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Home Blog Page 136

It.aldico

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It.aldico è una piccola scuola di lingua italiana gestita da un’esperta insegnante di lingue, insegnante dell’Università di Varsavia, traduttrice ed interprete.

Il programma dei corsi viene creato separatamente per ogni gruppo, non è basato su un manuale grazie a ciò il programma è diversificato ed adatto agli studenti ed ai loro bisogni. Ci si concentra particolarmente sulla comunicazione e sulla comprensione della lingua quotidiana, a lezione spesso vengono usati i materiali originali preparati dall’insegnante stessa.

Oltre ai corsi regolari e individuali sono organizzati anche i workshop tematici, una fantastica soluzione per chi non frequenta i corsi regolari ma vuole mantenere il contatto con la lingua oppure per ciascuno che vuole semplicemente approfondire qualche tema specifico.

La sede della scuola si trova in Saska Kepa a Varsavia e tutte le informazioni sui corsi ed i workshop attuali si trovano sul fanpage It.aldico sul Facebook. Una parte di corsi sono i corsi online. Da poco l’insegnante ha creato anche un canale su Youtube con lo stesso nome.

Facebook: www.facebook.com/Italdico-770971666412376/
YouTube:
www.youtube.com/channel/UC_wJM2CrwDXvYJzZG4Yz09A
Tel: 
609 022 155
E-mail: aleoncewicz@gmail.com

Vivere italiano, il Bel paese a tavola!

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 77 della Gazzetta Italia (ottobre-novembre 2019)

A Wroclaw a due passi dal rynek ci si può sedere a tavola e fare un tour culinario delle regioni italiane. Il ristorante Vivere Italiano nasce nel 2016 dalla trasformazione dell’omonimo negozio di prodotti alimentari di alta qualità italiana, aperto fin dal 2013, in un accogliente ristorante in cui si possono ritrovare i gusti più autentici della cucina del Bel Paese. 

L’indiscutibile successo del locale, che vanta clienti ormai da tutta la Polonia, è merito dei tre soci pugliesi e del preparato personale che fa sentire il cliente a casa, suggerisce i piatti del giorno e lo serve in modo rapido ed efficace. “Dare un buon servizio è importante, soprattutto qui in Polonia dove a volte nei ristoranti aspetti a lungo e i camerieri sembrano indifferenti alle tue necessità”, spiega Amedeo Menale uno dei soci ricordando come a tutto il personale vengano fatte provare le diverse ricette in modo che quando i camerieri presentano al cliente i piatti possano spiegare cose che conoscono. 

A determinare il successo di Vivere Italiano è poi l’uso nella preparazione dei piatti di soli prodotti di qualità. Il locale importa direttamente dall’Italia la gran parte dei prodotti tra cui le mozzarelle e burrate da Andria, il pomodorino piennolo del Vesuvio, il capocollo di Martinafranca, l’olio pugliese e il pesce fresco che arriva un paio di volte la settimana direttamente da Chioggia. Spaghetti alle vongole è uno dei piatti più richiesti dalla fedele clientela di Wroclaw che ormai conosce e vuole mangiare secondo i canoni della cucina mediterranea che è la linea culinaria scelta da Vivere Italiano che propone soprattutto pesce, pasta con le verdure, tanta frutta il tutto condito dai migliori olii italiani e innaffiato da selezionati vini. E per i clienti che anche a casa volessero continuare a mangiare all’italiana nel locale si possono acquistare tanti prodotti di qualità, molti dei quali preparati anche in confezione regalo. Qualità che hanno fatto meritare l’inserimento di Vivere Italiano nella prestigiosa guida francese Gault e Millau e l’ottenimento del riconoscimento Ospitalità Italiana da parte della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in polonia.

Un locale che in pochi anni è diventato una delle maggiori attrazioni culinarie di Wroclaw, amato dai clienti del posto ma ricercato anche da chi a Wroclaw viene saltuariamente. E tra i tavoli del Vivere Italiano non è difficile incontrare attori, scrittori, giornalisti, fotografi e musicisti che magari con una chitarra improvvisano facendo cantare i clienti del locale. Insomma una cena al Vivere Italiano equivale ad una autentica immersione nelle atmosfere del Bel Paese.

 

Sito web: vivereitaliano.pl
Facebook: facebook.com/vivereitalianowroclaw/

Marta Czok – pittrice che ama la satira

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 79 della Gazzetta Italia (febbraio-marzo 2020)

Laureata alla prestigiosa Saint Martin’s School of Art di Londra, pittrice specializzata in design di moda. Vive in Italia dal 1974. Le sue opere si concentrano sui commenti satirici sulla realtà.

Nel 2020 celebriamo il centenario della nascita del Papa polacco Giovanni Paolo II, iniziamo la conversazione con il regalo che ha fatto per lui

Infatti, su ordinazione di Società Alitalia, ho fatto un regalo per il Santo Padre, che gli è stato consegnato dalla gestione di questa compagnia. Ho dipinto un altare pieghevole per un aereo, basato sull’arte gotica, ovviamente modernizzato, con l’immagine della Madonna circondata da aerei. In passato ho fatto anche altri lavori per il Papa. Nel 2000, in occasione della Mostra del Millennio al Centro Culturale Francese di Roma ho preparato 4 grandi tele di cui l’ultima rappresentava una folla della piazza romana, dove, se si guarda bene, sullo sfondo, nella profondità del quadro c’era un discreto punto bianco…  era il Papa. La mostra era collettiva, ma l’ambasciatore francese ha detto che solo io avevo capito il suo messaggio spirituale.

Lei abita a Castel Gandolfo, vicino alla residenza estiva dei papi…

E’ stata una coincidenza. Per i primi 5 anni da quando siamo arrivati in Italia, abbiamo vissuto a Roma. Sono arrivati i bambini e non potevamo permetterci una casa a Roma. A Castel Gandolfo, zona che allora non interessava a nessuno, abbiamo trovato qualcosa che potevamo permetterci. E così ci siamo trasferiti in una casa con vista sul lago e sul Palazzo Papale. 

Condizioni pittoriche da sogno: dintorni bellissimi, famosa luce italiana

È solo che la luce italiana ha poca importanza per me, perché lavoro in studio, con la luce artificiale. Mi ci sono abituata negli anni in cui i bambini erano piccoli e potevo dipingere a notte fonda quando dormivano. La luce italiana, il cielo azzurro, mi interessa più come turista che come pittrice. Mi piace il colore grigio, quindi a volte sono più interessata alle nuvole e alle nebbie locali che alla luce. Mi ricordano l’Inghilterra, dove sono cresciuta.

I suoi quadri sono sempre satirici?

Amo la satira. Con essa si possono dire molte verità, senza rischiare di ferire orgoglio di qualcuno. Quello che ho da dire lo comunico con un sorriso. Cerco di commuovere gli altri e se ci riesco, comincio a sentirmi la voce della comunità. Presento le mie opinioni personali su argomenti non personali. Nella mia vita ho avuto una sola mostra intitolata “Children in War”, nata dal mio bisogno personale di liberarmi dalle memorie dell’infanzia segnata dalla guerra. Un argomento del genere non può essere trattato con umorismo.

Secondo lei l’arte dovrebbe essere socialmente coinvolta?

Assolutamente sì. La mia opinione sugli artisti che proclamano la mancanza di coinvolgimento nelle questioni sociali e politiche è che se avessero qualcosa da dire, lo direbbero. 

Chi compra i suoi quadri?

Mio marito si occupa di queste cose, ne sa più di me. Ma a proposito di clienti “importanti”: è stato con grande piacere che ho dipinto un trittico per l’ordine di Alitalia, sapendo che doveva essere presentato al Papa per il suo ottantesimo compleanno. I miei clienti sono collezionisti privati interessati all’arte impegnata.      

Suo marito gestisce una galleria a Castel Gandolfo ed è il suo manager

Sì, abbiamo la nostra galleria. Siamo indipendenti, mio marito come manager, io come pittrice. I collezionisti di miei lavori si trovano in Italia e all’estero. All’inizio degli anni ’80 hanno cominciato a comprare i miei quadri. A quel tempo lavoravamo ancora con gallerie che ricevevano commissioni. Poi, negli anni ’90, la domanda e i prezzi sono aumentati notevolmente. Ora facciamo tutto da soli.

Congratulazioni. Com’era prima?

Quando ci siamo trasferiti in Italia, eravamo poveri. Mio marito stava ancora studiando. Prima disegnavo vestiti, poi, quando è nata mia figlia, dipingevo piccoli quadri, nature morte e paesaggi. Mi pagavano mille lire per un quadro, l’equivalente di 4 pacchetti di sigarette di allora. Dovete sapere che in Inghilterra, attraverso l’Accademia, ho avuto contatti talmente forti che dipingevo ritratti in miniatura di varie persone del Parlamento britannico. Tra l’altro, le immagini delle mogli del primo ministro Wilson e di Lord Ellwyn Jones sono state esposte alla Royal Academy Summer Exhibition, il che mi ha reso un po’ confusa. In Italia ho dovuto ricominciare tutto da capo. È stata un’esperienza molto preziosa: ho imparato a lavorare. Mi ricordo quando, all’inizio degli anni Ottanta, un giorno mio marito mi rese così nervosa che afferrai la tela e mi sono sfogata dipingendo “Mezalians”: una bella sposa circondata dalla terribile famiglia del marito. E così, grazie a questo litigio e a questa pittura, ho scoperto il mio percorso di sviluppo artistico individuale: un’affermazione satirica. Oggi queste situazioni finiscono con il divorzio. Pero quella si è finita con una carriera. Oggi non solo ridiamo di quell’incidente, ma presto apriremo il primo museo privato a Castel Gandolfo che presenta tutto il mio sviluppo pittorico.

Si identifica con la Polonia? 

La Polonia è la patria dei miei genitori, dove sono stato solo una volta, da adolescente. Per me la Polonia è mia madre, che di sera ci leggeva libri polacchi a Londra. E il fatto che la voce di mia madre tremava sempre quando il signor Wołodyjowski stava morendo. E il cimitero polacco di Montecassino. Quando è stato creato, vivevamo a Londra, ero una bambina, ma ricordo quanto fosse importante per i polacchi all’estero.

Si sente italiana?

No. Sono un’estranea ovunque. Non mi sento a casa mia da nessuna parte.

Nonostante 45 anni in Italia?

Sono una figlia della guerra. Nata dopo la guerra, in Libano, dove i miei genitori, polacchi, sono arrivati con l’esercito polacco. Sono stata registrata solo in chiesa, perché a quel tempo il governo polacco di prima della guerra era già fuorilegge. Ero un apolide. Poi siamo finiti a Londra; ho ottenuto la cittadinanza inglese, mi sono diplomata a scuola e poi laureata.

Io ho un marito italiano, ma non mi sento né italiana, né inglese, né polacca vera. Io subisco le conseguenze della guerra, perché se non fosse per la guerra, avrei una patria. E così, oggi, quando parlo bene della Polonia, allora ho il diritto di sentirmi polacca, lodo l’Italia come italiana, l’Inghilterra come inglese. Ma quando inizio a criticare, mi viene subito chiesto: “Da dove viene?” Sono sbucata dal nulla. Sicuramente europea, sicuramente internazionale.

Come descriverebbe il suo stile?

Ho letto da qualche parte che il mio stile è la continuazione della “tradizione figurale polacca del passato”. In Inghilterra sento che il mio stile è italiano, in Italia che polacco. Quindi il mio stile è “estraneo” ovunque. Un po’ come Liszt: si diceva di lui che anche lui è “estraneo”. È confortante che sia diventato un grande compositore nonostante ciò.

traduzione it: Karolina Wróblewska

Iniziato il 60° Festival Internazionale di Film di Cracovia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Gli spettatori potranno vedere oltre 200 film durante la 60^ edizione del Kraków Film Festival, tutti disponibili online sul sito del Festival. L’evento è iniziato domenica e durerà fino al 7 giugno, programma e biglietti alle proiezioni sono disponibili sul sito dell’evento, sono gratuiti invece gli incontri con gli autori dei vari film che saranno anche disponibili sul sito e sui profili social dell’evento. Il Festival si è aperto con un documentario di Paweł Ferdek “Pollywood”, un racconto sul viaggio in America sulle tracce dei fondatori di Hollywood. “È un edizione speciale perché festeggiamo sessantanni del Festival ma purtroppo non potremo incontrarci in piazza, organizzare i concerti a teatro e brindare insieme. Comunque vi presentiamo un programma ricco a cui abbiamo lavorato per gli ultimi sei mesi”, ha detto all’inaugurazione il direttore del festival Krzysztof Gierat. Il Festival di Cracovia è il primo festival internazionale organizzato integralmente online. Secondo il sindaco di Cracovia il Festival Jacek Majchrowski non ha bisogno di nessuna raccomandazione perché “non solo è uno dei più vecchi ma anche uno dei più importanti e migliori festival del genere al mondo”, ha dichiarato il presidente. L’ospite speciale dell’edizione di quest’anno è la cinematografia danese a cui viene dedicata l’intera sezione “Focus sulla Danimarca” che presenterà i nuovi documentari e cortometraggi provenienti da questo paese. Le quattro giurie internazionali sceglieranno i vincitori di quattro concorsi tra cui: concorso internazionale documentari, concorso del film polacco, concorso dei cortometraggi e concorso internazionale DocFilmMusic. La cerimonia di premiazione si terrà il 6 giugno.

“Il Sorpasso” (1962): l’insostenibile leggerezza dell’esistenza italiana

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 78 della Gazzetta Italia (dicembre-gennaio 2019/2020)

L’epoca del boom economico del secondo dopoguerra (1958-1964) lasciò un segno indelebile nella storia della penisola appenninica e dei suoi abitanti; fu un periodo intriso di novità, invenzioni e grandi eventi, ma anche di profondi e turbolenti cambiamenti sociali che si manifestarono anche a livello dei comportamenti sociali, degli usi e dei costumi. Il cinema non rimase certo indifferente a questa “spettacolare baraonda”, non a caso gli anni Sessanta vengono ricordati come “l’epoca d’oro” della cinematografia italiana che registrò una produzione straordinaria sia come cinema d’autore (basti pensare alla “Dolce vita” di Federico Fellini, “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti o “L’Avventura” di Michelangelo Antonioni), sia con vari film di genere che hanno raggiunto oggi lo status di pellicole-cult.

Uno dei generi che sembra rispecchiare appieno il carattere di questi tempi folli, spensierati e nello stesso tempo complessi e contraddittori è senza dubbio la commedia all’italiana. Furono proprio i creatori di questo tipo di “commedia” a parlare in modo umoristico e coraggioso delle vicissitudini del cosiddetto “italiano medio”. Queste vicissitudini sono direttamente collegate al “miracolo economico” degli anni ’60 e ai nuovi bisogni, sogni e feticci che da esso derivano.

fot. Dino Risi: Graziano Arici

Usando di solito una chiave tragicomica (a volte anche piuttosto satirica e grottesca), cineasti come Dino Risi, Pietro Germi, Vittorio de Sica (ricordato principalmente nei panni di “triste neorealista”, eppure autore di molte commedie all’italiana famose e amate in tutto il mondo con Sophia Loren e Marcello Mastroianni nei ruoli principali [ad es. Il premio Oscar “Ieri, oggi e domani” o il film premiato con il Golden Globe “Matrimonio all’italiana”), Alberto Lattuada, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Steno, Nanni Loy e Luciano Salce erano in grado di rappresentare diagnosi socio-politiche importanti ed estremamente accurate, che anche oggi non sembrano perdere la loro rilevanza. I film dei registi citati hanno evitato a livello concettuale di essere espliciti a favore di un “chiaroscuro emotivo”, le motivazioni di eroi egocentrici, ma anche semplicemente “umani” della commedia all’italiana difficilmente possono essere giudicati soltanto in una luce positiva o negativa; molto spesso si tratta di “Mostri” (riferendosi al famoso film a episodi di Din Risi, 1963), ai quali tuttavia non si può negare carisma, senso dell’umorismo o perfino un po’ di dolce ingenuità. Come ha sottolineato giustamente uno dei veri maestri del genere Mario Monicelli: “La commedia all’italiana è questo: trattare con termini comici, divertenti, ironici, umoristici degli argomenti che sono invece drammatici. È questo che distingue la commedia all’italiana da tutte le altre commedie… “.

“Il Sorpasso” (il titolo polacco “Fanfaron” può esser tradotto come “Borioso”, mentre l’italiano è associato all’atto di superare, che nel contesto interpretativo dell’opera avrà una dimensione quasi metaforica) è comunemente considerato un capolavoro della commedia all’italiana. La trama del film di Risi si concentra sul viaggio piuttosto accidentale e particolare di due persone molto diverse, rappresentanti di due modi di vedere il mondo opposti. Bruno (Vittorio Gassman) è un edonista, talvolta grossolano, invece il più giovane Roberto (Jean-Louis Trintignant) è uno studente di legge timido e taciturno. Un giorno (più precisamente durante un caldo Ferragosto, una festa molto importante per gli italiani che si svolge a metà agosto), l’estroverso assume il ruolo di guida dantesca per l’introverso nel Belpaese ai tempi del boom.

La struttura narrativa de “Il sorpasso” dà l’impressione di esser rilassata e serena; il regista limita molto consapevolmente gran parte delle interazioni dei personaggi principali nello spazio dell’automobile (emblema del “miracolo economico” e probabilmente il feticcio più importante dell’epoca; nel film vediamo un bellissimo modello della Lancia Aurelia) iscrivendo la storia raccontata nel paradigma del road movie. Tra le righe di questa “storia movimentata” – tra osservazioni “apparentemente poco appariscenti”, dialoghi brillanti su questioni a volte molto banali – spicca una verità abbastanza crudele sulla condizione spirituale di una Italia forse troppo baldanzosa. Risi è riuscito a catturare (quasi in flagrante) il paradosso dell’Italia di allora rivolta ingenuamente verso un futuro migliore nei meandri della società dei consumi, ma ancora radicata nella superstizione e nell’ignoranza. “Il vagabondaggio motorizzato” nel film serve non tanto alla ricerca esistenziale di personaggi specifici ma pone una diagnosi più ampia sull’emergente (dinamicamente e drasticamente) nuova identità nazionale (non senza ragione Pier Paolo Pasolini ha descritto il consumismo, due decenni dopo la guerra, come “secondo fascismo”). Anche se i toni della commedia sembrano inizialmente dominare ne “Il Sorpasso”, l’amaro retrogusto sembra non lasciare mai i protagonisti, proprio come ne “La dolce vita” di Fellini. Lo spettacolo e il divertimento rimangono soltanto un’affascinante facciata dietro la quale c’è un vuoto straordinario. In un – sempre più privo di ideali e valori classici – spaccato della realtà contemporanea, è impossibile non notare il doloroso “doppio fondo” (che si manifesterà più chiaramente nel sorprendente finale dell’opera di Risi).

Oggi è difficile immaginare che il ruolo iconico di Bruno Cortona potesse esser interpretato da qualcuno diverso da Vittorio Gassman, uno degli attori più importanti nella storia del cinema italiano. Tuttavia, la prima scelta dei produttori fu Alberto Sordi, favorito dal pubblico e decisamente più associato al genere comico e alla cosiddetta “romanità” (l’azione dell’opera di Risi inizialmente si svolge proprio nella capitale della penisola appenninica). Con il ruolo di Bruno ne “Il Sorpasso” Gassman è riuscito ad aprire un nuovo capitolo nella sua ricca filmografia, noto per molti anni di collaborazione a Hollywood (negli anni ’50 il divo italiano ha recitato due volte al fianco di Liz Taylor!), diventò (accanto a Sordi, e insieme con Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi) uno dei pilastri della commedia all’italiana. Nel 1974 la collaborazione con Dino Risi in “Profumo di donna” ha portato a Gassman una menzione estremamente prestigiosa: il premio per la migliore interpretazione maschile all’IFF di Cannes. Dopo due decenni, lo stesso personaggio del colonnello non vedente in pensione (protagonista del romanzo di Giovanni Arpino, “Il buio e il miele” del 1969) fu interpretato con successo da Al Pacino; è stato proprio per questo ruolo che la star americana ha ricevuto il lungo desiderato Oscar nel 1993.

Sebbene negli anni ’60 molti critici non includessero il nome di Risi nel pantheon degli autori cinematografici, oggi è innegabilmente e meritatamente considerato tale. Tra euforia e malinconia, provocazione e beffa, il regista ha tratteggiato un ritratto multidimensionale di una nazione al limite del divario esistenziale. Al confine tra realismo e creazione, Risi non ha realizzato film, ma specchi, in cui generazioni passate di italiani spesso “brutti, sporchi e cattivi” potevano travedere il loro tragicomico passato e guardare da lontano un futuro ancora più grottesco.

Il sorpasso (1962). Prod. Italia, Regia: Dino Risi
Sceneggiatura: Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari
Interpreti principali: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Lucia Angiolillo

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Diana Dąbrowska

FINCHÈ C’È CINEMA, C’È SPERANZA è una serie di saggi dedicati alla cinematografia italiana – le sue tendenze, opere e autori principali, ma anche meno conosciuti – scritta da Diana Dąbrowska, esperta di cinema, organizzatrice di numerosi eventi e festival, animatrice socioculturale, per molti anni docente di Italianistica all’Università di Łódź. Vincitrice del Premio Letterario Leopold Staff (2018) per la promozione della cultura italiana con particolare attenzione al cinema. Nel 2019, è stata nominata per il premio del Polish Film Institute (Istituto Polacco d’Arte Cinematografica) nella categoria “critica cinematografica”, vincitrice del terzo posto nel prestigioso concorso per il premio Krzysztof Mętrak per giovani critici cinematografici.

Just Like Home

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 76 della Gazzetta Italia (agosto-settembre 2019)

Azioni, criptovalute, oro, whiskey… Con così tanti prodotti diversi, vale la pena di continuare a investire i propri risparmi nel settore immobiliare? In caso affermativo, la Polonia dovrebbe essere presa in considerazione come area d’investimento?

Gli immobili, contrariamente ad altre forme di investimento, offrono un rendimento stabile ed equilibrato e possono essere un elemento stabile per accrescere la ricchezza personale. Per chi alle scelte adrenaliniche preferisce investimenti sicuri dei propri risparmi l’immobiliare è una buona scelta. A causa dei tassi di rendimento generati l’acquisto di appartamenti in Polonia può essere molto interessante per gli investitori stranieri. Il fatto è che i prezzi immobiliari polacchi stanno aumentando di trimestre in trimestre ma sono ancora eccezionalmente convenienti rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei.

Vale anche la pena di notare che in Polonia c’è una carenza di case – ci sono 376 appartamenti ogni mille abitanti – mentre in altri paesi dell’Unione Europea il risultato è molto più alto, in media 435 appartamenti ogni mille persone. Il deficit di abitazioni è stimato in 2-2,5 milioni di appartamenti. È inoltre significativo il fatto che in Polonia è molto visibile la tendenza a non avere un appartamento. Nonostante la situazione finanziaria consolidata, molte persone (soprattutto i cosiddetti millenials) decidono spesso di affittare un appartamento piuttosto che comprarne uno. Questo dà un senso di libertà e l’opportunità di muoversi più spesso. Sta diventando di moda anche la tendenza di condividere un appartamento con altri giovani lavoratori, una cosa che finora facevano piuttosto gli studenti, invece oggi (soprattutto nelle grandi città) affittare un appartamento insieme ad altre persone che lavorano è uno scenario molto frequente. Non trascurabile è anche il fatto che i centri di studio e ricerca polacchi, grazie alla loro buona reputazione, sono molto popolari tra gli studenti stranieri che decidono di studiare all’università polacca e cercano un posto in cui vivere. Tutto questo contribuisce ad un aumento della domanda di appartamenti in affitto.

Questi dati confermano che investire sul mercato polacco – soprattutto nel settore immobiliare in affitto – è un eccellente modo per investire il capitale. Al fine di soddisfare le aspettative e dar risposta ai timori che accompagnano chiunque voglia acquistare immobili in Polonia, JUST LIKE HOME offre un supporto completo in tutto il processo di investimento nel mercato immobiliare polacco.

Partiamo da un’approfondita analisi legale e fiscale degli effetti delle potenziali transazioni, al fine di decidere in anticipo sugli aspetti che possono influenzare la redditività dei singoli investimenti. Vogliamo garantire un rendimento annuo del 5-10%, e i risultati finali sono influenzati da molti fattori come il fatto di possedere altre proprietà, la residenza, la conduzione degli affari in Polonia e in altri paesi.

Insieme all’investitore valutiamo la strategia di investimento in Polonia, sia che si tratti di investire a lungo termine sia che si cerchi una redditività immediata.
A seconda del percorso scelto cerchiamo immobili che soddisfino le esigenze dell’investitore. 

Nel nostro modello, in cui operiamo da oltre 11 anni, cerchiamo immobili a prezzi inferiori a quelli di mercato. Ci concentriamo sulla ricerca di appartamenti in buone località, il che spesso significa che hanno bisogno di un rinnovo generale. Seguiamo anche le offerte relative a immobili in costruzione in quanto questi appartamenti possono essere interessanti anche dal punto di vista fiscale per l’investitore. Molte volte sosteniamo l’investitore nell’acquisto di un appartamento in investimenti premium, ovvero che l’acquirente vuole avere nel suo portafoglio. 

Guardiamo ogni proprietà dal punto di vista della massima ottimizzazione e dividiamo o sistemiamo lo spazio in modo che generi il massimo rendimento possibile. 

Con la nostra esperienza pluriennale, sappiamo quali appartamenti hanno un grande potenziale. Abbiamo esperienza su come ristrutturare e attrezzare bene un appartamento in modo che, al minor costo di investimento possibile, sia funzionale e desiderabile per gli inquilini. 

Gli investitori collaborano con noi in due modi. Alcuni dei nostri clienti decidono di acquistare un appartamento già perfettamente pronto per l’affitto (e spesso anche già affittato), subentrando nella nostra gestione garantendo una collaborazione a lungo termine a determinate condizioni, assicurando all’investitore l’assenza di problemi e il pieno beneficio passivo dell’immobile. Invece con i clienti a cui piace il processo di investimento e che hanno bisogno solo del nostro supporto collaboriamo su una scala più ampia: troviamo l’immobile, negoziamo i termini del suo acquisto, effettuiamo interventi e finiture per trovare gli inquilini e rilevare l’immobile nella gestione. In questo caso siamo in costante contatto con l’investitore che interviene nelle varie fasi del processo.

L’ultimo argomento da affrontare è il rischio, poiché qualsiasi forma di investimento di capitale genera determinati rischi, non è diverso nel caso degli immobili. Tuttavia, questi – in una prospettiva a lungo termine – guadagnano sempre di valore e anche se potenzialmente i prezzi degli immobili possono fluttuare nel lungo termine, gli investimenti in immobili oltre a un reddito fisso e corrente dovrebbero anche generare profitti sotto forma di aumento del valore degli immobili. 

Secondo JUST LIKE HOME, il rischio maggiore associato all’investimento immobiliare è che si tratta di una forma di investimento che ci rende dipendenti. Tuttavia, la dipendenza dall’investimento immobiliare sembra essere più favorevole della dipendenza dal whiskey menzionata nell’introduzione…

Facebook: facebook.com/JustLikeHomeApartments/
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E-mail: patrycja@justlikehome.pl

Imbrattato il monumento all’eroe polacco Tadeusz Kościuszko davanti alla Casa Bianca

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Nella notte tra domenica e lunedì a Washington, nonostante il coprifuoco, migliaia di manifestanti si sono radunati di fronte alla Casa Bianca per protestare contro l’uccisione da parte della polizia del quarantaseienne afroamericano George Floyd, avvenuta il 25 maggio a Minneapolis, Minnesota. Durante la notte i manifestanti hanno filmato e imbrattato con scritte antipresidenziali, antirazziste e antifasciste il piedistallo del monumento all’eroe della Rivoluzione Americana Tadeusz Kościuszko. Il generale polacco arrivò in America nel 1776, dove si distinse nella costruzione di fortezze sui fiumi Delaware e Hudson. Kościuszko non era solo un abile stratega militare, ma anche un sostenitore della democrazia e della liberazione delle minoranze e degli schiavi. Nel suo testamento donò tutti i suoi beni al terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, beni destinati all’istruzione degli schiavi liberati e consentire loro di partecipare al bene della società. Tuttavia Jefferson non mantenne la promessa e il denaro scomparve. Nel 1910 fu eretto sulla Piazza Lafayette a Washington un monumento in suo onore, ma opere, vie e piazze dedicate all’eroe polacco sono presenti in altre importanti città americane, quali Chigago e Detroit, e in tutto il mondo: il Monte Kościuszko, ad esempio, è la montagna più alta dell’Australia. Una copia del monumento di Washington è presente anche a Varsavia. “Sono disgustato per quanto è accaduto” sono state le parole dell’ambasciatore polacco negli USA Piotr Wilczek, pubblicate sul suo profilo Twitter. Al momento il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump non ha rilasciato alcun commento sulla manifestazione davanti alla Casa Bianca.

La Padova di Kochanowski 

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 80 della Gazzetta Italia (maggio 2020)

Si stabilì stabilmente a Czarnolesie, nei suoi testi affermava la pace e la vita in campagna, lontano dal fascino cortese. Fu lì che prese la mano dell’amata moglie Dorota e portò in braccio quella che dovette seppellire così presto, la figlia Ursula. Uno degli autori che ci ha alimentato sul banco di scuola e non ci è venuto in mente di tornare da lui negli anni successivi. È un peccato, perché nel caso di Jan Kochanowski, il livello della sua innovatività e del suo universalismo non è notato da molti e l’episodio italiano della sua vita è spesso dimenticato. Forse perché nei suoi lavori ci ha lasciato pochi accenni del suo soggiorno a Padova. Questo significa, tuttavia, che si è trattato di un episodio non significativo della sua vita? 

immagine di Tytus Maleszewski

Kochanowski andò a Padova (o Pava, come la chiamavano allora i suoi abitanti) per studiare nel 1552, all’età di 22 anni. Non fu l’unico scrittore polacco ad essere attratto dalla Serenissima e dalla sua atmosfera di cultura e di libertà, non molto tempo prima che un’altra figura di spicco di quel periodo, Klemens Janicki, andasse a Padova. La fioritura dell’architettura, delle belle arti, la vicinanza di Venezia erano tutti quelli fattori che facevano di Padova un luogo perfetto per praticare l’arte e la cultura in senso lato. Sebbene la Repubblica di Venezia non si fosse ancora ripresa dalle guerre contro la Lega in Cambrai, e ancora serbasse una certa diffidenza verso gli stranieri, il nostro poeta, certamente, non poteva lamentarsi della mancanza di compagnia dei suoi connazionali. Lo dimostra l’esistenza di una misteriosa “accademia dei polacchi” padovana, le cui informazioni non sono state conservate praticamente in nessun documento, e la cui esistenza si apprende solo dalle citazioni nella corrispondenza dei suoi membri. Che cos’era esattamente? A tutt’oggi i ricercatori non sono riusciti a venirne a capo e possiamo solo immaginare che i padovani polacchi abbiano deciso di creare un circolo letterario e culturale, un tipo di organizzazione abbastanza di moda tra gli studenti in Italia.

In generale, il soggiorno di Kochanowski a Padova è avvolto da una nebbia di mistero e ci vuole davvero molta perspicacia e, soprattutto, pazienza per trovarne e interpretarne le tracce nell’opera del maestro. Perché scarseggiano i dettagli di quei pochi anni trascorsi a Padova, le impressioni su una delle più belle città italiane, non ha messo sulla carta la descrizione della Basilica di Sant’Antonio (che molto probabilmente era l’alloggio accademico dei suoi e di altri studenti polacchi)? Ci sono scritti sul periodo di studio di Kochanowski, di cui non conosciamo ancora l’esistenza? A queste domande è difficile rispondere. Possiamo solo affermare con certezza che è stato il tempo trascorso sul territorio di Najjaśnna che ha permesso a Kochanowski di ottenere una pace umanistica e dopo il ritorno in Polonia, seduto sotto il suo amato tiglio, Jan non ha certo dimenticato Padova. E anche Padova non ha dimenticato il poeta polacco. Lo testimonia il testo di Epitaphium Cretcovia, inciso sulla lapide di Erazm Kretkowski nella Basilica di Sant’Antonio. Kretkowski, voivode di Gniezno, morì a Padova nel 1558 e fu a lui che Kochanowski dedicò il suo testo più importante relativo al periodo padovano. Possiamo ancora oggi leggerlo visitando la Basilica, che era senza dubbio il cuore della città e che certamente non lasciò indifferente neanche Kochanowski. 

tłumaczenie it: Gabriela Mirecka

La cucina plurisensoriale di Andrea Camastra

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 62 della Gazzetta Italia (aprile-maggio 2017)

Nel ricercato Ristorante Senses, a Varsavia, lo chef stellato Andrea Camastra propone raffinate esperienze sensoriali che soddisfano palato, vista, olfatto. Un approccio alla cucina scientifico capace di far dialogare materie prime di qualità con una meticolosa ricerca della migliore cottura e dei più sfiziosi accostamenti. Camastra, nato a Bari trentasei anni fa e con 27 anni di lavoro alle spalle in ogni tipo di cucina tra cui quelle di alcuni dei migliori ristoranti europei, ha sviluppato una sua filosofia culinaria che tende alla fascinazione del cliente attraverso una emozione a tutto tondo.

Al Senses serviamo piatti che producono emozioni gustative, visive, olfattive e che vengono accompagnati da una precisa descrizione degli ingredienti che svela al cliente tutti i segreti del cibo che sta mangiando. Portate che sono il frutto di ricerca, sperimentazione, rischio, ma che alla fine sono in grado di stupire il cliente che di piatto in piatto si avventura in una sorprendente, indimenticabile, esperienza sensoriale. Ragione per cui alla ricerca sui cibi, si affianca quella sull’estetica e sul servizio. Questo senza perdere mai il contatto con l’essenza dei piatti, ovvero la loro intrinseca qualità: il gusto.

La base essenziale di ogni piatto è la qualità del prodotto?

Certo, per quanto l’esperienza debba essere multisensoriale non si deve mai perdere di vista la base di ogni buon piatto, ovvero la qualità degli ingredienti. Per alcuni prodotti, controllati in tutte le fasi della loro crescita, ci avvaliamo di due nostre aziende che abbiamo a Rzeszow. Tutto il resto lo cerchiamo con attenzione in varie parti d’Europa. Per il pesce abbiamo una barca a nostro servizio alle isole Far Oer che ci fornisce di crostacei, salmone, merluzzo e altri pesci. Perché le Far Oer? Perché lì c’è il secondo mare – dopo quello delle Hawaii – più pulito al mondo e anche perché la temperatura dell’acqua è costante tra gli 8 e i 10 gradi e questo comporta che l’animale non deve modificarsi geneticamente e non crea gli enzimi che ad esempio a volte rendono il crostaceo troppo papposo. Naturalmente compriamo anche moltissimi prodotti mediterranei come cozze, aragoste, granchi, capesante e poi il meglio dell’Italia ovvero olio, mozzarelle, prosciutto, carciofi e verdure in generale.

È ancora rintracciabile la Puglia dentro i tuoi piatti?

L’anima italiana e regionale non va mai perduta e a volte emerge nei piatti, qui al Senses ad esempio facciamo la vera focaccia pugliese oltre ad usare tanti prodotti del sud Italia. Ma la filosofia del mio cucinare è più scientifico-innovativa che tradizionale. Ho due laboratori in cui sperimento ed elaboro per poter offrire piatti sempre nuovi e cucinati nel miglior modo possibile. Credo molto nello studio delle qualità organolettiche dei cibi che vanno valorizzate trovando il punto ideale di cottura. La tradizione l’apprezzo solo nei piatti classici e semplici. Se torno in Puglia e, a casa o in un piccolo ristorantino, mangio un piatto tradizionale va benissimo, ma il valore della tradizione per me si ferma al piacere di ritrovare per un attimo l’emozione della memoria, ma deve restare circoscritto a questa dimensione, se va oltre la tradizione rischia d’essere un freno.

Nel tuo giro del mondo lavorativo hai poi messo radici in Polonia, a proposito che cosa apprezzi della cucina locale?

Mia moglie è polacca, e dopo aver visitato molte volte questo paese ho deciso di stabilirmi qui. È difficile dire quale sia un piatto che mi piace particolarmente, perché mi piace tutto se fatto bene, di base preferisco mangiare prodotti coerenti alla stagione. Le zuppe in Polonia sono fantastiche, c’è una grande varietà. Comunque la cucina mondiale andrebbe guardata con occhi meno regionali perché ci sono similitudini e contaminazioni ovunque, ad esempio i pierogi polacchi, sono i ravioli italiani, e si ritrovano con vari nomi e diverse elaborazioni in tutto l’Oriente.

Nel frattempo anche in Polonia la cucina è diventata un tema mediatico forte, sono esplosi i format televisivi in cui chef stellati o dilettanti si sfidano all’ultimo sapore. Che ne pensi?

Premesso che per me ogni tipo di mangiare, dalla trattoria al ristorante stellato, dalla pizza al fast food, va rispettato, registro positivamente il fatto che la cucina oggi abbia questa grande ribalta mediatica. Detto questo però non confondiamo il mondo professionale con quello televisivo. Non nascondo che anche io guardo questi programmi, ed è giusto che ci siano, ma bisogna saper distinguere tra l’arte di saper apparire nel mezzo televisivo e la capacità d’esser cuoco, il cuoco non deve essere sempre come una pop star, anzi nella maggior parte dei casi il nostro mestiere non ha nulla da spartire con le luci della ribalta. Essere cuoco è soprattutto un’attività dura che richiede passione, tante ore di lavoro e poco sonno, questo dovrebbe essere il vero messaggio da far passare nelle televisioni perché il rischio è che i giovani aspiranti chef perdano il contatto con i tratti salienti del mestiere, rischiando d’essere più apparenza che sostanza.

Una filosofia del lavoro che ha portato Andrea Camastra a diventare il secondo chef in Polonia ad ottenere la stella Michelin che è l’ultimo degli innumerevoli riconoscimenti raccolti dal cuoco pugliese le cui ricette si possono provare al Ristorante Senses a patto di riuscire a trovar posto vista la lista d’attesa di settimane. Dopotutto Senses accoglie al massimo 40 persone alla volta che vengono deliziate attraverso numerose, sorprendenti portate. Camastra è anche al centro dell’iniziativa, organizzata da Confalavoro Lombardia, che a breve porterà al piano zero del grattacielo Zlota nel cuore di Varsavia un’area con degustazione delle eccellenze agroalimentari italiane.

Facebook: facebook.com/sensesrestaurantpl/
Sito web: www.sensesrestaurant.pl
Chef Andrea Camastra: www.sensesrestaurant.pl/szef

Viceministro Digitalizzazione sul 5G ci sono teorie assurde

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Circolano numerose false informazioni sulle reti di telecomunicazione e in particolare sul 5G. Lo ha detto Wanda Buk, viceministro della Digitalizzazione. A Lodz recentemente è stato dato fuoco a un’antenna 5G. E’ il primo caso in Polonia ma non in Europa, dove incidenti analoghi sono avvenuti in Gran Bretagna e in Olanda. “Osserviamo la diffusione di informazioni false riguardanti le telecomunicazioni e in particolare del 5G, uno standard che presto si svilupperà molto. Da alcuni mesi c’è stata una escalation. Con nostra totale sorpresa si lega al coronavirus, che ha basi puramente mediche”, spiega Buk, che reputa le teorie emerse “assurde”. “La rete 5G non si distingue da un punto di vista fisico da quella 4G o 3G. I campi e le onde elettromagnetiche sono uno dei fenomeni meglio studiati nel mondo da decine di anni. Non c’è motivo di considerarle dannose”, ha continuato il viceministro.