiani e i problemi di traduzione. Si progettava anche presso la Facoltà di Filologia il congresso internazionale di semiotica, sarebbe dedicato in gran parte alle teorie sviluppate da Umberto Eco. “Dare la laurea honoris causa a un personaggio che ha già decine di questi riconoscimenti è senza dubbio un onore per la nostra Università di Łódź” ha detto Jarosław Płuciennik.