MICHELANGELO PALLONI

0
790

MICHELANGELO PALLONI (Campi 29.9.1637 – Węgrów 17.12.1713). Pittore. Figlio di Cosimo Di Fiorindo Palloni e Maria Maddalena Palloni, nonché cugino del predicatore di Campi, il Reverendo Andrea Di Fiorindo Palloni. Dall’anno 1652 al 1655 studia sotto la direzione di Baldassarre Franceschini detto “Il Volterrano”. 

Il primo lavoro indipendente di Palloni è l’affresco per l’altare presso la Chiesa di San Lorenzo a Campi, oggi Campi Bisenzio, ovvero la “Madonna con San Giovanni e San Geronimo sotto la Croce”, iniziato, a soli tredici anni, nel 1650 e terminato nel 1660. 

In Italia, a Firenze, dal 1655 al 1661, lavora con Franceschini, all’affresco nella Cappella Niccolini dentro la Chiesa di Santa Croce e nel 1669, alle decorazioni nella Chiesa di Santa Maria Maddalena De’ Pazzi. A Bologna realizza una serie di lavori e a Torino affresca il vestibolo della Chiesa di San Lorenzo con un intero ciclo della Passione di Cristo. Il Volterrano, suo maestro, gli indica come riferimenti sia Antonio Allegri detto il Correggio che Pietro Da Cortona, a quel tempo impegnato in Toscana, ma già autorevole rappresentante della cosiddetta Scuola Fiorentina a Roma.

Dopo molti anni di formazione sotto Franceschini, nel 1671 Michelangelo inizia a ricevere commissioni da Cosimo III De’ Medici Granduca di Toscana. Nel 1673, a Firenze, si iscrive e poi diviene Membro dell’Accademia del Disegno. Qui si specializza nell’inquadratura delle figure dal basso verso l’alto. Dal 1673 al 1676 riceve ancora una formazione a Roma nella Scuola Fiorentina, guidata dal pittore Ciro Ferri, dove apprende quella pittura barocca particolare, ossia con gli effetti illusionistici. A Firenze intanto, dal 1674 al 1676 accetta anche ordinazioni dall’Arazzeria Medicea, per cui prepara modelli – detti cartoni animati – da utilizzare nelle composizioni dei tessuti, ispirandosi a lavori di artisti fiorentini cinquecenteschi come Francesco Salviati o Andrea del Sarto, arazzi poi conservati nelle Collezioni dei Medici. Come copista, riproduce alcune opere di Pietro da Cortona e un ritratto di Cosimo III, per rimpiazzare gli originali mancanti nelle Collezioni Granducali. 

Nella seconda metà dell’anno 1676, dietro invito del Grande Hetman di Lituania Michele Casimiro Pac e di suo fratello, il Cancelliere Cristoforo Sigismondo Pac, arriva in Polonia. Qui si porta dietro tutte le esperienze acquisite in Italia con la scuola fiorentina, quella veneziana, quella bolognese e quella romana; la prospettiva, la monumentalità, i paesaggi, il cavalletto, l’inquadratura, il disegno, il chiaroscuro, la plastica dei corpi, le tinte delle carnagioni, le espressioni del viso, le mani e i dettagli della gioielleria e dei tessuti, la tavolozza dei colori. E, a proposito di colori: comincerà a prediligere quelle tonalità, tutte particolari, che vanno dal rosa al viola. 

In Polonia incontra una grande colonia di artisti italiani, che opera principalmente a Varsavia; come gli architetti Agostino Vincenzo Locci (figlio dell’architetto Agostino Locci il Vecchio, di Narni), progettista del Palazzo di Wilanów, Carlo Ceroni, lombardo, Giuseppe Simone Bellotti, Tommaso Bellotti, Giuseppe Piola, nativo della Valsolda (parente dell’architetto Carlo Ceroni, progettista della Chiesa Parrocchiale di Węgrów), gli scultori, Francesco Maino, Ambrogio Gutti, Carlo Giuseppe Giorgioli, comasco, i pittori Martino Altomonte napoletano e Francesco Antonio Giorgioli affrescante comasco e lo scultore a stucco Giovanni Pietro Perti.

Nell’anno 1685 si reca, per un breve periodo, in Italia e passa per Roma e quando torna in Polonia si porta dietro la sua famiglia, vende tutte le sue proprietà e decide di stabilirsi a Varsavia. Insieme con sua moglie Anna Maria Lanzani, nel 1688, va ad abitare in una residenza acquistata a Leszno, un quartiere di Varsavia. Ha due figli, Melchiorre e Rosa. Ecco, però che, non molto tempo dopo, sempre con la famiglia, deve trasferirsi a Vilnius per eseguire importanti lavori.  In quella città, oltre a svolgere l’attività di architetto, si ritrova ad allestire anche interessanti scenografie per alcuni teatri lituani.

Accolto, nello stesso anno, come Pictor Regius alla Corte di Re Giovanni III Sobieski, a Varsavia, viene incaricato dal Sovrano d’affrescare la Reggia di Wilanów, così incomincia a frequentare personaggi come il pittore Pietro Dandi, il Wojewoda di Płock Giovanni Bonaventura Krasiński, il Castellano Teofilo Fredro. 

Nel 1696 vende la sua residenza di Leszno, ma rimane a vivere a Varsavia. Quindi nel 1705 si presta come testimone al matrimonio di Vincenzo Ornani presso la Chiesa di San Giovanni a Varsavia.

Dal 1706, però, fino al 1713, anno della sua morte, insieme alla moglie, si stabilisce a Węgrów. Tutti i suoi figli, come Maria Alessandra futura moglie del commerciante Paolo Castelli, Maria (Caterina) Maddalena futura moglie dello scultore a stucco Giovanni Pietro Perti, nonché Rosa, sposeranno un italiano. Nell’anno 1712, con il nome di Michael Archangelus Palloni, appare nell’elenco dei Membri della Confraternita di Sant’Anna a Węgrów. 

Tra i suoi lavori più rappresentativi nella Confederazione polacco-lituana, figurano, oltre ai lavori eseguiti nel Palazzo di Wilanów a Varsavia, gli affreschi nella Chiesa di Pożajście presso Kowno e nella Chiesa di San Pietro e Paolo a Antokol di Vilnius nel 1684; il dipinto ad olio de “La Crocifissione” nella Chiesa di Pożajście del 1675; le decorazioni del Palazzo Krasinski a Varsavia nel 1684 e del Palazzo di Leszczyński a Rydzyna nel 1688; gli affreschi per la Collegiata e per il Convento dei Missionari di Łowicz del 1690 dietro commissione del Primate Michele Radziejowski e per i Carmelitani Scalzi a Varsavia; affreschi nella Chiesa Parrocchiale e in quella de Riformati a Wegrów, per conto di Jan Dobrogost Krasiński, iniziati nel 1707 e terminati nel 1708. 

Quegli affreschi dentro la Chiesa di Sant’Antonio da Padova a Czerniaków in Varsavia, invece, che qualcuno, in passato, a prima vista, aveva attribuito a Michelangelo Palloni, oggi restano ancora di autore sconosciuto, anche se si tende ad attribuirli a qualche pittore d’una scuola del nord Italia o del nord Europa.

Nelle opere di Palloni, che egli spesso firma con il solo aggettivo “Florentinus”, molto diversificate tra di loro, a volte si riscontrano: la tecnica dell’impasto dei colori del pittore fiammingo Justus Sustermans, un certo aspetto mistico caratteristico delle tele di Carlo Dolci, anche se velatamente, le luci e le ombre di Caravaggio, l’atmosfera grottesca dell’incisore Jacques Callot e anche l’oscurità dei suoi amici pittori Pietro Dandini e Anton Domenico Gabbiani. E poi, lavorando, in alcune occasioni, come per esempio a Wilanów, fianco a fianco con colleghi più giovani di lui, come Szymonowicz e Reisner – che però si sono formati all’Accademia Romana di San Luca – finisce col prediligere sempre più, quel metodo di dipingere, caratteristico della scuola romana, che comunque anch’egli conosce bene.

Alla sua morte, viene sepolto nel seminterrato della Chiesa Parrocchiale di quella città. 

In tutti i territori della Confederazione polacco-lituana, Palloni viene ricordato come ‘il più grande affreschista di tutti i tempi’. Molto, intorno a quest’artista, è stato già scritto da Magdalena Górska, da U. Bieszczad Bauman, S. Fiedorczuk, G. M. Guidetti, M. Heydel, M. Karpowicz, M. Paknys e da T. Sawicki.