Il ruolo di Palermo nella nascita della letteratura italiana

0
2384

Nei numeri precedenti abbiamo parlato della storia millenaria della città di Palermo e delle squisitezze gastronomiche per cui è famosa in Italia e nel mondo. Oltre ad essere una città moderna e quindi perfetta per fare shopping o per divertirsi, il capoluogo siciliano è ricchissimo anche di monumenti storici e luoghi di interesse artistico e culturale; passeggiando per le vie del centro storico si deve stare continuamente con il naso all’insù per contemplare le numerosissime chiese e le antiche facciate dei palazzi costruiti lungo le strette vie della città. Nella verde e soleggiata Piazza Indipendenza, poco distante dalla splendida Cattedrale, si trova il Palazzo Reale, oggi sede dell’assemblea regionale e per secoli dimora dei vari sovrani della città. All’interno di questa reggia fortificata è presente un osservatorio astronomico e soprattutto l’incredibile Cappella Palatina, una basilica del XII secolo interamente decorata in oro e mosaici bizantini; assieme al Duomo di Monreale, una visita alla Cappella Palatina è assolutamente d’obbligo se si visita questa città.

Vale la pena ricordare che il Palazzo Reale nasconde un segreto che solo i più attenti osservatori sapranno cogliere: in pochi infatti sanno che l’ingresso di Piazza Indipendenza non è la facciata principale del Palazzo Reale, ma è in realtà il retro della reggia. L’ingresso principale si trova in Piazza del Parlamento, in una zona solitamente poco frequentata dai turisti e riservata al transito degli addetti ai lavori dell’Assemblea regionale. Proprio su questa facciata si trova un piccolo bassorilievo quasi invisibile ad un primo momento alla vista. Eppure questo bassorilievo, poco notato e poco osservato, ricorda uno dei momenti più significativi della storia e della cultura della Sicilia, in quanto fa riferimento alla “Scuola Poetica Siciliana” sorta alla corte di Federico II di Svevia, intorno alla metà del XIII secolo. Su di esso è raffigurato il grande imperatore circondato da quanti contribuirono alla nascita della prima espressione di poesia in volgare che avrebbe costituito le fondamenta della letteratura italiana che oggi conosciamo. Il bassorilievo, opera dello scultore Silvestre Cuffaro, riproduce un passo del De vulgari eloquentia (il paragrafo 12 del libro primo), nel quale Dante riconosce i meriti storici e culturali di questa scuola, nata e fiorita grazie a Federico II proprio nelle stanze del Palazzo Reale. Il passo dice: “Poiché è manifesto che il volgare di Sicilia si attribuisce rinomanza al di sopra degli altri, per il fatto che tutto ciò che gli Italiani poeticamente compongono si chiama siciliano, e per il fatto che parecchi maestri, di quel paese nativi, troviamo aver cantato con gravità”.

Sono stati davvero tanti i “maestri” che pur vivendo in una reggia, tra lusso e ricchezza, non trascorsero la loro esistenza in modo pigro; personaggi come Guido e Oddo Delle Colonne, Jacopo e Rinaldo D’Aquino, Jacopo da Lentini, Pier Delle Vigne, Stefano Protonotaro e tanti altri che, pur essendo funzionari o notai di corte, frequentarono le stanze del Palazzo Reale stringendosi attorno a un imperatore che volle e seppe creare la prima scuola poetica in volgare italiano. Pur essendo stata definita “siciliana” perché prodotta in Sicilia, quanto fatto da questa scuola ebbe una portata culturale straordinaria che travalicò i confini geografici dell’isola. Basta solo pensare che la scuola poetica siciliana ha creato il sonetto che è diventato il componimento lirico breve per eccellenza della poesia italiana. Leggendo le incisioni sul bassorilievo troviamo ancora una frase che racchiude l’importanza della città di Palermo nella storia della lingua dello stivale: ”Da questa antica reggia grazie all’illuminato genio di Federico II volarono i primi canti in volgare italiano”.

Il bassorilievo è stato scolpito nel 1950, a settecento anni dalla nascita della scuola poetica siciliana;  a questo proposito, lo scultore ha scolpito anche due piccoli cerchi all’interno dei quali rispettivamente si legge «Ai poeti del 1250» «I poeti del 1950». Quello era il periodo in cui il parlamento regionale siciliano veniva costituito (1946) e iniziava i lavori (1948); eppure i padri della Regione siciliana quando si decise di scolpire una targa non pensarono di promuovere le imprese di qualche personaggio appartenente alla storia politica dell’isola, ma scelsero di celebrare un evento culturale che sta a fondamento non solo della storia della Sicilia, ma di tutta quanta la storia dell’Italia.