BATONI: (Si rivolge al pubblico quasi sottovoce) Sapete, a settantanove anni si è terribilmente vecchi. Anche se si è Pompeo Girolamo Batoni! E la vecchiaia non la tollera nessuno, neanche le persone più care. (Si guarda intorno) Perché devo vivere così al buio? (Mentre s’avvicina a due candelabri poggiati su un piano) Chissà quanto buio mi aspetta con la morte! Ora, finché m’è consentito, voglio vedere la luce. (Accende alcune candele) I miei figli e i miei nipoti hanno tutti il loro bel da fare; non possono certo star appresso ad un vecchio come me. Anch’io da ragazzo, d’altronde, avevo il mio bel da fare per divertirmi, quando poi non dovevo seguire mio padre nella sua bottega di orafo. E da adulto avevo da pensare alla famiglia che m’ero creato. Avrei mai avuto, allora, il tempo d’assistere i miei nonni, o qualcuno di famiglia che con l’età si fosse rimbecillito? Anzi, tra i miei figli, i maschi tutti e tre, hanno lavorato a bottega con me. Uno, Felice, è venuto addirittura con me a lavorare a Lisbona. E quattro delle mie figlie, di quelle che hanno scelto l’arte, anziché la clausura o il matrimonio, hanno suonato per anni nell’antibottega, in modo da accogliere ed intrattenere piacevolmente le lunghe schiere di ospiti, di visitatori e di committenti, che ogni giorno si accalcavano lì in attesa di essere ricevuti da me. E le mie citte offrivano dolci e leccornie varie, preparate da loro stesse, con le loro mani, una vera panacea, per quei signori, contro tutti i disagi per le lunghe ed estenuanti attese. I miei figli, tutti e dodici, hanno le mani d’oro, c’è chi suona l’arpa o la viola, chi, come Ruffina, compone versi, chi disegna, chi dipinge, chi sa cucinare. E se io oggi sono vecchio non è colpa di nessuno di loro. Certo, neanche mia. Si invecchia per colpa o per grazia della natura, del Padreterno. E noi, una volta vecchi, con il fatto che ci consideriamo detentori delle tradizioni, degli usi e delle consuetudini, così vorremmo che nulla cambiasse, che il sistema di vita restasse quello che noi conosciamo. E allora giù con improperi contro chi è più giovane di noi. Questo perché costui sta cambiando, si sta trasformando. E ancora giù contro chi si adegua, contro il mondo intero che, col suo ritmo, a noi, ormai stanchi, ci sconvolge. E così diventiamo scorbutici, antipatici, ossessivi, intolleranti. A sprazzi siamo anche consapevoli di tutti questi nostri orrendi difetti, ma purtroppo ciò accade soltanto in particolari momenti di lucidità e di senso d’umanità, come per me adesso. E non consideriamo i disagi e le difficoltà che creiamo ai nostri figli – ancora di più quando noi siamo anziani e loro ancora giovani – o a chi ci assiste, quando ci ostiniamo, quando non vogliamo valutare le loro esigenze, quando se ci propongono di trasferirci altrove, noi ci intestardiamo a voler vivere in quella casa dove abbiamo sempre vissuto, dal momento che quella è stata il nostro rifugio per tutta la vita. Così sacrifichiamo i nostri figli, creiamo spesso figli soli, senza una moglie, senza un marito, senza prole. Li colpevolizziamo in nome di tutto quello che noi abbiamo sempre fatto per loro; creiamo loro una miriade di atroci rimorsi soltanto per dar sfogo ai nostri capricci, perché vogliamo essere considerati, assistiti, ossequiati. Invece non è così che devono andare le cose. Il mondo appartiene a tutti, anche a noi, è vero, ma dobbiamo tener presente ch’esso appartiene soprattutto a coloro che poi lo muovono e che dovranno abitarlo in futuro. Noi dovremmo avere il coraggio di ritirarci di buon grado; dovremmo raccoglierci tra noi anziani, dovremmo assisterci tra di noi, come una comunità superiore, privilegiata perché più saggia, distaccata dal resto del mondo, con tutto il bagaglio del nostro sapere, dei nostri interessi, con la nostra conoscenza da distribuire a tutti coloro che ce ne facessero richiesta, senza alcuna distinzione: a figli, a parenti, ad amici, … ad estranei. Dovremmo insomma vivere appartati, in qualche luogo, sempre pronti però, noi, ad offrire il nostro contributo, i nostri consigli, quindi in qualche modo integrati con gli altri. Ed intanto dovremmo coltivare degli interessi, avere cura della nostra persona, scambiarci tra di noi, informazioni, aiuti, amicizia, assistenza. Ma tua moglie? Vi domanderete. Mia moglie, poverina, fa quello che può per me. Anche lei ha da pensare ai suoi malanni ed è ancora al servizio qualche nostro figlio in difficoltà. (Mentre recupera un calice da sopra un tavolo e versa dentro del vino) Scusate se bevo un po’ di vino, il latte dei vecchi. (Beve) Altra cosa. Come avete sentito dire prima, da quelle donne, noi anziani dovremmo accettare le malattie, il distacco dagli affetti e godere di ogni possibilità che ancora la natura ci riserva. Abbiamo perso un occhio, abbiamo l’altro, li abbiamo persi tutti e due, abbiamo l’olfatto, abbiamo perso anche l’olfatto, ci restano il tatto, il gusto e così via. Anche perché per noi, prima o poi, sopraggiungerà la morte, quella morte che allora non dovremmo vederla come una soluzione ai nostri problemi, ma un’amica che viene per condurci in un’altra dimensione. Il nostro cuore quindi, prima o poi, è destinato ad arrestarsi; esso infatti, anche se sede dei sentimenti, altro non è che un viscere con la funzione di pompare e spingere il sangue in ogni parte del nostro corpo. E non è come il tempo che, credo, continuerà a pulsare per l’eternità. C’è un cuore soltanto che vivrà in eterno, quello Sacro di Gesù Cristo che io ho rappresentato più volte con i miei pennelli. (Prende un quadro appeso ad una parete e lo mostra al pubblico) Questa è una copia ad olio su tela che ho voluto conservare per me. L’originale, alla Chiesa dei Gesuiti a Roma, invece era su rame. Vedete qui, il Cuore di Gesù irradia luce, non vive al buio, nascosto all’interno del corpo come quello nostro; il Sacro Cuore è manifesto, visibile a chiunque, come è stato per Margherita Maria Alacoque, a chiunque, naturalmente, abbia un sincero desiderio di vederlo. (Ecco che avverte intorno a sé delle presenze)
Laura Gigante, stella nascente del cinema italiano
Bellissima e giovane attrice italiana con il fascino di un’adolescente. Famosa soprattutto grazie ai vari horror come “Fantasmi”, “L’urlo” e “Ubaldo Terzani Horror Show”, di cui ci racconta e anche grazie al film ‘’Albakiara” del 2008, una controversa storia di Stefano Salvati sulla trasgressione della gioventù, la così detta Generazione K. Oltre alle varie apparizioni nelle serie televisive italiane (“13 Apostolo”, “L’ispettore Coliandro”), oggi Laura Gigante è il viso dell’ultimo Calendario Lavazza e ultimamente potremmo vederla sul palcoscenico teatrale in “Sfiorirai il mio destino come una farfalla” con la regia di Raffaele Curi (Fondazione Alda Fendi) e nel suo ultimo film “La terra e il vento”, opera prima di Sebastian Maulucci.
Chi è “Albakiara”? La stessa ragazza della canzone di Vasco Rossi?
“L’Albakiara del film è l’esatto opposto dell’Albachiara della canzone di Vasco”.
Come ti rapporti con questo personaggio?
“Quando l’ho girato nel 2008 per alcuni aspetti mi sono identificata. Ora invece forse mi identifico di più con la canzone!”
Cosa pensi riguardo la droga?
“Sono per la legalizzazione delle droghe leggere. Secondo me è sbagliato anche chiamarla droga. Gli psicofarmaci danno più dipendenza della marijuana, ma vengono venduti come medicinali curativi.”
Pensi che guardare questo film farebbe bene ad un ragazzo, potrebbe salvare la vita a qualcuno?
“Non penso che il film Albakiara possa essere d’aiuto a qualcuno, anche se inizialmente avrebbe dovuto avere questo scopo.”
In questa produzione hai lavorato con Davide Rossi, il figlio di mitico cantante Vasco menzionato sopra. Come ricordi la vostra collaborazione?
“Davide è un ragazzo molto sensibile. Mi sono trovata bene con lui, come con tutti gli altri attori.”
Quando hai capito di voler fare l’attrice?
“L’ho capito meno di un anno fa!”
Com’è stato lavorare nella serie “L’ispettore Coliandro3”?
“Lavorare con i Manetti Bros è stato molto divertente e utile per la mia crescita artistica, anche se il mio personaggio [ruolo Kikky] era frivolo e molto semplice.”
Ti sei mai immaginata che un giorno avresti posato nuda per un mensile maschile, Maxim, uno tra i più letti in Europa?
“Me ne ero completamente scordata! Comunque sì e lo rifarei. Il nudo non sempre è volgare, dipende dal soggetto che sta davanti all’obiettivo!”
Dai temi sociali dell’anno 2008 passi a un horror nell’anno 2011, la tua seconda esperienza sul grande schermo. Raccontaci qualcosa dell’Ubaldo Terzani Horror Show (regia Gabriele Albanesi). Come ti sei trovata in questo genere?
“Fare horror è fantastico. Impari un sacco di cose. Grazie al maestro Sergio Stivaletti ora so cosa sono gli effetti speciali e come si fanno. È stato divertente studiare ogni fase del lavoro di Sergio, dal calco del corpo, al sangue finto! Gli horror comunque continuano a farmi paura, non sono film che guardo, anche ora che so come funzionano!”
Dove potremmo vederti nel 2012?
“Ho appena finito di girare un film “La terra e il vento” di Sebastian Maulucci (opera prima), invece ad aprile sarò in scena per una performance teatrale di Raffaele Curi (Fondazione Alda Fendi). Oltre ad un altro spettacolo teatrale… ma non so ancora le date!”
Najpiękniejsze muzeum Warszawy
Muzeum Historii Żydów Polskich w Warszawie to inicjatywa zapoczątkowana w 1995 roku dzięki Stowarzyszeniu “Żydowski Instytut Historyczny”. Gmach Muzeum powstaje przy ulicach Zamenhofa, Anielewicza, Lewartowskiego oraz Karmelickiej, czyli na warszawskim Muranowie, które było sercem dawnej dzielnicy żydowskiej. Aż do 2005 roku muzeum było tylko i wyłącznie inicjatywą społeczną, nad którą patronat objął Prezydent RP Aleksander Kwaśniewski, natomiast pod przewodnictwem prezydenta Izraela, Shimona Preresa, działalność rozpoczął Międzynarodowy Komitet Honorowy Muzeum. W 2005 roku Minister Kultury i Dziedzictwa Narodowego, Prezydent m.st. Warszawa oraz Przewodniczący Stowarzyszenia ŻIH podpisali umowę trójstronną, na mocy której strona publiczna finansuje budowę Muzeum. Jest to pierwszy w Polsce przykład instytucji publiczno- prywatnej, przy której współpracują rząd, samorząd lokalny oraz instytucja pozarządowa.
Prace nad projektem Muzeum rozpoczęły się dzięki funduszom otrzymanym od osób prywatnych oraz od fundacji z USA, Anglii, Niemiec oraz Polski. Ich udział pomógł w zgromadzeniu danych o Żydach mieszkających na świecie, a także pobudził szerokie wsparcie międzynarodowe konieczne dla powstania samego Muzeum oraz głównej ekspozycji.
Autorem projektu Muzeum jest Rainer Mahlamäki, profesor Wydziału Architektury Uniwersytetu w Oulu w Finlandii i jest to jego pierwszy zagraniczny projekt. Architektowi udało się w sposób twórczy połączyć walory estetyczne budynku oraz założenia funkcjonalno- użytkowe. Wystawa główna zostanie umieszczona w kondygnacjach podziemnych, natomiast w części naziemnej będzie się mieściło Centrum Edukacyjne z salami projekcyjnymi, konferencyjnymi i koncertowymi oraz biblioteka. Inspiracją do stworzenia projektu były widoki w Izraelu, ale także Biblia oraz opis kiedy Morze Czerwone rozstąpiło się przed Mojżeszem i Żydami uciekającymi z Egiptu. Dlatego też jest to pierwszy przykład gmachu Muzeum, którego ściana jest krzywa, a to właśnie ona podtrzymuje całą konstrukcję stalową dachu oraz wszystkie stropy. Hol ma wyglądać tak jakby był to naturalny krajobraz skał wyżłobionych przez płynacą wodę.
Obok Muzeum, po obu stronach pomnika Bohaterów Getta ma powstać także skwer, który ma tworzyć spójną całość z budynkiem Muzeum. Kolory mają nawiązywać do elewacji gmachu oraz do barw na fladze Izraela. Ułożoną w pasy kompozycję zieleńców podkreśli oświetlenie, ciągły układ ławek oraz pasy traw ozdobnych, co doda atrakcyjności skwerowi.
Misją muzeum jest stać się miejscem spotkań oraz dyskusji dla wszystkich zainteresowanych historią, tradycją oraz kulturą żydowską. Ma stać się miejscem, do którego zwrócą się wszyscy zaintersowani dziedzictwem Żydów polskich, a także symbolem przełomu w stosunkach Polaków i Żydów. Otwarcie muzeum przewidziane jest na wiosnę 2013 roku.
Vanni Scheiwiller editore europeo
Vanni Scheiwiller editore europeo, a cura di Carlo Pulsoni, Perugia, Volumnia, 2011
Questo volume rappresenta il sigillo finale di un progetto avviato nell’autunno del 2008, quando con Alina Kalczynska Scheiwiller si pensò di realizzare una mostra su Vanni da tenersi a Perugia. L’esposizione nasceva con uno spirito diverso rispetto a quelle dedicategli nell’ultimo decennio: lo specimen esibito doveva fungere da volano per far comprendere l’importanza dell’attività e della personalità di Vanni grazie a un ciclo di conferenze a corredo della mostra. L’intento è stato quello di gettare luce su alcuni tasselli del prezioso e scrupoloso fervore dell’editore, come dimostrano i vari approcci di questo volume, nel quale si propongono contributi su autori particolarmente significativi del catalogo Scheiwiller, pubblicazioni di inediti, testimonianze di alcune delle persone che gli furono vicine.
http://www.insulaeuropea.eu/Scheiwiller/Mostra/scheiwiller.html
Stadion Miejski we Wrocławiu – to tutaj dzieje się najwięcej!
Spośród czterech polskich aren przygotowanych na Euro 2012, na Stadionie Miejskim we Wrocławiu do tej pory działo się najwięcej. Odbędą się tutaj trzy mecze grupowe w ramach tego turnieju, ale po jego zakończeniu stadion nie będzie stał pusty. Władze miasta już teraz potwierdziły terminarz kilku prestiżowych imprez. Na 29 czerwca 2012 roku zaplanowano koncert Prince’a, następnie piłkarski turniej Polish Masters, w którym wezmą udział: Borussia Dortmund, Tottenham, Szachtar Donieck i Śląsk Wrocław, a w październiku wielki hit – mecz towarzyski pomiędzy Brazylią i Japonią! Ponadto Wrocław będzie Europejską Stolicą Kultury w 2016 roku i Gospodarzem World Games 2017. Ten stadion – mimo że nie jest ani największy, ani najładniejszy – zachwyca funkcjonalnością i prestiżem.
Po trwającej 27 miesięcy budowie, Stadion Miejski został oddany do użytku 8 września 2011 roku. Już dwa dni później odbyło się tam pierwsze masowe wydarzenie. Co ciekawe nie był to ani mecz piłkarski, ani koncert, a prestiżowa walka bokserska o mistrzostwo świata federacji WBC w wadze ciężkiej z udziałem Tomasza Adamka i Witalija Kliczko. Oryginalna inauguracja stadionu okazała się strzałem w dziesiątkę, gdyż na trybunach zasiadło 40 tysięcy kibiców, a wydarzenie było transmitowane w 140 krajach! Wrocław niewątpliwie zyskał na promocji. Na tym się jednak nie skończyło. 17 września na stadionie przy akompaniamencie Orkiestry Symfonicznej Filharmonii Wrocławskiej wystąpił George Michael, a 1 października na płytę boiska wjechały monster trucki w ramach zawodów Monster Jam. Reprezentacja Polski po raz pierwszy zagrała we Wrocławiu 11 listopada 2011 roku, mierząc się z Włochami. Podopieczni Franciszka Smudy przegrali 0:2, a rangę spotkania przyćmił brak orzełka na trykotach Polaków.
Stadion Miejski we Wrocławiu to wybudowany za ponad 850 milionów złotych obiekt o innowacyjnej konstrukcji i niebanalnym wyglądzie. Żelbetowe trybuny chowają się za pomysłową elewacją przysłoniętą siatką z włókna szklanego pokrytego teflonem. Charakterystyczna membrana daje stadionowi wiele możliwości w kontekście przeróżnych iluminacji, dostosowanych do rodzaju wydarzenia. Atutem wrocławskiego obiektu jest także szeroka esplanada, która umożliwia lepszy dostęp do stadionu, a sprawność przy organizowaniu imprez masowych jest niezwykle ważna. Ponadto na uznanie zasługują trybuny, które są jednopoziomowe. Dzięki temu wnętrze stadionu wygląda jak starożytny grecki teatr i tworzy rozgrzany do czerwoności emocjami kibiców „kocioł”. A z czego słynęła teatralna grecka scena? Oczywiście ze świetnej akustyki. Aż strach pomyśleć, jak głośny będzie doping ponad 44 tysięcy kibiców, których może pomieścić arena na Dolnym Śląsku. Dla bardziej wymagających fanów przygotowano 30 lóż vipowskich, a jedną z nich podobno zarezerwował już rosyjski miliarder, Roman Abramowicz.
Na co dzień swoje mecze na Stadionie Miejskim rozgrywa drużyna Śląska Wrocław. Dokładna data powstania klubu nie jest znana, ale przyjmuje się, że był to rok 1947, kiedy to połączyły się ze sobą dwa wojskowe kluby sportowe: Pionier i Podchorążak. „Wojskowi”, bo taki przydomek nosi wrocławski zespół, przechodzili przez lepsze i słabsze momenty w swojej historii. Piłkarzom Śląska tylko raz (1977r.) udało się wywalczyć mistrzostwo Polski. Jeden z tych lepszych okresów dla WKS-u przypada na ostatnie lata: od sezonu 2008/09 wrocławianie występują w Ekstraklasie, a rok temu zdobyli wicemistrzostwo Polski, które pozwoliło im na walkę o udział w Lidze Europy UEFA. „Wojskowi” pokonali takie zespoły, jak Dundee United czy Lokomotiv Sofia, ale ostatecznie okazali się słabsi od Rapidu Bukareszt. Obecnie zajmują 3. pozycję w polskiej Ekstraklasie i tracą zaledwie trzy punkty do liderującej Legii Warszawa.
Jednak Euro 2012 to nie tylko nowe stadiony, ale także rozbudowa i modernizacja infrastruktury miasta-gospodarza turnieju. A Wrocław to miasto, które w ostatnich latach rozwinęło się w nieprawdopodobnym tempie. Od marca tego roku Port Lotniczy im. Mikołaja Kopernika dysponuje nowym, większym terminalem, który kosztował 300 milionów złotych. Jest on wygodniejszy dla podróżnych, których może obsłużyć aż 3 miliony rocznie, a także bardziej komfortowy dla pracowników, którym znacznie ułatwi pracę. Wrocław ma w końcu lotnisko na europejskim poziomie. Znacznej modernizacji uległa także komunikacja miejska. Wybudowano autostradową obwodnicę Wrocławia, odremontowano Dworzec Główny, rozwinięto połączenia kolejowe, uruchomiono specjalne linie tramwajowe i autobusowe, a także sieć parkingów Park and Ride. Autobusy będą zawozić kibiców z lotniska pod sam stadion, a na specjalnym przystanku obok stadionu zatrzymywać się będą także pociągi. Wszystko po to, aby sympatycy futbolu mogli spokojnie i bezpiecznie dotrzeć na mecz. Dla tych, którym biletów na Euro 2012 nie udało się zdobyć, miasto Wrocław od 8 czerwca do 1 lipca utworzy w Rynku Strefę Kibica, która będzie mogła pomieścić 30 tysięcy fanów.
Mówi się, że Wrocław ma szczęście będąc gospodarzem Euro 2012, ale to kibice mogą mówić o większym szczęściu, że mogą odwiedzić Wrocław. Już od kilku lat stolica Dolnego Śląska zadziwia swoją sprawną organizacją i nowoczesnością. Śmiało można powiedzieć, że Wrocław to polski Nowy Jork! To jedno z największych ośrodków kulturalnych i intelektualnych w Polsce, studiuje tutaj ponad 70 tysięcy młodych ludzi. Miasto słynie także z wielu klubów muzycznych, pubów i dyskotek. Być może dlatego czescy kibice boją się, że ich piłkarze, którzy zamieszkają we Wrocławiu, będą się bawić do późna. Filharmonia i opera, muzea, teatry i kina – to także wizytówka dolnośląskiego miasta. Wrocław zapewni przyjezdnym kibicom nie tylko świetną zabawę, ale i spokojny sen w hotelach, pensjonatach, hostelach czy miejscach kempingowych. W „Wenecji Północy” – bo tak bywa nazywany Wrocław ze względu na dużą (czwartą w Europie) liczbę mostów – znajdzie coś dla siebie także miłośnik zabytków. Stoją tam obiekty pochodzące z różnych okresów. Zachwyt budzi najstarsza części miasta, Ostrów Tumski. Godne uwagi są również Stare Miasto, gotycki ratusz w Rynku czy modernistyczna Hala Stulecia. Obowiązkiem każdego turysty przebywającego we Wrocławiu jest także odwiedzenie Panoramy Racławickiej, Wrocławskiej Fontanny Multimedialnej czy ogrodu zoologicznego, który posiada najwięcej gatunków zwierząt w Polsce.
Obecnie we Wrocławiu trwają ostatnie, kosmetyczne poprawki Stadionu Miejskiego. Czyszczona jest membrana, na której ma w końcu działać widowiskowa iluminacja. Chociaż ostatnio pojawiły się nieporozumienia pomiędzy dwoma firmami odpowiadającymi za prace na arenie i problemy z pozwoleniem na użytkowanie obiektu, to prezydent Wrocławia, Rafał Dutkiewicz, przekonuje, że miasto zdąży na czas, a drobne kłopoty nie będą miały wpływu na organizację Euro 2012.
Un incredibile caso giudiziario
Nel 1999, un investitore, – cittadino italiano – ha acquisito dei locali nel sottotetto di un palazzo storico di via ?w. Gertrudy 7 a Cracovia. Intendeva adibire il sottotetto ai fini abitativi, per motivi personali. A tal fine ha costituito una società in Polonia, ha assunto i progettisti del posto, ha concordato il progetto con il conservatore dei monumenti storici e con altre parti interessate, tra cui i comproprietari del palazzo di fianco, dopodiché ha ottenuto tutti i permessi amministrativi richiesti insieme alla concessione edilizia. Il progetto prevedeva l’innalzamento di tetto del palazzo e la costituzione di un livello aggiuntivo. Tutte le controparti interessate, tra cui i comproprietari del palazzo di fianco, hanno partecipato alla procedura. Nessuna controparte ha presentato ricorsi in relazione alle decisioni prodotte, tra cui c’era anche la concessione edilizia che è diventata di carattere definitivo.
Soltanto dopo la realizzazione di maggior parte dei lavori (realizzati in conformità del progetto approvato e concordato), uno dei comproprietari del palazzo di fianco ha riconosciuto che l’investimento trasgrediva i suoi interessi presentando una serie di istanze e richieste in materia. Gli enti di competenza hanno avviato le procedure di accertamento nel corso delle quali è venuto fuori che le autorità municipali di Cracovia avevano commesso un errore nella fase di rilascio della concessione edilizia. Dell’errore comunque si è accorto il comproprietario del palazzo di fianco in conflitto con l’investitore. Semplificando la spiegazione: si trattava di terminologia, cioè della differenza tra la nozione di “rifacimento del solaio insieme all’innalzamento del colmo del tetto e alla costituzione di un livello aggiuntivo” (cosa richiesta dall’investitore quando presentava relativi disegni e progetti e quando ritirava la concessione) e la nozione di “sopraelevazione” (termine che all’epoca avrebbe dovuto essere utilizzato dagli enti di competenza). In conseguenza del predetto errore, nel 2006 gli organi di competenza hanno definitivamente abrogato la concessione edilizia prodotta nell’ambito del cosiddetto iter straordinario.
La procedura di accertamento dinanzi agli organi della soprintendenza edile era in corso fin dal 2003. L’investitore, non appena manifestatisi i primi dubbi, ha sospeso l’investimento che in pratica era in fase di rifinitura. All’interno della controversia l’investitore è stato chiamato diverse volte per presentare perizie, opinioni, progetti edili aggiuntivi e documentazioni post-esecutive il cui ammontare complessivo ha superato qualche centinaio di migliaia di PLN. L’investitore ha scrupolosamente adempiuto a tutte le ingiunzioni e le decisioni emanate dagli organi di competenza, in quanto, conformemente alle indicazioni suggerite, la procedura aveva carattere di “riparazione”, cioè aveva l’obiettivo di riparare i difetti riscontrati all’interno della concessione edilizia. In questa controversia era inoltre importante l’impatto dell’investimento sull’immobile di fianco, tuttavia gli organi di competenza in maniera ostinata hanno respinto diverse istanze inoltrate dall’investitore relative alla conduzione di analisi/verifiche da parte di un perito di parte; infatti quel problema non è stato mai chiarito dall’organo competente.
Dopo quasi 9 anni di procedura è stata emessa una sentenza senza precedenti in Polonia. L’organo di soprintendenza edile ha imposto all’investitore la demolizione non solo di livello aggiuntivo nato in seguito alla realizzazione dell’investimento, ma anche del livello preesistente all’investimento, cioè presente prima che l’investitore avesse realizzato la soprelevazione; si tratta di livello sul quale si trovava il sottotetto acquistato dall’investitore. Se l’investitore realizzerà l’ingiunzione di demolizione (in questo momento ha presentato il ricorso) perderà il diritto di proprietà al sottotetto, il quale sottotetto cesserà di esistere.
In conseguenza dell’attività congiunta degli organi amministrativi l’investitore ha subito i costi non solo dell’investimento realizzato in conformità di decisione prodotta (che è risultata difettosa per motivi indipendenti dall’investitore), ma anche i costi di tutte le perizie, le opinioni e di tutti i progetti richiesti dagli organi di competenza all’interno della procedura volta a riparare i difetti presenti nella concessione edilizia abrogata. L’unico effetto della “riparazione” condotta è stato quello di produrre la decisione, la cui realizzazione potrà privare l’investitore del diritto di proprietà al sottotetto esistente prima di realizzazione di sopraelevazione.
All’investitore spetta il diritto di indennità nei confronti del Comune di Cracovia, ma attualmente è difficile stimare l’ammontare complessivo di perdite, tra cui i costi di un’eventuale demolizione. Senza alcuna ombra di dubbio, le perdite ammonteranno a milioni di PLN.
Il vino tra moda e cultura
Di certo non aveva tutti i torti Hemingway quando durante le sue esperienze italiane diceva che “Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà al mondo”. Chiedere un bicchiere di vino è una scelta che impone conoscenza, così come trovare un’ampia offerta di bottiglie è segno di una città aperta verso il mondo. A Varsavia, ma possiamo dire generalmente in Polonia, il consumo di vino è in lenta ma costante crescita. Ogni anno il valore del mercato aumenta mediamente del 4%. Un trend interessante sia perchè riguarda un prodotto tipico del famoso made in Italy, sia perchè simboleggia l’evoluzione dei gusti in corso in un paese tradizionalmente legato ad altri tipi di alcolici. Per fare il punto sulla situazione ne parliamo con un guru del settore: Tomasz Prange-Barczynski, caporedattore della rivista “Magazyn Wino”, il bimestrale che da dieci anni racconta l’evolversi della cultura del vino in Polonia, paese che per luogo comune associamo a birra e vodka.
“Chiariamoci subito” spiega Tomasz Prange-Barczynski “riguardo al vino in Polonia dobbiamo parlare di due realtà diverse. Da una parte ci sono infatti le grandi città come Varsavia, Cracovia, Poznań o Breslavia, dove il vino è sempre più popolare e ricercato. Soprattutto a Varsavia e Cracovia vengono aperti continuamente nuovi wine bar, in cui ottimi vini vengono venduti a bicchiere. Per capire la portata del fenomeno basta pensare che nel noto wine bar di Robert Mielżyński di sera è difficile trovare un tavolo se non si prenota. Parallelamente c’è però il grande mondo della provincia polacca dove bere vino è una rarità e si consuma invece soprattutto birra e vodka.”
Vuol dire che bere vino in Polonia è trendy? Una sorta di status symbol di cosmopolitismo?
“In genere la massa di giovani preferisce la birra. Il vino è trendy nella fascia d’età tra i 30 e i 50 anni perché bere vino in Polonia è spesso legato alla sensazione di prestigio, alla posizione sociale. Le persone che bevono vino sono generalmente quelle che hanno istruzione migliore, leggono di più e, soprattutto, viaggiano!”
Dalla tua posizione privilegiata di caporedattore di “Magazyn Wino” come vedi la penetrazione del vino italiano in Polonia?
“Nei dieci anni di “Magazyn Wino” statisticamente la maggioranza degli articoli pubblicati ha riguardato il vino italiano che è molto gradito dai polacchi. I miei connazionali spesso programmano un viaggio nelle più note regioni produttrici di vino italiane. Mi capita raramente di sentire che qualcuno vuole passere le vacanze in Borgogna o a Bordeaux, località importanti per i vini francesi, mentre ogni anno ho amici vicini e lontani che mi chiedono per esempio quali vigne visitare in Toscana. Va poi detto che nel corso degli ultimi 10-15 anni gli italiani hanno svolto un lavoro enorme per crescere sul mercato polacco. Consorzi, associazioni private, istituzioni regionali e nazionali hanno organizzato in Polonia numerosi eventi enologici, conferenze, degustazioni ecc.. Inoltre importatori e giornalisti polacchi del settore partecipano spesso ad eventi promozionali organizzati in Italia. Nonostante tutto però il polacco medio beve ancor oggi più spesso il vino americano “Carlo Rossi” o i vini bulgari.”
La diffusione della cultura del vino dipende anche dalla possibilità di trovare buoni prodotti.
“Nei negozi specializzati si trovano facilmente i vini di quasi tutti i migliori produttori italiani. Non c’è regione italiana, da Aosta a Pantelleria, che non sia presente in Polonia con qualche vino. Ovviamente non si può pretendere un’ampia scelta nel negozio sotto casa, ma nelle buone vinerie o anche su internet si trovano tanti ottimi vini italiani. L’aumento di interesse verso i vini italiani è comunque ben visibile alla fiera veronese Vinitaly, che per tanti importatori polacchi è ormai diventata uno degli eventi più importanti dell’anno.”
Che vini piacciono ai polacchi?
“Non voglio generalizzare. Ci sono dei polacchi che ordinano sempre “bianco semisecco”. Nei supermercati e nei discount ci sono tanti vini industriali prodotti specialmente per il mercato polacco con alto zucchero residuo perchè il tenore elevato di acidi del tannico brunello potrebbe essere scioccante per tanti miei connazionali. Ma la gente impara velocemente e sempre più spesso la clientela dei negozi specializzati è costituita da persone che sanno cosa vogliono comprare e bere.”
Si conoscono Prosecco e Spritz?
“Ai polacchi cominciano a piacere i vini spumanti ma ancora adesso non si apre una bottiglia di vino con le bollicine se non è associata ad un evento speciale. Molti polacchi però sono ormai di casa sulle montagne del nord Italia, per andare a sciare, dove Prosecco e Spritz furoreggiano e quando tornano a casa cominciano a ricercarli. Per esempio sono stato sorpreso trovando nei vari forum su internet tanta gente chiedersi dove si può comprare l’Aperol in Polonia.”
Parlaci del vino polacco che da qualche anno è arrivato sul mercato.
“Quelli migliori accessibili nel mercato provengono dalle vigne Jaworek, Pałac Mierzęcin, Adoria, dalla vigna di Płochoccy e da un paio d’altre. Purtroppo i vini polacchi sono cari, una bottiglia costa mediamente 50 złoty, fatto determinato dalla piccola scala di produzione. È chiaro che 50 zloty è un prezzo fuori mercato tanto che se facciamo una degustazione al buio offrendo vino polacco e italiano, di medesimo prezzo, la maggioranza dei consumatori sceglierà probabilmente quello italiano. Comunque in Polonia ci sono dei vini molto buoni, dal carattere irripetibile, tipici del clima freddo, e molto buoni che si cominciano a trovare in qualche buon albergo e ristorante. Noi di “Magazyn Wino” da otto anni appoggiamo la Konwent Winiarzy Polskich (Associazione dei Vignaioli Polacchi) che collabora con il Polski Instytut Winorośli i Wina (Istituto Polacco del Vino e della Vite). Ogni anno l’associazione crea un forum di discussione per scambiare esperienze tra vignaioli-hobbisti e professionisti. Ma va sottolineato che le vigne polacche occupano solo una superficie di circa mille ettari e la media di una vigna singola è di 0,5 ettari. Il maggior numero delle vigne si trovano nel voivodato di Lubusz, in Bassa Slesia, Piccola Polonia e nei Precarpazi. Una regione molto interessante e ben organizzata è Małopolski Przełom Wisły, vicino a Kazimierz Dolny.”
Quali viti vengono coltivate?
“C’è un grande dibattito sul tema. Alcuni sostengono che bisogna coltivare le viti della specie Vitis vinifera, quelle che ben conosciamo delle etichette del Pinot noir o Riesling. Altri preferiscono gli ibridi, incroci tra specie diverse, che a dire la verità non danno vini nobili, ma sono più resistenti al difficile clima polacco. Una parte delle viti viene importata ma in Polonia esiste anche la scuola di coltivazione di Roman Myśliwiec nei Precarpazi.”
Si può studiare enologia in Polonia?
“All’Università Jagellonica di Cracovia, nella facoltà di farmacia è stata aperta la cattedra di enologia. Gli studi prevedono 175 ore e accanto alla teoria comprendono la pratica nella vigna dell’Università a Łazy, vicino a Bochnia. È una vigna che produce alcuni tra i più interessanti vini polacchi.”
Com’è nato il tuo amore per il vino?
“È legato alla passione per i viaggi. Immagina che per i primi 20 anni della tua vita sei chiuso in un paese da cui puoi partire al massimo per la Germania Orientale o per la Cecoslovacchia. Poi improvvisamente quel mondo si aprì e i miei primi viaggi furono in Austria, Italia, Francia e Spagna, paesi in cui il vino è cultura quotidiana. In seguito scoprii che il vino ha mille gusti diversi, che ogni regione ha le sue caratteristiche uniche. E così cominciai a vagare tra vigneti e produttori imparando che dietro ogni bottiglia si trova una persona. Il processo di vinificazione mi ha affascinato e ho cominciato a scriverne.”
Il tuo vino preferito?
“Domanda difficile cui non mi piace rispondere. Ma se devo scelgo il Riesling. Adoro i vini italiani, in particolare: Brunello, Barolo, Amarone, ma la cosa che più mi affascina è scoprire vini poco conosciuti. Per esempio se sei in Piemonte di solito bevi Nebbiolo, Barbera o Dolcetto, ma è bello scoprire che ci sono degli appassionati intenti a produrre vini di specie dimenticate come Nascetta o Pelaverga.”
Le certificazioni linguistiche in Italia
La certificazione linguistica è un attestato formale del livello di conoscenza di una lingua, rilasciato da un ente certificatore riconosciuto. Gli esami di certificazione linguistica hanno caratteristiche proprie che li distinguono dagli altri tipi di test di valutazione: non essendo vincolati ai vari percorsi in cui si sono formati gli utenti e quindi liberi dal doversi riferire a un determinato modello glottodidattico, la competenza degli apprendenti è riportata a parametri generali, formalizzati da un ente terzo rispetto a chi impartisce e riceve la formazione. Gli enti certificatori devono, quindi, adottare livelli standard e trasparenti di competenza e sulla base degli stessi misurare le prestazioni degli apprendenti.
In Italia gli enti certificatori riconosciuti formalmente dal Ministero degli Affari Esteri sono: l’Università per Stranieri di Perugia (www.unistrapg.it), l’Università per Stranieri di Siena (www.unistrasi.it), e l’Università degli Studi di Roma Tre (www.uniroma3.it), alle quali si è successivamente aggiunta la Società Dante Alighieri (www.soc-dante-alighieri.it). Tali enti rilasciano certificazioni linguistiche, riconosciute a livello internazionale, che si rifanno ai livelli di competenza, alle direttive e ai parametri del Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCER) del Consiglio d’Europa.
Il panorama certificatorio dell’italiano risulta così articolato:
- Certificazione CELI (Certificato di Lingua Italiana), rilasciato dall’Università per Stranieri di Perugia.
- Certificazione CILS (Certificato di Italiano Lingua Straniera), rilasciato dall’Università per Stranieri di Siena.
- Certificazione PLIDA (Programma Lingua Italiana Dante Alighieri), rilasciato dalla Società Dante Alighieri.
- Certificazione IT (Certificato di competenza generale in italiano come lingua straniera), rilasciato dall’Università degli Studi Roma Tre.
Gli esami di certificazione CELI sono prodotti dal CVCL, Centro per la Valutazione e le Certificazioni Linguistiche dell’Università per Stranieri di Perugia. Il CVCL elabora 6 certificati CELI per l’italiano generale articolati sui 6 livelli del QCER, da A1 a C2; 2 certificati CIC di Italiano Commerciale, (per i livelli B1 e C1), tre certificati per adolescenti (per i livelli A2, B1 e B2), tre certificati per immigrati, (per i livelli A1, A2 e B1), il CELI5DOC, rivolto a docenti e il DILS-PG, un certificato glottodidattico per insegnanti. Il CVCL è anche impegnato in un programma continuo di ricerca nel settore della verifica e valutazione delle competenze linguistiche nelle L2, e in attività di formazione e aggiornamento degli insegnanti in verifica e valutazione linguistica.
L’Università per Stranieri di Perugia, attraverso il CVCL, è l’unica istituzione italiana a far parte dell’ALTE (Association of Language Testers in Europe), un’associazione di 34 istituzioni in ambito europeo, ciascuna delle quali gestisce esami e certificazioni della lingua materna del proprio paese. L’ALTE organizza convegni, e conferenze aperti a tutti coloro che si occupano di insegnamento, verifica e valutazione, nonché periodici gruppi di lavoro per i propri membri. Il prossimo appuntamento internazionale sarà a Cracovia, Polonia, dal 7 al 9 luglio 2011 in occasione della 4^ conferenza internazionale dell’ALTE.
IT Vigilia al cinese o rigorose tradizioni? Il groviglio natalizio tra Polonia e Italia
Tra le tante affinità che notiamo tra italiani e polacchi, una cosa che invece ci distingue nettamente è il modo di celebrare le due feste cattoliche più importanti: Natale e Pasqua. Di questa seconda, non ne parliamo neanche, perché mentre noi polacchi solennemente decoriamo i cestini riempiti di vari ingredienti da benedire, cuciniamo żurek (tipica zuppa polacca fatta dalla fermentazione della farina) e dipingiamo con vari metodi le uova sode, gli italiani organizzano al massimo una grigliata fuori città. fgfdsgdfs
Il Natale invece lungo la Penisola è, senza ombra di dubbio, celebrato con serietà ma diversamente rispetto alla Polonia. Ai miei amici italiani spiego spesso le tante tradizioni complicate della Vigilia che si ripetono invariabilmente tutti gli anni nelle case di 40 milioni polacchi. D’un fiato cito tutti gli esempi: l’inizio della cena con la prima stella in cielo, i dodici pasti, l’ostia, la paglia sotto la tovaglia, un posto in più apparecchiato per un viandante disperso, il repertorio delle canzoni natalizie conosciute da tutti fin da bambini… Potrei andare avanti ancora a lungo ma i miei amici italiani, sorpresi da tutte queste usanze, stanno già guardandomi con gli occhi spalancati. Non scorderò mai quando ho chiesto ad un’amica di Padova che cosa faceva per la Vigilia e lei mi rispose: “Vado a mangiare al cinese con il mio ragazzo” provocandomi un mezzo attacco cardiaco! Le nostre usanze natalizie polacche sono abbastanza omogenee nel Paese mentre in Italia cambiano come il dialetto (ogni tre chilometri!).
La Vigilia è un po’ meno importante in Italia perché nella Patria di Dante con molta serietà si organizza il pranzo del 25 dicembre. Nel Lazio non può mancare il capitone e in Calabria la frittura di carciofi e zeppole. Generalmente, al contrario dalla nostra universale carpa e crauti, in Italia possiamo mangiare tortellini, lasagne, pollo arrosto, agnello, tartufi e tante altre cose che cambiano quasi di casa in casa. Secondo un mio amico il motivo per cui si dà più importanza al pranzo natalizio che alla Vigilia, è dovuto al fatto che abitualmente queste feste coinvolgono nella preparazione nonne e zie di non prima giovinezza. Per rispetto per la loro età invece di organizzare una cena che durerà fino a tardi è meglio celebrare insieme il pranzo.
Un’altra differenza è quella di chi porta i regali ai bambini. Mentre in Italia i principali donatori di regali sono Babbo Natale e la Befana, in tutta la Polonia invece il 6 dicembre per tutti bambini arriva Babbo Natale-San Nicolò, che a quelli bravi porta i regali, mentre a quelli cattivi la verga. Le usanze sono diverse anche se parliamo dei regali sotto l’albero di Natale. Anni di regime comunista hanno spinto a convincere i bambini polacchi che i doni natalizi li porta “Nonno Gelo”, inventato in Russia perché il suo equivalente polacco “Il piccolo Gesù” in Unione Sovietica suonava troppo religioso. Ma anche in Italia ci sono aspetti natalizi che uniscono tutti: il presepe, spesso bellissimo e dettagliatissimo, e il panettone, anche se in competizione storica con il pandoro, che possiamo comprare fin da novembre impacchettati negli enormi cartoni che creano piccole piramidi nei negozi. Mentre il Natale (ma intendo anche la Vigilia) in Polonia è più coeso, abbastanza monotono, con variazioni meramente cosmetiche, in Italia troviamo un groviglio di usanze, tradizioni e modi di celebrarlo. È bello essere diversi, ma io sono contenta di poter condividere gli stessi sapori, il profumo dei funghi secchi, il gusto di bevanda alla frutta secca e l’imbarazzo intimidito di scambiare gli auguri con l’ostia con tutti i polacchi. Gli italiani possono invece apprezzare il fatto che le loro tradizioni sono uniche e in un certo modo intime per ogni regione, città e famiglia.
Le gare automobilistiche… non solo Formula 1
Da quando Robert Kubica gareggia full time in Formula 1, tra gli sportivi polacchi e’ aumentato l’interesse per questa disciplina.
Si era verificata un’analoga situazione con i salti, prima non se ne parlava cosi tanto mentre ora tutti sembrano diventati esperti della formula uno, ma solo un piccolo gruppo si rende conto che nel mondo non esiste soltanto questo Campionato.
Bisognerebbe ricordare la più famosa gara automobilistica ‘la 24 ore di Le Mans’,la sua leggenda e’ confermata dal fatto che una volta Jacques Villeneuve disse dopo aver trionfato in F1che il suo sogno era di partecipare alla 24 h di Le Mans.
La piu’ netta differenza tra F1 e Le Mans e che nella seconda partecipano: automobili, i prototipi e GT; e che ad ogni automobile spettano piu’ piloti.
In Questa gara ci sono tre Piloti che si alternano alla guida durante i pit stop, quando cioè i meccanici riforniscono la benzina e cambiano le gomme alla vettura.
E in Polonia?
Da qualche anno le più popolari sono le gare a lunga distanza,non arrivano alle 24 h ma una serie di gare di tre ore circa di Campionato Polacco.
La situazione e’ simile anche in Repubblica Ceca e in Lituania.Alcune gare delle nostre competizioni nazionali, sono organizzate insieme a quelle Ceche a Brno o Moscice, per la mancanza di piste nel territorio polacco.
In Polonia abbiamo due circuiti ma in realtà uno solo e’ a norma di legge quello di Poznan e lo stesso lascia molto a desiderare.La seconda pista a Kilelce non ha i requisiti idonei di sicurezza.
In Lituania il problema delle piste e’ stato risolto e una volta l’anno si organizza una grandissima gara la ‘Palanga’ 1000km.La gara che dura nove ore si svolge nelle strade di villeggiatura marina e attira migliaia di spettatori.
Nella gara partecipano sessanta automobili, tra le quali anche diverse Ferrari e Porsche.Quest’anno per la prima volta hanno partecipato alla guida della Porsche 911 GT3 i piloti polacchi Macjej Marcinkiewicz e Pawel Potowcki.
Gia’ durante le qualifica Macjej Marcinkiewicz era in terza posizione confermando le previsioni della vigilia.Purtroppo pero’ durante la gara un guasto tecnico lo ha costretto ad una lunga sosta ai box,e di conseguenza e’ stato tagliato fuori dalle prime posizioni.
Comunque i polacchi non si sono arresi, lottando fino alla fine, suscitando entusiasmo ed emozioni tra gli spettatori, e piazzandosi al terzo posto della classe GT.
Il campionato polacco su lunga distanza si svolge a Poznan, Moscice e Brno. Forse queste gare sono meno famose di quelle svolte in Lituania,ma garantiscono una grossa rivalità e tanto spettacolo.
In ogni gara partecipano venti automobile,e nelle gare insieme alla Repubblica Ceca si arriva ad oltre cinquanta.
La rivalità delle Porshe-Ferrari o Lamborghini con le vetture della DTM e’ molto interessante.
Da qualche anno nel campionato polacco gareggiano due squadre italiane:Partner Sport e No Stress motorsport.
Enrico Buscema fondatore della No Stress,adesso si occupa del Team-Partner Sport che ha una vettura ovviamente italiana e cioe’ una Ferrari 330 scuderia GT3.
Nel suo team ci sono due piloti polacchi il primo e’ Macjej Marcinkiewicz, e il secondo Macjej Stanco.
Nel secondo Team ci sono esclusivamente piloti italiani: Fabio Ghizzi, Luis Scarpaccio, e Matteo Cressoni con la Ferrari 430 GT2.
Le due squadre sono sempre in testa insieme alla famosa Lancia Delta integrale,Ferrari 355,Ferrari 360 e Alfa Romeo.
Durante le gare scuderie e piloti sono molto rivali,mentre nella via privata sono tutti amici. Una grande famiglia italiana.
L’ultima stagione del campionato polacco e’ stata dominata dalla Porsche della squadra Likas Motosport anche se i pronostici erano a favore della Ferrari.
Come detto dunque gli spettatori delle gare automobilistiche non devono aspettare una volta l’anno il Grand Prix d’Ungheria per assistere a delle corse.Vale la pena di andare a Poznan o in Repubblica Ceca, o la visita alla gara ‘mortale’ sulle strade lituane da abbinare alle vacanze trattandosi di uno dei posti di villeggiatura più grande del baltico.