I maestri dell’arte culinaria italiana

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Lavoro da molti anni nella redazione di un noto mensile italiano di cucina, questo non ha fatto di me un’esperta nel cucinare realmente le pietanze che pubblicavamo, poiché esiste un’enorme differenza tra la mera conoscenza degli ingredienti e della tecnica, e la sapienza e la capacità nel combinarli con la giusta saggezza e passione. Certamente, come ogni madre, ho imparato nel tempo a cucinare al meglio per i miei cari, ma vorrei parlare della vera arte culinaria, che prescinde dalla realizzazione di soli piatti elaborati e belli alla vista, ma include anche semplici pietanze preparate con un vero talento e fantasia.

A questo proposito, va conosciuto un volume ricco di belle proposte da preparare: “La Grande cucina italiana. Le migliori ricette fra tradizione e innovazione” di Idea Libri, dove potrete trovare i classici della cucina italiana rivisitati in chiave moderna, per fare una splendida figura con i vostri commensali!

Le restrizioni dovute alla pandemia nel corso del 2020 hanno consentito a molti di rivalutare i propri spazi domestici, seppur forzatamente. C’è chi è immerso nella lettura e c’è chi ha sfruttato questa occasione per rivalutare la propria cucina quale luogo divertente e creativo, e, avendo a disposizione del tempo necessario, per porsi con un atteggiamento più rilassato alla preparazione di ogni singolo pasto. E la cucina italiana è un vero tesoro di ispirazioni!

L’Italia è la culla dell’arte e se è vero che la cucina è il cuore della casa, da quel cuore scaturisce una delle arti italiane più apprezzate al mondo, l’arte culinaria. Perché cucinare non dovrebbe essere solo un mero atto di approntare il nutrimento al nostro organismo, ma una creazione, un’invenzione, un sapiente dosare e mescolare degli ingredienti per ottenere un risultato gradevole al palato quanto allospirito. È come scrivere un concerto o dipingere un quadro, i vari elementi devono essere in perfetta armonia tra loro, con le loro giuste quantità e accostamenti.

In Italia, il primo a raccogliere delle ricette elevando il semplice atto di cucinare al livello di un’arte vera e propria è stato Pellegrino Artusi, scrittore e gastronomo, autore del libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Questo capolavoro della cucina italiana, scritto con sapienza e ironia, oltre ad essere un prezioso ricettario è una vera perla della letteratura, basti pensare che Piero Camporesi, filologo e critico letterario che ne curò la prefazione, vi scrisse: «la Scienza in cucina ha fatto per l’unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi sposi».

Come ho detto, perché un piatto diventi un capolavoro, non basta la tecnica. Mia nonna diceva che per cucinare bene, bisogna metterci il cuore. Io oggi direi anche una passione e un progetto. Ho rivisto recentemente il film The Ramen Girl (2008), dove è stato rappresentato perfettamente questo concetto: la giovane protagonista deve lavorare sodo, iniziando dai lavori più umili, per liberare il proprio spirito dall’ego imparando a sentire e trasmettere le emozioni, condizione indispensabile per diventare una vera maestra nella preparazione del ramen, un tradizionale brodo giapponese. L’arte culinaria, come qualsiasi altro atto creativo, richiede la capacità di stare in presenza, di sgombrare la mente da altri pensieri che non siano dedicati a quanto stiamo facendo. Non credo che sia solo un concetto astratto, romantico o trascendentale. Restando in Giappone, Masaru Emoto, scrittore e ricercatore, nei suoi esperimenti ha dimostrato l’infl uenza delle emozioni umane sull’acqua. Sappiamo che il nostro organismo, come ogni ingrediente che utilizziamo per preparare i pasti, ne contiene in grande quantità, ecco spiegato scientificamente perché ogni pietanza riflette l’atteggiamento di chi la prepara.

Gli italiani sembrano saperlo molto bene, atavicamente, direi. Dalle semplici massaie ai grandi chef sono capaci di esprimere attraverso la loro arte culinaria l’entusiasmo, la dedizione e l’amore; la ricchezza delle loro terre si manifesta in pietanze uniche al mondo. L’unico elemento che unisce tutte le regioni italiane, così diverse tra loro per usi, costumi e dialetti, è la ricerca comune di unaconvivialità armonica e condivisa che non sarebbe possibile se ogni portata non fosse preparata in tal modo, pertanto le differenze culturali diventano una delle più grandi ricchezze dell’arte culinaria italiana. A proposito delle differenze culturali che diventano arricchimento, vale la pena di prendere ad esempio “Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo” di Alessandro Marzo Magno. Sfogliandolo potrete scoprire che molti dei “classici” cibi italiani in realtà provengono da altre parti del mondo: dalla pasta alla pizza, al caffè, alla mozzarella di bufala, ingredienti che hanno reso famosa la cucina italiana in quanto si è stati capaci di reinterpretarli in maniera creativa.

Gli esperti della cucina italiana, condividendo la propria esperienza tramite libri, blog, o programmi tv ispirano molti con la loro maestria. Benché vi sia un’ampia scelta dei mezzi di comunicazione, il libro resta comunque il più gradito, secondo la mia personale e pluriennale esperienza. Un libro di cucina permette di consultare facilmente ingredienti, dosi e procedimenti ed è spesso riccamente illustrato, accompagnando passo per passo nella realizzazione della ricetta. Spesso contiene inoltre informazioni preziose sulle tecniche e i trucchi per ottenere il miglior risultato e diventa uno strumento indispensabile a sostegno della propria passione e del talento culinario.

Tra questi vale la pena citare la “Enciclopedia della cucina” con le sue ricette per ogni occasione, dalle più semplici alle più elaborate o anche “Il pane e torte salate” di A. Barbagli.

Nonostante la flessione dell’editoria già precedente alla crisi pandemica, il libro resta un valore sociale che nessun altro prodotto commerciale possiede. Le autorità italiane ne hanno compreso l’importanza e dopo un primo periodo di chiusura, hanno lasciato che le librerie restassero aperte, riconoscendo al libro uno status di bene essenziale e primario. Che si tratti di un buon romanzo o un bel libro di cucina che ci faccia riscoprire il piacere di stare a casa, dedicandoci a noi stessi e ai nostri cari.

A chi si sente incoraggiato a sperimentare e cercare un’armonia in cucina troverà ispirazione nei volumi “Voglia di cucinare italiano”, “Voglia di cucinare pasta” che permettono di apprezzare le tantissime varietà di semplici ingredienti, di variare in modo creativo il menu di tutti i giorni. In tal senso suggerirei anche “Ricettario italiano” con le sue ricette suddivise per portata e per regione.

L’arte culinaria è senza dubbio un elemento imprescindibile della cultura italiana, tant’è che viene menzionata persino nei manuali di lingua italiana. Inoltre, esistono manuali di lingua dedicati esclusivamente alla cucina italiana, eccone alcuni esempi: “Buon appetito! L’italiano tra lingua e cucina regionale.” (Bonacci Editore), “Buono buonissimo!” (Le Monnier) che permette di imparare l’italiano con ricette regionali (libro + dvd rom), “Il buongustare” (Loescher Editore) o “L’italiano è servito!” (Edizioni Guerra) o “L’italiano per la cucina” (Alma Edizioni). Chi invece preferisce gustarsi la lettura piuttosto che passare tempo tra i fornelli troverà senz’altro irresistibili “Menù letterari” di Celine Girard e “Smak Kwiatów pomarańczy” di Tessa Capponi Borawska.

Ce n’è per tutti i gusti!

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Leggo, vivo meglio è una rubrica gestita da Krystyna Juszkiewicz-Mydlarz, la proprietaria della Libreria Italicus a Cracovia che opera ininterrottamente dal 1991, inizialmente come negozio per corrispondenza, e ora come libreria (ancheonline) e caffetteria. Italicus ha nella sua offerta oltre 2 mila titoli tra cui i più importanti libri di testo italiani per l’apprendimento e l’insegnamento, gli autori classici e contemporanei della letteratura italiana in lingua originale e in traduzione polacca nonché gli autori polacchi tradotti in italiano.