Pasolini, la vita dopo la vita

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Il centesimo anniversario della nascita di Pier Paolo Pasolini, una delle figure più importanti dell’Italia del dopoguerra, scrittore, poeta, drammaturgo, pubblicista, pittore e regista, è una buona occasione per riflettere su come mantenere vivo il ricordo di questo intellettuale e della sua richissima produzione artistica.

Come parte del mio corso di Storia del Cinema Italiano che tengo all’Università di Varsavia, ho chiesto a studenti e studentesse di scrivere un breve saggio su uno degli argomenti selezionati. Tre persone su qualche decina hanno deciso di dedicare

Anna Osmólska-Mętrak

il proprio lavoro all’opera di Pier Paolo Pasolini: due hanno scritto di Salò o le 120 giornate di Sodoma, e uno ha condiviso le sue riflessioni sul film Mamma Roma. Tutti e tre i testi hanno ricevuto il punteggio più alto possibile. Perché scrivo di questo? Ebbene, è per me un’altra prova che la figura e l’opera di Pasolini attirano costantemente l’interesse e l’attenzione delle generazioni di giovani dalle menti aperte, critiche e riflessive. Non solo in Italia, che sembra più ovvio, ma anche in Polonia. Peraltro, i gruppi italiani sui social media dedicati a Pasolini non solo sono numerosi ma anche molto attivi. La celebrazione del centesimo anniversario della nascita dell’artista ha accresciuto ulteriormente questo interesse verso Pasolini che non mostra battute d’arresto. Ciò accresce la mia profonda convinzione che Pasolini è vivo! Se potessi scegliere una figura del passato con la quale vorrei e potrei parlare, senza esitazione sceglierei proprio Pasolini. Allo stesso modo deve aver pensato Davide Toffolo nato a Pordenone, in Friuli, quando nel 2002 ha scritto il suo romanzo a fumetti intitolato semplicemente Pasolini. Si tratta, in poche parole, della storia di un giovane giornalista che segue le tracce di un uomo che si presenta come “signor Pasolini”. Quest’uomo ha tutte le caratteristiche del nostro tempo, come un indirizzo di posta elettronica, e vuole rilasciare un’intervista al giovane giornalista, presentando le sue opinioni, che sono fatte di citazioni dai testi di Pasolini. Ricorrendo a tale rappresentazione, Toffolo dimostra chiaramente che il pensiero di Pasolini non solo non è invecchiato, ma anzi ha acquisito attualità, a volte rivelandosi profetico. Toffolo non è solo un autore di fumetti, ma anche un chitarrista della band “I tre allegri ragazzi morti”. Il gruppo, da sempre interessato a Pasolini, gli ha dedicato gran parte della sua attività, e nel 2011 ha fatto una tournée in molte città italiane, dove oltre alle proprie canzoni, hanno presentato progetti artistici dedicati all’artista friulano.

Tornando ai fumetti, la prima storia di questo tipo è stata scritta dal giornalista Graziano Origa pochi mesi dopo la tragica morte di Pasolini. Il suo titolo, Le ceneri di Pasolini, rimanda chiaramente al celebre volume di poesie Le ceneri di Gramsci (1957). Un’altra storia, pubblicata in Francia, Pasolini di Jean Dufaux e Massimo Rotundo, è del 1993. Nel 2008 è uscita la graphic novel Il delitto Pasolini di Gianluca Maconi, ricostruzione delle ultime ore che hanno preceduto il brutale omicidio del poeta. L’ultimo pezzo è Diario segreto di Pasolini del 2015 di Gianluca Costantini ed Elettra Stamboulis, ipotetico diario/autobiografia dell’artista. Dedico tanto spazio alle opere appartenenti alla cultura popolare, e non a quelle più monumentali, come Vita di Pasolini di Enzo Siciliano, o numerosi studi scientifici sull’artista, perché mi sembrano essere la migliore prova di quanto il personaggio e l’opera di Pasolini uniscano diversi ambiti della cultura e si inseriscano in vari registri della sua ricezione.

La memoria di Pasolini resta ancora altrettanto forte tra i registi, non solo in Italia. Nel 1991 il regista inglese Derek Jarman, nel suo poco conosciuto cortometraggio intitolato Ostia, ricostruisce le ultime ore della vita di Pasolini. È proprio questo un

P.P. Pasolini, Anna Magnani, Ettore Garofolo, Franco Citti, Mostra del Cinema di Venezia, 1962 / fot. Gianfranco Tagliapietra

aspetto che gli artisti trovano più interessante, per le circostanze tragiche della morte del poeta. Possiamo qui ricordare il film Pasolini (2014) di Abel Ferrara con Willem Dafoe nel ruolo di protagonista, o La macchinazione (2016) di David Grieco, dove l’ideatore di Salò… è stato interpretato dal popolare attore e cantante italiano Massimo Ranieri. Marco Tullio Giordana invece (Pasolini, un delitto italiano, 1995) ha dedicato il suo film alle indagini sull’omicidio del regista. Vale la pena ricordare anche il film Un mondo d’amore (2002) di Aurelio Grimaldi, non tanto per il suo valore artistico, ma perché l’autore affronta un periodo precedente della vita di Pasolini, ovvero la fine del suo soggiorno a Casarsa e l’inizio della sua vita a Roma. Nel 2006 Giuseppe Bertolucci realizza il documentario Pasolini, prossimo nostro, che è la trascrizione di un’intervista con l’artista, fatta durante i lavori sull’ultimo film. L’artista, con la sua voce pacata ed equilibrata, sferra un attacco alla società contemporanea e lancia l’allarme. L’intervista, inframmezzata dalle foto del set del film, è una drammatica accusa, fatta da chi sa di più, da chi vede più lontano. Straordinario omaggio al regista è stato reso dal collega più giovane, Nanni Moretti, che conclude la prima parte di Caro diario (In Vespa, 1993) con un viaggio ad Ostia, sul luogo dell’omicidio di Pasolini, commemorato lì con un monumento. Questi sono solo alcuni esempi di un lungo elenco di opere cinematografiche ispirate al personaggio e all’opera di un grande italiano.

Anche i musicisti ricordano Pasolini. Il primo brano è quasi un “instant-song”, composto pochi giorni dopo il 2 novembre 1975. Lamento per la morte di Pasolini è una ballata di Giovanna Marini ispirata all’Orazione di San Donato, canto popolare

F.Citti, PP.Pasolini / fot. Gianfranco Tagliapietra

della tradizione abruzzese. Marini è ritornata a questo pezzo nel 2002 con l’uscita dell’album Il fischio del vapore, firmato insieme a Francesco De Gregori. Nel 1985 lo stesso De Gregori dedica a Pasolini il brano A pa’, definendolo durante un suo concerto “il più grande poeta del Novecento”. Cinque anni prima il brano Una storia sbagliata era stato dedicato a Pasolini dal più grande cantautore italiano, Fabrizio De André. Il testo fa riferimento alla morte del regista, ma anche alla seconda vittima della cosiddetta Prima Repubblica, una giovane romana Wilma Montesi: “È una storia da dimenticare, è una storia da non raccontare, è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata”. In occasione del 40° anniversario della morte del poeta è stato realizzato un documentario della giornalista Emanuela Audisio Pasolini, maestro corsaro. L’album L’alba dei tram è la colonna sonora del film e allo stesso tempo una sigla composta da Remo Anzovino su un testo di Giuliano Sangiorgi, interpretato da Mauro Giovanardi. Il giovane cantautore Enrico Nigiotti (1987) nella canzone Pasolini canta: “Ma come si fa nel mondo che c’è a starci dentro, a respirare”. Lo stesso autore dice così: “Pasolini è una canzone in cui descrivo la società di oggi attraverso le parole di Pier Paolo Pasolini”. Anche nella musica l’elenco dei riferimenti alla figura e all’opera di Pasolini potrebbe essere più lungo.

E c’è anche il teatro. Il già menzionato Giuseppe Bertolucci realizza nel 2004 uno spettacolo basato su testi di Pasolini e Giorgio Somalvico, intitolato ‘Na specie de cadavere lunghissimo, il cui ideatore e interprete è l’attore Fabrizio Gifuni, che fino ad oggi porta in scena questo monodramma nei teatri di varie città italiane. Ma ci sono molti altri eventi simili.

Qual è il motivo di una presenza così forte e costante di PPP non solo nella cultura italiana, ma nella memoria italiana in generale? Per rispondere, si possono scrivere lunghe dissertazioni, organizzare conferenze e seminari. La ricchissima eredità dell’artista è soggetta a nuove interpretazioni. Se, però, cerchiamo di dare una risposta breve, la chiave per comprendere il fenomeno di Pasolini è qualcosa di molto semplice, e allo stesso tempo così raro e prezioso nel mondo moderno: l’onestà intellettuale, che ci dice di testimoniare, di chiamare le cose con il loro nome. Coraggio di provocare, intransigenza, riprendere i temi più difficili, spesso oscuri. Tutto questo lo ha portato a scrivere il famoso testo Io so, originariamente pubblicato sul “Corriere della Sera” del 14 novembre 1974 con il titolo Cos’è questo golpe? Io so, inserito poi come Il romanzo delle stragi negli Scritti corsari. Pasolini spiega come conosce i nomi dei responsabili degli attentati che all’epoca sconvolsero l’Italia: “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”. È questa consapevolezza della responsabilità e del dovere intellettuale che costituisce la forza più grande nella vita e nell’opera di Pasolini.

Tra gli innumerevoli libri sull’artista ne ho scelto uno: PPP. Pasolini, un segreto italiano di Carlo Lucarelli, una storia personalissima su ciò che ha portato l’autore ad innamorarsi di Pasolini. Scrive che ricorda bene quel momento: guardava un estratto da Comizi d’amore. Questo mi ha spinto a pormi la stessa domanda, ma non posso dare una risposta diretta. Mi sono innamorata di Pier Paolo gradualmente e continuo ad innamorarmi ancora ad ogni frase, poesia riletta, ad ogni film guardato per l’ennesima volta.

tłumaczenie it: Magdalena Grochocka