Silvia Rosato: il Comites a servizio degli italiani in Polonia

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Silvia Rosato è la presidentessa del Comites Polonia, ovvero dell’organismo rappresentativo della collettività italiana in Polonia. Istituiti con una legge del 1985 i Comites vengono eletti ogni cinque anni dai connazionali residenti all’estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila cittadini italiani iscritti nell’elenco aggiornato dell’Aire (Associazione Italiani Residenti all’Estero). Tra gli scopi del Comites c’è quello di proporre iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero della comunità italiana residente nella circoscrizione. Il nuovo Comites Polonia è stato eletto lo scorso dicembre e la presidentessa Silvia Rosato, che da quindici anni vive e lavora a Łódź, ci racconta la sua esperienza di italiana in Polonia.

Com’è successo che da Padova sei arrivata a Łódź?

Lavoravo a Bologna, parliamo del 2007, mi occupavo di progettazione e gestione di fondi europei. L’Agenzia ARPA Emilia-Romagna con cui collaboravo, mi chiese di seguire un progetto di gemellaggio con la Polonia in qualità di Resident Twinning Advisor. Accettare questo ruolo avrebbe significato trasferirmi in Polonia per l’intera durata del progetto, e non è stata ovviamente una decisione facile da prendere. Da un lato ero emozionata all’idea di fare una esperienza all’estero di due anni e di ricoprire quel ruolo, ma dall’altro ero spaventata nel lasciare i miei affetti e andare in una cittadina polacca sconosciuta dove non conoscevo nessuno. Originariamente avrei dovuto andare a Sosnowiec. Ricordo di avere digitato faticosamente quel nome sulla tastiera, uscì una sola immagine, mi chiesi dove stessi andando. Quando poi mi comunicarono che sarei andata a Łódź feci un sospiro di sollievo, avevo trovato molte più immagini! Ho amato questa città fin da subito anche nei suoi angoli più trascurati perché avvertivo una forza particolare. Ho sempre sostenuto che Łódź avesse un grande potenziale e oggi posso dire di non essermi sbagliata. Se sono soddisfatta della scelta? Mi manca l’Italia, mi mancano le mie amiche, mi mancano i tramezzini, mi mancano un sacco di cose, ma la Polonia è la mia terra adottiva e con lei ho stretto un legame molto forte che dura ormai da quindici anni.

Stai crescendo un figlio italo-polacco, quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi del vivere tra due culture?

I vantaggi credo siano soprattutto per mio figlio. Crescere tra due culture arricchisce la persona sotto molto aspetti, non solo linguistici. Ovviamente tende a predominare quella cultura in cui si trascorre la maggior parte del tempo, ma ci sono alcuni elementi che mi fanno capire come il gene italiano sia ben radicato in mio figlio nonostante tutto: si rifiuta di mangiare la pasta scotta, gli piace da matti la polenta, alza la voce quando si arrabbia proprio come sua madre, ha un’attenzione spasmodica per il look. Quali sono le complicazioni? Non ho potuto seguire mio figlio a scuola come avrei voluto e come vorrebbe fare ogni madre. Rafael ha sempre frequentato la scuola pubblica e nei primi anni in cui non conoscevo il polacco non avevo modo di interagire con gli insegnanti e molte cose non riuscivo a capirle. Quando arrivava la pagella dovevo trascrivere il testo su Google translator per capire quello che c’era scritto, quando partecipavo agli spettacoli vedevo mio figlio recitare, ma senza capire quello che diceva. Insomma, non ho potuto godere appieno di quei momenti dell’infanzia che ogni genitore custodisce gelosamente. Quello che vorrei dare in più a mio figlio è la conoscenza della storia dell’Italia, dei modi, usi e costumi della regione da cui proviene sua madre, delle diverse espressioni tipiche dialettali, insomma tutto ciò per cui siamo conosciuti e da cui veniamo, ma purtroppo le iniziative su questo fronte sono ancora poche e sporadiche e i genitori devono in qualche modo arrangiarsi.

Come hai visto svilupparsi la comunità italiana in Polonia dal tuo arrivo ad oggi?

Posso parlare, per esperienza personale, della città in cui vivo. Quando sono arrivata a Łódź nel 2007 gli italiani che conoscevo erano per lo più manager o personale dislocato che lavorava presso grandi aziende italiane come Indesit, Unicredit, General Beton. A distanza di alcuni anni con il boom delle multinazionali soprattutto nel settore dell’outsourcing, in cui lavoro anch’io da ormai nove anni, ho notato un graduale aumento di giovani italiani. Le multinazionali offrono un’opportunità di impiego anche per i neolaureati con poca o nessuna esperienza, un buon salario e soprattutto un contratto regolare cosa che in Italia sappiamo bene che non succede. La comunità italiana di oggi è composta principalmente da persone delle cosiddette generazioni x e y che spesso decidono di rimanere in Polonia e metter su famiglia. Mi aspetto quindi che negli anni a venire la comunità italiana crescerà sempre più e sarà necessario mettere a punto tutta una serie di servizi, dalla scuola ad attività sul turismo di ritorno, così come sarà fondamentale rafforzare la rete consolare per affrontare le sempre più numerose richieste.

Qual è il ruolo del Comites nella comunità italiana e perché fin dall’inizio ci hai dedicato attenzione ed energie?

Il Comites è una istituzione pubblica a servizio dei connazionali per raccogliere le loro istanze e i loro bisogni e tradurli, per quanto possibile, in azioni concrete. Quando nel 2015 decisi di candidarmi non ero pienamente consapevole di cosa avrebbe significato. Era la prima volta che il Comites si insediava in Polonia, eravamo un

In foto i consiglieri del Comites: Adamo Giuseppe, Arlotti Giovanni,
Bonaventura Stefano, Bruzzone Alessandro, Bucci Silvio, Caldarella Mariano, Defraia Alberto, Failla Michele, Macheda Filippo, Morelli Fabio, Pesoli Paola, Rosato Silvia.

gruppo di dodici persone ognuno con le proprie competenze e il proprio bagaglio esperenziale, ma nessuno, compresa la sottoscritta, sapeva esattamente cosa avremmo dovuto fare. Ora sono al mio secondo mandato e a differenza di sette anni fa questa volta ho accettato l’incarico nella piena consapevolezza dell’impegno, della dedizione e della responsabilità che richiede. Sono sempre stata attiva nell’associazionismo e nel volontariato fin da quand’ero ragazza. Per un periodo avevo interrotto, ma arrivata in Polonia ho ripreso e quando mi è stato chiesto se volevo candidarmi per il Comites non ho esitato a lanciarmi in questa nuova esperienza. L’idea di essere di aiuto per i connazionali e di mettere a punto dei progetti di utilità sociale è il mio solo leitmotiv.

Quali sono i programmi di questo nuovo Comites?
Il nostro programma è strutturato in sette punti: 1) organizzare e patrocinare attività di promozione della lingua, della cultura, della storia e delle tradizioni italiane e tutto ciò che concerne il Made in Italy; 2) fornire un servizio informativo, di supporto ed assistenziale qualificato su temi pensionistici, fiscali, legali e contributivi; 3) continuare e potenziare il servizio di assistenza psicologico gratuito ai connazionali in difficoltà; 4) avviare un tavolo di concertazione con i vari stakeholders e decision makers italiani e locali per implementare dei percorsi di studio bilingue italo-polacco sperimentali nelle scuole pubbliche; 5) migliorare la comunicazione rinnovando il nostro sito web e il vademecum digitale e potenziare l’uso dei social per espandere la visibilità del Comites e raggiungere una più ampia utenza; 6) diffondere le informazioni sulle procedure burocratiche esistenti per renderle maggiormente fruibili ai connazionali e proporre dei miglioramenti e semplificazioni; 7) realizzare una campagna di sensibilizzazione per l’iscrizione AIRE.

foto: Natalia Zdziebczynska