Vino e medicina

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Il vino rappresenta una delle bevande più antiche del mondo. Molti popoli antichi ne conoscevano i processi produttivi e la sua capacità di apportare un senso di piacevole stordimento misto a euforia e benessere. Considerato da alcuni di essi come bevanda di origine divina (come accadde per esempio tra gli antichi Greci e i Romani), ma anche come rimedio medicamentoso.

La fermentazione alcolica viene fatta risalire al 7.000 a.C. è possibile dunque che il vino fosse già utilizzato in campo medico come rimedio erboristico e anestetico, come cioè venne considerato sino a non molti decenni fa anche in Occidente, prima dell’avvento di sostanze più specifi che ed efficaci. Dal punto di vista biochimico gli studi concordano che esso contenga una buona dose di polifenoli, cioè sostanze dall’alto valore antiossidante che a livello fisico sono in grado di apportare ottimi benefici tra cui la riduzione di problemi cardiovascolari, problemi del metabolismo, problemi alle ossa. La medicina cinese lo ritiene un buon rimedio in caso di dolori addominali, dolori articolari, diarree o stipsi, ma anche per concorrere a risolvere disturbi quali crampi, contratture, dolori mestruali o disturbi di circolazione del sangue. Le prime testimonianze sul vino nella cultura medica risalgono al V, IV secolo a.C. ad alcuni scritti di Ippocrate di Cos, uno dei più eminenti medici dell’antichità, che lo prescriveva per curare le ferite, come bevanda nutriente e come antifebbrile, come purgante e come diuretico e lo consigliava assieme ad altre bevande alcoliche come antisettico e aiuto nelle convalescenze.

Per oltre duemila anni, il vino è stato l’unico antisettico utilizzato sia per disinfettare le ferite, sia per rendere potabile l’acqua. Presso gli Egizi il vino, come rimedio, veniva usato essenzialmente come anestetico locale. In epoca romana l’uso del vino quale rimedio terapeutico divenne assai frequente,  soprattutto nella preparazione di decotti a base di erbe medicinali. Era anche utilizzato nello svezzamento: verso un anno e mezzo di età il bambino veniva svezzato con briciole di pane imbevute in vino dolce aromatizzato.

La fonte più ricca e dettagliata sull’uso del vino come rimedio, è quella offerta da Galeno medico personale di Marco Aurelio, nel suo De Remediis dove dedica un lungo capitolo alla terapia con ricette a base di vino; le sue idee e suggerimenti terapeutici influirono a lungo sulla medicina occidentale e l’uso del vino a scopo terapeutico, in particolare nella pratica chirurgica, continuò per tutto il Medioevo in particolare da parte dei monaci e dei cavalieri ospedalieri.

I medici della Scuola di Bologna erano convinti che una fasciatura imbevuta di vino portasse alla cicatrizzazione e alla guarigione della ferita. Un noto chirurgo del medioevo, Guy de Chauliac, usava pulire le ferite del torace con lavaggi a base di vino. Fu soprattutto il medico Arnaldo de Villanova durante il tardo medioevo (1235¬ 1311 circa d.C.) a stabilire con fermezza l’uso del vino come metodo terapeutico riconosciuto. Fra l’ampia lista degli usi medicamentosi del vino, Arnaldo de Villanova ne sottolineò le qualità antisettiche e corroboranti, consigliandone l’uso nella preparazione degli impiastri. Per tutto il periodo medievale il vino fu uno dei pochi liquidi capaci, per effetto del suo contenuto alcolico, di sciogliere e nascondere il sapore delle sostanze ritenute curative dai medici dell’epoca. Le “teriache”, così si chiamavano questi preparati farmaceutici a base di erbe e vino, entrarono così in uso per curare qualunque tipo di disturbo o malattia. Più tardi il dolore procurato dalla gamba incancrenita di Luigi XIV, il Re Sole, veniva alleviato facendo immergere la gamba in una vasca piena di vino caldo aromatizzato. Nei secoli successivi, ancora fino alla metà dell’800, famosi clinici tedeschi consigliavano l’uso di piccole quantità di buon vino come stimolante cardiaco.

Il vino contiene in una soluzione di acqua ed alcool numerosissimi altri elementi, responsabili di azioni benefiche sul nostro organismo. Il solo alcool, senza l’influenza di altri elementi, risulterebbe nella maggior parte dei casi dannoso agli organi del corpo umano. Partendo dal presupposto che il vino non è un concentrato di alcool ma un armonioso composto di numerosi elementi di cui l’alcool è solo una parte, possiamo affermare che l’insieme di questi elementi rappresenta un giusto mix per un prodotto sano e soprattutto salutare se assunto in dosi moderate.