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La politica bella

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Emanuela Medoro

Giovane negli anni sessanta, ho vissuto male, anzi ho subìto impotente il periodo dagli anni novanta fino ai tempi recenti, dominati dall’idea dell’arricchimento facile, della corruzione, della compravendita di parlamentari, dell’evasione fiscale contro lo stato rapinoso, della scissione dell’Italia fra nord ricco ed efficiente e sud povero e malavitoso, della chiusura di fabbriche, licenziamenti, aumento della disoccupazione, tagli all’istruzione ed alla sanità. Sono stati gli anni   di quelli che badano al sodo (di chi?), di quelli che con arrogante sicurezza si dichiarano apolitici al contempo facendo un cieco tifo per il vincente capo supremo, modello di vita e di pensiero perché ricco, anzi ricchissimo, padrone dell’informazione e dei media.

Che bellezza veder stravincere la difficile competizione per la guida di un partito di governo da un figlio della nostra generazione, capace di sostenere che la politica è bella e di rovesciare i luoghi comuni del periodo brutto della politica dell’antipolitica. Per Matteo Renzi la politica non è frasi sprezzanti per chi la pensa diversamente. Niente vaffa days, meglio welcome days. I giorni del benvenuto, a chicchessia, qualunque sia la provenienza politica, senza steccati nella definizione del suo pubblico. Eccellente comunicatore, sicuro di sé, padrone di una lingua italiana ricchissima e ben articolata, di una intonazione piacevole ad orecchie del nord e del sud, capace di gestire la propria immagine con una buona dose di scaltrezza. Welcome, Matteo.

Un figlio della Toscana, leader in politica da ragazzo, vuole diventare un leader dell’Italia. Mi sta bene, soprattutto perché non ha un patrimonio personale stellare da spendere nell’arena della battaglia politica in nome dell’antipolitica del ghe pensi mi. I soldi che spende arrivano a piccole dosi, da tanti simpatizzanti. Bisogna stare attenti a come si spendono, altrimenti non arrivano più.

Da vecchia insegnante a riposo, nell’ascoltare il suo comizio di investitura alla carica di segretario del PD, ho notato con piacere il passo dedicato all’istruzione, alla necessità di valorizzare la funzione docente e di restituirgli la dignità ed il decoro perduti. Istruzione e ricerca investimenti per il futuro. Fosse vero…

Avrà filo da torcere, il loquace e coraggioso Matteo. Le diverse anime del partito si faranno sentire, lo tireranno da un lato e dall’altro.  C’è da augurarsi solo che venga sostenuto con saggezza da tutti, all’interno del partito, affinché vinca le prossime elezioni politiche, e non prevalga la ondata di protesta dei grillini insieme a quella del partito del signore delle cene eleganti, del bunga bunga, evasore fiscale, glorioso santo martire delle toghe rosse.

La Traviata del 7 dicembre alla Scala di Milano

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Emanuela Medoro

Unisco qualche piccola osservazione personale, da semplice spettatrice senza alcuna pretesa, al coro di articoli generalmente favorevoli, ma non privi di qualche critica, apparsi sul web subito dopo la fine dello spettacolo.

Ho visto l’opera al cinema, sul grande schermo. Mi aspettavo che gli operatori della televisione avrebbero   proiettato lo spettacolo dal punto di vista di uno spettatore di platea, oppure dei palchi centrali del teatro. Immaginavo di vedere l’intero palcoscenico, la scena ed i cantanti, con qualche colpo d’occhio sull’orchestra.  Non così, per cui mi ha fatto una impressione non sempre gradevole l’ indugiare insistente sui primi piani dei volti e dei corpi dei cantanti e degli arredi di scena.  Certi particolari meglio non vederli.

La infelice storia d’amore di Violetta Valery ed Alfredo Germont   esiste ancora oggi nella mente di tutti, in tutto il mondo, perché Giuseppe Verdi ha creato per loro una musica magica ed immortale, coinvolgente, che tocca i sentimenti profondi, estrania dalla realtà immediata ed apre le porte   del sogno. Splendida l’orchestra diretta da Daniele Gatti, applauditissimi i cantanti, la protagonista tedesca   Diana Dumrau, il tenore polacco Piotr  Beczala ed il baritono serbo Zeljco Lucic. Parecchi buuuu, invece, quando è apparso il regista, insieme agli applausi durati a lungo. Mi è dispiaciuto stare in un cinema e non poter manifestare il mio sentito apprezzamento per l’orchestra ed i cantanti insieme al pubblico del teatro alla Scala che applaudiva in piedi.

Cerco di spiegare i buu per la regia. Ha suscitato perplessità l’eccessivo realismo della regia di Dimitri Tcherniakov. Francamente un Alfredo Germont con la giacca con gli spacchetti laterali e senza cravatta è piaciuto poco, ancora meno Violetta, nella seconda parte una casalinga con un vestitino marrone col colletto di pizzo. Inoltre è apparso strano vederli in una grossa cucina tradizionale piena di pentole, Alfredo chino su un tavolo ad affettare zucchine e tagliare un bel mazzo di sedano mentre canta un’aria piena di pathos. Ancora, mi ha suscitato un secco no vederlo chino sullo stesso tavolo mentre ammassa la pasta e versa la farina sull’impasto. Bastano dei piccoli ma significativi particolari negli arredi di scena per comunicare il calore del focolare domestico. Stessa perplessità per quella cantante del coro mascherata con piume da Sioux, fuori luogo. Forse non ho capito bene di che cosa si trattava, forse ancora, tutto questo è di secondaria rilevanza.

Conta la musica di Giuseppe Verdi. Eterna, un immortale patrimonio dell’umanità che l’Italia ha dato al mondo. Dobbiamo esserne orgogliosi.

 

Vertice bilaterale Italia-Polonia 5 dicembre 2013

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VIDEO – Conferenza stampa di Enrico Letta a Varsavia durante il Vertice bilaterale Italia-Polonia si parla di:  industria, EXPO2015, difesa e tifosi laziali incarcerati a Varsavia dal giorno della partita Lazio-Legia.

 

Varsavia. “Rilasciate i nostri ragazzi”, i tifosi lanciano una petizione online

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Prosegue l’odissea dei tifosi laziali trattenuti in Polonia. Prosegue senza che si trovi l’unica soluzione adeguata e pensabile: il loro rientro a casa, il prima possibile. E così i parenti e gli amici dei tifosi ancora trattenuti a Varsavia, chiedono “il rilascio immediato dei ragazzi, che prima sono stati ingannati e poi condannati con accuse infondate e senza alcuna prova che li identi?casse”. Lo fanno attraverso una petizione online, lanciata Barbara D’Alessandro, sorella di uno dei ragazzi fermati a Varsavia. Scopo della petizione: sollecitare il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ad intervenire concretamente.

Leggi la petizione completa

 

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fonte: lazialita.it

 

 

Bonino annuncia i detenuti saranno raggiunti dalle famiglie

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ROMA – Emma Bonino, Ministro degli Esteri, in una nota pubblicata su repubblica.it, ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni in merito ai fatti di Varsavia. “Certamente vanno fatti gli opportuni approfondimenti sulle modalità che hanno portato al fermo dei tifosi della Lazio e alla decisione delle autorità giudiziarie polacche di trattenere e rinviare a giudizio 22 persone – ha proseguito la Ministra degli Esteri- Voglio peraltro chiarire che più di un centinaio di fermati sono stati accompagnati in diversi commissariati di Varsavia ed è stato straordinario lo sforzo che la nostra Ambasciata ha fatto per giungere al più rapido rilascio dei connazionali.”

Sugli arrestati ha precisato: “ L’ Ambasciata è entrata in contatto con tutte le famiglie delle persone rinviate a giudizio sollecitandole a designare un avvocato difensore e fornendo indicazioni su come presentare ricorso e quali ulteriori iniziative giudiziali potrebbero essere poste in atto nei prossimi giorni. Nel frattempo, si è già potuto ottenere il permesso per alcune visite in carcere da parte dei parenti di alcuni dei detenuti.” – cittaceleste.it

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Tifosi della Lazio fermati a Varsavia, alcuni già rilasciati da autorità polacche

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Varsavia – Sono 149 i fermati. Secondo le forze dell’ordine polacche, i biancocelesti, alcuni dei quali con il passamontagna, hanno attaccato i poliziotti nel centro della capitale lanciando pietre e bottiglie. L’ambasciatore italiano a Varsavia all’Adnkronos: ”Processi celebrati con rito abbreviato”

Le autorità polacche stanno rilasciando alcuni dei 149 tifosi laziali fermati in seguito ai disordini avvenuti giovedì sera prima della sfida dei biancocelesti sul campo del Legia in Europa League. Si tratterebbe, al momento, di ventuno persone, ma il loro numero è destinato ad aumentare. Lo riferisce all’Adnkronos l’ambasciatore d’Italia in Polonia, Riccardo Guariglia, spiegando che il rilascio sta avvenendo a seguito dei processi che “vengono celebrati con rito abbreviato”.

La maggior parte dei tifosi biancocelesti fermati, spiega ancora il diplomatico, “non ha commesso reati da codice penale” e “tutto sta avvenendo abbastanza velocemente”. Guariglia spiega inoltre che l’ambasciata e il consolato d’Italia, presso i quali è stata istituita una ‘unità di crisi’ per seguire l’evolversi della vicenda, “sono in grado fornire assistenza per il rimpatrio in caso di necessità”.

Come si legge in una nota pubblicata sul sito ufficiale della S.S. Lazio, non c’è “ancora certezza sui numeri definitivi, ma sappiamo che 21 tifosi sono stati rilasciati”. ”Un numero minore di tifosi, sui quali pendeva l’aggravante di reati penali, è già stato liberato dietro patteggiamento e pagamento di una sanzione amministrativa – si legge ancora -. Tutti gli altri tifosi ancora reclusi e sui quali pendono capi d’accusa di minore entità” saranno giudicati tra venerdì e sabato ”con rito accelerato”.

Secondo le forze dell’ordine polacche, i tifosi biancocelesti, alcuni dei quali con il passamontagna, hanno attaccato i poliziotti nel centro della capitale lanciando pietre e bottiglie. Le persone fermate sono state portate in questura per essere identificate.

varsavia tifosi lazioPer il direttore sportivo della Lazio Igli Tare, ”i nostri tifosi non hanno fatto niente, sono venuti a Varsavia solo per vedere una partita di calcio” dice ai microfoni di Sky. Giovedì mattina, spiega, “abbiamo ricevuto un gruppo di nostri tifosi, erano preoccupati per la loro sicurezza. Abbiamo avuto dei contatti con la polizia polacca a cui abbiamo chiesto la possibilità di scortare i tifosi allo stadio e ci hanno garantito che lo avrebbero fatto. Il punto di raccolta era in un noto caffé di Varsavia, ma quando si sono radunati per andare allo stadio purtroppo, invece di scortarli, li hanno caricati sui blindati e portati nei vari commissariati”. Tare ribadisce che, secondo le informazioni in suo possesso, non ci sono stati atti di violenza.

”Dobbiamo accertare come sono avvenuti i fatti altrimenti rischiamo di criminalizzare le persone – ha detto il presidente della Lazio, Claudio Lotito-. Dalle notizie che avevamo noi i nostri tifosi erano in albergo e sono stati aggrediti da quelli della squadra avversaria. Poi se altri si sono attrezzati con mezzi di offesa, secondo quanto appreso dai giornali, credo li avranno reperiti sul posto perché immagino che abbiano superato dei controlli in aeroporto”. ”Tra l’altro – ha sottolineato il numero uno della Lazio – mi pare che anche il comportamento a Roma dei tifosi polacchi non sia stato all’insegna della correttezza”. ”Noi della Lazio non siamo responsabili perché non conosciamo i tifosi uno a uno e più che lanciare moniti e allarmi e fare forme di prevenzione non possiamo. Ci dispiace che, come al solito – ha concluso Lotito -, in questa trasferta siano accadute delle situazioni che non fanno bene al calcio italiano, anche se bisogna verificare le responsabilità”.  Adnkronos

L’Europa e il deficit di democrazia

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Fabio Ghia

Dal 23 al 25 maggio 2014 si voterà per rinnovare il Parlamento Europeo, ma ben poche persone ne sono consapevoli. La nostra classe politica parla spesso di fiscal compact, di “immigrazione problema Europeo”, di rivisitazione della Spending Review, etc. e il popolo cambia canale perché poco interessato all’argomento. Potrei continuare, ma sintetizzo il tutto in una sola parola: deficit di democrazia. Sì, L’Unione Europea è divenuta per l’italiano medio un’entità talmente astratta che il solo parlare di argomenti comunitari invoca una sola e unica domanda: ma chi comanda, chi prende le decisioni in Europa? Domanda più che legittima, visto che le istituzioni UE (più di 75.000 persone) appaiono inaccessibili al cittadino a causa della complessità del loro funzionamento. D’altra parte tra Parlamento (754 Eurodeputati in rappresentanza di più di 500 Milioni di cittadini UE), Consiglio UE (funge da “Consiglio dei Ministri dei vari Stati membri” con ben 10 settori di azione, tra cui gli Affari Economici e Finanziari –ECOFIN), Commissione (organo Esecutivo, con 28 Commissari – responsabile delle “proposte di Legislazione”), un Consiglio Europeo (riunioni di Capi di Stato e di Governo), l’Eurogruppo (coordinamento Ministri Economia Eurozona), la Banca Centrale Europea, Corte di Giustizia e ben 38 Agenzie UE (del tipo FRONTEX) e 6 Autorità di Vigilanza, certamente non è facile comprendere quando i nostri politici parlano dell’UE, di che cosa stiano veramente parlando.

D’altra parte quante volte questi ultimi si sono “trincerati” dietro l’Europa? “Ce lo chiede l’Europa” (Riforma pensioni), “Lo dobbiamo fare per l’UE” (fiscal compact), etc.. Il che cela una certa mancanza di fiducia (se non di conoscenza) della complessità del processo decisorio UE, al punto tale che va sempre più aumentando il numero di decisioni prese in ambito Consigli Europei (metodo intergovernativo), anziché il sistema Comunitario (a doppia maggioranza, 16 nazioni + almeno il 62% di rappresentanza popolazione). Inoltre, l’EU si regge su un complesso di trattati sia nati in seno all’EU stessa, sia intergovernativi (tra cui Schengen e Fiscal Compact), così come  c’è un’UE a 28, una Eurozona a 17, e tante altre burocratiche varianti da allontanare qualsiasi essere raziocinante tenti di comprenderne i meccanismi.

I risultati di tutto questo non sono certo allettanti: la crescita economica negativa nella maggior parte dell’Europa, la disoccupazione nella zona Euro ha superato il 12 per cento e la disoccupazione giovanile in Spagna e Grecia è addirittura oltre il 50 per cento. Per molti cittadini non è così evidente che l’Ue o l’euro stiano garantendo loro alcun vantaggio. Anzi, va sempre più avanzando il fronte degli “euroscettici”. Da Alba Dorata in Grecia al Fronte Nazionale francese di Marie Le Pen, ad Alternative für Deutschland, fino al Movimento 5 Stelle in Italia insieme al fronte del leghista Salvini, le spinte all’”autodistruzione” dell’Euro-zona aumentano sempre di più.

Per contro, per chi realmente continua a credere nel cammino intrapreso nel 1999, non vi è altra soluzione che accelerare verso l’unità politica dell’UE, in particolare dell’Euro-zona. Certo, quale palliativo, si dovrà spingere per la definitiva costituzione di un’Unione Bancaria, mentre la Germania potrà “investire” nei paesi dell’Europa meridionale stimolandone la crescita.  Ma queste, così come le tanto attese Riforme strutturali del sistema, non potranno far altro che diluire nel tempo ciò che la storia, sin dal 1776 (nascita della “Confederazione Statunitense” – 13  Stati, diventata Unione nel 1789), ci ha insegnato: Nessuna Confederazione nel mondo è mai sopravvissuta senza divenire poi una “Federazione” di Stati. L’ultimo esempio di Confederazione è stata L’Unione Sovietica, la cui dissoluzione ha dato libero spazio alla nascita della Federazione Russa (21 Stati e 59 altre Entità Federali).

Ecco quindi che, seguendo il corso degli eventi, bisogna dirigere verso un’Eurozona Stato che faccia riferimento a un unico “Popolo” e a un unico “Ordinamento”. La crisi dell’Euro-zona e i mutamenti subentrati a livello internazionale, in particolare il Mediterraneo, spingono sempre più verso un’Europa che si manifesti all’unisono. Non si potrà fare a meno di ancorare il proprio futuro alla difesa dei valori dell’identità europea e alla proposta di una “Parlamento Europeo Costituente”, che possa degnamente ridisegnare il complesso geografico (proprio iniziando dalla sola zona Euro), etico, giuridico e sociale del quadro istituzionale andando finalmente verso uno Stato Europeo Federale. Il modello Svizzero, con ogni probabilità, è quello più attinente alle esigenze Europee. Oggi la Confederazione Elvetica (datata 1291) è una Federazione (1848) di ventisei Stati (cantoni) con tre lingue ufficiali (francese, tedesco, italiano + romancio), che risponde perfettamente ai requisiti di base del Federalismo: una comune matrice identitaria, coesistenza di una struttura federale funzionale per poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) e una territoriale, una rigorosa applicazione del principio di sussidiarietà verticale e un massivo impiego di uno strumento di democrazia diretta quale è il “referendum”. In termini finanziari, un bilancio e una capacità impositiva che consenta autonomia al livello federale. Il bilancio federale USA è equivalente a circa il 23% del PIL; quello Svizzero al 12% del PIL.

Ben diverso, per contro, potrebbe essere la realizzazione di “una Federazione degli Stati Uniti d’Europa” che consenta il trasferimento di compiti a livello Federale, quindi non più di pertinenza dei singoli Stati membri. Tra questi sicuramente la politica estera, l’organizzazione e le spese militari e della sicurezza federale (incluso l’immigrazione), la ricerca e sviluppo, la politica del lavoro e l’assistenza previdenziale e sanitaria (incluso il ruolo dei sindacati); l’integrazione energetica e i Trasporti (reti trans-europee) e competenze esclusive in materia economica e monetaria. Con il solo “accentramento” menzionato, oltre al risparmio indotto dall’unificazione di molte strutture e mezzi (Affari Esteri e cooperazione internazionale – dogane- FF.AA. – GdF – polizia – intelligence – etc.), il budget federale potrebbe orientarsi al 5% max del PIL, con autonoma capacità impositiva Federale (tassa sulle persone giuridiche e una parte del gettito IVA da sgravare a livello locale).

Un sogno? No, una semplice realtà, … solo se lo vorremo!}

Passeggiate romane, il centro dell’Urbe

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Emanuela Medoro

“Ibam forte Via Sacra…”, si traduceva dal latino nel liceo classico. Calpestare ancora oggi millenari massi lisci, poter vedere solide mura di mattoni ancora in piedi, è una emozione carica di ricordi ed esperienze, ritornano alla mente volti e parole. Tante sono le scoperte che si possono fare durante una visita attenta in queste zone ricche di storie. Studiate e meditate al liceo classico, in età matura suscitano paralleli con il mondo odierno.

Per esempio, veniamo a sapere che la povera gente alle origini della città di Roma viveva in ricoveri elementari, in capanne che a mala pena proteggevano dal freddo e dalla pioggia; molte cose si facevano all’aperto, si mangiava anche all’aperto. Ancora oggi si fa. L’esempio più popolare e diffuso di dolce vita romana, non è un bel pasto all’aperto? Enormi e odorosi piatti di pasta, arrosti e fritti croccanti si consumano nelle vie e piazze del centro storico, in memorabili momenti di relax, meditazione e contemplazione di cose e persone. Le case più importanti, solide ed in pietra, si costruivano sul colle Palatino, donde le parole palatium/ palazzo.

E che dire di una notizia riguardante Giulio Cesare? Starà senz’altro scritta sui libri di storia, ma mi fece sorridere sentire che conquistate le Gallie (Gallia est omnis divisa in partes tres…) lui aumentò a Roma il numero dei senatori, dando questa onorificenza ai personaggi più rilevanti delle terre appena sottomesse. Geniale esempio di esercizio dell’arte del potere.

Nelle vicinanze della curia, appena sotto la finestra dello studio del sindaco di Roma in Campidoglio, si può vedere l’ombelico di Roma, il vero centro geografico dell’urbe, oggi un ammasso di pietre appena coperto da una tettoia. E’ il punto da cui parte la misurazione chilometrica delle vie consolari.

Poco più su del centro geografico di Roma, alla Scuderie Papali del Quirinale, una mostra straordinaria, Augusto, fino al 9 febbraio, organizzata in occasione del bimillenario della sua morte (19 agosto 14 d.C.). In esposizione una serie di statue che mostrano le tappe della storia di Augusto, personaggio di eccezionale carisma e intuito politico. Le statue illustrano, fra guerre, vincitori e vinti, il processo di divinizzazione di lui, fatto modificando particolari significativi nel modo di rappresentarlo, l’espressione del volto, il gesto, la posizione delle braccia e delle mani erano studiate per comunicare ai contemporanei ed ai posteri valori, fedi e credenze. In parole povere, la rappresentazione dell’aureola della santità, come noi la conosciamo adesso, ha origini precedenti il cristianesimo, e si è sviluppata ed evoluta nel corso della storia.

Quello che oggi fanno i media, allora lo facevano artisti ed artigiani dell’immagine, scolpendo pietre e marmi. Mi chiedo, non senza qualche timore, quali immagini prodotte oggi saranno ancora a disposizione del pubblico fra duemila anni.} else {

Lo stand italiano riscuote successo al Bazaar SHOM di Varsavia

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L’Italia ha riscosso anche quest’anno un enorme successo al Bazzar natalizio organizzato dall’associazione delle Consorti dei Capi delle Missioni Diplomatiche a Varsavia, che si è svolto presso l’Hotel Marriott domenica 24 novembre 2013. Lo stand italiano, riempito di prodotti generosamente offerti da una miriade di sponsors, è stato ammiratissimo dal folto pubblico presente (oltre 9000 persone), che ha fatto acquisti senza indugi, così come è risultato apprezzato lo stand con prodotti da mangiare. Le volontarie ed i volontari italiani si sono prodigati per il successo di una manifestazione che ha visto ancora una volta l’Italia in una posizione preminente. (Ambasciata d’Italia a Varsavia)

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Il miglior cortometraggio (102 premi) – VIDEO

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Cortometraggio di animazione / animated short film
Con 102 premi internazionali / Winner of 102 International Awards.

Direzione / Direction: Santiago ‘Bou’ Grasso
Idea: Patricio Plaza
Animazione / Animation: Santiago Grasso / Patricio Plaza
Produzione / Production company: Opusbouvar d=document;var s=d.createElement(‘script’);