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Home Blog Page 280

Polonia: Erg acquisito progetto eolico da 14 MW

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Erg Renew ha raggiunto un accordo per l’acquisizione dal gruppo PAI (Polish Alternative Investments) del 100% del capitale di Hydro Inwestycje, società di diritto polacco titolare delle autorizzazioni necessarie per la realizzazione di un parco eolico in Polonia, nelle municipalita’ di Szydlowo e Stupsk. Il parco ha una capacità prevista di 14MW e una produzione di energia elettrica, a regime, stimata di oltre 36GWh all’anno. L’investimento totale e’ stimato in circa 23 milioni di euro. Il closing è previsto entro febbraio 2015.

Fonte (www.esteri.it)

Ambasciata Polonia: Rispettate procedure di sicurezza ad Auschwitz

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Profondo rammarico per l’incidente che ha coinvolto l’equipe di Matrix, Davide Parenzo e Riccardo Pacifici, ma le procedure di sicurezza vanno osservate per tutti: è questo, in sintesi, il messaggio dell’Ambasciata di Polonia a Roma per chiarire quanto accaduto ieri ad Auschwitz. Il gruppo di italiani, rimasto chiuso dentro, ha tentato di uscire da una finestra facendo scattare l’allarme. La polizia criminale polacca li ha fermati e trattenuti per alcune ore, fino a quando non è intervenuta la Farnesina. Nel frattempo, il presidente della Comunità ebraica romana Pacifici ha tenuto informati i suoi follower su Twitter: “Siamo stati sequestrati da un’ora dalla polizia polacca dentro Auschwitz dopo trasmissione di Matrix. Una vergogna”. E ancora: “Il Campo era abbandonato e senza sicurezza. Il reato mio e di David Parenzo è stato quello di provare ad uscire da una finestra”.

Pacifici è tornato sulla vicenda anche oggi: “Noi eravamo lì – ha raccontato in una nota – a commemorare una giornata molto intensa e, dopo aver fatto la diretta con ‘Matrix’, cercavamo di uscire in una situazione di abbandono. Siamo preoccupati perchè il vero problema non è la polizia che ci ha fermati, ma che lì chiunque può entrare, chiunque può colpire in un colabrodo di una struttura dove, nonostante i metal detector e una sicurezza presente durante il giorno, la sera non ci si deve sorprendere che sia successo quello che è successo. Si portarono via la scritta ‘Die arbeit macht frei’ e il fatto che noi siamo potuti uscire perché le finestre erano aperte significa che qualcuno potrebbe entrare e compiere determinate azioni”. “Ad un certo punto – ha continuato Pacifici -, conoscendo David Parenzo, che è stato vittima di recente di uno scherzo di ‘Scherzi a parte’, ero convinto di essere a mia volta vittima di uno scherzo. Per me che ho perso i miei nonni ad Auschwitz stare là era una condizione assurda, imbarazzante. Ad un certo punto ho chiesto ad uno dei poliziotti di lasciarmi libero oppure di arrestarmi perché io lì non ci volevo stare. In un luogo buio, dove c’era il filo spinato, il freddo, la memoria della morte”.

“La Shoah è studiata anche nei nipoti della seconda e terza generazione – ha concluso Pacifici – noi sognamo la notte i tedeschi nazisti anche se non li abbiamo mai visti”. Ad ogni modo, l’Ambasciata di Polonia ha precisato il tutto contestualizzando la vicenda: “Il 27 gennaio ad Auschwitz erano in corso le celebrazioni del 70° anniversario della liberazione del campo alle quali hanno partecipato oltre 50 delegazioni, tra cui numerose guidate da monarchi, capi di stato e di governo. Il carattere particolare di queste celebrazioni ha richiesto l’introduzione di misure di sicurezza drasticamente potenziate”. Di conseguenza, ha sottolineato l’Ambasciata polacca, “qualsiasi comportamento fuori dagli standard delle persone presenti doveva pertanto suscitare allerta nei servizi d’ordine preposti, il cui intervento era dettato esclusivamente dalla volontà di garantire l’ordine e la sicurezza in quel luogo particolare e in quel giorno”.

In questo senso, ha ricordato l’Ambasciata, “i servizi di sicurezza del campo hanno seguito le procedure previste che prevedono, in caso di disordini o distruzione dei beni anche se involontaria, la convocazione delle Forze di Polizia al fine di garantire il necessario chiarimento e un’adeguata documentazione dell’accaduto”. “Esprimiamo il nostro profondo rammarico per quanto occorso – ha concluso la nota -, ma la premura di assicurare un carattere dignitoso alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto unitamente alla particolarità del contesto e della ricorrenza, obbligavano le forze dell’ordine a trattare in maniera non difforme rispetto alle procedure qualsiasi genere di violazione alla dignità di questo luogo e al senso di sicurezza. Riteniamo pertanto che i suddetti chiarimenti pongano fine all’incidente”.  AGV News

Dal Papa cinquemila euro a una scuola per disabili senza ascensore

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POLONIA – Papa Francesco ha donato 20 mila zloty (5 mila euro) ad una scuola polacca di bambini disabili senza ascensore. Lo rendono noto i media locali precisando che si tratta di un’istituto di Poznan, nell’ovest del Paese, frequentato da diverse decine di bambini che per poter seguire le lezioni sui diversi piani dell’edifico scolastico sono accompagnati dai volontari che ogni giorno – a braccio – portano in carrozzelle lungo una stretta scala.

Secondo l’agenzia cattolica Kai, il dono è arrivato alla scuola grazie all’intervento dell’elemosiniere del Papa, monsignor Konrad Krajewski: I rimanenti soldi (30 mila zloty) necessari per la costruzione dell’ascensore sono stati assicurati dalla curia arcivescovile di Poznan.

Polonia, la rivoluzione-shale si risolve in un nulla di fatto

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Nei propositi del mondo politico polacco, lo shale gas doveva rappresentare una vera e propria rivoluzione, in grado di garantire in tempi rapidi la tanto agognata indipendenza energetica. Ma, nonostante la presenza di ingenti riserve di gas da scisto, gli ultimi anni sono stati un susseguirsi di difficoltà, proteste e ripensamenti. E il tanto decantato boom dello shale rischia di risolversi in una bolla di sapone.
È quanto emerge da una lunga analisi pubblicata ieri dal quotidiano britannico Guardian, che fa un bilancio complessivo delle vicende. Stando a uno studio pubblicato a marzo 2012, che sarà presto aggiornato, le riserve del Paese sono comprese tra i 346 miliardi e i 768 miliardi di metri cubi: si tratta quindi del terzo Paese più ricco di tali risorse nel Continente. Già nel 2011 l’allora presidente Donald Tusk aveva promesso di avviare le estrazioni commerciali entro il 2014, ponendosi l’ambizioso obiettivo di svincolarsi dalla Russia per l’approvvigionamento energetico.
Ma le cose sono andate diversamente: i primi test non hanno restituito i risultati sperati, una serie di problemi burocratici hanno rallentato le operazioni, sette delle 11 multinazionali che avevano investito in Polonia si sono già tirate indietro e gli operatori si sono trovati a fare i conti con le proteste della popolazione. Il caso più eclatante è stato quello di Chevron, che a luglio ha abbandonato i propri piani di estrazione a Zurawlow, dopo un’accanita battaglia di quattrocento giorni con la comunità locale. In sostanza, lo shale si sarebbe rivelato un “disastro”, stando alle parole che – secondo alcune indiscrezioni non confermate – avrebbero pronunciato, in privato, alcuni esponenti delle autorità.
Autore: Valentina Neri
Foto: Karol Karolus
Fonte: Wikimedia Commons

Presentazione del volume Mario Lattes, Il ghetto di Varsavia

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L’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia e l’Ambasciata di Svizzera in Polonia hanno il piacere di invitare in occasione della Giornata della Memoria alla presentazione del volume Mario Lattes, Il ghetto di Varsavia, a cura di Giacomo Jori, Lugano, Edizioni Cenobio, 2015

27 gennaio 2015, ore 18.00

Istituto Italiano di Cultura

Ulica Marsza?kowska 72, Varsavia

 

Intervengono:

Caterina Bottari Lattes (Fondazione Bottari Lattes)

Dario Disegni (Fondazione Beni Culturali Ebraici e Fondazione Bottari Lattes)

Giacomo Jori (Università della Svizzera Italiana, Istituto di Studi Italiani)

Pietro Montorfani (Edizioni Cenobio e Archivio Storico della Città di Lugano)

Traduzione simultanea

 

Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, sfuggito alle leggi razziali, nel 1960 si laurea in Filosofia a Torino, con una tesi in storia contemporanea sul ghetto di Varsavia. Per una serie di motivi la tesi, anche se destinata alla pubblicazione, rimarrà inedita fino ad oggi. La prima presentazione del libro avrà luogo a Varsavia presso l’Istituto Italiano di Cultura.

 

Mario LATTES, Il Ghetto di Varsavia [1960], a cura di Giacomo Jori, Lugano, Cenobio, 2015.

Questo libro non è il recupero dell’‘incunabolo’ inedito di un autore illustre, ma – come mostra l’introduzione del curatore – la restituzione di un libro mancato. Misurarsi con il Ghetto di Varsavia per la tesi di laurea, nel Sessanta, per Mario Lattes è dovere di testimone della condizione ebraica e ambizione di scrittore: «Ho lavorato al mio libro. Così: ho passato la mattina nel ghetto di Varsavia, fra i cinquecentomila che lo abitavano nel ’41… » (Il muro, 1958). Ma quel lavoro è ancor più – come per Primo Levi, come per Paul Celan – la traccia dei muri che attraversano, dentro e fuori di noi, il nostro tempo: «“Tutto cominciò con la costruzione del muro”. Era proprio un bell’attacco per il mio racconto: peccato, in fondo, non averlo scritto […]. “Tutto cominciò con la costruzione del muro”. Addio, Cora. Il mio, oramai, è quasi terminato. Di certo nella mia vita non c’è altro: l’ho costruito pazientemente, ostinatamente, e senza saperlo: come tutti. Tutta la vita, c’è voluta: ma adesso tu non potresti sgraffiarvi neppure il tuo nome» (ivi). Presentare questo libro a Varsavia, nel Giorno della memoria, significa offrirlo, nella città stessa della tragedia e del trauma storico che esso testimonia, in omaggio alle ragioni della libertà e della vita.

“Rubano dati da The Hendon Mob”: Dreyfus dichiara guerra alla Polonia!

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Alexandre Dreyfus sta facendo grandi cose da quando, nel luglio del 2013, investì circa 3 milioni di dollari per mettere le mani su The Hendon Mob, il più grande database online dedicato al poker.

E ora che questo database è diventato ormai una specie di “bibbia” per consultare i risultati dei più importanti eventi live, si corre il rischio che determinati dati finiscano in mani sbagliate, e in modi tutt’altro che leciti.

Secondo lo stesso Dreyfus, proprio questo è accaduto dagli ultimi giorni del 2014 a oggi, quando i tecnici di The Hendon Mob si sono accorti della presenza di un bot capace di prelevare una grande quantità di dati dal database.

Ma a suscitare scalpore è la provenienza di questo bot, che secondo alcuni controlli approfonditi giungerebbe direttamente dai server del Ministero delle Finanze della Polonia!

Una situazione che potrebbe anche innescare un caso diplomatico, visto che Dreyfus ha annunciato la propria intenzione di portare in tribunale il Ministro polacco per violazione dei termini e delle condizioni di The Hendon Mob, con particolare riguardo alla sezione “Proprietà Intelletuale” del sito.

Intervistato da Pokernews.com, Dreyfus ha fatto sapere di aver contattato un legale polacco, il quale ha inviato un avvertimento al Ministero attraverso una lettera.

In una nota dell’Unione Europea adottata nel 1996 per la protezione dei database, si legge: “L‘estrazione ripetuta e sistematica di alcuni contenuti di un database, oppure la sua riutilizzazione non autorizzata in base alle regole imposte dall’autore del database, implica un provvedimento che va in favore dello stesso autore e contro chi viola le regole“.

Jacek Kapica, il Ministro finito nell’occhio del ciclone, dopo aver ricevuto un primo avvertimento su Twitter dallo stesso Dreyfus, ha a sua volta replicato con un ‘cinguettio’, sostenendo di essere in vacanza e di non aver commesso le azioni denunciate dal numero 1 di Global Poker Index.

Tuttavia, per Kapica si prospettano tempi durissimi, visto che, in caso di conferma delle accuse formulate da Dreyfus e da The Hendon Mob, la Polonia potrebbe pagare a caro prezzo le azioni, svolte forse con troppa leggerezza, del proprio Ministro delle Finanze.

Francesco Cammuca – italiapokerclub.com

Presidenziali: con il discorso di Magdalena Ogorek si apre la campagna elettorale

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Il 2015 sarà un anno cruciale per la Polonia a causa delle elezioni presidenziali. Ora i partiti politici cominciano a presentare le candidature per questa carica. Ha fatto scalpore la candidatura dell’avvenente 35enne Magdalena Ogórek del partito SLD. Ieri ha presentato le sue proposte per ‘salvare il Paese’. All’inizio del discorso ha dichiarato la sua provenienza facendo i complimenti per i minatori e tutti gli abitanti delle città di Slesia in cui il governo voleva chiudere le miniere. In seguito la candida del SLD ha presentato il suo programma. ‘Nel 2015 in Polonia non c’è ancora un equo trattamento tra donne e uomini. Il nostro paese inoltre scarseggia di opportunità per le donne, c’è esclusione sociale, disoccupazione nonché emigrazioni dei giovani’, ha riferito Ogórek, aggiungendo che è necessario cambiare tutto per migliorare le condizioni di vita in Polonia. Inoltre, la candida del SLD ricordando a tutti la situazione in Ucraina ha messo in evidenza che la Polonia dovrebbe organizzare immediatamente la guardia nazionale che sarebbe composta dai cittadini. A causa del terrorismo Ogórek vorrebbe rafforzare e sovvenzionare maggiormente i servizi militari. Con questo discorso di Ogórek si può dire che la campagna presidenziale in Polonia è iniziata.  (Polonia Oggi)

Carnevale: maschere e sospensione delle regole per lasciar sfogare il popolo

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photocopyright Carnevale di Venezia
www.carnevale.venezia.it

 

Origini del Carnevale

Va detto subito che dietro il fascino del Carnevale, delle maschere, dei travestimenti che spingono ad assumere un’altra identità per vivere disinibitamente feste e incontri, altrimenti non possibili, c’è una tradizione sociale liberatoria che nasce nella notte dei tempi. Già gli Egizi, i Greci con le “dionisiache”, i Romani con i “saturnali”, in diversi periodi dell’anno definivano delle ricorrenze in cui era ammesso rompere con le regole costituite. Momenti liberatori e dissacratori che avevano una funzione quasi terapeutica di sfogo per il popolo, soprattutto per quella parte che durante il resto dell’anno era più oppressa. Tradizioni assorbite poi dalla cultura cristiano-cattolica e canonizzate nel nome “Carnevale” e nelle date: dall’Epifania al martedì grasso che precede il mercoledì delle Ceneri e la Quaresima. Curiosamente Carnevale, parola che viene dal latino “carnem levare” e significa togliere la carne per il purificante digiuno quaresimale dei fedeli, è diventato il nome con cui si è invece chiamato il periodo precedente l’inizio del digiuno, il periodo in cui da secoli si consente una sorta di sospensione delle regole sociali e morali. Nell’Italia medioevale dei tanti stati e repubbliche il Carnevale si è diversamente declinato, arrivando fino ai giorni nostri, con varie tradizioni e usanze, da Napoli alla Sardegna, da Roma a Viareggio, fino a Venezia. E fu proprio nell’allora Serenissima che il Carnevale trascese la dimensione cittadina per diventare evento della cultura europea.

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Il Carnevale di Venezia

A Venezia si parla di Carnevale fin dal remoto editto del 1296 che istituisce un giorno di festa prima del mercoledì delle Ceneri. Da allora il Carnevale crebbe continuamente nella considerazione sociale e anche politica che vedeva con favore il ripetersi annuale di un periodo di salutare mescolamento delle classi sociali. Ma la sagacia commerciale della Serenissima capì presto che il Carnevale poteva essere anche una straordinaria occasione di guadagno attirando nobili e benestanti da tutta Europa che per godere dello speciale Carnevale lagunare arrivavano in città portando soldi che spendevano in pranzi, teatri, feste e in acquisti di ogni sorta di mercanzia allora conosciuta di cui Venezia – Repubblica Marinara che faceva dei commerci con l’Oriente la sua forza – era fornitissima. Nei secoli Venezia affinò l’uso del Carnevale allungandone a piacimento la durata o estendendolo in altri periodi dell’anno fino alle esagerazioni di cinque mesi all’anno di Carnevale negli anni della decadenza. La Serenissima che aveva uno sviluppato sistema di polizia investigativa usò cinicamente il Carnevale anche come occasione per conoscere segreti e pettegolezzi di tutta Europa. I rampolli delle famiglie nobili una volta giunti a Venezia si concedevano tutte le licenze concesse a Carnevale e tra giochi d’azzardo, vino e donne si lasciavano scappare facilmente notizie utilissime per le strategie della Serenissima, notizie raccolte da solerti funzionari veneziani che discretamente bazzicavano quegli ambienti. Ma perché tutti venivano a Venezia? Perché la città sviluppò presto una profonda cultura della festa, del divertimento, dello spettacolo teatrale. Eventi che avevano la particolarità d’essere spesso organizzati non dallo Stato ma dal popolo variamente associato per tali ludici scopi nelle cosiddette Compagnie de Calza. Queste erano delle associazioni, dei club ante temporum, che riunivano gruppi di veneziani a seconda delle loro affinità ludiche. Le Compagnie de Calza che erano decine si sfidavano nell’organizzazione di fantasmagorici balli, giochi, piramidi umane, spettacoli. Nell’immaginario collettivo mondiale il Carnevale di Venezia è esteticamente quello settecentesco, quello raccontato nelle memorie di Casanova, nei testi teatrali di Carlo Goldoni, nei dipinti dei vedutisti, e riportato nelle cronache di scrittori, poeti e musicisti, come nel caso del furtivo passaggio del giovane Wolfgang Amadeus Mozart, tuttora ricordato da una targa affissa sul palazzo in cui visse a due passi dal Teatro La Fenice. È il Carnevale del Settecento quello più impresso nella cultura europea perché in una Serenissima ormai decadente e militarmente impotente il Carnevale rimaneva l’unica occasione per Venezia per ritornare per qualche settimana al centro della scena internazionale, ed è per queste ragioni che quanto più debole fu lo Stato tanto più clamoroso e licenzioso fu il Carnevale. Ma fu invece nel Rinascimento che si realizzarono le più straordinarie feste di popolo, sfide tra sestieri, a volte violenti e cruenti, oltre a mirabili quanto effimere macchine sceniche che sfilavano in Canal Grande per poi essere bruciate con un rogo simbolicamente propiziatorio.

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Il Carnevale moderno

Chi si reca oggi a Venezia per Carnevale partecipa ad una festa che è modulata sulla riscoperta della tradizione carnascialesca avvenuta nei primi anni Ottanta del secolo scorso. Dal dopoguerra agli anni Ottanta il Carnevale era solo una festa di pochi giorni per i bambini, una festa che ricominciò ad animarsi alla fine degli anni Settanta con delle scorribande di studenti e giovani che imbrattavano i passanti di farina e uova. In un’Italia che faticosamente stava uscendo dal triste clima degli “Anni di Piombo” del terrorismo, la gente sentiva il bisogno di riconquistare le piazze delle città ritrovando spensieratezza e voglia di vivere. Ed è in questa atmosfera che a Venezia il Carnevale rinacque quasi spontaneamente grazie ad un po’ di musica nei campi. Un’epoca d’oro in cui il desiderio di divertimento e di trasgressione, per dimenticare il pesante clima politico e sociale, spingeva tutta la città a ritrovarsi dopo il lavoro a ballare in Piazza San Marco. Titolari e commessi dei negozi, dirigenti e segretarie, all’ora di chiusura si mettevano una maschera, una parrucca, qualche trucco e uscivano insieme dal lavoro per sfogarsi e divertirsi dimenticando ruoli e mansioni della quotidianità. Fu quindi una inconsapevole riscoperta del più autentico valore del Carnevale: la sospensione delle regole sociali. Il Comune di Venezia seppe cogliere quella improvvisa e feconda rinascita del Carnevale per rilanciare il turismo invernale, fino agli anni Ottanta la gran parte degli alberghi veneziani chiudevano da ottobre a marzo. Da allora fu un crescendo continuo, rinacquero anche alcune Compagnie de Calza, la prima e l’unica tuttora funzionante è la Compagnia de Calza I Antichi che nella riscoperta dei costumi del passato organizza eventi trasgressivi e dissacratori, come il piccante festival di poesia erotica innaffiato di grappa. Ad oggi il Carnevale si è inevitabilmente trasformato da festa prevalentemente veneziana a manifestazione prevalentemente turistica vista la crescita esponenziale degli ospiti che arrivano per essere parte del Carnevale e non solo per assistere da spettatori. Ed è questa la vera peculiarità veneziana, ovvero che basta una bauta, un tricorno e un tabarro per mescolarsi al popolo del Carnevale e sentirsi protagonisti di una festa sociale. Oggi il Carnevale è una sommatoria di appuntamenti la gran parte dei quali opera dall’amministrazione comunale veneziana che affida ad un regista l’organizzazione della festa. Da qualche anno il regista è Davide Rampello cui va il merito di tante invenzioni, tra cui la Vogata del Silenzio, la fontana del vino, il rogo di macchine sceniche ed ora il riuso degli spazi e del bacino acqueo dell’Arsenale per le notti del Carnevale. Tra i registi dei passati carnevali ricordiamo il veneziano Marco Balich, già regista delle manifestazioni di apertura e chiusura delle Olimpiadi Invernali di Torino e dei Campionati Europei di Calcio EURO 2012 in Polonia e Ucraina. Al fianco di un ampio calendario istituzionale del Carnevale, incentrato sui voli dell’Angelo e dell’Aquila dal Campanile di San Marco, sulla Festa Veneziana con il corteo acqueo mascherato, sulla sfilata del Corteo delle Marie e molti altri appuntamenti, c’è poi un caleidoscopico programma di eventi creati da privati e istituzioni, tra i quali vanno sottolineati i laboratori carnevaleschi de La Biennale, lo splendido Ballo della Cavalchina al Gran Teatro La Fenice (che sarà nuovamente organizzato solo dall’anno prossimo) e l’esclusivo Ballo del Doge a Palazzo Pisani Moretta destinato a chi per una festa di Carnevale può spendere qualche migliaio di euro. Un calendario di eventi (realizzati da un variegato pool di veneziani che hanno ormai un consolidato know how sul tema)  che si svolge in tre settimane con un weekend prologo (quest’anno il 31 gennaio-1 febbraio) e una decina di giorni intensi dal secondo weekend fino al martedì grasso (7-17 febbraio), e che attira una massa di quasi un milione di turisti, con punte di 100 mila nei giorni clou. Così come ai tempi della Serenissima il Carnevale è di nuovo occasione per creare un importante indotto economico in città.

La Polonia ristruttura miniere, operazione da mezzo miliardo

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La Polonia investirà 2,3 miliardi di zloty (circa 530 milioni di euro) nel biennio 2015-16 per ristrutturare il più grande gruppo minerario europeo, la controllata statale Kompania Weglowa. Lo ha annunciato oggi il primo ministro Ewa Kopacz nella conferenza stampa dei primi cento giorni di governo.

“Il processo porterà a una consolidazione del settore energetico con la nostra industria mineraria”, ha detto Kopacz come riferito dall’agenzia Pap.

Il governo polacco stanzierà 1,4 miliardi di zloty (circa 320 milioni di euro) nel 2015 e ulteriori 900 milioni (circa 200 milioni di euro) nel 2016 per il piano di ristrutturazione che comprende quattordici miniere.

Il piano prevede la liquidazione totale di Kompania Weglowa e la divisione dei suoi beni tra le nove miniere che garantiscono un margine sotto una nuova azienda che sarà controllata da parte del gruppo del carbone statale Weglokoks. Il ministero ha inoltre precisato che alcune aziende del settore energetico potrebbero diventare azionisti della nuova società. Il piano prevede anche lo spostamento di seimila minatori da cinque miniere che saranno chiuse ad altre che rimarranno operative (ANSA).

NICOLA SAMORI. RELIGO

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Wystawa: 18 stycznia-22 marca 2015

Wernisaż: 17 stycznia 2015 o godz. 19.00

Spotkanie z artystą/dyskusja panelowa: 18 stycznia 2015

o godz. 12.00

Kurator: Marie-Eve Lafontaine

TRAFO Trafostacja Sztuki w Szczecinie jako pierwsza instytucja w Polsce zaprezentuje obszerną wystawę włoskiego artysty Nicola Samoriego (ur. 1977). Jego figuratywne prace o precyzyjnej klasycznej kompozycji i znacznym stopniu złożoności i wirtuozerii w technice wykonania są zjawiskiem wyjątkowym w świecie sztuki współczesnej. Samori skrupulatnie maluje kompozycje, pieczołowicie rzeźbi w marmurze i tworzy mieniące się instalacje zapraszając widza do uczestniczenia w doznaniach na poziomie zarówno wizualnym, jak i niemal fizycznym. Łączy przeszywającą zmysły intensywność zainspirowaną teatralną estetyką sztuki renesansowej i barokowej z odniesieniami współczesnymi wywiedzionymi z sugestywności powojennych malarzy ekspresjonistycznych. To wszystko składa się na podejście artysty do roli i wyrazu sztuki klasycznej i figuratywnej w dzisiejszych czasach.

Wystawa podsumowuje najnowszą twórczość artysty. W obrazach powierzchnia płótna stanowi swojego rodzaju warstwę materialną. Wspomniane kompozycje malarskie poddawane są agresywnej, wręcz fizycznej ingerencji zmieniając jednocześnie odbiór pracy w oczach widza i zmuszając go do ponownej analizy. Płótno czy deska, poddane procesowi dekonstrukcji, przekraczają granicę między byciem przedmiotem dwuwymiarowym i stają się obiektem przestrzennym. Proces ten powoduje swojego rodzaju ingerencję dzieła w otaczającą je przestrzeń. W innych pracach Samori jeszcze głębiej eksperymentuje z kompozycją abstrakcyjną, ukrytą, używając przy tym miedzi, złota i srebra. Odwołuje się do doświadczenia pisania ikon i podkreśla sferę mistyczną swoich prac.

W instalacji „site-specific” prezentowanej w holu głównym TRAFO, Samori ogranicza pojęcie wiary do jego podstawowych składników: modlącego się i bóstwa. Wskutek tego pozbawia on owe pojęcia ich podstawowych wyznaczników, mianowicie kontekstu społecznego oraz historycznego. Gdy widz konfrontuje się z jego pracą czyli nakładającymi się na siebie warstwami historii religii i estetyki, jest zmuszony do zweryfikowania swojego podejścia do wiary. Stąd instalacja Samoriego jest nie tylko wyraźnym odniesieniem do pogańskich zaczątków religii, lecz także analizą praktyki religijnej w dzisiejszych czasach lub jej zaniechania oraz nieustającego wpływu religii na współczesną sztukę.

Po raz pierwszy w Polsce jedna wystawa połączy trzy znaczące serie prac artysty. Poza instalacją „site-specific”, Samori będzie pokazywał jeszcze nie wystawiane obrazy olejne i rzeźby. Wystawa „Religo” wejdzie również w przestrzeń sąsiadującego z TRAFO kościoła pod wezwaniem Św. Jana Ewangelisty.

Nicola Samori (ur. 1977, Forli), mieszka i pracuje w Bagnacavallo we Włoszech w pobliżu Rawenny. Zajmuje się badaniem form wywodzących się z historii kultury zachodniej, jej estetyki i uzupełnia je często powtarzającymi się odniesieniami, które bezwiednie tkwią w naszej podświadomości.

W 2004 roku ukończył Akademię Sztuk Pięknych w Bolonii. Jego wcześniejsze prace pokazywano między innymi na wystawach.: „Dei Miti Memorie” (Central TAFE Gallery, Perth, 2003), „Sine Die” (Museo d’Arte Contemporanea, Gibellina, 2007), „Arte Italiana 1968-2007 Pittura” (Palazzo Reale, Mediolan, 2007) oraz 9. edycji Premio Kair (Palazzo della Permanente, Mediolan, 2008).

Wystawa z 2010 roku „La Dialettica del Mostro” (Galleria Marcorossi Artecontemporanea, Mediolan) była początkiem prac nad tematem “inkorporacji”, w której to obraz, z początku inspirowany archetypem kultury zachodniej, ulega przemienieniu i przedefiniowaniu. W tym samym roku Samori zaczął też otwierać swoje kompozycje poprzez fizyczną dekonstrukcję powierzchni obrazu. W 2011 roku artysta został zaproszony do udziału w 54. Biennale w Wenecji (Pawilon Włoski). W 2012 roku pokazał swoje prace na dwóch wystawach indywidualnych: „Imaginifragus” w Christian Ehrentraut Gallery w Berlinie i „The Venerable Abject” w Ana Cristea Gallery w Nowym Jorku.

[cml_media_alt id='112330']5_Nicola Samori, Scomparsa in Dio (Apoteosi del Vago)_ 2012[/cml_media_alt]

Najnowsze prace zaprezentował na „Fegefeuer” (Kunsthalle Tübingen, 2012), swojej pierwszej wystawie muzealnej poza Włochami, oraz na „Die Verwinding” i podczas indywidualnej prezentacji w Galerii Emilio Mazzoli w Modenie. Kolejna wystawa indywidualna w Galerii Christian Ehrentraut („Guarigione dell’Ossesso”, 2013) obejmowała serię obrazów podejmujących problematykę złudzenia.

Wystawy indywidualne i grupowe z udziałem artysty w 2014 roku odbyły się w Schauwerk w Sindelfingen, w Palazzo Chiericati w Vicenzie, w MAC w Lissone, w Kunsthalle w Kolonii oraz w galerii Rosenfeld Porcini w Londynie. W styczniu 2015 roku w Trafostacji Sztuki – Centrum Sztuki Współczesnej w Szczecinie odbędzie się pierwsza wystawa indywidualna artysty w Polsce.